Ecco a voi Sinner the Winner, storia di un vincente seriale (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Gira una foto, una soltanto, che riunisce i Sinner intorno al figlio. È di un anno fa e Jannik ha lo stesso sorriso che abbiamo riscoperto in questi giorni, di uno che sa di aver compiuto le scelte giuste. Con un gesto sembra introdurre nel mondo la sua famiglia… Papà Hanspeter e mamma Siglinde appaiono giovani, sorridenti, lui rosso un po’ stinto, 59 anni ben portati, lei bionda, 57, ma portati meglio del marito. C’è anche il fratello di Jannk, Mark, di tre anni più grande. È russo, di Rostov. Un ragazzo del 1998. I Sinner l’hanno adottato convinti che il futuro non avrebbe riservato la gioia di una nascita […] Jannik è il primo figlio nato già secondogenito. L’ho sempre chiamato Semola. Mi ricorda il giovane Artù nel cartone della Disney, La Spada nella Roccia: all’apparenza gracile e stranito, sempre avvolto nei propri pensieri, ma il solo capace di estrarre Excalibur dalla sua guaina granitica. A Semola piace avere un fratello più grande. Ha un affetto per Mark che quasi lo scuote da dentro al solo nominarlo. «Se ho un problema è il primo che voglio sentire. Sa tranquillizzarmi, mi dice le cose giuste, è come se fosse sempre in connessione con me, anche se talvolta capita di non sentieri per giorni» […] Difficilmente HP e Siglinde li vedremo assieme a un torneo. È successo poche volte. Una alle finali Next Gen dei 2019, a Milano, prima vittoria del figlio in campo internazionale, seppure in un torneo dedicato alle giovani promesse. Poi a Vienna, il mese scorso, per un’altra vittoria di Semola, ben più significativa. E la più recente a Torino…«La verità è che non ce la faccio a guardarlo, l’ansia mi prende allo stomaco», dice mammà […] Hanspeter dopo 40 anni ai fornelli è andato in pensione, giovane e intenzionato a recuperare il tempo perduto con il figlio. Lo segue più di prima e Jannik l’ha coinvolto come cuoco del gruppo, ma zuppe e canederli restano off limits o quasi. Quale debba essere l’alimentazione lo decide Umberto Ferrara, il preparatore atletico. «Nutrirsi bene è decisivo», ha spiegato Janník, «sbagliare alimentazione indebolisce. Sono piccoli particolari? Forse, ma vanno considerati ugualmente importanti, altrimenti passerei il mio tempo abbracciato a una Sacher Torte. Il tennis è una costruzione per arrivare in alto. Inutile commettere errori stupidi» […] Mamma Siglinde anche ha lasciato il rifugio Fondovalle. Ora si occupa della casa vacanze che ha creato nell’appartamento che da sempre ospita la famiglia. L’ha chiamata Haus Sinner Una casa per riposare e riflettere, sfruttando un cognome che in lingua tedesca viene dalla parola sinnen, che significa meditare, progettare. Jannik il Peccatore; dunque, è un derivato della lingua inglese. Intrigante, ma errato. Jannik il Riflessivo invece è più esatto. E gli si attaglia di più […] La casa di Josef e Maria, i nonni, era quella dei pomeriggi, dei compiti a casa. La sera i genitori passavano a prenderlo, spesso addormentato. Avrebbe potuto diventare un ottimo sciatore, specialità slalom gigante. Vinse anche un titolo importante, a 7 anni, il Gran Premio Giovanissimi 2009, ma la filosofia che lo attraeva di più era quella del tennis. «Se fai un errore con gli sci, sei fuori. Il tennis ti dà invece il tempo per correggerti, e per uno come me, che quando perdo una partita potrei svegliarmi di notte per tornare sul campo a correggere gli errori che ho commesso, il tempo è un elemento indispensabile». A otto anni, infatti Semola aveva già cambiato tutto, lo sport e i percorsi che nonno Josef avrebbe dovuto fare per portarlo al Tc Bruneck. Il calcio lo seguì per altri due anni, poi finì anch’esso da parte dopo una lite con il padre, che allenava il Sexten. Dopo uno slalom a suon di dribbling, con il quale Jannik si era liberato di mezza squadra avversaria per andare a segnare, il padre lo aveva fatto accomodare in panchina «Qui non si gioca da soli». La lezione riguardava l’umiltà. Jannik non la prese bene, ma capi. Al Tennis Club il maestro Heribert (Hebi) Mayr si accorse presto delle qualità del ragazzino dai lunghi capelli rossi, e ne parlò ad Andrea Spizzica, l’unico che da quelle parti sapesse di tennis professionistico, avendo giocato da n. 960 del mondo. La catena si chiuse con altre tre telefonate. La prima a Sartori, coach di Seppi e collaboratore di Piatti. Jannik aveva 13 anni […] La terza, la più difficile, toccò a Piatti. Chiamò i genitori del ragazzo. Raccontò del suo centro, della vita che avrebbe vissuto Jannik, che sì, era giovane, ma neanche tanto per un tennista. Li convinse. A un passo dai 14 anni Jannik fece i bagagli per Bordighera. Dalle Alpi al mare. Destinazione tennis.
[bbvideo id=5709790]
Jannik, il candidato. Alcaraz sfida tutti (Piero Guerrini, Tuttosport)
Chi in vacanza, alle Maldive Medvedev e Zverev che ironizza sulle sue doti di pescatore, chi in Messico per un’esibizione, come Alcaraz. Ma tutti con la testa al 2024, i programmi stabiliti e prossimi a iniziare. Carlos Alcaraz prima di giocare con Tommy Paul ad Acapulco per esempio ha Illustrato i suoi piani: «Djokovic punterà al Grande Slam, però sono qui per impedirglielo […] E con il mio team migliorerò dal punto di vista fisico e mentale. Un altro obiettivo renderà il 2024 speciale, i Giochi di Parigi dopo Wimbledon. Voglio vivere questo sogno con i miei connazionali e vincere una medaglia per la Spagna sarebbe un onore, la soddisfazione più grande. E se dovessi giocare il doppio con Nadal, realizzerei il sogno di una vita». È una sfida anche a Sinner per questo anno cruciale. Jannik ha un piano per ambientarsi al caldo australiano: rifinire la preparazione in Spagna, ad Alicante […] Jannik farà queste due-tre settimane di lavoro per volare a Melbourne direttamente, dove giocherà le esibizioni del Kooyong Classic. Solo questo prima degli Australian Open, per arrivarci carico. Al rientro da Melbourne invece Atp 250 a Marsiglia, 500 a Rotterdam, in questa finestra il ricevimento al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel frattempo Jannik e il suo staff fanno incetta di candidature ai premi di fine anno dell’Atp Tour. Sinner è tra i papabili al premio Fair Play con Alcaraz, Dimitrov, Hurkacz un altro riconoscimento oggettivo alla sua sportività. Ma è anche nella rosa dei più progrediti, qui in compagnia di Matteo Arnaldi, Ben Shelton e Chris Eubanks. E la coppia Simone Vagnozzi-Darren Cahill è nella lista per i coach dell’anno, con papà Shelton, Goran Ivanisevic, Juan Carlos Ferrero e Craig Boynton che allena Hurkacz. Siccome si trovano italiani dappertutto, tra le novità di stagione è in nomination Flavio Cobolli, fresco di top 100 […] E Gimbo Tamberi, nell’incontro dell’atletica italiana con il Presidente della Repubblica Mattarella ha sottolineato: «I risultati di Sinner e Bagnaia sono il culmine di una stagione che ha dimostrato come l’Italia non sia solo viva, ma sia nell’élite in tanti sport». Ormai tutto gira intorno a Sinner.
Ora l’Arabia pigliatutto vuole anche il tennis. L’Italia: non sono nemici (Francesco Malfetano-Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Riad val bene un Expo. Se per sbollire la delusione per com’è finita con la candidatura di Roma basterà qualche giorno, non ne serviranno invece per essere certi che i rapporti con l’Arabia Saudita non risentiranno dei appena 17 voti raccolti dall’Italia. Al netto dell’amarezza per il mancato sostegno da parte degli alleati, la «deriva mercantile» di cui ha parlato il presidente del Comitato promotore Giampiero Massolo, non è condivisa dal governo che, anzi, considera Mohammed Bin Salman «un alleato di cui bisogna fidarsi». In primis perché – spiegano fonti diplomatiche – la situazione in Medio Oriente è così delicata che gli arabi, come Turchia e Egitto, determinano «futuro, stabilità e crescita di un’area che è la più interessata dalle migrazioni verso l’Europa e dal terrorismo». In secondo luogo perché la diversificazione economica ed energetica su cui Riad punta converge con i progetti italiani. Che si parli di desalinizzazione delle acque, di infrastrutture o di idrogeno verde, Roma e le aziende del Belpaese sono in prima linea […] Nel mirino soprattutto il settore delle materie prime critiche, in nome della volontà comune di consentire a imprese italiane e saudite di estrarre minerali nei paesi africani. Una tipologia di collaborazione che fa il paio con l’intenzione italiana di accrescere i rapporti nel Continente con il piano Mattei. «Mbs condivide con noi lo spirito della strategia» dice una fonte ai vertici dell’esecutivo […] Al fondo sovrano Pif resta quindi il compito di ripulire l’immagine “sfregiata” dall’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi nel 2018 e dagli abusi sui diritti civili. Anche grazie al cosiddetto sportwashing. Accanto al trofeo Expo sullo scaffale saudita hanno già trovato spazio l’ex ct della Nazionale Roberto Mancini con decine di calciatori e tifosi, anche del golf, della Formula 1, dell’atletica e degli sport invernali. E, perché no, presto anche del tennis. Il grimaldello è sempre lo stesso: un’offerta irresistibile. Se qualcuno rifiuta, come i golfisti del PGA European Tour l’anno scorso, creano un circuito parallelo, più ricco di premi e più accessibile alle star. E così stanno facendo grazie al cavallo di Troia del sindacato PIPA creato da Novak Djokovic e Vasek Pospisil all’interno dell’ATP che gestisce i tornei del circuito ma non i 4 Slam, Davis e Billie Jean King Cup. Il progetto maximo stavolta è un mondiale con Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, US Open e 10 Masters 1000. Più magari anche il Masters e la finale di Davis. E chissà che non la spuntino ancora.