ATP Madrid, Medvedev: "Non credo cambieranno mai le mie sensazioni verso la terra battuta"

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ATP Madrid, Medvedev: “Non credo cambieranno mai le mie sensazioni verso la terra battuta”

“Dovrei allenarmi molto di più sul rosso, ma in preseason non posso giocare due settimane sulla terra. Il cemento resta la mia priorità”, ha dichiarato il russo

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Daniil Medvedev - ATP Madrid 2023 (foto: twitter @MutuaMadridOpen)
 

Nella conferenza stampa d’inizio torneo Daniil Medvedev, come sempre mai banale, ha raccontato le sue sensazioni in vista del secondo Masters1000 consecutivo che si appresta a giocare sulla terra battuta, certamente non la sua superifcie prediletta. Dopo aver saltato Barcellona, il russo tornerà al Mutua Madrid Open, dove esordirà contro uno tra Andy Murray e Andrea Vavassori, in campo oggi. Dopo aver anche rischiato di cadere dalla “strana sedia” della sala conferenze, la testa di serie n°2 del torneo madrileno ha raccontato le sue sensazioni, riportate di seguito.

D: Le tue sensazioni verso la terra battuta sono cambiate?

Daniil Medvedev: “Non credo, a dire il vero non penso lo faranno mai, a meno che io un anno, magari l’ultimo della mia carriera, vada dal mio coach e gli dica ‘Hey Gilles, questa stagione giocheremo soltanto sulla terra così migliorerò sempre di più!‘. A parte gli scherzi, se voglio migliorare sul rosso devo certamente allenarmi di più. Potrei farlo durante la preseason, ma sono molto più bravo a giocare sul cemento che diventa una questione di priorità. Prima dell’Australian Open non posso mettermi lì e giocare due settimane sulla terra. Quest’anno, ad esempio, mi sono allenato solo 3/4 giorni sul rosso prima di Montecarlo, che ovviamente è un tempo non sufficiente”.

D: Hai iniziato bene a Montecarlo, raggiungendo i quarti di finale. Che cosa ti aspetti da questo torneo? Quali aggiustamenti dovrai fare rispetto al Principato?

Daniil Medvedev: “La mia maggiore aspettativa è giocare bene, perché anche sulla terra quando gioco bene so di essere in grado di battere grandi giocatori e spingermi lontano nei tornei. Ho già raggiunto la finale a Barcellona e le semifinali a Montecarlo. Cerco di arrivare pronto alla prima partita, che sarà subito dura. Questo campo è un po’ come quello del Roland Garros, con una superficie più dura, poi è in altura e le palle volano.

Penso che il servizio potrà andare un po’ più veloce rispetto agli altri campi in terra, ma la superficie resta sempre quella. Sarà importante preparare bene il primo colpo dopo il servizio. Lavoro tanto sul movimento e sulle scivolate, che per me sono piuttosto complicate. Sul veloce mi muovo bene e mi piace giocare punti lunghi, ma sul rosso devo ancora imparare a scivolare nella maniera giusta. Spesso scivolo dopo aver colpito, perdendo così cinque secondi per il colpo successivo. Il modo di muovermi in campo è di certo l’aspetto più difficile per me sulla terra”.

D: Giochi in Spagna, a casa di Alcaraz. Fa paura il livello di Carlos?

Daniil Medvedev: “Non ha ancora compiuto 20 anni, ma gioca davvero bene. Ha già raggiunto tantissimi traguardi importanti e ha molti anni di carriera davanti. Ci sarabbero tante cose da dire, ma sarebbe più facile parlarne quando avrà 35 anni, no? Così sapremo per certo quanto avrà vinto (sorride, ndr)! Ho visto un pezzo della finale di Barcellona: serve bene, poi le sue palle corte sono formidabili. Contro di me ad Indian Wells ne ha giocate tante che non mi aspettavo, poi la settimana dopo a Miami tanti altri giocatori che mi affrontavano hanno utilizzato la stessa tattica. Solo che con gli altri non avevo troppi problemi, con Carlos invece sì. Diciamo che una volta su due fa la smorzata: quando non la gioca non è che puoi correre avanti perché sai che sta per arrivarti un diritto-bomba. Se è nel tuo lato di tabellone sì, fa paura.

D: Ti sei spesso descritto come ‘hard court specialist‘ (lo specialista del cemento, ndr). Come ti definiresti per la terra? E quali obiettivi hai, anche in vista del Roland Garros?

Daniil Medvedev: “È difficile parlare di obiettivi. Sul cemento l’obiettivo è di provare a vincere ogni torneo. Sulla terra, invece, penso che diventerà lo stesso se e quando vincerò un grande torneo. Per ora non ci sono ancora riuscito, quindi posso pensare ad eguagliare il mio miglior risultato sul rosso, ossia la finale di Barcellona. Fare tante finali sarebbe ottimo, ma adesso il mio obiettivo principale è quello di sentirmi bene. Ci sono state occasioni in cui mi sentivo bene sul rosso, sapevo di avere il controllo del gioco e di poter mettere nei guai il mio avversario. Come mi descriverei? Mettiamola così: not clay specialist (non specialista della terra, ndr)”.

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