Davis, semifinale Italia-Serbia (Cocchi, Crivelli, Azzolini, Palliggiano, Semeraro)

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Davis, semifinale Italia-Serbia (Cocchi, Crivelli, Azzolini, Palliggiano, Semeraro)

La rassegna stampa di venerdì 24 novembre 2023

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Nole, siamo pronti (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Pensavamo di aver trovato, con Jannik Sinner, un grande giocatore di tennis, un ragazzo capace di giocare bene, vincere partite e portare il nome dell’Italia in alto nelle classifiche mondiali. Non sapevamo ancora, fino a ieri, di avere la fortuna di trovarci al cospetto di un campione. Non solo servizio e risposta, ma sacrificio e responsabilità. Così il numero 4 al mondo ha messo in campo tutto quello che gli era rimasto dopo la lunga stagione e la settimana delle Atp Finals per spingere l’Italia alla semifinale di Coppa Davis di Malaga. L’Olanda è battuta, ora si spera, si sogna, si sorride grazie a quel ragazzo coi capelli rossi che, prima da solo e poi in coppia con l’amico Lorenzo Sonego, ha dimostrato di essere leader, capitano in campo, trascinatore. Dopo l’inizio complicato di Matteo Arnaldi, sconfitto da Botic Van De Zandschulp in una maratona di tre ore e con 3 match point non sfruttati, il morale della truppa era basso. Nella migliore delle ipotesi la sorte azzurra si sarebbe giocata al doppio, in cui gli olandesi erano sulla carta molto più forti. Una volta in campo Jannik, nel secondo singolare, la situazione non pareva semplice. Anzi, nel primo set Sinner ha fatto fatica, cavandosela al tie break e destando qualche preoccupazione. Nel secondo però ha cambiato marcia, è salito di livello, come solo i veri fuoriclasse sanno fare, e non ha lasciato scampo a Griekspoor, salvo per un soffio dal 6-0: «All’inizio non stavo molto bene in campo – dirà – poi mi sono ritrovato». La prossima battaglia sarà contro Djokovic. «Mi fa piacere incontrarlo di nuovo, è sempre un’occasione di crescita». Pochi minuti e una doccia dopo, come fosse Clark Kent che dalla cabina telefonica ne esce da Superman, SuperSinner torna in campo per il doppio. E stavolta con lui c’è Sonny. Insieme sono una coppia invincibile, non solo per il servizio e la risposta dell’altoatesino e l’esperienza di doppista del torinese, ma per il sorriso che portano in campo. Una leggerezza che stupisce, che stordisce e stende anche il duo Koolhof-Griekspoor. Sinner e Sonego, Sin&Son, sono un nuovo binomio a cui dovremo abituarci, perché sembra proprio il loro il doppio del futuro, una miscela esplosiva tra doti tecniche e umane. Due apparentemente molto controllati che insieme esplodono di energie e risate: «Lorenzo mi ha reso la vita molto semplice – si scioglie in un sorriso da bambinone Jannik -. io non ho giocato tante volte il doppio negli ultimi anni, ma sapere che il capitano ci ha scelto l’ho considerato come un privilegio. E’ molto importante anche il compagno, io e Lorenzo siamo buoni amici anche fuori dal campo e benché non mi senta ancora molto sicuro a rete, credo di aver giocato una delle mie partite migliori in questa specialità». […]

Mago Djokovic prepara la scena «Contro Sinner un altro show» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un uomo in missione e un popolo in adorazione che attende l’apertura delle acque dal suo profeta. Mezzogiorno di fuoco. Domani in semifinale l’Italia non affronterà soltanto Djokovic, il più forte giocatore del mondo e forse di tutti i tempi, ma una nazione intera di cui Novak è l’eroe indiscusso, un condottiero senza macchia e senza paura. E in 12 giorni, da Torino a Malaga, il grande spettacolo del tennis offrirà la terza scintillante sfida tra lui e Sinner, indubbiamente i due protagonisti più attesi delle Finali spagnole e i fenomeni che stanno decisamente segnando il tramonto di questa stagione. Maestro il Djoker, che aveva messo l’insalatiera tra i grandi obiettivi dell’anno, dopo l’unico trionfo del 2010 che per sua stessa ammissione gli cambiò la carriera, per non instillare dubbi su come affronterà il proposito, in pratica è rimasto alla finale di Torino. Nel senso che, come domenica scorsa, praticamente non ha fatto toccare palla a Norrie, l’avversario di giornata, nei suoi turni di battuta e, con l’aggressione costante nei game di risposta, ha dominato l’inglese dall’inizio alla fine, praticamente azzerando ancora una volta gli errori gratuiti. Una macchina senza alcuna imperfezione: «Non affrontavo un giocatore mancino da un po’ di tempo, sono stato bravo ad adattarmi. Sto servendo molto bene, non importa se ho riposato solo un giorno e mezzo dopo le Finals, è l’ultima settimana della stagione. Sono qui con i miei figli, vorrei festeggiare con loro». […] «Sarà bello ritrovare Sinner, l’ho visto giocare qui ed è sempre in grandissima forma, sicuramente ne uscirà un’altra partita spettacolare. E poi l’Italia ha una grande tradizione nel tennis e sta vivendo una grande passione, perciò non vedo l’ora di tornare in campo». […]

Sinner, l’Italia vale doppio (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Sinner vale doppio. Mostra poteri da Supereroe della Marvel. E’ in uno stato di tale grazia, tennistica, agonistica, personale, da apparire una dissolvenza tra Capitan America e Thor. Lo chiameremo Capitan Italia. Con buona pace di Volandri, che il suo lo fa, e alla fine ottiene il successo sperato sull’Olanda, giunto con un insopportabile spargimento di adrenalina tra i match point falliti da Arnaldi con Botic Van de Zandschulp, tre addirittura, e l’insospettabile resistenza di Tallon Griekspoor nel primo set, alle pallate incatenate con cui lo ha bersagliato Sinner. Una vittoria a rovescio, che comincia dalla fine, dal doppio, bella però, perché sudata fino all’ultimo punto. Con un’ulteriore gradevole scoperta, che – in attesa di Berrettini, ieri capo popolo in panchina – può cambiare volto a questa squadra più che promettente, eppure non ancora esplosiva come potrebbe essere. Il doppio ha posto sotto i riflettori anche Sonego, ed è stato Sinner a volerlo al proprio fianco. Aitante, scattante, ottimo al servizio e capace di districarsi a rete. Un giocatore da riprendere in considerazione per il ruolo di secondo singolarista, in vista di una semifinale, domani, contro la Serbia del Djoker, che si preannuncia ancora più tosta. Una vittoria da leggere a ritroso, dicevo. Partendo da un doppio giocato con schemi da singolaristi, eppure efficace nel suo spirito parecchio cazzuto e un po’ naif che via via ha aperto varchi nella coppia dirimpettaia, composta dal Griekspoor appena battuto in singolo e da Koolhof validissimo esponente della Top Ten di coppia (e numero uno appena l’anno scorso) che pero, malgrado il nome, non ha portato granché fortuna all’Olanda. I due break che hanno deciso la partita si sono coagulati intorno al suo servizio e nel suo sguardo basito era possibile leggere la sofferenza di non sapere come opporsi all’incedere feroce dei due azzurri, che aprivano varchi nelle difese olandesi con drittacci inside-out. Cose mai viste nei doppi giocati secondo manuale. Così, quando Koolhof ha mollato, al povero Griekspoor non è rimasto altro che prendere atto del suo pomeriggio di un giorno da cani, e si è preoccupato (lo si è visto sui servizi dei nostri) di sottrarsi alle martellate che piovevano dall’alto, quasi che a tirarle fosse davvero Thor figlio di Odino. Già la lezione di singolare applicato alla vittoria era stata dura da mandare giù per il ventisettenne olandese. Sinner ha avuto bisogno di un set per disperdere le tossine delle Finals torinesi, ha commesso qualche errore, mai però sui suoi servizi (sei punti appena persi nel primo set), che hanno tenuto bordone alle iniziative dell’olandese. Nel tie break, recuperata lucidità, si è visto subito che Sinner era pronto ad andarsene. E’ partito da 0-2, ma ha risucchiato Griekspoor come in un vortice. Lo ha affiancato e piantato in asso, 5-2, prima di concedere ancora un punto e chiudere 7-3 in 52 minuti. L’annuncio di che cosa sarebbe accaduto nella seconda frazione della sfida è apparso chiaro, l’ha colto al volo lo stesso olandese. In questa Sinner ha straripato, lasciando a Tallon appena un game, simulacro di un match sacrificato sull’altare del “vorrei ma non posso”. Sul proprio servizio Jannik ha lasciato solo un punto (il primo del terzo game, al quale ha reagito rabbioso con tre ace dei nove firmati lungo l’incontro) e sui primi due servizi dell’olandese gliene ha concessi appena altri tre. La Davis conferma le impressioni delle Finals. C’era un Sinner, ora ce n’è un altro. Per batterlo lo devi tramortire. […]

E’ ancora Sinner-Djokovic (Davide Palliggiano, Corriere dello Sport)

Di nuovo in semifinale, un anno dopo quella sciagurata sconfitta contra il Canada. E ci siamo arrivati grazie a un ragazzo che ci invidia il mondo. L’Italia è in semifinale di Davis – domani alle 12 la sfida contro la Serbia di Djokovic – e il merito, per grandissima parte, è di Jannik Sinner che avrà anche l’occasione per una rivincita. E non a caso a fine doppio ieri ha detto: «Per la mia crescita personale sarebbe bello incontrare di nuovo Djokovic». La sintesi perfetta è a firma del capitano dell’Olanda, Haarhuis, sconfitta ai quarti dagli azzurri: «Le cose si sono messe male quando Jannik è atterrato a Malaga». Lunedì sera, al suo arrivo in Andalusia, aveva il volto stanco e assonnato, gli occhiali e i capelli un po’ arruffati. Il tempo di rimettersi in sesto dopo le fatiche alle Atp Finals di Torino e non ce n’è stato per nessuno. Se domani, dalle 12 giochiamo ancora una volta la semifinale lo dobbiamo a lui. Eravamo andati sotto con il primo singolare, quello in cui Arnaldi (numero 44 Atp), aveva perso contro Van de Zandschulp (n.51). Matteo aveva vinto il primo set al tie-break, poi aveva perso il secondo 6-3 e il terzo al tie, ma sprecando malamente tre match point. Poi è sceso in campo Jannik. E sebbene il primo set con Griekspoor l’abbia vinto soltanto al tie-break, nel secondo ha preso in mano la partita e ha asfaltato l’olandese (6-1). Non solo, è sceso in campo anche nel doppio, in coppia con Sonego, e insieme con il torinese ci ha regalato il punto decisivo in soli due set. I due avevano giocato in coppia tre partite a gennaio e una a marzo: solo 4 partite, ma una sintonia al limite della perfezione, divertendosi nonostante l’importanza vitale del match. Jannik ha tirato su il compagno anche quando le cose andavano male (in pochi casi) emanando l’energia, trascinante, di cui dispone in questo momento della sua carriera: «Non ci siamo mai lamentati di nulla e ci siamo aiutati a vicenda». […]

Sinner, vittoria con straordinari. In semifinale ritrova Djokovic (Stefano Semeraro, La Stampa)

Jannik Sinner superstar: dopo Torino infiamma anche Malaga, si veste d’azzurro, travolge l’Olanda che meditava lo sgambetto e trasloca l’Italia di nuovo in semifinale di Coppa Davis. A un anno dal doppio sciagurato contro il Canada, siamo di nuovo nei pressi dell’argenteria. E stavolta a bordo non c’è un Berrettini azzoppato – comunque presentissimo in Spagna come capotifoso e consigliori in panchina – ma un Sinner in versione rockstar. Ad attenderlo, domani, il terzo, o forse, contando il doppio, addirittura il quarto scontro con Novak Djokovic in meno di due settimane. L’avversaria dell’Italia infatti sarà la Serbia, che in serata ha battuto 2-0 la Gran Bretagna grazie alle vittorie in singolare di Kecmanovic su Draper e Djokovic su Norrie (6-4 6-4). «Mi fa piacere ritrovare Nole dopo le Finals – ha detto Jannik – perché serve per la mia crescita». Che prosegue felicemente, anche in Coppa. Dopo la sconfitta di Matteo Arnaldi contro Botic Van De Zandschulp nel match d’apertura (6-7 6-3 7-6), Jan prima ha pareggiato il conto liquidando Tallon Griekspoor (7-6 6-1) poi in doppio ha preso per mano Lorenzo Sonego e ribattuto Griekspoor e lo specialista Koolhof (6-3 6-4). Un doppio turno all’italiana che certifica il carisma bifronte della Volpe Rossa: solista di classe mondiale nei tornei, uomo squadra, leader, punto di riferimento dentro la famiglia allargata di Coppa Davis. Così anche i tre matchpoint sprecati da Arnaldi retrocedono da allarme rosso a brivido mattutino, ma è chiaro che le nostre speranze danzano attorno alle giocate di Jan, alla sua leadership spontanea, ai sorrisi con cui dà sicurezza e innesca il Sonego risanato. «Sono contento di essere a Malaga, dove l’anno scorso non ero riuscito a venire, e di esserci al 100 per cento. Questo è un gruppo unito, siamo come una famiglia». […]

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