Sinner, tre su tre a Torino (Crivelli, Ercoli, Guerrini, Martucci, Semeraro)

Rassegna stampa

Sinner, tre su tre a Torino (Crivelli, Ercoli, Guerrini, Martucci, Semeraro)

La rassegna stampa di venerdì 17 novembre 2023

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Sinner da numero 1 (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

a quale biscotto. In vetrina c’è solo il meglio delle golosità italiane: Jannik Sinner resta imbattuto alle Finals, può ancora inseguire il bonus di quattro milioni e mezzo che spetta a chi vince il torneo senza perdere un match e sfata pure il tabù Rune, che l’aveva sempre sconfitto nei due precedenti. Saranno i posteri, poi, a svelare se la salvezza di Djokovic annessa al successo della Volpe Rossa potrà portare a un doloroso pentimento tra sabato e domenica: per adesso, bisogna solo inchinarsi deferenti alla correttezza e all’orgoglio di Sinner, che non ha voluto arrendersi all’idea della sconfitta che avrebbe eliminato il numero uno del mondo in un match che come era prevedibile non ha replicato la qualità dell’impresa di martedì e che dalla fine del secondo set sembrava più in controllo del principino danese, complice un lieve fastidio alla schiena di Jannik. Rune può certamente rimpiangere quella palla break non sfruttata sul 4-3 per lui dell’ultimo parziale, che lo avrebbe portato a servire per il match, un rovescio molle in corridoio su una tenerissima seconda dell’azzurro, e l’orribile game in battuta successivo, suggellato alla fine da una formidabile volée di rovescio che ha garantito il break a Jannik e avrà fatto sobbalzare sul divano dell’hotel perfino Sua Maestà Djokovic, che nel pomeriggio, quasi ad esorcizzare l’attesa, aveva detto di non voler guardare la partita, preferendo giocare con i figli, profetizzando però il successo di Sinner: «È in forma e sta giocando benissimo. Ad ogni modo, se dovessi uscire, mi godrò il numero uno e mi preparerò per la Coppa Davis». Invece resta in corsa, dietro un’altra notte magica di Sinner, approdato alla vittoria numero 60 in stagione e sostenuto una volta di più dalla passione ribollente del PalaAlpitour: «Come sempre, il pubblico è stato fantastico, mi ha dato una grossa mano, mi regala tanta energia ogni volta che entro in campo: non vedo l’ora che arrivi la semifinale. Sapevo che sarebbe stata una partita difficile, non lo avevo mai battuto, il mio primo set è stato molto buono ma c’è da dire che lui sbagliava tanto. Nel secondo lui ha servito molto meglio, è diventata una lotta serrata ed è cambiato l’atteggiamento psicologico. Nel terzo potevo sfruttare prima le occasioni che ho avuto. Ma è un successo importante, perché venivo da una grande impresa ed ero un po’ nervoso». Quanto alla schiena, allarme rientrato: «Una piccola fitta ma niente di che, nel terzo set non ho avvertito più niente. Siamo come delle macchine di Formula Uno: tutto deve girare al meglio». Adesso, Jannik ha battuto tutti i top ten della classifica attuale, ma a ogni modo è abituato a ragionare su orizzonti più ampi: «Quando hai ventidue anni puoi solo migliorare e imparare. Il mio processo, specialmente quest’anno, è stato questo. Abbiamo scelto di giocare meno tornei per allenarci fisicamente. Questo mi ha aiutato molto ad aiutare fresco fisicamente e mentalmente a fine stagione, per giocare questo appuntamento e la Davis. Certo, pensi a tutto quello che è stato. Quello che mi ha sempre guidato è stato l’obiettivo del miglioramento. Ogni mattina mi sono sempre alzato con l’obiettivo di diventare la miglior versione di me stesso». […]

Sinner non ha più tabù (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

Il cuore leggero e l’animo del guerriero. Jannik Sinner depenna dalla lista anche Holger Rune. In barba a chiacchierati biscotti, l’azzurro combatte anche i dolori alla schiena, supera il danese per 6-2 5-7 6-4 e si assicura il primato nel gruppo verde delle Nitto ATP Finals. 200 punti in classifica, 390.000 dollari di premio-vittoria e la consapevolezza di essere il più in forma sulla piazza, al netto di eventuali infortuni. Non c’era motivo per accarezzare l’idea di una sconfitta, se non la cultura di un Paese non abituato a competere per Slam, Finals e posti da numero 1. Djokovic avrebbe valutato di perdere con Federer? Sampras con Agassi? Becker con Edberg? Il mondo va visto con gli occhi di Jannik, uno che non ha paura di ambire alla storia. Nel pomeriggio Hurkacz aveva strappato a Djokovic il set utile a Jannik per mettere in ghiaccio prima del tempo il passaggio alla semifinale, primo italiano a riuscirci nella storia della kermesse. Il serbo doveva quindi sperare nella vittoria dell’altoatesino, unica condizione per proiettarsi tra i migliori quattro. Poteva essere un ammortizzatore emotivo, ma spinto dagli oltre 12.000 del PalaAlpitour l’azzurro non lesina in avvio e nel game inaugurale si accende con un paio di passanti che valgono subito il break. Rune ha tutto da perdere e parte contratto, molto falloso e poco preciso negli impatti. Il danese arranca anche nel terzo gioco, in cui ci si mette pure la sfortuna, un dritto largo di pochi millimetri consegna a Sinner il 3-0 e un doppio break di vantaggio. Nel primo set è davvero tutto più facile del previsto, il pusterese si esprime a braccio sciolto e non viene impensierito dai primi game di marca avversaria. La strada è spianata, al servizio concede solo quattro punti e mette il timbro sul parziale: 6-2 in 32 minuti, il primo set più corto del torneo. Nella prima mezz’ora la bolgia di Torino non ha necessità di accendersi, anzi finisce quasi per appoggiare le prime scelte giuste di Rune. Il neo allievo di Boris Becker fatica a trovare posizione in campo e forza soluzioni tra discese a rete particolarmente estemporanee e dritti potenti senza traiettoria. Per Sinner il primo esame di giornata arriva all’improvviso, ostico come un tiro da fuori per un portiere mai chiamato in causa, ma basta il servizio per sventare la palla-break del quarto gioco, propiziata dalle prime fìammate vincenti del danese. […] L’equilibrio è labile, ma pur arrancando Rune non ci pensa a tirarsi fuori dalla sfida e tenta ogni spunto tattico per sorprendere Jannik e sopperire a una giornata in cui le armi più efficienti non corrono in aiuto. All’improvviso cambia il giro di giostra, Sinner inizia a toccarsi la schiena dopo un dritto e la penisola tiene il fiato sospeso. Nel decimo game l’azzurro regge l’onda d’urto, nel dodicesimo precipita sullo 0-40 e si rivolge all’angolo con uno sconsolato «Cosa devo fare?». Sventati i primi due setpoint, la terza chance è quella buona per Rune: si va ad un inaspettato terzo set. A vedersi l’altoatesino è claudicante, ma sull’1-1 si procura due palle-break. Senza convertirle. Da fondo non prevale più la potenza dell’idolo di casa, ma Holger continua a rischiare e anche nel quinto gioco si deve salvare da un 30-40. Il servizio sembrerebbe l’unico aspetto del gioco a non risentire della situazione […]. Sul 4-4 si entra nella fase più calda, d’improvviso si materializza lo 0-40. Altre due chance vanificate, ma alla sesta occasione del parziale il break arriva con la discesa a rete. Al servizio per il match Jannik non tradisce, chiude i giochi e mantiene l’imbattibilità nel torneo: 6-2 5-7 6-4.

Sinner, che storia! (Piero Guerrini, Tuttosport)

Incontentabile, insaziabile e insuperabile. Jannik Sinner è entrato in campo già sicuro di giocare la semifinale, avrebbe potuto prendersela più comoda, soprattutto dopo essersi toccato più volte la schiena, aver visto ridotta la qualità del servizio e il suo rovescio magico limitato. E invece non ha mollato, ha indurito lo sguardo, mostrato il volto irriducibile e alla fine ha cancellato un altro zero in casella, quello nelle vittorie contro Holger Rune. Jannik trova sempre stimoli, non soltanto nel miglioramento. C’è comunque un obiettivo, un punto ove arrivare. Primo nel girone, anche generoso nei confronti del n.1 Novak Djokovic, che potrebbe ritrovare in finale, concedendo la rivincita, chissà. Semifinalisti del girone Rosso permettendo. Medvedev già c’è, ma le posizioni saranno note oggi. La capacità di vincere anche quando non si gioca benissimo, anche quando i nervi tesi induriscono il corpo e irrigidiscono i movimenti, trovare una chiave pure contro il dolore, è l’ennesima qualità da numeri uno. Un prima set da rullo compressore, incontenibile per Rune che non regge la potenza dello scambio, le angolazioni che dirottano il danese da un angolo all’altro del campo. Il break arriva subito e riscalda il cuore che Jannik colpisca con il dritto, mentre Rune affonda il suo sulla palla chiave. E il servizio di Jannik è una sentenza in giudicato. Non sono ammessi ricorsi. La differenza nella qualità della risposta è siderale, tanto che arriva il secondo break per il 3-0 e in 32 minuti di controllo magnetico, il parziale è già in archivio. Rune va in bagno. Annullata una palla break chiama poi il fisioterapista e la gamba destra viene fasciata all’altezza del rotuleo. Perlomeno Holger prova a resistere, serve meglio, rema dal fondo indietro di due metri, oppure prova avanzate strategiche o per sfinimento. Sale il tono del confronto, anche di stili, non toppo quello tecnico. Ma il tennis non è mai un lungo fiume tranquillo. Dapprima una spettatrice viene portata fuori in barella. Poi sul 5-5 del secondo e 30-0 Jannik si tocca una vertebra lombare sul lato sinistro. Lo aveva già infastidito verso fine primo set. Quello è un dolore fastidioso, eppure Sinner non chiama il fisioterapista, fa esercizi di allungamento e distensione. Cede servizio e set 7-5 affondando tre rovesci, perché deve essere dal lato del suo colpo migliore che avverte fastidio. Però poco alla volta ritrova una mobilità accettabile e soprattutto scompaiono probabilmente i pensieri preoccupati. Oppure l’adrenalina dell’agonismo è la migliore medicina. Sinner non accetta di arrendersi e tantomeno di perdere. […]

Sinner storico, è in semifinale (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

La musica è proprio cambiata. Grazie a Jannik Sinner che porta per la prima volta un italiano alle semifinali del Masters nato nel 1970 e ritargato ATP Finals. Il Profeta dai capelli rossi ce la fa con una partita d’anticipo, a 22 anni appena, da numero 4 del mondo, sulle ali di un anno fantastico e di un mese e mezzo da favola. E solo ora col tennista strappato alle montagne e allo sci, il più forte di sempre già così giovane, così esemplare e continuo, possiamo finalmente mandare in soffitta 40 anni e più di vacche magre, di speranze mancate e delusioni cocenti, di racconti soprattutto del campione straniero. Anche se è il numero 1 dei numeri 1, Novak Djokovic, che per la prima volta dal 2019 rischia di non qualificarsi alle semifinali del Super 8 che ha vinto 6 volte, co-record con Roger Federer. Il suo destino viene deciso proprio dal nuovo eroe dello sport italiano contro Holger Rune: vincendo il terzo match su tre l’avrebbe salvato, perdendo l’avrebbe eliminato. […] Dopo 10 schiaffi di fila, Stefanos Tsitsipas ha forse trovato il modo più perfido per fare finalmente un dispetto a re Nole I di Serbia: dopo il ko contro Sinner, s’è ritirato dopo 3 games contro Rune, regalandogli il successo, scombussolando il gruppo verde e lanciando contro il Campione di gomma la riserva Hurkacz, famoso guastatore col servizio-bomba da 1000 ace a stagione, che a Novak è sempre stato indigesto. Figurarsi sul campo velocissimo di Torino: «Hubi è un bravissimo ragazzo, molto amato sul Tour, come persona lo amo anch’io, ma non come giocatore mi dà molto fastidio perché non riesco a rispondergli». A dispetto dei 24 ace del polacco, lo doma comunque per la settima volta su sette, ma gli concede un importantissimo secondo set al tie-break: niente automatica promozione alle semifinali, anzi, a quota 2-1 nel girone, rischia l’aggancio e l’esclusione da parte di Rune, mentre Sinner, va direttamente fra i primi 4 perché, anche perdendo col piccolo diavolo di Danimarca, sull’eventuale 2-1, passerebbe comunque, in virtù del testa a testa di martedì. […]

Sinner forza 4 (Stefano Semeraro, La Stampa)

Avanti Sinner, ma con il brivido. Dopo il set ceduto da Novak Djokovic nel pomeriggio contro l’integerrimo Hurkacz, sostituto per un turno dell’infortunato (con mutua) Stefanos Tsitsipas, Sinner era già certo di essere sabato il primo semifinalista del Masters nella storia del tennis azzurro. E così sarà, anche se il dolorino lombare che ieri sera contro Holger Rune gli è costato il secondo set (6-2 5-7 6-4), ora complica un filo la faccenda. «Questa vittoria per me conta tanto», ha detto alla fine, senza accennare al problema fisico. «Anche perché non avevo mai vinto contro Holger. Grazie di nuovo al pubblico per il supporto, ora vediamo come andrà sabato». Trattasi anche della vittoria 60 in stagione, l’ennesimo record per un italiano nell’era Open. Nel match serale per la Volpe Rossa era in ballo solo il primo posto nel girone; fra le pieghe della classifica avulsa si nascondeva però la possibilità di far fuori il Djoker, evitando la possibilità di ritrovarselo di fronte, assetato di rivincita, in finale. Sarebbe stato però necessario agevolare la vittoria del danese, copiando la strategia fifona di Ivan Lendl nel 1980 che preferì farsi battere da Connors – che dall’altra parte della rete gli dava del coniglio – pur di evitare Bjorn Borg in semifinale. “Biscottare”, per una mente calcistica, poteva essere una tentazione, ma Jannik è uomo d’onore, e chiudere imbattuto significa pur sempre intascare 1500 punti e 4,8 milioni di dollari: non proprio minuzie. Jan è entrato in campo come se le Finals fossero un torneo normale, vincere o sparire, e per un set ha nascosto la palla ad Holger, pungolato all’angolo dall’illustre Becker ma falloso, con gli occhi pallati e un accenno di sudorazione fantozziana, perché per lui, invece, la vittoria non era un optional. Per salutare il primo set sono bastati trentadue minuti di monologo sinneriano, scelte azzeccate e nervi in ghiacciaia, mentre il ragazzino danese lanciava sguardi insolitamente amletici al suo angolo. […] Rune ha provato a fuggire in avanti, seguendo le indicazioni di Becker, Sinner non si è fatto distrarre né dall’intervento del fisio sul ginocchio destro della Peste, né dal malore ad una spettatrice. Poi il brivido. Sul 5 pari, 30-0, dopo un rovescio in torsione, Sinner ha iniziato a toccarsi la schiena appena sopra il gluteo sinistro. Un rovescio dopo l’altro, una smorfia dopo l’altra, Rune ha ripreso colore ed energia, ha piazzato il break e ha pareggiato il conto dei set. Jan ha accennato un po’ di stretching, ma non ha convocato il fisioterapista, né chiesto il medical time out. Il resto del match è stato nervoso e bruttarello, fra le polemiche di Rune (per un occhio di falco non concesso) e le ansie del box di Sinner. Alla fine il primo a cedere è stato Rune, offrendo tre palle break nel nono game: Jannik ha sfruttato la seconda delle tre con una magnifica stop volley di rovescio raccolta a due palmi da terra, e nel game successivo ha tenuto il servizio dissolvendo ogni possibilità di sospetto. È lui il primo del girone, per secondo passa Djokovic. Oggi resta da capire come saranno gli intrecci in semifinale: se Medvedev batte Alcaraz è primo, se perde è secondo e trova Jannik. 

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