Il Challenger 125 di Orleans era di gran lunga il torneo più importante della settimana, potendo esibire una nobiltà maturata negli anni (fece il suo esordio in calendario nel 2005), un montepremi di prima fascia, un palasport molto bello e tanti dettagli (vedi ‘l’occhio di falco’) che a livello Challenger non si erano mai visti. La finale di questa edizione è stata davvero interessante, tra due giocatori che avevano entrambi molto bisogno di questo successo. Da una parte il ceco Tomas Machac che sembra avere tutti i numeri per spiccare il volo e poi, per un motivo o per l’altro, non ci riesce. Lo dimostra il fatto che nonostante sia spesso dominante a livello Challenger (quella di oggi è la sua quinta vittoria), fa poi una fatica terribile a livello ATP. Non sapremmo dirvi esattamente il perché, visto che il quasi 23enne nativo di Beroun ha tutti i colpi, soprattutto da fondo campo. Forse per fare il salto di qualità dovrebbe lavorare sul servizio e sulla transizione verso rete.
Jack Draper da parte sua non ha avuto una prima parte di 2023 molto facile: a Indian Wells uno strappo addominale lo costrinse al ritiro contro Carlos Alcaraz (dopo aver battuto tra gli altri Andy Murray) e al Roland Garros fu un problema alla spalla a costringerlo al ritiro proprio all’esordio e a tenerlo più di tre mesi lontano dai campi. Una disdetta per il 21enne talento che aveva raggiunto a gran velocità il suo best al n.38 ATP nello scorso mese di febbraio dopo la semifinale di Adelaide. A tal proposito il 21enne nativo di Sutton ha recentemente dichiarato al sito dell’ATP: “Tutti questi contrattempi mi hanno senza dubbio fortificato, nonostante la mia uscita dalla top 100, rendendomi un giocatore migliore di quanto non fossi un anno fa, grazie anche al mio fortissimo rapporto col mio coach James Trotman che mi segue ormai da due anni”.
Già agli ultimi US Open aveva comunque dato chiari segni di risveglio superando tre turni (Hubert Hurkacz fu una delle vittime) per poi cedere in 4 set ad Andrey Rublev. E adesso, pur di recuperare punti, non disdegna certo di tornare nell’amato circuito Challenger dove lo scorso anno aveva portato a casa ben quattro titoli, di cui tre a Forlì che fu il posto dove lo scoprimmo. Dopo questo lungo preambolo ci stavamo quasi dimenticando che c’è stata anche una partita, e che partita! Una finale di un livello che raramente si vede nel circuito Challenger, con i due avversari che si bombardavano da fondo, sempre alla ricerca dello spiraglio per chiudere il punto. Il punteggio alla fine ha premiato Machac 6-4 4-6 6-3 in quasi due ore e mezza di partita, ma il match è stato equilibratissimo con molte occasioni per entrambi. Draper partiva meglio e sul 3-3 otteneva un break che avrebbe potuto essere decisivo, se non avesse subito restituito il favore nel gioco successivo. Addirittura con gli interessi perché nel decimo game si faceva strappare di nuovo il servizio (alla fine ne perderà quattro), lasciando all’avversario il primo parziale. Stessa musica nel secondo set fino al 3-3 quando l’inglese fa un nuovo break, con la gentile collaborazione di Machac che commette due errori banali. Ma questa volta non restituisce il favore (anche se in realtà ci ha provato andando sotto 15-40) e porta l’incontro al set decisivo. In cui, ancora nel settimo maledetto game, Draper ha una palla break che però non sfrutta e, per la ben nota legge del contrappasso, nel gioco successivo è lui a subire un break che si rivelerà decisivo. Machac con i punti ottenuti rientra in top 100, per la precisione al n.96 che è anche il suo nuovo best. Pure Draper rientra in top 100, al n.92, e noi siamo contenti per entrambi, pur rammaricandoci del fatto che sicuramente a breve lasceranno i Challenger per salpare verso altri lidi.