Sinner il mago dei derby azzurri «Bello giocarli Sonego è tosto» (Cocchi). Stricker, il genio si rivela al mondo (Bertellino). Us Open: 50 anni di eguaglianza Michelle Obama omaggia Billie Jean (Fusani)

Rassegna stampa

Sinner il mago dei derby azzurri «Bello giocarli Sonego è tosto» (Cocchi). Stricker, il genio si rivela al mondo (Bertellino). Us Open: 50 anni di eguaglianza Michelle Obama omaggia Billie Jean (Fusani)

La rassegna stampa di giovedì 31 agosto 2023

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Sinner il mago dei derby azzurri «Bello giocarli Sonego è tosto»  (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

 C’è un rosso che quando vede azzurro si scatena. Una specie di toro al contrario. Si chiama Jannik Sinner e quando si trova un connazionale dall’altra parte della rete, lo batte. Oggi sarà Lorenzo Sonego a tentare di sovvertire il pronostico contro l’altoatesino e il suo impressionante 9-0 nei match contro gli italiani.

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Più diversi di così è difficile. Jannik che non esterna quasi mai le proprie emozioni, Sonny che carica e si carica, chiamando spesso anche il pubblico dalla sua parte: «Jannik è un giocatore in forma e in fiducia. Io cercherò di dargli fastidio e farlo giocare nel peggior modo possibile». E però c’è di mezzo l’amicizia, o per lo meno i rapporti di buon vicinato: «I derby sono sempre particolari, siamo amici, c’è simpatia e correttezza tra noi». Sonego serve bene, Sinner è un risponditore eccezionale: «La risposta al servizio è davvero impressionante – ha proseguito il torinese ai microfoni di SuperTennis -, è uno dei migliori nel circuito perché non solo neutralizza il servizio ma lo trasforma in un attacco. È una caratteristica che hanno pochi giocatori al mondo».

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«Il derby non è mai semplice anche se io sono abbastanza bravo a mettere da parte questo tipo di emozioni – sono le parole de numero 1 italiano -. Sono contento di giocare con lui, è un ottimo tennista ed è migliorato molto; è un lottatore, serve bene, spinge il dritto e sul rovescio è migliorato moltissimo. Sarà una partita difficile ma è importante giocarle». A Toronto, Jannik si era scusato con Berrettini per averlo eliminato: «Quando sei in campo non pensi da dove viene il tuo avversario ma solo a quello che va fatto. È naturale che sia sempre un po’ tensione. Guardando il lato positivo, il fatto che due italiani si affrontano è un buon segno, uno andrà sicuramente al terzo turno…». E speriamo di trovarne due, o magari tre, visto che sempre oggi torneranno in pista anche Matteo Berrettini reduce dalla vittoria molto convincente contro Ugo Humbert e Matteo Arnaldi. Alla conquista dell’ America.

Stricker, il genio si rivela al mondo (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Il titolo di partita più bella del torneo per ora è assegnato alla sfida tra Stefanos Tsitsipas, n. 7 del mondo e del seeding, e il 21 enne svizzero Dominic Stricker (128 ATP con best ranking di n. 106 nello scorso luglio), arrivato dalle qualificazioni, ma da tutti considerato una realtà in fase di decollo. Ed è stato proprio Dominic, atteggiamento disincantato e braccio sciolto, a passare il turno. Per ora il mancino dal diritto fulminante, con il quale ha chiuso il match dopo 4 ore e 5 minuti con palla sulla linea, aveva in bacheca soltanto cinque titoli a livello Challenger e aveva sempre fatto fatica nel circuito maggiore, Slam compresi. Ieri si è rivelato al mondo, diventando un personaggio. Stefanos, mai oltre il terzo turno agli US Open, sostenuto in tribuna dalla fidanzata pin up Paula Badosa, ex numero 2 WTA e dal suo “Clan” privo di genitori, ha sofferto non poco dalla parte del rovescio. L’elvetico non ha mai smesso di sollecitarglielo proprio con il diritto.

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Così la parte bassa del tabellone è sempre più dominata da Novak Djokovic, prossimo a tornare n.1 del mondo, che ha piegato il volitivo Zapata Miralles giocando di ritmo, fisico ed esperienza. Un metronomo che ha chiuso in due ore precise: “Un match duro – ha detto Novak – con tanta umidità. Ci alleniamo anche per questo. Ho iniziato non benissimo, poi ho alzato il livello. Gli anni passano ma il giorno di riposo negli Slam aiuta, come l’esperienza. Amo New York dove ho giocato in tante situazioni il mio miglior tennis”. Ora avrà il derby can Djere, n° 32 del draw. Nel tabellone femminile Coco Gauff ha onorato l’Artur Asche Stadium battendo nettamente la 16enne russa Mirra Andreeva. Due set secchi e tanta potenza abbinata a una nuova gestione tattica dei match, ciò che ha fatto la differenza in suo favore negli ultimi mesi, vedi le vittorie nel 500 di Washington e nel 1000 di Cincinnati. La 19enne americana ha inanellato 4 giochi consecutivi (41) con traccianti di ogni tipo e sapienti discese a rete. Ha gestito il vantaggio e nella seconda frazione ha fatto ancora meglio. la giovanissima russa dal talento scintillante talento deve crescere molto. Ha fatto parlare di sé Taylor Townsend, mamma 27enne alla quale il tocco raffinato non è mai mancato. Vittoria meritata contro la brasiliana Haddad Maia.

Us Open: 50 anni di eguaglianza Michelle Obama omaggia Billie Jean (Claudia Fusani, Il Riformista)

Quando i nostri diritti sono incerti e precari, dobbiamo tutti fare la nostra battaglia, non possiamo aspettare che altri la facciano per noi. Dobbiamo combattere per andare ancora oltre per i nostri figli e i figli dei nostri figli“. Quando Michelle Obama conclude il suo breve ma potente discorso e il pubblico che affolla gli spalti dell’Arthur Ashe stadium si alza per la standing ovation, pochi riescono in quel frastuono a scorgere l’emozione e il labbro tremante di Billie Jean King, l’ex numero 1 del tennis americano, l’ex tennista che ha fatto l’impresa e per cui Michelle è venuta fin qui a gridare alle donne di tutto il mondo: prendete esempio da lei, non giratevi mai dall’altra parte, unite ce la faremo. Se qualcuno temeva un rito stanco e polveroso – celebrare i 50 anni di eguaglianza nel tennis tra uomini e donne – si è dovuto ricredere in fretta. Gli è bastato dare un’occhiata ai campi soprattutto secondari di Flushing Meadows dove lunedì sono iniziati gli Us Open, ultimo slam della stagione. Vedere i tre set da crisi di nervi tra Martina Trevisan, con l’azzurra che alla fine ha battuto la kazaka Yulia Putintseva 06/76/76.

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Quella del 1973 fu la prima edizione degli Us Open con lo stesso prize money per tennisti e tenniste. Una rivoluzione. Uno scandalo. Una conquista che ha cambiato la storia. Erano nove le signore del tennis che decisero che era l’ora di finirla con Rod Laver che vinceva 2mila sterline a Wimbledon nel ’68 mentre Billie Jean King, anche lei numero 1, ne vinceva 750. Le “orginal nine” fecero una lunga lista di differenze e dissero “mai più”. Fu la prima volta che si parlò di equal pay. I loro nomi: Billie Jean King, già numero uno della classifica, Rosie Casals (sua compagna di doppio) Peaches Bartkowicz, Judy Dalton, Julie Heldman, Kerry Melville Reid, Kristy Pigeon, Nancy Richey and Valerie Ziegenfuss. Nacque così la Woman tennis Association (Wta), il sindacato delle tenniste che oggi più che mai, come la Atp per gli uomini, decide, protegge e custodisce la vita delle oltre mille giocatrici professioniste che danno vita al circuito. Oggi ne sono rimaste cinque, Ilana Kloss, Rosie Casals, Penny Moore, Alicia Boston e lei, l’infaticabile BJK.

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. Michelle e Barack Obama hanno così omaggiato la cerimonia dei 50 anni della Wta. Ma hanno voluto firmare la loro presenza gli Us Open con un fuori programma: scendere negli spogliatoi e stringere la mano a quella ragazzina afroamericana di 19 anni che in campo ha tenuto testa a qualche piccolo trucco della veterana tedesca Siegemund. “Penso che non dimenticherò mai per il resto della mia vita quando l’ex presidente degli Stati Uniti e la first lady hanno messo piede nel mio spogliatoio” ha raccontato Coco in conferenza stampa. Michelle le ha voluto regalare “piccoli consigli e scampoli di saggezza”. “Era contenta per come mi sono fatta valere. E perché nonostante tutto ho tenuto la mentre fredda e ho vinto”. Piccole donne crescono. Nel campo e nella vita. Bella lezione. Buon compleanno Wta. E ancora grazie Billie Jean

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