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Carlo Alberto Caniato vince il torneo Juniores J200 di Prato (INTERVISTA ESCLUSIVA)
Il 17enne iscrive il proprio nome in un albo d’oro che vede tra gli altri i nomi di Federer, Medvedev e Murray.

Il giovane Carlo Alberto Caniato, in forza al CT Villa Carpena di Forlì e allenato dal maestro Alberto Casadei, vince con autorità la 39esima edizione del torneo Juniores J200 di Prato. In finale ha battuto con un secco 6-4 6-2 il norvegese Nicolai Budkov Kjaer, di un anno più giovane, e annunciato in gran forma dopo la vittoria della scorsa settimana a Salsomaggiore Terme. Per Caniato è il secondo successo in carriera nel circuito Under 18 dopo il titolo conquistato l’anno scorso al Grado 5 di Sousse in Tunisia. Ricordiamo per inciso che questo di Prato è un torneo di grande tradizione che nel suo prestigioso albo d’oro può vantare nomi illustri come Roger Federer, vincitore nel 1997, Andy Murray (2003) e Ivan Ljubicic (1996). Per non parlare di Danil Medvedev che dieci anni fa batté in una finale premonitrice Alxander Zverev.
Noi avevamo già visto il ragazzo a inizio 2022, nei Challenger indoor organizzati al Villa Carpena di Forlì e ci era piaciuto molto soprattutto nel match, pur perso, contro il ceco Jonas Forejtek. L’abbiamo contattato per fargli i complimenti e ovviamente anche qualche domanda.
Buongiorno Carlo, innanzitutto complimenti per questa bellissima vittoria.
“Sono molto contento perché è stata una settimana fantastica in cui ho giocato bene fin dal primo turno, sempre con ottime sensazioni”.
In finale hai battuto il norvegese Kjaer che aveva appena vinto a Salsomaggiore.
“Sicuramente era uno dei grandi favoriti e poi non più tardi di due settimane fa ci avevo perso piuttosto nettamente in Francia (6-3 6-3, ndr). Però sono entrato in campo in fiducia proprio per il livello di gioco che avevo espresso nei turni precedenti”.
Non voglio caricarti di troppe responsabilità, ma sicuramente saprai che a Prato hanno vinto giocatori come Federer, Murray e Medvedev.
“E’ veramente bello poter mettere il mio nome di fianco a questi che hai appena citato. La speranza di poter fare bene è tanta”.
Raccontaci un po’ di te.
“Sono nato a Verona ma ho vissuto praticamente tutta la vita a Ferrara. E da un paio d’anno sono a Forlì dove mi alleno al Circolo Tennis Villa Carpena”.
Com’è avvenuto il passaggio da Ferrara a Forlì?
“Sai, a Ferrara non c’era il contesto giusto per crescere e così attraverso conoscenze comuni sono entrato in contatto con loro. Adesso abbiamo formato un bel gruppo sotto la guida di Alberto Casadei e Giovanni Pacchioni. Assieme a me c’è Lorenzo Angelini (pluri-vittorioso in stagione, ndr) con cui faccio sempre coppia in doppio e dei bravissimi 2007 che stanno crescendo molto bene”.
L’anno scorso hai fatto qualche sporadica esperienza tra i professionisti, nei Challenger di Forlì hai giocato contro Jonas Forejtek e Petros Tsitsipas. Poi sei stato a Frascati all’ITF 15.000$ dove sei uscito al secondo turno delle qualificazioni. Che impressione ti ha fatto?
“Un mondo a parte rispetto al nostro degli juniores. Io l’anno scorso ero in pratica un bambino e dall’altra parte della rete c’erano uomini fatti. Devo confessarti che spesso mi sono sentito un po’ piccolo. Sono comunque state esperienze uniche perché ti fanno capire com’è il mondo dei professionisti. Ti rendi conto della loro velocità di palla e dell’intensità che ci mettono per raggiungere i loro obiettivi”.
Quanto sei alto adesso? L’anno scorso ti ricordo ancora un po’ gracilino.
“In realtà un po’ lo sono ancora (ride, ndr) e infatti stiamo lavorando in palestra per mettere su un po’ di muscoli visto che ormai sono alto 1,90”.
Su cos’altro state lavorando?
“Stiamo lavorando molto sul tocco: smorzate, back e approccio a rete. E anche sul gioco di difesa, perché questo gioco in fin dei conti è un bilancio tra difesa e attacco. Per cui anche se fai tanti punti ma poi vai in difficoltà quando ti attaccano rischi comunque di perdere”.
A proposito di tocco, hai avuto occasione di allenarti con Musetti che a maggio vinse il Challenger proprio da voi a Forlì?
“Si abbiamo palleggiato un paio di volte ed è stata un’emozione unica perché ti rendi conto della pesantezza di palla che può avere un top20.
Programmi?
Questa settimana gioco a Santa Croce poi sarò a Milano per il Trofeo Bonfiglio. E quest’estate l’obiettivo sarà Wimbledon perché con questo risultato ho fatto un bel balzo in classifica e adesso sono n.80. Da Wimbledon in poi cercherò anche di giocare qualche Futures per verificare a che punto è la mia crescita”.
Ti piace qualche altro sport?
“Sono un patito della NBA dove la mia squadra preferita è Golden State che purtroppo quest’anno non mi ha dato grandi soddisfazioni”.
Inevitabile a questo punto fare un paio di domande anche a coach Alberto Casadei.
Buongiorno Alberto, questi ragazzi ti stanno dando delle gran belle soddisfazioni.
“Eh sì, Carlo ha vinto un bel torneo. Ma non sono stupito perché lui il livello ce l’ha sempre avuto piuttosto alto, e adesso sta finalmente cominciando a finalizzare nei risultati”.
Confermami il lavoro tecnico che state facendo con Carlo.
“Lavoriamo sui cambi di ritmo e nel cercare di colpire lungo variando i colpi. Lui è sempre stato abituato a giocare di ritmo, molto basso e molto piatto. Adesso stiamo cercando di trovare una maggiore complessità di palla. Back, palle corte e discesa a rete. Sai lui è un po’ un giocatore alla Sinner, fatte le debite proporzioni (ride, ndr). Gran diritto e gran rovescio, ottimo servizio ma quando usciva da quello schema si trovava spesso in difficoltà”.
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Roland Garros, Monfils vince un match irreale contro Baez: “Ero morto alla fine del terzo set” [VIDEO]
Il francese vince la prima partita da papà e dal rientro dall’infortunio, rimontando da 0-4 al quinto set: “Penso di potermi riprendere per il secondo turno”

Gael Monfils infinito: con il cuore e con l’orgoglio il francese è riuscito a ribaltare il match contro Sebastian Baez al primo turno del Roland Garros quando era sotto 4-0 e palla del 5-0 al quinto set, vincendo per 7-5 il parziale decisivo e facendo esplodere il Campo Philippe Chatrier, con tantissimo pubblico rimasto a Bois de Boulogne per sostenere “Le Monf”. Prima vittoria da papà da dedicare alla figlia al termine di una sfida che lo stesso Monfils classifica come una delle più emozionanti della sua carriera: “Una delle prime due della mia vita, qualche anno fa ebbi la stessa atmosfera sul Lenglen contro Cuevas. Questo match ha un sapore speciale: sono più vecchio e non pensavo di avere le possibilità di vincere“.
Il francese ha chiuso con i crampi e completamente sfinito fisicamente; vedremo come riuscirà a recuperare per il secondo turno contro Holger Rune: “Qualsiasi cosa succeda sarò pronto per giovedì, penso di potermi riprendere bene. E’ normale essere stanco dopo un match così duro. Ho chiesto al pubblico di urlare, di caricarmi e ho giocato al massimo con tutta l’adrenalina che avevo“.
L’esperto tennista transalpino prima del torneo chiedeva di divertirsi in campo, ma questo match è andato oltre le sue aspettative: “Non mi aspettavo di divertirmi così tanto. Ero morto alla fine del terzo set, ecco perché ho perso il quarto: mi servivano 25 minuti per rifiatare. E’ pazzesco sia successo tutto questo al Roland Garros. Avevo crampi nella parte alta della coscia, facevano male, ma essendo in campo sono riuscito a superare il dolore“. Per Monfils è la prima partita vinta dal ritorno in campo e arriva proprio in casa dopo diverse sconfitte al primo turno: “Ho lavorato, mi sono allenato e ho giocato tornei. Mi ha fatto bene e piano piano mi sono ripreso fisicamente. La settimana scorsa a Lione è stata molto buona per me, finalmente ho potuto correre senza paura di aver dolore al piede. Ora mi sento molto meglio e sono felice per questo“.
Una vittoria quella di Gael che ricorda quella di Murray quest’anno agli Australian Open contro Kokkinakis: non si spiegano da un punto di vista tecnico, hanno solo una radice temperamentale ed emotiva. L’orgoglio del campione, del grande giocatore, il cuore che non muore mai. Partite che solo il 3 su 5 possono regalare e solo un’atmosfera incredibile come quella di stanotte sullo Chatrier con un giocatore di casa: Monfils in un altro torneo si sarebbe ritirato dopo due o tre set, a Parigi la partita l’ha conclusa e l’ha vinta anche da menomato, buttando la volontà e il cuore oltre l’ostacolo dell’avversario e del proprio fisico.
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Roland Garros, Vavassori risplende: “Mi godo la vittoria, e punto a uno Slam in doppio”
Andrea Vavassori e il concetto di autoefficacia: “Ho vinto tanti match sul filo di lana quest’anno. Se l’hai fatto una volta, puoi rifarlo”

Andrea Vavassori, per tutti “Wave“, ha firmato ieri una tra le vittorie più belle di questo Roland Garros. Non solo perché è arrivata, ma per come è giunta, attraverso un gioco d’attacco fatto di discese a rete e tagli; vecchi strumenti di un mestiere ormai inesorabilmente mutato. Certo, anche il nudo risultato avrebbe la sua importanza: battendo Miomir Kecmanovic in poco più di cinque ore di emozioni, annullando per giunta cinque match point complessivi, il ventottenne nato a Torino ha centrato la prima vittoria in carriera nel tabellone principale di uno Slam (giornata propizia, per i novizi, quella di ieri…), e si è garantito un secondo round abbordabile contro un sopravvissuto come lui alla forca delle qualificazioni, l’argentino Genaro Alberto Olivieri. Un bagaglio di buone notizie, sufficiente a presentarsi in sala stampa con un comprensibile sorriso.
D: Quanta soddisfazione, quanto gusto c’è a vincere una partita così, dopo cinque ore, con il pubblico in estasi? È una frase fatta dire che una vittoria simile ripaga di tutti i sacrifici fatti?
ANDREA VAVASSORI: È bellissimo, felicità pura. È stata tostissima, sinceramente non so come ho fatto a sopravvivere, più che a vincere la partita. A fine terzo set ho iniziato a sentire i crampi, ma quest’anno ero già riuscito a vincere partite al limite. Da inizio stagione lavoro con un nutrizionista che mi sta aiutando tanto; mangio bene, mi integro bene e quando sento che il serbatoio è quasi vuoto so che posso spingermi oltre. Sono riuscito a rimanere lucido, e ha pagato la mia decisione di andarmi sempre a prendere il punto. Alla fine lui era un po’ più teso di me e ho vinto in maniera coraggiosa, quindi sono molto contento.
D: È stata una lotta anche fisica, ho visto che a ogni cambio campo ti facevi mettere il ghiaccio sull’adduttore. E anche lui (Kecmanovic, NdR) si è sentito male sul 5-4 al quinto.
ANDREA VAVASSORI: Confermo, è stata molto dura. Da un paio di giorni sono un po’ bloccato con la schiena, ma i trattamenti mi hanno aiutato. Al quarto set ho iniziato a sentire i crampi, ma ho continuato a mettere ghiaccio su quadricipite e adduttore e in qualche modo sono riuscito a tenere. La possibilità di farsi massaggiare due volte dal fisioterapista è stata anche quella di enorme aiuto.
D: Adesso è arrivato il tempo di festeggiare oppure la testa è già completamente focalizzata sul prossimo obiettivo?
ANDREA VAVASSORI: In realtà alle 11 gioco il doppio (insieme al brasiliano Marcelo Demoliner, opposto alla coppia svizzero-cilena composta da Marc-Andrea Huesler e Nicolas Jarry, NdR), quindi non ho molto tempo per festeggiare. Del resto non ce n’è gran bisogno, la festa la provo dentro. Come dicevo prima è una grande gioia, una bella ricompensa per tutti gli sforzi fatti negli anni. Quindi adesso voglio dare il meglio in doppio perché ci tengo a fare bene per me e per il mio compagno, e poi penserò a recuperare bene per giocare un grande singolo al secondo turno.
D (Vanni Gibertini, Ubitennis): Se al posto del tie-break finale al quinto si fosse andati avanti a oltranza come avveniva fino a due anni fa, senza aver davanti un limite certo, come pensi che avresti approcciato il set finale?
ANDREA VAVASSORI: Quando è iniziato il quinto set francamente vedevo fisicamente meglio lui, poi quando l’ho visto vomitare sul 5-4 le parti si sono invertite. Non vorrei azzardare, ma sul finire della partita gli ero un pochino sopra; lui si era già salvato sul 6-5, quando ho sbagliato quella risposta importante. La mia sensazione è che a un certo punto lui fosse arrivato al limite, anche se prima non aveva dato segnali fisici. Bisogna dire che nessuno è abituato a giocare cinque ore, bisogna solo scavare dentro ed essere forti mentalmente. Forse oggi io lo sono stato un po’ più di lui.
D: Oggi hai annullato cinque match point; quattro nel tie-break del terzo e uno sul 5-4 al quinto. Cosa hai pensato in quei momenti?
ANDREA VAVASSORI: Non lo so, è stato strano. Quando mi sono ritrovato in quelle condizioni al terzo ho pensato al match che ho vinto a Marrakech contro Munar, annullando due match point sul 6-4 nel tie-break del secondo. Anche lì avevo i crampi, addirittura già dal primo set, perché avevo giocato tantissimo nei giorni precedenti tra singolare e doppio. Oggi ho ripensato a quella partita. È la cosiddetta “autoefficacia”, quando sei venuto fuori da una situazione simile una volta, allora lo puoi senz’altro rifare. Quest’anno ho vinto tante partite in doppio al supertiebreak, in momenti tirati, appeso a un filo. Se l’hai fatto una volta, significa che lo puoi rifare. Ripensarci mi ha dato una mano a venirne fuori, anche se ancora non so come faccio a stare in piedi!
D: Giocare singolare e doppio alla lunga può diventare massacrante, specie negli Slam. Visti gli ultimi risultati in singolare, hai mai pensato di dedicare un po’ meno tempo al doppio?
ANDREA VAVASSORI: Sinceramente se sono qui a parlare con voi è grazie al doppio. Fino a diciotto anni ero uno normalissimo, un tizio che faceva il liceo scientifico su cui nessuno avrebbe puntato un centesimo, se parliamo di prospettive tennistiche. Il doppio mi ha aiutato a inserirmi nell’ambiente, a giocare match ATP di alto livello, a formare il giocatore che sono diventato anche in singolare. L’obiettivo è vincere uno Slam in doppio, entrare stabilmente nella top ten, quindi non mi sogno lontanamente di mollarlo.
D (Vanni Gibertini, Ubitennis): In teoria parti favorito al secondo turno, perché il tuo avversario è più basso di te in classifica: meglio o peggio? Voglio dire, se affrontassi Alcaraz andresti magari più a cuor leggero, mentre contro Olivieri, che peraltro ha giocato un primo turno da cinque set come te, l’occasione potrebbe aumentare il livello di pressione.
ANDREA VAVASSORI: Innanzitutto dovrò recuperare bene, poi cercherò di studiarlo in video assieme a mio padre per preparare il piano di battaglia. Poi sai, in partite di questo tipo nel corso di uno Slam è difficile trovare il favorito certo. Sicuramente non sarà (Olivieri, NdR) un muro da dietro come Kecmanovic. Fargli punto oggi era veramente difficile, a tratti mi ha inchiodato sul rovescio e anche di dritto giocava angoli veramente stretti.
D: Eppure nel quinto con il rovescio slice l’hai fatto impazzire…
ANDREA VAVASSORI: Per fortuna ha iniziato a funzionarmi, a stare basso, perché nel primo set mi partivano dei pallonetti inguardabili!
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Roland Garros day 4 LIVE: Fognini vince il primo set contro Kubler, in campo Giorgi-Pegula. Pomeriggio Musetti, in serata Djokovic
Segui la diretta di tennis a Parigi con cinque italiani in programma. Nel pomeriggio Musetti-Shevchenko

12:02 – Sul campo centrale per la seconda volta su due Camila Giorgi, oggi contro Jessica Pegula
12:00 – PRIMO SET FOGNINI Con una deliziosa volée di rovescio, Fabio chiude 6-4 su Kubler
11:56 – Fognini al servizio per chiudere il primo set
11:44 – 4-2 Fognini-Kubler, 5-3 Tsitsipas-Carballes Baena
11:30 – Break Fognini, avanti 2-1 e servizio
11:07 – Fognini ha iniziato il riscaldamento sul campo 6 contro l’australiano Kubler
11:00 – Il secondo Slam della stagione, come di consueto sulla terra di Parigi, è giunto alla quarta giornata e iniziano i match del secondo turno. Cinque i tennisti azzurri che scenderanno in campo oggi. Mentre ieri si è registrato un record azzurro: 11 italiani al 2° turno, 7 di essi vittoriosi contro classifica.