Rune, il cattivo che piace: "Io, Alcaraz e Sinner saremo i nuovi big three" (Cocchi). Trevisan sogna i quarti "Deve stare tranquilla" (Giammò). Intervista a Darren Cahill: "Agassi mi ha reso migliore. Sinner è pronto a una grande vittoria" (Rossi)

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Rune, il cattivo che piace: “Io, Alcaraz e Sinner saremo i nuovi big three” (Cocchi). Trevisan sogna i quarti “Deve stare tranquilla” (Giammò). Intervista a Darren Cahill: “Agassi mi ha reso migliore. Sinner è pronto a una grande vittoria” (Rossi)

La rassegna stampa di lunedì 27 marzo 2023

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Rune, il cattivo che piace: “Io, Alcaraz e Sinner saremo i nuovi big three” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Non è cattivo, è che lo disegnano così. Holger Rune è il gemello nordico di Carlos Alcaraz, da cui lo separano appena sei giorni di vita. Holger è quello grande, nato il 29 aprile 2003, contro il 5 maggio di Carlitos e insieme, da bambini, hanno giocato decine di tornei junior. Si vogliono bene, si stimano ma in campo non potrebbero essere più diversi. Come stile, come personalità: Holger, che ha stupito alla fine del 2022 per la vittoria nel Masters 1000 di Bercy contro Novak Djokovic, è numero 8 del mondo e si sta ritagliando il ruolo di «aspirante bad boy». Provocatorio, arrogantello ma con la faccia da bravo bambino, ha bisticciato un po’ con tutti, soprattutto con Ruud e con Stan Wawrinka che, dopo l’ultimo incrocio a Indian Wells, ha vaticinato: «Negli spogliatoi si sta facendo una reputazione di cui si pentirà…».

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Holger, quando va ha campo lei c’è sempre da divertirsi… «Beh, è per questo che si lavora. Per dare spettacolo, giocare belle partite. Soprattutto vincere». Si, ma qui più che dl colpi si parlava dl scintille, quelle con i colleghi « (Sorride imbarazzato) Qualche volta succede… Ma non così spesso. Capisco che a volte sono un po’ troppo sanguigno, ma è soltanto perché ho una passione incredibile. Ci metto l’anima e commetto qualche peccato dovuto alla mia irruenza, alla giovane età. Sto cercando di migliorare» . Si dice che I giocatori come lei, o come Kyrglos, siano ciò di cui il tennis ha bisogno per essere più interessante. «Diciamo che la diversità è un valore aggiunto. Se ci comportassimo allo stesso modo, sarebbe una noia. Ognuno ha il proprio carattere e mi piace che sia così». Comunque Nick Kyrgios, un luminare in tema dl caratteraccio la apprezza a tal punto che vorrebbe diventare il suo allenatore. «Nick è forte, mi fanno piacere le sue parole. Più che altro, se mi fosse data l’occasione di rubare un colpo a qualcuno, vorrei íl suo servizio». Lei è seguito da mamma, che le fa da manager e la accompagna in giro per il mondo. Che rapporto avete? «Mia mamma è una persona fondamentale nella mia vita. Mi fido ciecamente di lei e seguo tutto quello che mi dice, soprattutto quando mi chiede di dare tutto e mettere passione in campo. Nessuno mi conosce meglio di lei, a chi dovrei dare retta?».

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Patrick Mouratoglou, che la segue Insieme a Lars Christensen dice di lei che è ossessionato dal tennis. «Beh, penso che se non sei ossessionato da quello che fai è difficile. Devi dedicare le tue intere giornate agli allenamenti, alla preparazione, ai tornei. Mi spiace per quelli che non sono ossessionati, li aspetta una vita sul circuito molto difficile». Chi saranno i Big 3 del futuro? «Domanda difficile, però la so! Uno del trio spero di essere io, poi Alcaraz, che ha già dimostrato di saper vincere gli Slam, e infine Sinner. Ha un atteggiamento incredibile. Sembra sia sul tour da una vita ma ha appena 21 anni, e ogni volta che gioca mostra miglioramenti».

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Trevisan sogna i quarti: “Deve stare tranquilla” (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Una vittoria ottenuta dopo oltre tre ore di gioco, rimontando un set di svantaggio, e nonostante le diciotto palle break concesse alla sua rivale, l’americana n59 del mondo Liu. Non poteva esserci un modo migliore per Martina Trevisan per tagliare il traguardo del suo primo ottavo di finale in carriera nel WTA1000 di Miami. «E’ stata una giornata lunga, abbiamo dormito poco nonostante la stanchezza del match e il caldo, ma siamo riusciti a recuperare e tra poco ci alleniamo – ci dice da Miami il suo coach Matteo Catarsi.

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“Martina e stata brava a non farsi prendere dalla fretta, a fare un passo indietro per tentare di rimettere il match sui binari della lotta e della costruzione del punto». Un copione per lei ideale. Alla cui lunghezza ieri non sembrava corrispondere altrettanta incertezza per l’esito della sfida. Anzi. Più passava il tempo, più netta era l’impressione che l’azzurra fosse sempre più vicina alla soluzione dei suoi problemi «Sa difendersi, specialmente con il back di rovescio. Col servizio varia molto di più – sottolinea Catarsi – E poi l’atteggiamento… è stata brava a trovare i giusti accorgimenti in un match iniziato con il caldo, viziato dal vento e chiuso con l’umidità». Tra Trevisan e i quarti c’è la lettone Jelena Ostapenko, una che rivuole sempre tenere l’iniziativa, fa correre le sue avversarie e non sarà facile farla muovere in campo. La stiamo già preparando, ma l’importante è che Martina stia tranquilla». SONEOO.Si è qualificato al terzo turno Lorenzo Sonego. il n.59 del mondo ha battuto in rimonta il britannico Evans, bissando cosí il bel successo ottenuto al primo turno contro Thiem e se la vedrà ora con l’americano Frances Tiafoe

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Intervista a Darren Cahill: “Agassi mi ha reso migliore. Sinner è pronto a una grande vittoria” (Paolo Rossi, La Repubblica)

Lo chiamano Killer. «Anche mia moglie, gli amici. Nessuno mi chiama Darren. Me lo hanno affibbiato da piccolo, ma va bene e sono felice così». In carriera ha vinto due titoli ed è arrivato in semifinale agli Us Open nel 1988. Ma soprattutto vanta una grande carriera da coach, e si spera che continui: Darren Cahill, australiano di Adelaide, classe `65, è il coach (con Simone Vagnozzi) di Jannik Sinner. Cahill, ricorda quel suo torneo di New York dei 1988? «Come fosse ieri. Come puoi dimenticare uno dei momenti salienti della tua carriera. Ho battuto anche Boris Becker, in quel torneo “vedevo” la palla». Però non ha poi brillato… «Ero decente, ma non un grande giocatore. In una buona giornata davo fastidio, ma essere un grande giocatore è diverso: io esponevo troppo le mie debolezze».

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Come è iniziata la sua carriera di coach? «Fortuna e porte scorrevoli: una si chiude, un’altra si apre. Ho finito giovane, per problemi al ginocchio. Avevo 25 anni. Tornato ad Adelaide, la mia città, incontrai un ragazzino di circa 12 anni: Lleyton Hewitt. Aveva già il suo coach, Peter Smith. Quindi il mio lavoro fu più di strategia: come giocare, il tipo di colpo, quale parte del campo, l’individuazione dei punti deboli dell’avversario». È questo il suo segreto? «Se non sei un tennista talentuoso devi essere in grado di vedere il gioco: è quello che faccio, cerco modi per battere i migliori. Ci sono ex giocatori che non erano campioni ma poi si rivelano coach bravi. Perché? Fanno ciò che hanno fatto per tutta la loro carriera: vedere il gioco diversamente dai campioni». Quindi gli ex campioni non sono bravi allenatori? «Tutt’altro: sono stati in quelle posizioni, in quei momenti, sanno parlare e connettersi con i giocatori. E sanno come mettere una palla in un punto del campo impossibile per i comuni mortali: una differenza c’è». Jannik dice di lei che prima del match sa trovare le parole magiche. «A volte il giocatore ha bisogno di informazioni, oppure di un discorso ispiratore, o di qualche chiarimento. Altre va lasciato in pace, o gli va dato un abbraccio. Dipende dalla situazione: per tenere la convinzione i tennisti hanno bisogno di tutto ciò, a questo servono gli allenatori». E qual e la sua parola magica? «La sto ancora cercando: importante per un vero allenatore è aiutare il giocatore a trasformare le situazioni perdenti in vincenti. Statisticamente se ci riesci 4/5 volte in un anno il tennista potrà fare qualcosa di importante nei grandi tornei». Torniamo indietro: dopo Hewitt ha allenato un certo Agassi. «Andre aveva 32 anni, era già una leggenda. Non sapevo se avrebbe giocato sei settimane, sei mesi o sei anni. Alla fine ha giocato per cinque stagioni a un livello molto alto. Per me è stata una grande lezione di coaching: mai visto uno che volesse così tante informazioni. Richieste sugli avversari, analisi e domande tipo “se colpisco la palla così, con questo tipo di giocatore e in questa posizione in campo quale sarà la risposta?”. Con Andre dovevi davvero fare i compiti: mi ha reso un allenatore migliore». Poi l’esperienza femminile. «Simona Halep. Con lei ho vissuto i migliori momenti della carriera, la gioia più alta: è una persona straordinaria, a volte era lei la sua peggior nemica. Ma che pressione aveva, con tutta la Romania che si aspettava diventasse la numero 1». E siamo al presente, in Italia. «Beh, conosco bene Riccardo Piatti, mi aveva parlato molte volte di Jannik. Ci eravamo incrociati un paio di volte, il tennis è come una famiglia e la tua reputazione gira, quindi: se, come Jannik, sei una brava persona e hai buoni valori, la gente ti conosce prima di vederti. Sapevo che viene da una grande famiglia, che ha i piedi per terra, che lavora duramente, che è motivato, rispetta le persone, tutte cose per cui è attraente lavorare con lui. La cosa più importante per me è il carattere di un giocatore». Però lei è da solo in un gruppo tutto italiano… «La “mafia” italiana (ride). Scherzo, quella è la ciliegina: è fantastico lavorare con Simone Vagnozzi, bravissimo sulla tecnica, e poi Umberto Ferrara e Giacomo Naldi».

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Su cosa deve migliorare Sinner? «Prima del mio arrivo era già un grande giocatore, già top ten: ha armi incredibili, era ben allenato. Ora vanno guardate le sue partite contro i migliori e capire cosa lo trattiene dal batterli. E lavorarci. Ma c’è bisogno di tempo, di un paio d’anni e di molte situazioni di partita. Può migliorare il servizio, il gioco di transizione, essere dominante da fondo campo. Ma la cosa più importante, quando alleni i grandi giocatori, è continuare a migliorare i loro punti di forza. Ad esempio Jannik si muove incredibilmente bene, quindi spendiamo tanto tempo su questo. È grandioso che sia così disposto a provare cose nuove e a cercare di migliorare, purché non ci si allontani troppo dal tipo di giocatore che è».

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Roland Garros: Cocciaretto non al meglio, ko con Pera in due set

Elisabetta Cocciaretto si arrende a Bernarda Pera e ad un problema fisico. L’americana avanza agli ottavi di finale di uno slam per la prima volta in carriera

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Elisabetta Cocciaretto - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)

da Parigi il nostro inviato

B. Pera b. E. Cocciaretto 6-4 7-6(2)

Finisce al terzo turno l’avventura parigina di Elisabetta Cocciaretto, eliminata in due set dall’americana Bernarda Pera. Sotto un sole cocente l’azzurra, entrata in campo con un tape al ginocchio sinistro, è stata limitata da un problema fisico alla coscia destra, fasciata anch’essa sul 4-3 del primo set. Elisabetta si consola con il best ranking che avrà alla fine del torneo ( dovrebbe essere numero 40 del mondo e numero 1 d’Italia, ma la notizia, come ci ha detto nei giorni scorsi, la lascia indifferente) e con una consapevolezza di un livello importante ormai raggiunto anche sui palcoscenici più prestigiosi. L’americana raggiunge per la prima volta gli ottavi di finale in un major e attende la vincitrice del match tra Jabeur e Danilovic.

 

LA PARTITA
È una grande chance per entrambe le giocatrici che non hanno mai giocato un ottavo di finale in un torneo dello Slam. Elisabetta e Bernarda si sono incontrate tre volte, con Pera che ha vinto l’unico precedente sulla terra di Budapest lo scorso anno ed Elisabetta che ha vinto a Hobart in gennaio annullando due match point (il terzo è un match di quali a San Diego vinto dall’americana).
Sotto il solo cocente del campo numero 7 si comprende subito che il servizio non sarà un fattore determinante, sebbene nelle classifiche Wta Elisabetta sia al secondo posto per i punti fatti con la seconda di servizio. I primi due game finiscono ai vantaggi e i successivi  quattro sono break.
La mancina croata ma naturalizzata statuniteste dal 2013 (come ha raccontato il nostro Ilvio Vidovich) ha un peso di palla decisamente maggiore di Elisabetta che però è brava a contrattaccare trovando spesso angoli molto stretti.

Un doppio fallo di Pera (quinto break di fila) porta avanti Cocciaretto (4-3) che però al cambio campo chiede un M.T.O.: l’evidente fasciatura al ginocchio sinistro fa presupporre che il problema sia lì anche se l’azzurra esce dal campo per recarsi begli spogliatoi. Al ritorno invece presenta una ancor più evidente fasciatura alla coscia destra. Speriamo bene.

Il terzo doppio fallo di Elisabetta le fa perdere la pazienza e si dà una racchettata sullo stinco: benedetta ragazza, non ti bastano tutti gli acciacchi che hai?
Arriva il sesto break di fila, tanto per gradire, mentre l’afa si fa opprimente.

Purtroppo la serie di servizi nefasti termina nel nono gioco con l’americana che riesce a spostare Cocciaretto e si porta sul 5-4 mettendo l’azzurra nella difficile situazione di salvare il set dopo aver perso gli ultimi tre game al servizio.
Ed infatti la nuova numero uno d’Italia scivola subito 0-30, il diritto successivo pizzica la riga con Pera che contesta la chiamata, risale sul 30-30 ma il quarto doppio fallo del match offre all’americana il set point: arriva il quinto doppio fallo e il primo set vola via dopo 49 minuti.

Elisabetta esce di nuovo dal campo, stavolta per il toilette-break. Va detto che non sembra una partita di terra battuta, entrambe giocano molto piatto e senza dare rotazione alla palla e non si vede una palla corta a pagarla oro.

Per fortuna l’americana non è il massimo della continuità e con due diritti lunghi di circa un metro consente all’azzurra di partire avanti (siamo a sette break negli ultimi otto game). La marchigiana finalmente riesce a tenere un servizio, sempre con la gentile complicità della fallosa ex croata, e mette la testa avanti (2-0). L’emozione dura poco però, altri due doppi falli (evidentemente Elisabetta avrà qualche problema fisico nel caricare il servizio) riportano l’avversaria in parità.

È una brutta partita. Tanti errori, tanta tensione frutto evidentemente dell’importanza della posta in palio e, per quanto riguarda Cocciaretto, anche per la consapevolezza di non potersela giocare al meglio delle proprie possibilità. E l’improvviso  caldo sicuramente non aiuta (al cambio campo Elisabetta si pone il salsicciotto con il ghiaccio sul collo).
I break si susseguono al punto da perderne il conto (altri 5 consecutivi) e siamo quattro pari anche nel secondo set.

Come nel primo set, purtroppo, Pera riesce a mettere 3 prime in campo nel nono gioco e a indurre Elisabetta all’errore con il forcing dal fondo, così ponendosi nella condizione di “ricevere per il match”.
Stavolta però Elisabetta è molto brava e riesce ad impattare sul 5-5.

Anche l’americana tiene il servizio per una volta senza patemi e l’azzurra si ritrova sul 6-5 a tentare l’approdo al tiebreak della salvezza. L’americana gioca molto bene i primi punti e si porta due volte a due punti dal match. Un pizzico di fortuna premia l’audacia di Elisabetta con una riga pizzicata e un diritto fuori di un niente dell’americana e si arriva al jeu decisif.

L’equilibrio si spezza sul 2-2 con due errori gravi di Cocciaretto e un vincente di Pera che la portano sul 5-2. Un rovescio a campo aperto condanna Elisabetta offrendo quattro match point consecutivi all’americana. Purtroppo basta il primo, il rovescio di Elisabetta vola via e con esso anche il sogno di avere un’italiana agli ottavi del Roland Garros.
Peccato, resta il rimpianto per l’occasione persa e per non essere riusciti a giocarsela nelle migliori condizioni. Resta comunque ottimo il torneo della marchigiana, che ha battuto la prima top10 in carriera e, come detto, tra due lunedì sarà la nuova numero uno d’Italia.

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Roland Garros: Gauff ferma la corsa di Andreeva, Swiatek distribuisce ciambelle

Iga è spaventosa e mette a segno il terzo e il quarto 6-0 di questo suo Roland Garros. Dura solo un set il match tra Coco Gauff e Mirra Andreeva

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Iga Swiatek - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

[1] I. Swiatek b. Xinyu Wang 6-0 6-0

Non è mai facile commentare match senza storia. Il compito diventa ancora più complicato quando la lotta impari assume la forma del bagel (una ciambella tipica – guarda caso – anche della cucina polacca), se non addirittura del doppio bagel come in questo caso. Iga Swiatek ha infatti inflitto una sconfitta severissima e difficilmente dimenticabile a Xinyu Wang, archiviando la pratica in appena 51 minuti di gioco. La cinese, numero 80 del mondo e reduce da due buone vittorie contro Bouzkova e Peterson, non è mai riuscita a guadagnarsi una palla game e ha vissuto davvero un match da incubo, ben sintetizzato da alcuni numeri come i soli 8 punti vinti al servizio e i 22 errori gratuiti (a fronte di appena tre vincenti). Iga, autrice di una prestazione senza alcuna sbavatura, è andata dritta sulla sua strada fino in fondo mettendo da parte qualsiasi pietà per l’avversaria.

Per Iga è il quarto 6-0 6-0 della carriera (il secondo nelle ultime tre settimane dopo quello rifilato a Pavlyuchenkova a Roma). Da quando la polacca è entrata nel circuito WTA sono ora 52 i set conclusi con un bagel a suo favore e 11 di questi sono arrivati al Roland Garros (quattro in questa edizione dopo quelli a Bucsa e Liu). Numeri impressionanti che confermano la forza di questa giocatrice, specie a Parigi. Se fin qui il cammino della numero 1 è stato assolutamente incontrastato, il prossimo turno potrebbe però rappresentare una prima prova interessante: in caso di vittoria contro Tsurenko, dall’altra parte della rete ci sarebbe infatti una campionessa Slam come Bianca Andreescu. Anche lei, però, è presente nell’elenco delle giocatrici ad aver subìto un 6-0 da Swiatek (a Roma l’anno scorso).

 

Primo set – Lo si nota subito: non c’è partita

Non sembra Xinyu Wang la giocatrice in grado di impensierire il percorso di Iga Swiatek. Dopo un primo game di assestamento da parte della polacca, la cinese va infatti subito in difficoltà al servizio. Se dalla parte del dritto Wang colpisce bene anche se spesso va sopra ritmo, sulla diagonale di rovescio non c’è partita e Iga mette la palla dove vuole. Il primo break arriva poi con un lob di rovescio mal valutato dalla numero 80 del mondo. La polacca non ha problemi in battuta mentre la sofferenza è costante per la cinese che, tra l’altro, mette poche prime in campo ed è quindi puntualmente in affanno sin dal colpo in uscita dal servizio. Il ritmo imposto dalla prima giocatrice del ranking WTA non è sostenibile per Wang che subisce un altro break anche nel quarto gioco.

Dopo appena 21 minuti di gioco Iga è già sul 5-0 e non sembra avere intenzione di regalare niente. Il rovescio della polacca è esente da errori, mentre dall’altra parte del campo i gratuiti abbondano. La cinese prova in qualche modo a evitare il bagel e annulla un paio di set point di cui uno con un ace, ma il rovescio e lo stesso servizio (con un doppio fallo) la tradiscono.

Secondo set – Swiatek non vuole perdere tempo e non regala letteralmente nulla

Swiatek non si rilassa nemmeno in apertura di secondo parziale e anzi si carica per rimanere concentrata. Wang, invece, non riesce a sbloccarsi: la cinese, infatti, si sente obbligata a giocare ogni volta il colpo perfetto per mettere in difficoltà l’avversaria ma così facendo resta intrappolata in una spirale di errori che le costa il primo break anche in questo set. Disperata, la 21enne di Shenzen inizia a provare qualche soluzione alternativa alzando la palla in risposta o cercando la rete ma lo fa senza convinzione e, probabilmente, anche senza i giusti mezzi tecnici a disposizione. Il punteggio è severissimo: arriva infatti anche il secondo break e dopo quattro game Wang ha portato a casa solamente un quindici nel set.

Il pubblico prova a incoraggiare Xinyu che, sotto 4-0, riesce a portare Swiatek ai vantaggi, ma Iga ha sempre il punto nelle sue mani e quando può colpire con calma dal centro del campo per la cinese sono dolori. Nemmeno questo è il game giusto per muovere il punteggio e così, dopo nemmeno 50 minuti di gioco, Wang deve servire per evitare il doppio bagel: la numero 80 del mondo sale sul 30-0 ma la polacca continua a fare il suo gioco e finisce per rimontare e prendersi anche questo gioco. Dopo 51 minuti quantomeno finisce l’incubo della cinese: è 6-0 6-0.

[6] C. Gauff b. [3] M. Andreeva 6-7(5) 6-1 6-1 (da Parigi, Vanni Gibertini)

Coco Gauff – Roland Garros 2023 (foto Roland Garros)

Sabato di grande folla nel 16° arrondissement di Parigi, con la settima giornata del Roland Garros a cui si sono aggiunte le partite del Paris Rugby all’attiguo Stade Philippe Bouin e l’ultima giornata del campionato francese per il Paris Saint Germain al Parco dei Principi. Decine di strade sostanzialmente blindate per questi tre eventi sportivi che hanno portato più di 100.000 persone nella zona sud ovest della capitale francese, a ridosso del Bois de Boulogne.

Una delle partite più attese della giornata era lo scontro di terzo turno tra la giovanissima russa Mirra Andreeva, 16 anni compiuti da poco, e la statunitense Coco Gauff, ex bambina prodigio e ora a 19 anni compiuti ormai residente fissa della Top 10.

Il match che ha intrattenuto gli spettatori del Suzanne Lenglen nel primo pomeriggio dell’ennesima giornata di sole di questo torneo (finora nemmeno una goccia, e le previsioni per il resto del torneo sono piuttosto buone) ha probabilmente tradito le attese: tanti errori gratuiti, da una parte e dall’altra (26 per Gauff, ben 38 per Andreeva), e andamento largamente a senso unico dal primo set in poi, quando Gauff ha fatto valere la propria maggiore esperienza.

Entrambe le protagoniste hanno iniziato la partita molto tesa, estremamente guardinghe e consapevoli della pericolosità dell’avversaria. Andreeva cercava di sorprendere spesso Gauff con il lungolinea in contropiede, mentre quest’ultima cercava di aprirsi gli angoli per gli affondi incrociati in modo tale da sfruttare le difficoltà della russa negli spostamenti laterali soprattutto dalla parte sinistra.

Andreeva non riusciva a consolidare una situazione di 4-2 40-15 subendo il ritorno di Gauff che andava a servire per il match sul 5-4 ma non riusciva a chiudere il set nonostante il 30-0. Si arrivava al tie-break, probabilmente la fase più bella del match, nel quale si andava avanti punto a punto fino al 3-3, quando due errori di Gauff (uno dei quali un pessimo drop shot di rovescio) e un bel diritto di Andreeva mandavano la russa a tre set point. Sul primo Mirra metteva fuori un diritto; il secondo veniva annullato da Gauff; ma sul terzo Andreeva trovava un bel contropiede e siglava il 7-5 con un bel diritto dopo 61 minuti di gioco.

Il match di fatto finiva poco dopo, quando sull’1-1 Gauff infilava un parziale di 11 game a 1 risultando praticamente intoccabile sui suoi servizi e approfittando del nervosismo della sua avversaria, che nel tie-break del primo set aveva preso un’ammonizione per aver tirato una palla in tribuna verso la zona degli ospiti Emirates anche se fortunatamente nessuno era stato colpito.

In poco più di un’ora Gauff ha incamerato il secondo e il terzo set con il punteggio di 6-1, conquistando gli ottavi di finale in uno Slam per la ottava volta in carriera e la terza consecutiva al Roland Garros. Al prossimo turno affronterà la vincente dell’incontro tra Anna Karolina Schmiedlova (n. 100 WTA) e la qualificata americana Kayla Day (n. 138 WTA). Nessun precedente con la connazionale Day, mentre contro Schmiedlova ha vinto molto nettamente l’unico scontro diretto, lo scorso anno sulla terra di Madrid.

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Roland Garros, programma di domenica 4 giugno: Musetti sul centrale per l’impresa con Alcaraz, Sonego apre il Lenglen

I due italiani rimasti partono entrambi contro pronostico, ma non battuti contro Karen Kachanov e Carlos Alcaraz. Attenzione anche a Svitolina- Kasatkina

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Domenica 4 giugno: parte la seconda settimana del Roland Garros, con gli ottavi della parte alta del tabellone maschile e di quella bassa del main draw femminile. 

Il programma si apre alle 11 sia sul centrale che sul Lenglen, unici due campi rimasti ad ospitare il torneo di singolare. Il primo match in programma è quello fra Anastasia Pavlyuchenoka ed Elise Mertens: quest’ultima ha appena eliminato la numero tre del seeding, Jessica Pegula. 

A seguire, sarà la volta di Novak Djokovic, impegnato in un match dai risvolti all’apparenza scontati contro Juan Pablo Varillas. Il peruviano viene da tre vittorie al quinto set, di cui due ottenute con teste di serie (Bautista Agut e Hurkacz).  

 

Al termine di questo match, sarà la volta di Alcaraz-Musetti: l’azzuro parte chiaramente sfavorito contro il numero uno del mondo, ma si presenta al secondo confronto con lo spagnolo avendo vinto il primo, ad Amburgo lo scorso anno. 

Chiude il programma, in sessione serale (non prima delle 20.15), Aryna Sabalenka. La bielorussa, coinvolta nelle polemiche sulla guerra degli ultimi giorni, trova la statunitense Sloane Stephens

Spostiamoci sul Lenglen: apre il programma il nostro Lorenzo Sonego, opposto ad un altro russo dopo il prestigioso successo ottenuto ai danni di Andrey Rublev: è la testa di serie numero undici Karen Kachanov a frapporsi fra lui e i quarti di finale.  

A seguire, due match femminili: Muchova affronta la qualificata russa Avanesyan, mentre Daria Kasatkina, testa di serie numero nove, se la vedrà con Elina Svitolina, tornata da poco sul circuito. L’ucraina è in serie positiva da sette partite consecutive (ha vinto il torneo di Strasburgo) e potrebbe rivelarsi un avversario ostico per la russa. Peraltro la sfida, riflesso sbiadito di quella che si sta purtroppo combattendo in Ucraina, potrebbe accendere nuove polemiche. 

A chiudere il programma sarà Stefanos Tsitsipas, impegnato col giustiziere di Fabio Fognini, Sebastian Ofner. 

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