Wimbledon: Alcaraz detronizza Djokovic, è lui il nuovo re dell'erba [VIDEO]

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Wimbledon: Alcaraz detronizza Djokovic, è lui il nuovo re dell’erba [VIDEO]

Carlos Alcaraz la spunta in cinque set su Novak Djokovic e vince il suo primo titolo a Wimbledon

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Carlos Alcaraz - Wimbledon 2023 (Foto Twitter @RolandGarros)
 

(dall’inviato a Londra)

[1] C. Alcaraz b. [2] N. Djokovic 1-6 7-6(6) 6-1 3-6 6-4

Dopo una finale femminile sicuramente sottotono, i Championships 2023 si sono riscattati con una finale maschile di grande livello e intensità emotiva. In un incontro che i posteri forse indicheranno come un passaggio di consegne tra generazioni (anche se forse se ne sono saltate un paio), Carlos Alcaraz ha conquistato il suo secondo titolo del Grande Slam e il suo primo a Wimbledon fermando la corsa di Novak Djokovic lanciato verso la conquista del suo quinto alloro consecutivo a SW19, l’ottavo in totale, e soprattutto in corsa per la conquista del Grande Slam 2023 dopo il trionfo in Australia e al Roland Garros.

Quattro ore e 42 minuti di straordinario tennis che hanno visto alcuni momenti chiave nel quale la partita è girata o sarebbe potuta girare. Prima c’è stato il set point a favore di Djokovic nel secondo set che avrebbe potuto mandarlo in vantaggio per due set a zero dopo un primo parziale dominato.

Poi quel gioco infinito, il quinto del terzo set, che ha mandato Alcaraz 4-1 pesante e di fatto chiuso il parziale. Sulle due palle break per il 2-0 avute da Alcaraz all’inizio del quarto non c’è molto da rimproverare allo spagnolo, lì Djokovic ha giocato da par suo. Ma dove invece probabilmente si concentreranno gli incubi di Nole nei prossimi giorni sarà nella palla del 2-0 del quinto set, nel quale il campione serbo ha messo in rete un diritto al volo piuttosto semplice.

LA PARTITA – Inizio che ricorda vagamene quello della semifinale tra Djokovic e Sinner – game d’apertura con chance di break per Alcaraz, in questo caso una sola, cancellata però da un servizio e che quindi non lascia alcuna impronta nel punteggio. Djokovic è centratissimo sulla risposta, non concede alcun punto facile al suo avversario e subito al secondo game arriva il break, siglato da due errori gratuiti di Alcaraz. Lo spagnolo appare non aver aggiustato il suo gioco al fatto che dall’altra parte del campo c’è Djokovic, e che quindi tornano indietro più palle, e solitamente più profonde. Un paio di volte viene colto nella terra di nessuno senza soluzioni valide disponibili, prestando il fianco alle conclusioni del suo avversario.

I punti procedono quasi telecomandati: altri due errori gratuiti di Carlitos siglano il secondo break per il 4-0 e in soli 35 minuti il set viene incamerato da Djokovic che chiude il parziale con soli due errori gratuiti e solamente tre risposte non tenute in campo.

Il pubblico del Centrale aumenta di qualche decibel il sostegno nei confronti di Alcaraz, nell’ovvio intento di prolungare la partita, e il giovane spagnolo sembra rispondere immediatamente ottenendo un 2-0 d’abbrivio, propiziato anche dal vento che ha disturbato il servizio di Djokovic e da ben tre errori gratuiti del serbo nello stesso game (ricordiamo, uno in più di quanti ne aveva commessi in un intero set). Non c’è però un filo logico nel gioco di Carlitos, che sembra giocare colpi un po’ a caso come uno junior: dalla palla del 3-0 si passa al contro break con tre suoi gratuiti consecutivi.

Si ritorna quindi alla parità sul 2-2 e Djokovic sembra trovare con buona continuità la diagonale del rovescio negli scambi sulla quale è certamente più a suo agio rispetto all’avversario. Alcaraz viene fuori da un game complicato in battuta, ma senza concedere palle break, e da lì ritrova un po’ di ritmo sul servizio che lo traghetta fino alla parte finale del set. Sul 5-4 Carlitos manca l’occasione dello 0-30 mettendo fuori un passante di rovescio non impossibile con Djokovic a rete in balia delle onde, e poi sul 40-40 mette in rete una palla corta senza senso.

Giunge quindi il tie-break, dopo che già il secondo set dura da 72 minuti. Un errore di rovescio sul punto d’avvio propizia il 3-0 Djokovic, che però mette in rete una palla corta regalando il 3-3 prima del cambio di campo. Sul 4-5 il giudice di sedia Fergus Murphy sanziona una “time violation” a Djokovic, facendolo andare su tutte le furie. Il serbo comunque tiene i suoi due punti di servizio grazie a un doppio passante di rovescio sul 5-5, ma dal set point sbaglia due rovesci di palleggio e, sul 6-7, viene infilato da una risposta lungolinea di rovescio di Alcaraz che dopo un’ora e 59 minuti di gioco pareggia il conto dei set.

Djokovic è visibilmente contrariato, e questo suo stato d’animo si riflette sul suo gioco: si lamenta di un cattivo rimbalzo in maniera molto plateale, aggiunge un altro paio di gratuiti e manda subito Alcaraz avanti di un break. Continua a protestare con Murphy per il modo con il quale amministra lo shot clock, ma la partita gli scappa via. Sull’1-3 si trova impelagato in un game fiume, 32 punti e ben sette palle break, l’ultima delle quali gli risulta fatale a causa del tredicesimo gratuito non nel set, ma nel gioco.

Quel gioco è lo spartiacque del set: infatti mentre gli spettatori sono ancora intenti a rientrare nello stadio dopo quasi mezz’ora senza soste il set fila via rapido: tre servizi vincenti, Alcaraz vola 5-1, e subito dopo Djokovic sembra volersi liberare del parziale andando a rete a farsi infilare tante volte quanto basta per perfezionare il 6-1 in 60 minuti di gioco.

Djokovic esce dal campo per circa sei minuti mentre Carlitos giochicchia con la pallina e riceve qualche incoraggiamento dal pubblico. Al suo ritorno il gioco riprende senza più l’incidenza dei servizi che si era vista nei primi set: i game si prolungano e i punti diretti sulla battuta diventano molto meno frequenti. Alcaraz ha la chance del 2-0 all’inizio del parziale, ma Djokovic manovra bene da fondocampo e porta a casa il turno di battuta. I suoi errori da fondo ora sono molto calati, così come sembra calata la spinta che riesce ad imprimere Alcaraz alla palla. Sul 2-2 lo spagnolo pasticcia con un serve and volley mettendo in corridoio una facile volée per andare 40-15 e da lì nasce l’occasione per il break: le prime due chance vengono cancellate, ma sulla terza Alcaraz mette in rete una difficile demi-volée, e con un bacio inviato a qualcuno nel pubblico che probabilmente lo ha disturbato in qualche modo durante il match, Djokovic prende il vantaggio nel parziale.

Un po’ come era successo nel set precedente, la fine del set è a senso unico: dal 4-3 ci sono otto punti consecutivi per il serbo che traghettano la partita al quinto set a cinque minuti dallo scoccare delle quattro ore di gioco.

Il game d’apertura del set finale porta in dono a Djokovic una ritrovata efficacia della prima di servizio, con la quale esce da una situazione spinosa e da una palla break. Poco dopo la sua chance del 2-0 si ferma incredibilmente in rete quando decide di giocare un diritto alto al volo invece di uno smash.

E quella palla fermatasi in rete innesca il contrappasso tennistico per Nole: sull’1-1 il serbo sbaglia un diritto di palleggio sul 30-30 consegnando un’altra chance di break ad Alcaraz, il quale questa volta indovina il passante di rovescio lungolinea vincente e si porta in vantaggio 2-1. Djokovic, furibondo, fracassa la racchetta sul paletto della rete, infortunandosi leggermente al polso, e poi inizia la disperata corsa contro il tempo per recuperare lo svantaggio. La sua rincorsa però è vana: il ringalluzzito Alcaraz punge con il servizio, rispolvera la sua amata palla corta, e incassa alcuni errori gratuiti dell’avversario che, soprattutto con il diritto, fatica a tenere in campo i colpi in spinta.

È un diritto vicino alla rete il colpo che chiude questa splendida finale e regala ad Alcaraz il suo primo titolo di Wimbledon.

UNO E DUE, DUE E QUATTRO – Con questa vittoria Alcaraz difende il primo posto del ranking mondiale dall’attacco di Djokovic, che rimane in questo modo secondo. Il serbo deve rimandare la conquista del 24° titolo dello Slam ad un’altra occasione, quantomeno al prossimo US Open dove almeno non avrà la pressione supplementare del possibile Grande Slam che lo aveva paralizzato nel 2021.

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