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Federer e Mirka, visita privata ai Musei Vaticani
Il campione ha pensato a un regalo speciale per la moglie. Che si è commossa aprendo il cancello della Cappella Sistina

Un altro capolavoro alla Cappella Sistina. Si tratta di Roger Federer, che ha fatto il turista in Vaticano. La leggenda svizzera ha pensato a un regalo di compleanno super per la moglie Mirka: visita privata alla Cappella Sistina con i quattro figli e una coppia di amici. Un privilegio che ovviamente non è alla portata di tutti.
A Federer, che si è fatto ritrarre in alcune foto, è stato concesso un grande onore, quello di aprire insieme a Mirka (che pare si sia commossa) il cancello della Cappella Sistina dopo aver ricevuto le chiavi direttamente dalle mani del clavigero Gianni Crea, che ha fatto loro da cicerone nella visita ai Musei Vaticani. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, il campione ha poi lasciato come omaggio per il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, che ha concesso la visita privata ai Federer, una pallina autografata.
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ITF W60 Brescia: vince l’ucraina Zavatska, male le italiane
Nella suggestiva cornice del Castello, nessuna azzurra è riuscita a raggiungere i quarti di finale. la numero uno del seeding Kudermetova eliminata dalla detentrice del titolo, Fita Boluda

Oltre Piazza Vittoria e Piazza Loggia, la piazza del potere, delle vestigia della Serenissima; oltre i porticati e i clamori del centro storico; oltre Brixia, oltre la leonessa d’Italia, oltre Brescia: v’è una strada, una ripida ma dolce strada, che sale, abbandonando i domini urbani. Per essa si incontra per prima la Chiesa di S.Faustino in riposo, che nella sua intima e tenera quiete pone un distinguo fra il sotto e il sopra della città; s’incontra poi S.Maria delle Consolazioni: la luce di maggio sorride alla Vergine e lo sguardo dell’idolo in penombra fa vacillare un poco molte certezze. Infine, il Castello. Posto per secoli a perpetua tutela della città, infine teatro della difesa asburgica, lì costretta ad arroccarsi durante le Dieci Giornate risorgimentali.
Oggi, simbolo di un’identità. Qui, trascorso il Monte Cidneo fino alla cima, il Circolo Forza e Costanza tiene, da quattordici anni, immerso nel glicine e nella terra rossa, e nel silenzio e nei pomeriggi di maggio, l’ITF W60 di Brescia, patrimonio cultural-sportivo, ed evento di grande valore e prestigio nel circuito femminile minore, ora che le “grandi” sono occupate a Parigi.
Anche quest’anno, il torneo si tiene dal 29 maggio al 4 giugno. Questo periodo ha sempre coinciso, negli anni passati, con la seconda settimana del Roland Garros, con la conseguente presenza di eliminate illustri del torneo parigino. Se scorriamo l’albo d’oro del torneo, infatti, troviamo nomi davvero altisonanti, per questa categoria: da Viktorija Golubic a Polona Hercog, passando per Kaia Kanepi a italiane come Jasmine Paolini, Karin Knapp e Martina Trevisan, quest’ultima soltanto finalista nell’edizione 2018.
Quest’anno tuttavia, a causa della riforma del calendario, il torneo coincide con la prima, e non più con la seconda settimana del grande slam parigino. “Ma noi abbiamo preferito conservare la collocazione del passato”, ha detto Alberto Paris, ex numero 207 ATP, oggi direttore del torneo. “La ragione è di carattere puramente organizzativo: se il torneo si fosse giocato dal 5 all’11 giugno, sarebbe terminato nel primo week-end della 1000 Miglia, una concomitanza che ci avrebbe creato problemi non indifferenti a livello logistico e in termini di prenotazioni alberghiere. Per questo, abbiamo preferito rimanere nella settimana tradizionale, a cavallo fra maggio e giugno.”
Ma non c’è solo tennis a Brescia: varcando i cancelli del circolo, sul cartellone all’entrata campeggia la scritta: “il primo torneo di tennis a zero impatto CO2”. Attraverso la collaborazione con la società specializzata Up Green, infatti, le emissioni di CO2 prodotte dalla terra rossa e dalle palline sono state opportunamente compensate. “Nel nostro piccolo – dice sempre Paris- abbiamo voluto dare un forte segnale dal punto di vista ambientale: il nostro torneo fa da apripista a un’iniziativa molto importante, dimostrando che chiunque può fare qualcosa per la tutela del pianeta”
Da martedì a domenica, le trentadue giocatrici che hanno avuto accesso al main draw si sono date battaglia, a partire dalla numero uno del seeding, la numero 142 Polina Kudermetova, sorella minore della numero tredici Veronika. Di queste, ai nastri di partenza ben otto venivano dall’est Europa: tre russe (compresa la sopra citata Kudermetova) non hanno fatto molta strada; e poi un’estone, una bielorussa e un’ucraina. Queste ultime sono state protagoniste della finale di domenica, vinta dalla ucraina numero 218 Katarina Zavatska sulla 263 del mondo Yuliya Hatouka. Per tutta la durata del torneo, la bielorussa era parsa la più solida, la più pericolosa, anche in virtù della sua prestanza fisica che ricordava quella della più nota connazionale Sabalenka. Eppure, di fronte a Zavatska, maglietta gialla e gonna azzurrina (chiari richiami alla bandiera del suo paese, tremendamente invaso; e, forse, la bielorussa Hatouka si è sentita un po’ in soggezione, un po’ colpevole di colpe non sue) nulla hanno: si è completamente sciolta, finendo per cedere 4-6 2-6.
9.142 dollari e 80 punti, dunque, all’ucraina, che aggiunge il suo nome, in Castello, ad uno degli eventi tennistici femminili più importanti d’Italia: come Roma, come Palermo, anche Brescia si scopre, ancora una volta, teatro tennistico affascinante e suggestivo, in questi ultimi pomeriggi di primavera.
E le italiane? Erano tutte qualificate (Chiesa, Zantedeschi, Pieri) oppure in tabellone grazie a wild card (Rocchetti, Ruggeri, Pedone, Ceschi). Nessuna, insomma, aveva grandi chance di vittoria. Eppure la prestazione azzurra è stata decisamente deludente: soltanto Pedone e Pieri sono riuscite a vincere una partita, per poi venire entrambe nettamente sconfitte rispettivamente dalla testa di serie numero 6, la giapponese Hontama, e dalla campionessa Zavatska.
Zavatska succede così nell’albo d’oro alla spagnola Angela Fita Boluda, che pure si è fatta valere in questa edizione, finendo per cedere alla stessa Hatouka solo in semifinale, dopo aver eliminato Kudermetova. La spagnola, tutta dritto mancino arrotato e grinta (sì, molto Nadaliana) aveva poi eliminato anche Ann Li oggi 190, ma con un recente passato da numero 44 del mondo (nel 2021 ha vinto il 250 di Tenerife).
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Roland Garros: Tsitsipas non fa sconti a Ofner. Raggiunge Alcaraz ai quarti
Finisce la favola del qualificato austriaco Sebastian Ofner. Il greco rispetta il pronostico e si prepara ad affrontare il numero 1 Carlos Alcaraz

[5] S. Tsitsipas b. [Q] S. Ofner 7-5 6-3 6-0
Il match conclusivo sul Court Suzanne Lenglen, nonché del programma maschile, vedeva affrontarsi il numero 5 Stefanos Tsitsipas contro il numero 118 Sebastian Ofner. Il match ha regalato parecchi punti spettacolari, sia nella parte iniziale quando l’austriaco è sceso in campo senza troppe pressioni riuscendo a fare gioco pari con Tsitsipas, sia quando, dopo aver incamerato il primo set a fatica (7-5 recuperando un break e sventando la minaccia tiebreak), il greco ha potuto contare su una maggior fiducia che si andava ad unire ad un atteggiamento sempre più rilassato da parte di Ofner, consapevole della sconfitta ormai inevitabile.
Per la terza volta su sette partecipazioni al Roland Garros Tsitsipas raggiunge i quarti di finale (obiettivo che ancora gli manca sia a Wimbledon che allo US Open, mentre a Melbourne sono ben quattro le occasioni in cui ha raggiunte, e superato, i quarti). Adesso per lui ci arà la sfida più attesa da quando è stato sorteggiato il tabellone: affrontare il numero 1 del mondo Carlos Alcaraz, dal quale ha perso tutti e quattro i precedenti. Partendo dalle qualificazioni invece, il torneo dell’austriaco Ofner si può considerare un grande successo: ha portato a casa sei incontri perdendo cinque set (due dei quali contro Fognini) e, a 27 anni, lunedì prossimo potrà festeggiare l’ingresso tra i primi 100 del mondo per la prima volta in carriera
IL MATCH – All’inizio del set si complicano un po’ le cose per Tsitsipas che si trova coinvolto in una vera e propria lotta fisica contro l’austriaco fatta a colpi di racchetta. Il match prende i binari di un classico da terra battuta, con il copione che prevede scambi duri da fondo risolti con colpi a tutto braccio. La testa di serie numero 5 rimonta da uno svantaggio 3-1, e pian piano fa breccia nella difesa di Ofner; l’austriaco prima rischia di cedere sul 5-4, e poi ad un passo da tiebreak arriva il passo falso che gli costa il primo set per 7-5.
Di fatti il match termina lì perché nella successiva ora di gioco, Ofner riuscirà a portare a casa solamente tre game contro i dodici di Tsitispas che gli permetteranno di chiudere col punteggio di 7-5 6-3 6-0.
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Musetti dopo la batosta con Alcaraz: “La cosa più difficile è lottare, oggi ho scelto la via comoda: lasciarsi andare”
“Ho fatto tutto quello che non dovevo fare” così Lorenzo Musetti, eliminato al Roland Garros dal n.1. “Lui è stato più grintoso, non c’è da stupirsi del suo gioco”

Risultato decisamente netto quello con cui il numero 1 del mondo Carlos Alcaraz ha raggiunto i quarti di finale del Roland Garros, estromettendo Lorenzo Musetti, battuto 6-3 6-2 6-2. Di seguito le risposte date in italiano dal 21enne Musetti:
D: Quando la situazione sembrava un po’ compromessa ti abbiamo visto tirare delle manate. È forse un rimpianto di qualcosa che non hai fatto all’inizio?
Lorenzo Musetti: Sicuramente potevo fare molte altre cose rispetto a quelle che ho fatto, ho fatto forse tutto quello che non dovevo fare (sorride). Ci eravamo prefissi di avanzare sul suo rovescio o comunque imporre un gioco su qeul’angolo dove fa meno male. Col dritto muove molto bene la palla, spesso viene a rete e si avvicina molto. Credo che i piani di gioco erano simili per tutti e due, il primo che riusciva a prendere il controllo con il dritto provava ad imporre il gioco per vincere il punto. Io oggi non mi sono espresso come avrei voluto. Non credo si tratti di emozione, ma più che altro devo avere consapevolezza di me stesso e del livello che ho; non devo fare confusione quando sono di fretta. A volte mi faccio prendere troppo da chi c’è dall’altra parte. Ci sto lavorando e speriamo che già dai prossimi tornei questa sconfitta mi sia da lezione.
D: Comunque in passato hai battuo anche Djokovic quindi si possono ripartire da queste belle sensazioni per andare avanti.
Lorenzo Musetti: Non serve ripartire dal passato perché è una cosa poco realistica. Una cosa che mi serve è proprio vedere, analizzare questo match giocata in maniera sbagliata sin dall’inizio e vedere cosa avrei dovuto fare, sicurmente anche nei match precedenti, per valutare cos’è il mio gioco e cosa sarà in futuro. Partendo da questo torneo, i match con Shevchenko e Norrie sono state giocate da manuale quindi andranno osservate anche queste che rappresentano un cambio di marcia, senza ombra di dubbio.
D: Sei stato sorpreso da certe giocate di Alcaraz? Discese a rete, palle corte ecc
Lorenzo Musetti: Sicuramente certi numeri, certi gesti atletici altri giocatori non li fanno, però ecco sei numero 1 al mondo, il più giovane della storia del tennis, un significato ce l’abbia. C’è poco da sorprendersi. Ovvio che in campo, soprattutto per la situazione di svantaggio si tende a meravigliarsi un po’. Più che altro mi sono sorpreso in maniera negativa di quello che facevo io, troppe volte uscivo dallo scambio, magari con una palla corta che non c’entrava nulla, servito sempre male, di fretta, non mi sono mai caricato. Un atteggiamento non positivo che reputo influente sul mio gioco. Ovvio che se al numero 1 al mondo gli lascia anche questo, dà il megio di sé come ha fatto vedere. Su qualsiasi superficie sta imponendo il suo gioco su chiunque.
D: Da una partita di questo tipo cosa ti resta per capire cosa fare per raggiungere quel livello?
Lorenzo Musetti: Questa partita mi serve non dico come bagno di umiltà perché non ho avuto la sfacciataggine di dichiarare qualsiasi che non fosse vera. Oggi mi sento solo di accettare che lui ha giocato meglio, è entrato più grintoso, con più voglia di vincere e mi ha battuto tre set a zero. La cosa più difficile credo sia proprio lottare, io oggi ho scelto la via più comoda che è quella di lasciarsi andare, arrendersi un po’; la prossima volta sceglierò di lottare. Ma proprio da queste partite imparo a scegliere la via più dura che darà i suoi frutti.