Monica Seles compie 50 anni, la sua carriera fra record e rimpianti

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Monica Seles compie 50 anni, la sua carriera fra record e rimpianti

La jugoslava naturalizzata statunitense a diciannove anni aveva già vinto otto slam. Senza l’episodio di Amburgo sarebbe stata la più vincente di sempre?

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L’episodio è entrato nella storia del tennis: un “tifoso” di Steffi Graf (ma possono ,questi, essere definiti tifosi?) entra in campo, si avvicina a Monica Seles, la grande rivale della tedesca, e la accoltella alla schiena. La ferità è poco profonda, poco grave. Ma il trauma che ha vissuto la ragazza di Novi Sad, la cittadina sulle rive del Danubio un tempo jugoslava ed oggi serba, cambierà la sua vita e, probabilmente, la storia del tennis femminile. Monica resta fuori due anni e quando torna, nonostante si riaffermi su livelli altissimi, non è più la stessa. Il giorno del suo cinquantesimo compleanno ci chiediamo: senza quell’accadimento, Seles sarebbe potuta diventare la tennista più forte di sempre? Lo sappiamo, con i se e con i ma…

Tuttavia, può essere utile ripercorrere la carriera dell’ex numero uno (lo è stata per 178 settimane) per comprendere che impatto ebbe il suo avvento sul mondo del tennis, e cosa avrebbe potuto significare.

Il periodo a cavallo fra gli ultimi anni 80 e i primi anni 90 è un’epoca d’oro per il tennis femminile: Steffi Graf, Gabriela Sabatini, Martina Navratilova, Aranxta Sanchez Vicario, Chris Evert. Un’età di rivalità e di campionesse straordinariamente vincenti e, spesso, giovanissime. Anche Monica Seles esordirà nel circuito da ragazzina, a quindici anni. L’anno successivo, nell’89, vincerà il suo primo torneo a Houston, e raggiungerà la sua prima semifinale slam al primo tentativo. A Parigi verrà battuta dalla sua rivale di sempre, Steffi Graf, che veniva dal Golden Slam dell’anno precedente ed era l’indiscutibile numero uno del mondo. Sarebbe stata proprio Monica a mettere in discussione il suo status quo. In fine, il saldo dice 10-5 Graff; ma tra il 1991 e il 1993 – gli anni migliori della carriera di Monica – la jugoslava conduce 4-3.

Durante questi tre anni, Seles, mancina, rovescio e dritto a due mani, vince otto slam (il primo a Parigi a sedici anni e sei mesi). Fra questi, non c’è Wimbledon, del quale raggiungerà la finale una sola volta, nel 1992. Monica giunge al torneo di Amburgo con trentatré finali negli ultimi trentaquattro tornei giocati; cinquantacinque vittorie nelle ultime cinquantasei partite di Grande Slam; 178 settimane da numero uno del mondo. Ha diciannove anni, ed enormi margini di miglioramento. Ma quell’episodio cambia tutto.

Le sue colleghe – eccezion fatta per Sabatini – rifiutano la proposta di congelamento della sua posizione di numero uno. Dopo due anni di assenza, Monica torna a giocare, scendendo in campo in Canada: vince il torneo, con un game perso in semifinale e un altro soltanto in finale. A settembre perde la partita forse più attesa di sempre con Graf, in finale a New York; a gennaio torna a vincere in uno slam. Quell’Australian Open, tuttavia, sarà il suo ultimo: raggiungerà soltanto altre due finali, l’ultima a Parigi poche settimane dopo la morte del padre.

In quegli anni, da cittadina statunitense vincerà tre Fed cup e un bronzo olimpico, rimanendo peraltro fra le prime dieci grazie a successi come quello agli Internazionali di Roma nel 2000. Un grave infortunio al piede sinistro avvenuto nel 2003 segnerà il suo definitivo ritiro dall’attività agonistica, annunciato ufficialmente il 15 febbraio 2008.

Monica Seles, nonostante i suoi cinquantatré titoli nel circuito maggiore e i suoi numerosi record di precocità, è ciò che sarebbe potuto essere, e non è stato. Probabilmente, apprezzerebbe la poetica di Guido Gozzano:

Non amo che le rose

che non colsi. Non amo che le cose

che potevano essere e non sono

state.

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