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WTA Madrid: solido debutto per Sabalenka. Garcia vince con 18 aces, mentre avanzano Gauff e Ostapenko
Linette vince contro pronostico su Vondrousova. Ottimo inizio per Mertens e Sherif

Giornata n. 2 al WTA Mutua Madrid Open. Al femminile sono diverse le sorprese registrate, ma comincia a lasciare il segno Aryna Sabalenka. Ultima in ordine cronologico a scendere in campo, batte Sorana Cirstea 6-4, 6-3 in 1ora e 23’. La bielorussa ha dominato con il servizio mettendo a segno 7 aces con il 72% di prime palle in campo. Abile a salvare sei palle break, piazza cinque break nei due set concretizzando tutte le occasioni avute. Per lei adesso la sfida con Camila Osorio che in rimonta ha superato Marta Kostyuk 3-6, 6-4, 6-3. L’ucraina parte bene e, dopo aver annullato ben quattro palle break nel settimo gioco, ha ottenuto il break che ha deciso il primo set nel turno di battuta successivo malgrado gli otto doppi falli registrati nel primo parziale. Nel secondo set, dopo aver a lungo inseguito la sua avversaria, Kostyuk ottiene il controbreak nel nono gioco ma poi si consegna alla sua avversaria con il match che cambia inerzia. Osorio scappa via sul 3-‘0 e annulla sul 4-2 una palla del controbreak alla sua avversaria. Kostyuk annulla due matchpoint prima di rassegnarsi nel nono gioco per il 6-3 definitivo.
Un set combattuto, l’altro dominato: Coco Gauff vince 6-4, 6-1 contro Burillo Escorihuela che esce tra gli applausi. La spagnola strappa due volte il servizio all’americana nel primo set ma, sul 4-2 in suo favore, subisce un parziale di quattro giochi a zero che chiude il set. La striscia positiva di Gauff sale a quota nove giochi di fila e il match di fatto è archiviato complice anche la disabitudine a giocare certe gare da parte della n. 318 del ranking. Gauff sfiderà Badosa vincitrice della battaglia con Cocciaretto.
Rebeka Masarova sfrutta in suo favore il tifo spagnolo e avanza in tabellone. A farne le spesa Donna Vekic battuta 6-1, 7-6(5). Nel primo set non c’è partita, mentre nel secondo la croata si morde le mani per le tante occasioni sfruttate. Sale 5-4, va a servire per il set, ma non sfrutta ben due setpoint in suo favore prima di cedere il servizio. Nel turno di battuta successivo saranno altre due le palle per il set sciupate. Anche Masarova non chiude quando va a servire per il match e nel tiebreak deve risalire da 5-2 per portare a casa l’incontro grazie a cinque punti consecutivi. Per la spagnola l’incrocio con Maria Sakkari al terzo turno.
La giovanissima Linda Fruhvirtova entra tardi in partita e quando lo fa trova un’avversaria non in vena di fare sconti. La diciassettenne ceca perde da Jelena Ostapenko con il punteggio di 6-0, 6-3. La lettone ha avuto la palla del 3-0 anche nel secondo set, ma incredibilmente ha perso la battuta lasciando presagire la rimonta dell’avversaria. La ceca, però, è stata troppo fallosa al servizio facendo registrare nove doppi falli in totale. Fruhvirtova che continua a farsi le ossa, mentre Ostapenko approda al terzo turno dove l’aspetta Liudmila Samsonova. La russa ha sconfitto Maryna Zanevska in un match a senso unico chiuso 6-2, 6-3. La n. 18 del ranking ha ottenuto il 79% dei punti quando ha servito la prima di servizio, lasciando poco spazio alla belga. Chi ribalta il pronostico di giornata è Magda Linette. La polacca, data per sfavorita batte Marketa Vondrousova e continua il suo torneo a Madrid vincendo 7-6(1), 4-6, 6-4 in 2ore e 45’. E’ stata una delle gare più lunghe per durata della giornata madrilena al femminile. Ben otto i break che segnano il primo set, con il tie break dominato dalla polacca per 7-1. Nel secondo la polacca cala con la percentuale della prima di servizio che passa dal 63% al 45% e cede il suo turno di battuta nel decimo gioco, rimandando ogni verdetto al terzo set. Vondrousova commette ben cinque doppi falli e cala con le percentuali della prima di servizio e dei punti vinti con essa. Costretta a inseguire, spreca due chances del controbreak nel decimo gioco prima di salutare Madrid. Linette se la vedrà ora con la nuova Sharapova, ovvero Mirra Andreeva.
Ottimo il debutto di Elise Mertens che chiude in 78’ la pratica Rebecca Marino, con il punteggio di 6-3, 6-1. Nel primo set, la canadese spreca tante occasioni per riequilibrare il parziale, mentre nel secondo, dopo aver ottenuto il break in avvio, ha perso sei giochi consecutivi. Per Mertens la sfida con Niemeier.
L’egiziana Mayar Sherif dimostra la sua ottima propensione al gioco su terra battuta ed elimina dal torneo Anhelina Kalinina 6-2, 7-6(3). Entrambe sopra il 70% di prime palle servite hanno scambiato poco e fatto valere la propria forza al servizio. L’egiziana ha dominato il primo set, mentre ha pasticciato nel secondo quando, avanti di un break, ha subito la rimonta della sua avversaria prima di ottenere il controbreak nel dodicesimo gioco a “0”. Nel tiebreak ha dominato guadagnandosi il terzo turno di Madrid contro Carolina Garcia.
Testa di serie n. 5, la francese batte 6-3, 6-4, Yulia Putintseva in 1ora e 36’. Garcia è stata perfetta al servizio facendo registrare ben 18 aces, molti dei quali l’hanno aiutata a salvare sette delle otto palle break concesse. Putintseva, al contrario, al servizio ha pasticciato parecchio lasciando per strada ben otto doppi falli.
Passano gli anni, ma Irina Begu si conferma bestia nera di Karolina Muchova. Come accaduto già nel 2019 al Roland Garros, anche a Madrid la rumena vince, stavolta in due set, 6-4, 7-5. Testa di serie n. 31, per lei, adesso, la sfida con Shelby Rogers che, con un doppio 6-2, ha vinto agevolmente contro Ana Bogdan.
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Asian Games, l’ossessione dei tennisti sudcoreani: Kwon distrugge la racchetta e si rifiuta di stringere la mano all’avversario
I retroscena della più importante competizione tennistica asiatica: racchette distrutte e strette di mano negate, quando l’oro vale più di una medaglia

L’Asia da prestazione. Che gli Asian Games siano per i tennisti orientali la competizione più sentita è fuori di dubbio: le migliori racchette cinesi hanno saltato i tornei della settimana per essere presenti a Hangzhou e, ancora più emblematico, vincendo l’oro i sudcoreani hanno diritto a saltare la leva militare (Son Heung-min, attaccante del Tottenham, ne sa qualcosa). Sumit Nagal – recentemente critico per le scarse finanze dei tennisti di bassa fascia – li preferisce ai tornei ATP 250 e 500: “È tutto magnifico qui, se non fosse per il cibo… (sorride, ndr)“. Tutti ne parlano, e non solo per il tennis giocato: ecco il fuoriprogramma che ha finito per diventare virale.
Dopo aver perso al secondo turno in un intenso testa a testa (3-6 7-5 3-6) con il tailandese Kasidit Samrej (n.636 del ranking), il giocatore della nazionale coreana Kwon Soon-woo (n.112) dapprima si è rifiutato di stringere la mano all’avversario e poi ha iniziato a sbattere violentemente a terra la sua racchetta, continuando a fracassarla fino a distruggerla mentre si dirigeva verso la sedia a bordo cambio. Nell’imbarazzo generale, il giocatore tailandese si è inchinato davanti agli spalti, ma – come ogni pubblico che si rispetti – l’attenzione in quel momento era tutta sul colpo di scena. Non ha tardato ad arrivare una fitta pioggia di critiche da parte dei media coreani: “Kwon dovrebbe essere penalizzato”, scrivono in molti.
La Korea Tennis Association prova a mettere una pezza, riferendo poco dopo le scuse del tennista: “Ha visitato il ritiro della Thailandia e ha chiesto scusa a Samrej aggiungendo parole di incoraggiamento per il prossimo match”. Ci riesce: niente ostracismo per Kwon, che gareggerà ora per la medaglia d’oro nel doppio maschile insieme a Hong Seong-chan. Se da una parte sembra che il tennista tailandese abbia accettato le sue scuse, la controversia in patria si spegne con più difficoltà: “Mi scuso sinceramente con tutti coloro che hanno sostenuto la competizione della loro squadra nazionale e con coloro che erano sugli spalti”, afferma Kwon. Parole che possono bastare per le scuse, meno per far riporre meno amaramente a una nazione intera la speranza di vittoria: due titoli ATP, un terzo turno al Roland Garros nel 2021 e posizione numero 52 del ranking mondiale nello stesso anno. Difficile da digerire.
Contro pronostico anche l’uscita al secondo turno del tandem indiano guidato da Rohan Bopanna – favorito per la medaglia d’oro –, battuto insieme a Yuki Bhambri dalla coppia uzbeka composta da Sergey Fomin e Khumoyun Sultanov. L’ex numero 3 di specialità si consola con una vittoria facile in doppio misto con Rutuja Bhosale. Almeno lui l’ha digerita meglio.
Tra le donne citiamo la bella prestazione della 18enne filippina Alex Eala, lo scorso anno vincitrice allo US Open junior. La numero 190 del mondo è alla quinta settimana consecutiva in campo nel tour ed è in semifinale agli Asian Games nel tabellone di singolare.
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Ljudmila Samsonova: “Una parte di me è sempre italiana” [ESCLUSIVA]
Da speranza azzurra ad allieva di Pizzorno e finalista Mille con (senza) bandiera russa: Ljudmila “Ljuda” Samsonova è già stata molte cose, e questo, forse, è solo l’inizio

Essere chiamati al doppio turno nella giornata conclusiva di un 1000 è certo un avvenimento quantomeno inusuale: e infatti a Montreal, uscita vincitrice da un match combattuto con la testa di serie numero tre, Elena Rybakina, Ljudmila Samsonova, russa, ventiquattro anni, è costretta ad arrendersi poche ore dopo a Jessica Pegula, racimolando un solo game alla sua prima finale 1000 (“fa male rendersi conto che agli organizzatori non importi nulla di noi tennisti”, ha dichiarato a margine dell’incontro).
Un torneo in cui, in fila, “Ljuda” aveva eliminato la testa di serie numero due (Sabalenka), la dodici (Bencic), e la tre (appunto Rybakina) prima di arrendersi alla quarta forza del seeding. Il lunedì 14 agosto, Ljudmila si “accontenta” della posizione numero dodici, suo best ranking. Una classifica costruita nel tempo, da quel 2013 in cui, per la prima volta, scese in campo da professionista.
Probabilmente, il momento della svolta è stata l’estate scorsa, quella del 2022: fra Washington e Tokyo, passando per Cleveland, Samsonova si porta a casa tre tornei, due 500 e un 250. Se diamo uno sguardo alle sue principali affermazioni, è facile notare una particolare predilezione per il nord America. “Entrambe le volte che sono arrivata negli Stati Uniti in quel periodo avevo la testa libera: ho come resettato da zero il periodo precedente. È forse per la mia leggerezza in quel periodo che sono venuti fuori i risultati migliori.”
Samsonova, che mentre scriviamo è numero ventidue del mondo, si trova ora a dover confermare i risultati raggiunti, iniziando dalla difesa del titolo di Tokyo. Ora, però, riavvolgiamo un po’ il nastro.
“A casa non puoi non praticare un minimo di sport” sorride Ljuda: Samsonova proviene da Olenegorsk, una cittadina della Russia europea settentrionale, dell’Oblast di Murmansk. Insomma, il polo nord non è poi così distante. Tuttavia, lo sport è arrivato fin lassù, peraltro con ottimi risultati: il padre è stato campione europeo di Ping-pong, il nonno uno sciatore. “Penso di essere stata comunque fortunata ad essere una bambina dotata per lo sport; la mia famiglia mi ha trasmesso tanto anche in quest’ambito.”
Ljudmila, però, ci risponde in italiano fluente. Fa un certo effetto apprendere come Samsonova abbia vissuto diciotto anni in Italia, e si sia sentita, in tutta la sua giovinezza, una tennista azzurra. Al compimento dei diciotto anni, avrebbe dovuto ricevere il passaporto italiano. Ciò, tuttavia, non è avvenuto, ed oggi gareggia per la Russia (o meglio, gareggiava, ora è tennisticamente “apolide” a causa della guerra in Ucraina). A quanto pare, l’ostacolo sarebbe stato la mancanza di un “reddito certo”, carenza che avrebbe impedito alla Federazione di assegnarle il passaporto. Ljudmila, insomma, avrebbe dovuto trovarsi un altro lavoro: una condizione spesso non richiesta da molte altre federazioni nel mondo. Da quel 2017 sono passati sei anni, e Ljudmila oggi si sente “metà e metà: ho una parte di me a cui l’Italia, quando sono via, mancherà sempre, e un’altra che è invece molto legata alle origini; essendo cresciuta in una famiglia che ha sempre tenuto molto a mantenere le tradizioni e la lingua mi sento di far parte anche di quel mondo.”
La carriera di Samsonova ha dunque preso davvero il via da quel momento; solamente due anni fa, tuttavia (era il luglio 2021) Ljuda era appena entrata in top 100, e ancora non si delineava l’exploit che l’avrebbe portata alle vette della classifica mondiale. “È stato il coraggio a permettermi di fare il decisivo salto in avanti. Il coraggio che ho avuto nel fare determinate scelte, a credere sempre in me stessa nonostante prendessi batoste in continuazione, anche da parte di chi mi fidavo: è stata la mia determinazione a farmi arrivare qui, più di tutto il resto.”
Un forte legame con l’Italia Ljudmila l’ha, comunque, indubbiamente preservato: il suo coach è Danilo Pizzorno, torinese che ha acquisito una grande importanza nel panorama italiano e internazionale per il suo utilizzo metodico e “scientifico” della videoanalisi. “Penso che Danilo, oltre ad essere il miglior coach WTA, sia anche e soprattutto una bellissima persona; dopo le esperienze che ho vissuto, cerco di guardare prima al lato umano e poi a quello professionale.”
Un circuito, quello WTA, che solo recentemente sembra incamminarsi verso una sorta di stabilità ai vertici, con il dominio di Iga Swiatek (interrotto ora da Aryna Sabalenka). Nel confronto con quello maschile, che ha vissuto di un triumvirato (ad eccezione, forse, di un effimero quadrumviro) per oltre vent’anni, non tutti vedono l’incertezza femminile come un qualcosa di positivo per la WTA. “Io invece credo che sia un bene – ci dice Ljudmila -. In questo modo c’è posto per più giocatrici: il livello si è alzato e chiunque può ambire a fare grandi cose.”
L’incertezza non è solamente tennistica: dal febbraio 2022, la guerra fredda, le cui fiamme pensavamo definitivamente spente da anni, si è riaccesa e porta con sé il pericolo di scatenare un grande incendio. Il primo focolare si è acceso in Ucraina, a causa dell’invasione russa. Come sempre, lo sport non può considerarsi del tutto scisso dalla realtà che lo circonda. È forse per quella chiamata di Hitler che il barone Von Cramm perse quella finale di Wimbledon. Riguardo a quale sia il suo ruolo in certi contesti, comunque, il dibattito è aperto e certo di non facile risoluzione.
La situazione è indubbiamente controversa: le atlete russe e bielorusse non possono più giocare sotto la loro bandiera, le loro nazionali non possono più partecipare alle competizioni internazionali. “Lo sport può mandare certi messaggi – dice Ljuda, che oltre ad essere russa è vissuta, lo ricordiamo, diciotto anni in Italia –, ma non credo possa avere un vero impatto, cambiare ciò che avviene nel mondo.”
Ljudmila ha solo ventiquattro anni; eppure ha già vissuto molto, fra l’Italia, il Polo nord e il tennis professionistico. Forse, però, il meglio deve ancora arrivare. “Il mio desiderio per il futuro è essere una persona felice e realizzata: nessun premio o classifica può essere tanto importante quanto lo stare veramente bene con sé stessi.”
Di Ljudmila “Ljuda” Samsonova, nativa di Olenegorsk, il cuore diviso fra Russia e Italia, sentiremo – non c’è dubbio – ancora parlare.
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Djokovic contro i bassi salari dei colleghi: “È un fallimento per il mondo del tennis”
Il giocatore più vincente di sempre scende dal trono per abbracciare per primo la causa comune dei tennisti oltre la top 100: l’attacco di Nole ai bassi salari

Il lavoro nobilita l’uomo. Il tennis professionistico è un lavoro. Il tennis professionistico nobilita l’uomo. Siamo sicuri? Novak Djokovic non sarebbe d’accordo. Da sempre attento ai diritti del mondo della racchetta, il campione serbo tuona sulla situazione dei salari per i colleghi al di fuori della top 100. E sì, perché né lui né Carlitos né tantomeno il nostro caro Jannik rischiano di restare con le tasche vuote: oneri e onori di aver scalato l’Olimpo del tennis e sedere sulla cima. Ma tutti gli altri?
“Sono stato al posto di tutti quei tennisti che ora hanno gravi difficoltà economiche. Capisco la loro fatica e le loro difficoltà, so i problemi che hanno nel dover pagare le trasferte, gli allenatori e i fisioterapisti”, dichiara Nole in un’intervista. “Alla fine, se non hai il sostegno di una federazione forte, avrai sempre grossi problemi. Io vengo dalla Serbia e non avevo aiuti. Ora ho una certa influenza e voglio utilizzarla per migliorare le condizioni degli altri“, asserisce convinto. Insieme al canadese Vasek Pospisil, il campione serbo è attualmente il principale esponente – oltre che fondatore – della PTPA (Professional Tennis Players Association), nata nel 2020 tra non poche critiche di divisionismo: tra le altre, quelle di un certo Roger Federer e di un altro che si chiama Rafael Nadal. Ma non roviniamo il panegirico a Djokovic, chiusa parentesi.
“Solitamente si parla di tennisti che partecipano allo US Open e che guadagnano tanto, degli altri nessuna traccia”. Ma ci sono, e sono tanti: molti di più di quelli (più) conosciuti, tifati e pagati. “Ci sono tantissimi tennisti che non riescono a guadagnarsi da vivere con il tennis: maschile, femminile o doppio. Solo quattrocento giocatori tra tutti riescono a vivere di tennis, il resto no. È una cifra bassissima per uno sport mondiale come il nostro, un vero fallimento per il mondo del tennis”, prosegue Nole. A mettere il dito nella piaga ci pensa Ons Jabeur che – coinvolta anch’ella nei progetti PTPA – sottolinea: “Prima nessuno mi prestava attenzione, ora che sono in top 10 tutti ascoltano quello che dicono. Questo non è affatto bello”. E neanche nobile, per rispondere alla domanda su.