Il principe danese Rune strapazza Djokovic (Crivelli). Intervista a Ivan Ljubicic (Cocchi). Volée di rovescio (Bertolucci). Intervista a Filippo Volandri (Ercoli). Rune faccia da Djoker (Azzolini). Attenti a formichina Ruud (Strocchi)

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Il principe danese Rune strapazza Djokovic (Crivelli). Intervista a Ivan Ljubicic (Cocchi). Volée di rovescio (Bertolucci). Intervista a Filippo Volandri (Ercoli). Rune faccia da Djoker (Azzolini). Attenti a formichina Ruud (Strocchi)

La rassegna stampa di giovedì 18 maggio 2023

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Il principe danese Rune strapazza Djokovic: «Io non sono cattivo ci metto solo passione» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

C’è del talento, in Danimarca. Il principino Rune non si lascia tormentare dai dubbi, nemmeno di fronte al più forte giocatore del mondo: come già a Bercy, Djokovic cade di nuovo al cospetto del ragazzino terribile. Capitombolo fragoroso: per la prima volta dopo 18 anni, in finale al Foro non ci sarà nessuno dei due tra Novak e Nadal. A Parigi, dove di rivoluzioni ne hanno fatte di ben più importanti, la resa dei conti generazionale vivrà la sua apoteosi definitiva, anche se Rafa quasi certamente non ci sarà […]: a ogni modo, il diavoletto danese siederà con argomenti molto solidi al tavolo dei possibili cospiratori contro l’ondine costituito dai Big Three. […] Intanto, Rune batte in tre set il Djoker che fino a lunedì resta comunque ancora il numero uno del mondo, per la seconda volta di fila, e oltre al braccio ci mette decisamente tanta testa, a testimonianza di una maturità e di una completezza da sicuro predestinato. Perché se il primo set è un monologo del giovane prodigio di Gentofte, fulminante al servizio, aggressivo alla risposta, fenomenale nella difesa su tutto il campo poi impreziosita da mirabolanti palle corte, nel secondo Nole entra finalmente in partita, se non con il gioco sicuramente con la sottile strategia psicologica di chi ha gestito mille battaglie di questo livello. Accade infatti che il danese si accapigli con l’arbitro Lahyani per una palla di Djokovic oggettivamente fuori chiamata buona e perda il feeling con la partita: la volpe serba, fiutato il momento, alza i giri al servizio e coinvolge il pubblico, portandolo tutto dalla sua parte. Ci si mette anche la pioggia, che interrompe per più di un’ora il match sul 5-4 per Novak e 0-30 sulla battuta di Rune. Al rientro, il vincitore di 22 Slam ottiene subito i due punti che mancano per allungare il duello al terzo. Ci si aspetta il crollo emotivo del ragazzino, e invece il break che conquista già nel primo game riporta completamente la sfida dalla sua parte, fino a trasformarla in un dominio: «Ho giocato un gran match, sono partito subito bene mettendogli pressione e la cosa ha pagato. Dal secondo lui ha fatto un passo avanti, a me è mancato un po’ di coraggio e poi è arrivata la pioggia a rendere tutto più complesso. Ma nel terzo sono stato bravo a riprendere il ritmo». Prestazione di enorme sostanza e qualità tecnica, che strappa sinceri complimenti al rivale battuto e costretto a rinunciare al sogno del settimo successo in carriera agli Internazionali: «Penso che questo sia probabilmente il torneo più freddo e umido che abbia mai giocato qui a Roma. Ovviamente in questo tipo di condizioni è molto difficile far correre la palla. Rune è molto, molto veloce, gioca con grande anticipo, ha grande talento e ha giocato troppo bene per me per la maggior parte della partita. Ha mantenuto i nervi saldi e ha meritato di vincere, io adesso penso ad arrivare al meglio al Roland Garros». […] Parigi o cara, quest’anno più che mai. Con un ventaglio di favoriti forse mai cosi ampio, soprattutto se mancherà Nadal. Quando si affacciò sul circuito con la sfacciataggine della giovinezza, Rune dichiarò che tra i suoi obiettivi c’era quello di superare il record di vittorie di Rafa in Francia, una sparata che gli viene ricordata spesso: «Me lo hanno chiesto anche un paio di giorni fa […] e ho risposto che intanto vorrei cominciare con il primo, poi si vedrà. Quello che vorrei è vincere uno Slam già quest’anno: e se non sarà Parigi, potrebbe essere uno degli altri due». Sicurezza nelle proprie capacità che viene spesso scambiata per superbia e supponenza: «Io resto umile, anche di fronte a una vittoria come questa. Non ho ancora fatto niente nella mia carriera. Sono un grande combattente, ma solo sul campo: li metto tutto quello che ho per provare a vincere. Non mi ritengo un bad boy del circuito. Chi gioca con passione non deve essere bollato come bad boy: è semplicemente qualcuno che ama quello che fa. Non mi piace rompere racchette in campo, per quello che mi ricordo non l’ho mai fatto. E sono questi comportamenti, a mio parere, che definiscono un cattivo esempio per i giovani». Il principino, domani in semifinale, se la vedrà con il redivivo Ruud, rinato dopo un avvio di stagione stentatissima. Sulla terra, un avversario decisamente poco maneggevole. Ma dal suo castello incantato, Holger è pronto a partire alla conquista del mondo.

Intervista a Ivan Ljubicic – «Sinner è forte abbia pazienza Rune e Alcaraz sono più avanti» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Roma è orfana dei suoi giocatori. Neanche un italiano ai quarti di finale con la giornata storta di Sinner battuto da Cerundolo e il k.o. di Musetti sul filo delle due di notte contro Tsitsipas. E se il secondo, sulla carta, ci poteva anche stare, per il primo si mastica amaro. Ivan Ljubicic, ex numero 3 al mondo nonché coach di Roger Federer, è agli Internazionali come talent di Sky e ha una visione d’insieme, oltre che un punto di vista altamente specializzato, su quanto accaduto. Ivan qual è la sua opinione sul rendimento degli italiani nel torneo? «Non possiamo parlare di fallimento, però è naturale che ci aspettassimo tutti qualcosina in più, da Jannik soprattutto. Musetti ha perso da un giocatore forte come Tsitsipas, ma spesso per i giovani è molto difficile giocare in casa. C’è quella pressione in più che diventa uno svantaggio. Crescendo, maturando, riusciranno a sfruttare il fattore campo a loro vantaggio, ma serve esperienza. Ci vuole solo pazienza. Ci sono tanti giocatori italiani che hanno la possibilità di fare bene» C’erano tante aspettative su Sinner. Sperando che il malessere che l’ha colpito qui a Roma sia passeggero, cosa ci si può aspettare per il resto della stagione? «Difficile fare pronostici. Lui sta facendo la sua strada. Rispetto ad Alcaraz è diversa, un po’ più lunga. E inutile voler affrettare i tempi. Rune e Alcaraz si fanno scivolare più facilmente le sconfitte, Sinner ci tiene tanto a fare un risultato importante, ma deve aver pazienza perché è molto giovane e molto forte» E Musetti? Con Tsitsipas si è fatto sfuggire il momento ,eppure era in controllo del match. «So che lui non ama rivedere le partite da cui esce sconfitto. E lo capisco, perché pure io non impazzivo all’idea. Però è un investimento che deve essere pronto a fare. È utile vedersi da fuori. Capisci meglio le cose che vanno e quelle che non vanno. Lorenzo ha un potenziale enorme, può giocare da dietro, da vicino, andare avanti. Ha tante soluzioni. All’inizio è complicato riuscire a pescare l’arma giusta, ma quando capisci bene come funziona allora sei più forte di quelli che hanno meno soluzioni». Dopo 18 anni, la finale a Roma non avrà né Nadal né Djokovic: il ricambio è sempre più vicino? «Ci siamo. Novak quest’anno ha fatto fatica a Roma, Rafa non è venuto ma ha difficoltà a rientrare, Roger ha già salutato. Ovvio che il ricambio generazionale è a un passo, ma per il cambio completo aspetterei ancora un attimo». E questo nuovo Medvedev che si scopre terraiolo? «Beh, terraiolo mi sembra una parola grossa… Stiamo comunque parlando di un giocatore che è stato anche numero 1 al mondo, che ha vinto lo Us Open, quindi di uno che gioca molto bene. Sulla terra, però, il suo servizio è meno incisivo rispetto al veloce, i suoi colpi da fondo sono meno fastidiosi, e non credo proprio che il rosso diventerà la sua superficie prediletta». Rune ha impressionato contro Djokovic: ha mostrato grande personalità e grande tennis. «Holger crede tantissimo in se stesso, è importante avere questa spinta per voler sempre di più. Alcaraz è più calmo, maturo, consapevole, e riesce a gestire meglio le situazioni in campo. Tra i due non vedo una differenza enorme. Anzi, si sta assottigliando sempre di più».

Volée di rovescio – Diamo il tempo per maturare ai giovani dell’Italtennis (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Non sono d’accordo con chi definisce le sconfitte dei nostri giocatori agli Internazionali di Roma come il martedì nero del tennis italiano. Sonego e Musetti hanno perso contro lo stesso avversario, il greco Tsitsipas, che non va dimenticato è numero 5 del mondo, entrambi hanno lottato per lunghi tratti alla pari mettendo in mostra qualità non indifferenti. Sonego ha giocato a specchio contro un avversario dotato delle stesse caratteristiche tecniche, vale a dire un’impostazione ancorata al servizio e al dritto come armi per comandare gli scambi e vincere il punto, ma la sua efficacia produttiva si è rivelata inferiore. Alcune scelte tattiche errate hanno fatto pendere la sfida dalla parte di Tsitsipas, che da giocatore esperto e smaliziato è stato scaltro ad approfittare dell’occasione. Musetti invece è sceso in campo nella fredda e umida nottata romana e molto vicino alla mezzanotte. A vent’anni non si hanno gli anticorpi necessari per gestire con padronanza, oltre alle qualità dell’avversario, anche l’orario, i campi pesanti e le palle impregnate di vapore acqueo. Niente di grave, tutto serve per formarsi caratterialmente e accumulare preziosa esperienza. Ovviamente ha fatto molto rumore la battuta d’arresto di Sinner, e non poteva essere diversamente: Jannik aveva rinunciato al Masters 1000 di Madrid per ricaricare le batterie e presentarsi a Roma nello spirito e nella forma ideali per inserirsi nel novero dei favoriti. Sapevamo peraltro che l’argentino Cerundolo, per caratteristiche di gioco e tenuta atletica, avrebbe potuto rappresentare un serio banco di prova. Quello che ha sorpreso è stato però il livello di gioco espresso dal giocatore argentino, che ha tirato fuori una prova solida impreziosita da soluzioni talentuose capaci di lasciare senza parole anche gli addetti ai lavori. Tuttavia, è parso chiaro fin dall’inizio che Sinner non fosse entrato in campo con la solita concentrazione che lo ha accompagnato durante la cavalcata scintillante degli ultimi tre mesi. Poco centrato nei colpi, è sembrato anche privo delle energie necessarie per supportare gli scivolamenti laterali. Jannik è stato poco lucido e confuso nelle scelte tattiche, ha rallentato la spinta e ceduto l’iniziativa a Cerundolo, finendo lontano dalla riga di fondo, impossibilitato a quel punto a primeggiare sul ritmo e a variare le soluzioni. Una giornata negativa che ora andrà valutata sull’orizzonte parigino. I grandi progressi messi in mostra da Sinner negli ultimi mesi non sono certo in discussione, e una considerazione generale si impone senz’altro: che la nuova generazione potesse non essere granitica come quella dei Big Three era fin troppo scontato, con la conseguenza che dovremo abituarci a inciampi, come quelli di Sinner o di Alcaraz, cui non eravamo preparati. E ancor meno sembrano esserlo i tifosi italiani che confidavano di poter sognare in questo torneo. I nostri sono giovani, vanno protetti e non coccolati, in attesa della completa maturazione.

Intervista a Filippo Volandri – Volandri: «Sinner ha dato tutto. Imparerà da questa esperienza» (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)

«Il mio Foro Italico? Vuol dire arrivare la mattina alle 8 e andare via di notte dopo l’ultimo match». Non si è risparmiato da giocatore, giocando la semifinale nel 2007, non lo fa neanche da capitano di Coppa Davis. Filippo Volandri ha vissuto ogni istante degli Internazionali BNL d’Italia: dai primi quindici delle Prequalificazioni alle battaglie di Sinner e Musetti. Il tennis azzurro non è fatto solo dai suoi big ed il progetto tecnico è ben indirizzato in questo senso. L’ultimo arrivato? Il figlio d’arte Federico Cinà, sedici anni e già nella top 30 mondiale under 18. Volandri, sono quasi tre settimane che è al Foro. Come svolge il suo lavoro in queste occasioni? «A prescindere dalle partite, per noi è un’occasione per capire dove vogliamo andare. Avevamo tanti giocatori che nel 2022 hanno fatto le Prequalificazioni e che quest’anno hanno giocato main draw con wild card e qualificazioni, quindi già un salto di qualità. Raccogliamo gli allenatori nello stesso luogo, ci confrontiamo e ci diamo obiettivi. Nella mia ottica di collaborazione questo è il posto ideale per poter condividere il lavoro. Siamo contentissimi“. Arnaldi ha passato un turno. Zeppieri, Nardi e Passaro si sono fermati al terzo set. Questi ragazzi sono già competitivi? «Rispetto allo scorso anno sono saliti tutti. Passaro nel 2022 era numero 500, quindi anche se ha perso quando era avanti per 3-0 nel terzo set, per noi resta la prestazione. Nardi forse ha avuto più occasioni con GGoffin, ma anche lui ha fatto bene. Lo stesso vale per Zeppieri, Cobolli e Maestrelli, che nelle qualificazioni ha vinto con Zhang. Siamo arrivati ad un certo punto e poi a tutti è mancato qualcosa per vincere. Ci dobbiamo rimboccare le maniche e lavorare». Il 16enne Cinà è stato visto nel ruolo di sparring. Che qualità vede in lui? «Lui e il padre Francesco […] sono ottime persone con cui collaborare. Serve cautela, il ragazzo ha fatto un’ottima esperienza e abbiamo iniziato a pianificare il futuro un passo alla volta. Federico ha le qualità che servono in questo sport: ha il tennis come priorità, è educatissimo e ha cultura del lavoro». Sinner non era al meglio e Cerundolo ha giocato un’ottima partita. Come si bilanciano queste situazioni? «Ho fatto i complimenti a Cerundolo perché ha disputato una partita strepitosa, giocata tatticamente alla perfezione. Jannik come sempre ha dato tutto ciò che aveva, il massimo peso della sua palla quel giorno era quello. A prescindere dalla sconfitta ha cercato soluzioni fino alla fine, anche se non le ha trovate. Imparerà anche da questa esperienza». Per Musetti è stata un’esperienza diversa quella di quest’anno: come ha affrontato ii torneo? «Prima lo ha giocato in pandemia e lo scorso anno non l’ha disputato, quindi questo era quasi il primo Foro Italico di Lorenzo. Ha debuttato contro un amico in un derby ed è stato bravo a gestirla. Con Tiafoe ha vinto dopo un inizio altalenante. Cosa poteva fare meglio con Tsitsipas? I colpi di inizio gioco sono fondamentali, e lui ha risposto quasi sempre dalla stessa mattonella. C’è margine ed è un bene, perché Lorenzo ha un potenziale enorme». Prima era stato Sonego ad avere chance con Tsitsipas, vero? «Lui può fare partita pari con tutti e ci mette sempre l’anima, questa è la sua grande dote. Servizio e dritto, oltre ad una grande parte atletica sono armi importanti. Siamo orgogliosi di come stanno in campo i nostri ragazzi». Alla fine qual è il bilancio? Come a Madrid tante sorprese. «Abbiamo pro e contro. Ormai è questo il tennis, non ci sono più partite scontate. Alcaraz ha perso con Marozsan che ha fatto la partita della vita. Shevchenko e Cerundolo sono giocatori più strutturati. Per un giocatore è ovvio che lo stress sia di più quando si vivono due tornei in quattro settimane, ma il tempo per recuperare c’è». 

Rune faccia da Djoker «Voglio solo vincere» (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Quante facce abbia Rune nessuno ancora lo sa. Forse tre, una per ognuno dei suoi nomi. La faccia Holger, quella di ordinanza, che gli permette di affrontare il mondo con l’espressione contenta del bravo soldato che ha appena trovato il rancio buono e abbondante. Poi la versione Vitus, la più spregiudicata, da indossare quando c’è da lanciarsi in una delle sue incantevoli quanto spropositate dichiarazioni. È il volto amatissimo di lui ragazzino che vuol far sapere al mondo di esistere. «Diventerò più forte di Nadal», dichiarava alla tivù danese accanto al suo costernato allenatore, «Vincerò più di Rafa!». Oggi è la meno utilizzata, Rune ha capito che nel Tour si vive troppo contatto con le sconfitte, per lasciarsi andare a sguaiate elucubrazioni sulle proprie vittorie. Ma nel 2019, vittorioso al Roland Garros juniores, era ancora lì, pronto a sostenere che il proprio obiettivo fosse quello di superare i titoli di Rafa. «Ma sono dodici» cercava di farlo riflettere, disperato, l’intervistatore. Poi sono saliti a quattordici. Chissà se Rune è ancora convinto di potervi riuscire. Conoscendolo, è possibile… Infine, la maschera Nodskov, quella più tosta, scolpita nel bronzo. Utile per le polemiche, le frasi astiose, o per invitare il pubblico […] a stare zitto e buono, che a battere Sinner ci avrebbe pensato da solo. Faccia anti sommossa e anti pernacchia, non scalfibile, non ossidabile, non degradabile. Buona anche per scambiare due chiacchiere con gli arbitri, magari per spiegare a qualcuno di loro, trent’anni dopo, le identiche cose che non mancava di suggerire McEnroe… «I giudici? Sono di solito dei tennisti frustrati che non ce l’hanno fatta». C’è chi sostiene che la faccia migliore di Rune sia quella di Alma. Non c’entra l’anima, è la sorella. Ha quattro anni di più e gambe infinite, fa la modella ed è uno schianto. Dicono che Holger abbia affinato il proprio carattere affrontandola, imparando da lei […] l’arte di cambiare espressione, di non essere mai troppo simile a se stesso. E anche che quando sei sul traguardo, la faccia da indossare debba essere la più normale possibile. Gli avversari se lo ricordano più a lungo se a batterli è stato uno che sembrava stesse facendo la cosa più ovvia del mondo. Così, per superare Djokovic e spedirlo a Parigi senza l’assicurazione di essere tornato in forma, come l’altro ieri il serbo dava per scontato, Rune ha cercato di essere per il possibile Holger, la sua dimensione più naturale, «quella che piace a mamma». La signora Aneke, abbronzata alla maniera di Carlo Conti e con trucco incorporato da soprano de l’Aida, «l’unica che sappia come calmarmi».leri non ce n’è stato bisogno. L’unico da calmare era Djokovic, visto in una delle sue peggiori giornate, quelle in cui regala punti sulla risposta, spiaccica sulla rete una volée impossibile da sbagliare, e sembra correre al rallenty. Gli chiedono: quali consigli daresti al danese che sembra puntare velocemente a uno dei primi tre posti della classifica? Risposta laconica, ma sofferta: «Forse è meglio che glieli chieda io i consigli, è la seconda volta di fila che mi batte». Si trovarono al primo turno degli US Open 2021, cemento, Rune aveva 18 anni. Vinse Novak in quattro. L’anno dopo, finale a Parigi Bercy, sintetico indoor. Vittoria in tre per il danese. Ora Roma, terra umida, altri tre set, ma più facili. Holger l’ha intrappolato da subito, correndo di più e colpendo veloce, con maggiore precisione. Break in avvio, il secondo al quinto game per il 4-1… Nel secondo set, Novak ha tentato di ricostruire il proprio match, ha ottenuto il break al sesto gioco […] ma l’ha restituito nel nono […]. All’inizio del decimo game, sullo 0-30 per il serbo, Rune al servizio, la pioggia ha chiuso la prima parte della disputa. Un’ora di sosta. Chi avrebbe sfruttato meglio la situazione? Logico indicare Djokovic, che alla ripresa si è preso break e secondo set, ma è stato un fuoco di paglia, l’ultimo scossone che il serbo è riuscito a dare al ventenne […] di Gentofte, un comune a un passo da Copenaghen. All’inizio del terzo Rune ha ripreso a dettare tempi e modi della sfida, e Novak è precipitato da capo negli incubi. Ha provato a rallentare, e quello randellava. Ha provato la difesa a oltranza, ma l’altro apriva varchi invitanti. «I match con Nole sono sempre interessanti, sa fare tante cose, insomma, uno non si annoia davvero. Non so se ho trovato un modo per batterlo, ma mi fa piacere essere riuscito a vincere due volte di seguito. Ho qualche problema a un ginocchio, cerco di non mostrarlo per non dare vantaggi agli avversari, ma mi sto curando. Voglio vincere questo torneo, e andare a Parigi per fare il percorso più lungo possibile». Spunta fuori il ricordo delle sue dichiarazioni da ragazzo. «Beh, riparliamone dopo che ho vinto il primo», risponde, poi svela: «L’obiettivo di quest’anno è vincere uno Slam, non chiedetemi quale. Parigi? Magari, ma tanti interrogativi attendono ancora una risposta. Ci sarà Nadal? Alcaraz sarà al top della forma? Poi c’è Djokovic». Che se ne va da Roma senza titolo e senza numero uno. Ma con un bel pol di dubbi da risolvere.

Attenti a formichina Ruud. Rivede il trono della terra (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

A fari spenti, zitto zitto, ha raggiunto il penultimo atto degli Internazionali d’Italia. Pochi avevano indicato Casper Ruud tra i pretendenti al successo e invece il norvegese si è meritato un posto tra i migliori quattro al Foro Italico per la terza valor in carriera […]: il 24enne di Oslo, n.4 Atp, ha smorzato le ambizioni dell’argentino Francisco Cerundolo […], 24 ore prima giustiziere di Jannik Sinner, così da ottenere il suo miglior risultato in un Masters 1000 in una stagione iniziata con tante delusioni e poi ravvivata dal titolo ad Estoril il mese scorso, 10° in carriera e 9° sul rosso. In pratica il numero due su questa superficie dietro il re della terra Rafa Nadal, che ha convocato per oggi una conferenza stampa nella sua Academy per annunciare se disputerà o meno il Roland Garros […]. Almeno cinquemila appassionati hanno sfidato pioggia e orario martedì notte rimanendo sulle tribune del Centrale per provare a spingere un azzurro nei quarti. Ma non è bastato a Lorenzo Musetti per mettere a segno il primo sgambetto nei confronti di Stefanos Tsitsipas. Il 24enne di Atene, n.5 del mondo, poche ore dopo aver imposto l’alt a Lorenzo Sonego, con un periodico 7-5 ha spezzato i sogni di gloria anche del 21enne di Carrara […], confermando le sue qualità tecniche, atletiche e mentali. Il greco […] oggi chiede strada al croato Borna Coric […], capace di rimontare l’ungherese Fabian Maroszan […], che aveva estromesso a sorpresa Alcaraz. «Tsitsipas è partito molto bene, soprattutto con servizio e diritto – l’analisi di Musetti – poi è riusato a giocare meglio anche il rovescio. Credo di aver fatto un’ottima prestazione, però con un po’ di amaro in bocca». Ora testa al Roland Garros: «Lascio Roma abbastanza soddisfatto. Vado a Parigi con tanta voglia di far bene. Non ho nulla da difendere, sono convinto che possa essere un buon torneo: ci arrivo ben preparato».

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