Flash
Orizzonte Sinner. La storia si scrive con un sorpasso (Azzolini). Forza Alcaraz, 100 di queste vittorie (Giammò)
La rassegna stampa di mercoledì 15 marzo 2023
Orizzonte Sinner. La storia si scrive con un sorpasso (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Non credo esista un solo giovane tennista che non abbia immaginato, con dovizia di particolari tale da rendere il miraggio quasi percettibile, di poter un giorno superare Nadal in classifica. E di certo anche Jannik Sinner — che ha sempre dichiarato come obiettivo primario delle sue fatiche quotidiane il sedersi sullo scranno più alto del tennis — ha fatto proprie simili fantasie. Storie minime di uno sport che molto corre e molto cambia, utili a ravvivare il fuoco delle motivazioni e ad attribuire al tennis quel suo aspetto cangiante, là dove sembra esserci sempre qualcosa di nuovo in divenire. Succede, infatti, che “quegli obiettivi” prendano forma davvero, per entrare a buon diritto tra le emozioni di giornata. O della nottata, visto che è nella notte appena trascorsa che Jannik ha avuto in sorte di giocarsi con una doppia mano vincente un pezzetto di storia personale e del nostro tennis. Il raggiungimento dei quarti a IW, primo italiano tra i migliori otto del Masters di apertura, e il sorpasso su Nadal al numero 12 della classifica. Nel corso della notte, Sinner ha affrontato Stan Wawrinka, ultimo in tabellone degli iscritti al Club dei troppo forti di un tempo che fu. Match con in palio l’accesso ai quarti e Il sorpasso su Rafa, oltre che quinto confronto fra i due. Diversi i pensieri e gli obiettivi della giornata precedente, che vedeva Sinner impegnato nella demolizione dell’ultimo edificio del tennis francese, rappresentato da Adrian Mannarino, 34 anni e numero 68 Atp, che ha subito identica sorte di Fils a Montpellier; di Bonzi a Rotterdam e di Gasquet nel secondo turno di IW. Con qualche fatica in più, però. […] Di buono c’è che nelle difficoltà, palesate sin dai primi game, con due o tre dritti spiaccicati oltre la linea di fondo, Sinner ha subito capito che cosa disporre sul campo per non dare corda al mancino francese. Ora, una lecita definizione di campione sostiene che i molto forti lo siano nella misura in cui riescono a risolvere con semplicità i problemi che giungono dalla concorrenza. Non brillantissima come demarcazione, forse, ma efficace. Eppure mancante di una parte importante, utile a completare il quadro. Che cosa accade quando la strategia avversaria tende a sottrarre al match piuttosto che aggiungere? Mannarino in questo si diletta, nell’arte di devitalizzare gli scambi, di ridurli a lievi palpeggiamenti, tali da irretire gli avversari, e da avvolgerli in una melassa di tocchi e carezze che molto somiglia alle succose promesse di quelle piante carnivore che d’improvviso si chiudono intorno alla vittima. Sinner è stato attento alla trappola. Non ha accettato le avances di Mannarino e ha tenuto alto il ritmo, seppur evitando di dare sfogo ai suoi dritti, per non regalare punti. Molta attenzione ha posta anche sui turni di servizio, durante i quali ha sempre tenuto a distanza il francese. Ha rischiato nel tie break, quando Mannarino è salito al set point sul 5-6, ma proprio con il servizio ha risolto la disputa, mentre sull’8-7 è stato Adrian a scivolare su un doppio fallo e consegnare il primo set. Di fatto, l’unico break ha preso forma nella seconda frazione, al ventesimo game. Mannarino ha pasticciato, quasi travolto dalla pressione di un match che l’ha visto sempre vicino a Sinner mai però protagonista. Jannik ne ha subito approfittato, inviando un segnale di solida efficienza che si può tradurre come un attestato di raggiunta maturità. In buona ripresa, Stan Wawrinka ha corroso nel corso di 160 minuti di gran lotta e occasioni perdute, il tennis di Holger Rune. Poteva farcela al primo match point, giunto nel secondo set, più di un’ora prima della conclusione, ma il dritto non l’ha aiutato. Rune ci ha provato, ma nel dodicesimo game del terzo è venuto meno il carburante. Da registrare il finale polemico tra i due, con Rune e Wawrinka naso contro naso. In un loro precedente confronto Stan aveva intimato al danese di non fare il bambino in campo. «Hai altri consigli da darmi?», ha digrignato Rune. Stan l’ha guardato da sotto in su, con l’aria menefreghista da gatto infeltrito. E la storia è finita lì.
Forza Alcaraz, 100 di queste vittorie (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Carlitos va veloce. Infortuni e convalescenze lasciano il tempo che trovano. Un brivido, semmai. Scacciato via dall’esuberanza di una gioventù che reclama per sé fame e gloria ogni qual volta mette piede in campo. Quella dell’altra notte contro Tallon Griekspoor per il murciano è stata la centesima vittoria in carriera raggiunta dopo solo 132 incontri giocati. Solo John McEnroe riuscì a far meglio impiegando una partita in meno. Da Albert Ramos, contro cui ruppe il ghiaccio al 1° turno dell’Open di Rio de Janeiro nel 2020, al terzo turno del Masters 1000 di Indian Wells, torneo che se vinto permetterebbe ad Alcaraz di tornare in vetta al ranking Atp. «E’ quello l’obiettivo, e ci punto», ha detto Carlos pochi giorni fa nella conferenza di presentazione del primo Masters 1000 della stagione. Una sicurezza che collideva però con le tante incognite con cui era atterrato in California. Fra infortuni e ricadute, Alcaraz non giocava infatti una partita sul cemento dal novembre scorso, quando a Bercy fu costretto al ritiro ai quarti contro Rune per una lesione che lo costrinse poi a chiudere anzitempo la stagione e dare forfait anche alle Finals di Davis di Malaga. Un mese fa, a Rio, ecco il nuovo allarme: un problema alla gamba destra che ne condizionò il rendimento nella finale poi persa contro Norrie, annuvolando la vigilia di un Double Sunshine dove Carlitos – assente Djokovic – sapeva di potersi giocare le chance di sorpasso ai danni del serbo. Partito alla volta della California con fisioterapista al seguito, Carlos è riuscito a recuperare in tempo un torneo che lo vede testa di serie n.1 del seeding. «Le sensazioni fin dal primo giorno in cui ho iniziato ad allenarmi sono state buone e dopo un ultimo giorno di riposo mi sento pronto». […]
Challenger
Al Challenger di Vicenza è stata la giornata di Luca Nardi
Il tennista azzurro vince una sfida drammatica contro Dalibor Svrcina davanti a un pubblico numerosissimo ed entusiasta.

La partita di Luca Nardi contro il ceco Dalibro Svrcina è stata una sorta di viaggio agli inferi con il tennista pesarese che ha avuto tutto il tempo di scavare dentro di sé alla ricerca dei propri fantasmi che poi è fortunatamente riuscito ad esorcizzare. Conoscete tutti il non ancora 20enne talento marchigiano, con la sua classe cristallina che si manifesta in una facilità di tocco che non ha eguali. La pallina esce dal suo piatto corde con una fluidità che spesso annichilisce l’avversario, purtroppo alternata a momenti di assenza che portano a svarioni inaspettati. E’ stata un po’ la storia del match di secondo turno contro Dalibor Svrcina, di un anno più grande di lui. Quanto a talento e facilità di tocco non è che il ragazzo ceco sia molto da meno, e anche quanto a distrazioni ha dato vita a una bella gara con l’azzurro. Se poi aggiungiamo che entrambi hanno avuto dei grossi problemi fisici con ripetuti interventi del fisioterapista (due volte per Nardi e una per Svrcina) avrete il quadro di come sia stata drammatica la partita che ha visto Nardi partire lento, perdere il primo set e manifestare fastidio alla coscia sinistra già abbondantemente fasciata. E anche la faccia tradiva un certo disagio, almeno fino a quando un ragazzo, che passava in motorino sulla strada adiacente, non urlava a squarciagola “Forza Nardi!!!”, strappandogli un sorriso. Poi, per quei capovolgimenti di fronte che solo il tennis sa offrire, cambiava improvvisamente lo scenario con l’italiano che cominciava a sbagliare molto meno, passando il testimone all’avversario. Il numerosissimo pubblico si rianimava e sospingeva Nardi a vincere un secondo combattutissimo set e un terzo in cui Svrcina aveva ormai alzato bandiera bianca. Così Nardi col punteggio di 3-6 7-6(5) 6-2 poteva alzare le braccia al cielo dopo quasi tre ore di lotta e consegnarsi ai selfie e alla firma degli autografi.
Nei quarti gli toccherà lo spagnolo Pabro Llamas Ruiz (n.22 ATP) che ha eliminato in rimonta uno Stefano Travaglia (4-6 6-1 6-2) troppo impegnato a lamentarsi delle condizioni del campo e a battibeccare con il giudice arbitro per concedere la necessaria concentrazione a un match che si stava complicando. Male anche Franco Agamenone che spreca molto contro l’argentino Roman Andres Burruchagae e finisce per arrendersi 7-6(3) 6-2. A fine partita Franco era piuttosto sconsolato e si lamentava della sua stagione che fin qui gli ha riservato ben poche soddisfazioni. E toccandosi la testa ci diceva che il problema era tutto lì dentro. Come per tutti gli atleti, del resto, sempre alla ricerca di quella convinzione di sé così difficile da trovare e tanto facile da perdere. Adesso si giocherà l’ultima fiche sulla terra del Challenger di Perugia e poi preparerà la stagione sull’erba. Oltre a cercare un nuovo mental coach dopo la separazione da Mirta Iglesias.
evidenza
Roland Garros Day 5 LIVE: Zeppieri apre sullo Chatrier contro Ruud, Sinner in campo contro Altmaier, Cocciaretto contro Waltert
Vivi con noi la quinta giornata da Parigi con cinque azzurri protagonisti.
Rune avanza senza giocare grazie al forfait di Monfils

12:50 – Rybakina batte Noskova 6-3 6-3 sul Suzanne Lenglen. Ora in campo Jannik Sinner contro Daniel Altmaier
11:30 – Il secondo Slam della stagione, come di consueto sulla terra di Parigi, è giunto alla quinta giornata per allineare il tabellone al terzo turno. Cinque i tennisti azzurri che scenderanno in campo oggi. Zeppieri, Sinner, Vavassori tra gli uomini. Cocciaretto e Paolini tra le donne
Flash
Roland Garros, Arnaldi analizza la sconfitta con Shapovalov: “Sono mancato nei momenti importanti”
“La partita è girata su pochi punti” dichiara Matteo Arnaldi. “Ma giocare contro ex top ten mi aiuta a crescere”

Matteo Arnaldi può reputarsi soddisfatto del suo Roland Garros. Intanto, perché ha portato a casa la prima vittoria in un Major in carriera, e poi perché ha strappato un set al n° 32 ATP Denis Shapovalov al secondo turno, in un incontro, poi perso in quattro parziali, che forse con un pizzico di esperienza e malizia in più avrebbe potuto allungare ulteriormente. Presentatosi alla stampa nel post-match, di seguito riportiamo le sue dichiarazioni.
D. Matteo, qual è stata la difficoltà maggiore?
MATTEO ARNALDI: “Mah, non saprei dirtelo in questo momento. Sicuramente non era una partita semplice. Lui è molto discontinuo perché alterna fasi in cui gioca molto bene ad altre in cui commette qualche errore, e per questo non mi ha dato continuità. Ha giocato meglio nei momenti importanti, mentre io in quei frangenti non sono riuscito a fare la differenza. Alla fine il match è girato su un break per ogni set. Io potevo prendere vantaggio nel terzo e quello poteva significare un risultato finale diverso, ma va detto che lì è stato bravo anche lui”.
D. Una curiosità. In questi giorni in cui ti stai allenando a Parigi e vedi altri giocatori nella loro quotidianità, c’è qualcosa che hai carpito da loro nella routine, nel modo di approcciare le partite? Qualcosa che ti possa essere utile per progredire.
MATTEO ARNALDI: “Sinceramente mi faccio un po’ gli affari miei (ride, ndr). Io e il mio team abbiamo le nostre idee. Certamente mi sto abituando a stare in questo ambiente, nel quale non sono solito trovarmi. Ma sinceramente faccio le mie cose come sempre”.
D. Senti, invece secondo te cosa è mancato per fare di più?
MATTEO ARNALDI: “Sono mancato nei momenti topici, semplicemente. È ciò che ha fatto pendere l’ago della bilancia in suo favore. In più, lui certamente ha fatto una buona partita, mentre io no. Se fossi riuscito a comportarmi meglio in qualche frangente, saremmo qui a parlare di un altro match e forse di un altro punteggio. Meriti suoi, senz’altro, ma anche qualche demerito mio”.
D. Abbiamo visto che, soprattutto nel terzo set, insistevi parecchio sul dritto di Shapovalov. L’avevate preparate così?
MATTEO ARNALDI: “Senza dubbio lui stava commettendo diversi gratuiti con il dritto. Per questo ho cercato di insistere un po’ di più da quel lato”.
D. Cosa ti porti via di buono da questo Roland Garros?
MATTEO ARNALDI: “Intanto la prima vittoria a livello Slam e tanta esperienza. Poi ho giocato i primi match tre su cinque, e questi sono i fattori più importanti. E mi ha fatto bene anche disputare partite contro tennisti di un certo valore, come Shapovalov stesso, ex n° 10 ATP. Ciò mi darà più consapevolezza per i prossimi match e tornei”.
D. VANNI GIBERTINI (Ubitennis) – Qual è il tuo rapporto con l’erba?
MATTEO ARNALDI: “Non l’ho mai vissuta tanto in realtà. Ci ho giocato quando ero Junior e l’anno scorso ho disputato una sola partita. Al momento non abbiamo programmato di giocare tanti tornei prima di Wimbledon, anche perché non so ancora se lì sarò direttamente in tabellone oppure no. Cercherò di racimolare ancora qualche punto in qualche Challenger in Italia, credo su terra, e poi si vedrà”.