Il 2024 della racchetta ruota attorno a Sinner (Azzolini). Fuori dai 100 (Cocchi). Nadal, conto alla rovescia (Ercoli)

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Il 2024 della racchetta ruota attorno a Sinner (Azzolini). Fuori dai 100 (Cocchi). Nadal, conto alla rovescia (Ercoli)

La rassegna stampa di venerdì 29 dicembre 2023

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Il 2024 della racchetta ruota attorno a Sinner (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Forse è proprio così… l’unico modo di predire il futuro è quello di inventarne uno. Se non altro, dà modo di farsi trovare un passo avanti quando sarà il momento, con I’idea chiara di ciò che si ha in animo di essere, o di realizzare. Ed evitare in tal modo che sia il futuro a caderci addosso, o che ci raggiunga e ci sorpassi, o che arrivi tutto insieme, un po’ forzato, un po’ frettoloso. Un futuro senza preavviso. Come quelli che il tennis ci ha spesso proposto ogni qual volta ci siamo avvicinati ai grandi ribaltoni che ne hanno poi riscritto la storia. Del resto, se avessimo previsto tutto questo, dati causa e pretesto (citazione gucciniana), davvero saremmo giunti alle attuali conclusioni? Se avessimo chiesto dodici mesi fa come sarebbe cambiato il nostro amatissimo sport, a uno dei computer più attrezzati nel formulare ipotesi sui destini del mondo… Che cosa avrebbe risposto? Che sarebbe sorta un’Italia “sinnerizzata” al punto da riscuotere attenzioni anche fuori dai confini del tennis? Un’Italia da discussioni al bar sui destini del nostro ventiduenne dai capelli rossi, già dalla mattina con la prima colazione: cappuccio, cornetto e domande seduti intorno a un tavolino su come battere il Djoker? Ce n’era uno, soltanto uno, in grado di dare risposte appropriate, senza alcuna intenzione però di scambiarle per predizioni. Lui, Jannik Sinner. Che sul progetto stava lavorando, e insisteva nel dirci che il suo unico obiettivo era quello di approdare alle Finals. Sarebbe stato tra i primi otto del mondo, e per farlo avrebbe dovuto vincere un buon numero di partite. Sapete com’è andata. Negli ultimi due mesi Semola ha giocato da numero uno, ha battuto chiunque, tra i primi quindici, gli sia capitato a tiro. Ha agganciato Panatta al numero 4, ha vinto una Davis, ha giocato la finale a Torino. […] E ora Sinner se ne sta zitto. Non invia nuovi annunci, e non esprime nuovi desideri. Già ci manca… Perché non viene a dirci che vuole vincere il primo Slam della carriera? Ha capito l’antifona, chissà… Il gioco è bello, ma espone a pericoli inusitati per un giovane d 22 anni che ha sempre e solo chiesto di poter fare di testa sua. Lo capisco. Ha da poco scoperto che per fare contenti tutti – e anche se stesso – dovrà migliorare una stagione strepitosa. E non sarà facile. Proprio ieri, in un’intervista a l’Equipe, Novak Djokovic è tonato su due argomenti che interessano da vicino Sinner. Si è definito “éligible” per il ruolo di Grande Capra del tennis, o GOAT che dir si voglia. E ha spiegato come, ormai trentenne, si sia messo in testa di dare torto a chi già gli intonava il “de profundis”. Ha migliorato ogni aspetto della sua vita, peraltro già impostata nella convinzione di poter andare oltre la propria carta anagrafica, per ritrovarsi oggi “splendido trentaseienne” e fare «i conti anno per anno, nella convinzione di poter essere in gioco fino ai 40 e oltre». Tradotto per Sinner: ci sarà un Djoker da battere anche nei prossimi anni, e chissà per quanto ancora. Su questi pensieri si aprono i giochi per l’anno che verrà. Sinner vuole uno Slam ma non lo dice. Djokovic vuole tutto, da capo, e non lo manda a dire. Alcaraz vuole essere competitivo tutto l’anno, e non sei mesi appena come nell’ultima stagione. E’ convinto che il proprio fisico abbia pagato lo scotto della giovinezza, ma anche che una buona programmazione possa riportarlo presto sulla vetta, e assicurargli almeno due successi nello Slam, a cominciare dagli Open d’Australia che nel 2023 non ha giocato. Rune gioca con le figurine dei coach, e dopo Becker ha voluto anche Severin Luthi, secondo di Federer con il compito di fargli da guida nei tornei in cui Boris non potrà esserci. […] La Top dieci attende qualche integrazione. Ben Shelton è fra i più votati, ma dovrà fare i conti con il tennis senza respiro che ha in animo di giocare. Servono aggiustamenti, ma chissà se padre Bryan saprà darglieli. L’altro statunitense da prime piazze sembra Sebastian Korda, che sa giocare di fino. Ha una pletora di consiglieri che vanno da zio Stepanek, che gli fa da coach insieme con il fratello, alle due sorelle campionesse di golf al padre Petr che fu numero 2 nel 1998, a mamma Regina, ventiseiesima nel 1991, per finire con gli zii di las Vegas, Steffi Graf e Andre Agassi. […] Sarà dura per tutti. Anche per gli altri italiani. Berrettini fuori dai cento ha saltato il torneo di Brisbane per l’ennesimo problema a un piede e ora cerca ingaggi ad Adelaide, pur di mettere qualche match nel motore. Chi l’ha visto a Torino (ma erano i giorni del problema con i plantari) allenarsi non con Sonego, ma con il cesto, se n’è fatto un’idea non particolarmente ottimistica. Musetti diventerà padre, e forse gli farà bene, di solito è così. Glielo auguro. Così come sono convinto che qualche utile consiglio gli verrà da Barazzutti. Arnaldi ha davanti a sé una prima parte della stagione sgombra di obblighi da risultato, e se la sfrutterà bene potrà salire ancora un bel po’. Ora è numero 44 in classifica. Ma tutto ruota intorno a Sinner. Può crescere ancora molto, studia e lavora per quello. Diamogli tempo, quanto ne chiede. Finora ha avuto ragione lui.

Fuori dai 100 (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Sarà meglio che questo 2023, per Matteo Berrettini, finisca presto. Per ripartire da zero, ricominciare e guardare al futuro. Un 2024 che sia finalmente di salute per il romano che, salvo nella prima settimana di Wimbledon, ha passato una stagione costantemente accompagnata da infortuni. L’ultimo, il risentimento a un piede, non gli ha permesso di partecipare all’Atp 250 di Brisbane con scadenza dei punti (162) della United Cup 2023. Risultato? L’8 gennaio Berrettini sarà fuori dai primi 100 al mondo, intorno al 125. Un buco nero in cui l’ex numero 6 Atp e stato risucchiato dopo le gioie che lo hanno portato, a luglio del 2021, alla finale di Wimbledon. Ma è come se, da quel momento, il destino avesse deciso di riprendersi tutto il buono che aveva concesso al ragazzo romano, smontandone la carriera pezzo dopo pezzo. Tra addominali, covid, distorsioni, problemi ai piedi. Fino a far pensare a Berrettini che forse era il caso di lasciare andare, di mollare tutto e smettere di soffrire: «Mi sono fatto inghiottire dal buio – raccontava a Malaga, arrivato per fare da sparring partner e “vicecapitano” degli azzurri -. Poi, stando nella sofferenza, ho capito che tra le cose belle della mia vita c’è il tennis. E voglio riprendermelo». Berrettini e consapevole che stavolta sarà una salita molto ripida, un Mortirolo tennistico, che per essere domato avrà bisogno di gambe e di testa. L’ultima volta di Matteo Berrettini fuori dai primi 100 al mondo era il 14 maggio del 2018. Un’era tennistica fa per quanto riguarda l’Italia che non stava ancora vivendo il suo magnifico rinascimento. Da quel momento il romano ha iniziato a crescere, grazie alle cure di coach Santopadre, lasciato dopo 13 anni insieme e tanti successi. Più di cinque anni tra primi 100 al mondo, e in mezzo, un bel po’ di tappe storiche per le racchette azzurre: best ranking di numero 6 Atp, finale a Wimbledon, la semifinale sia allo Us Open sia all’Australian Open, sette titoli Atp, due presenze da titolare alle Atp Finals. E se il tennis manca a Matteo Berrettini, all’Italia manca rivedere il suo martello in azione. L’unica consolazione, per lui, è aver trovato la serenità in amore con Melissa Satta con cui ha passato il Natale. Ma ora è tempo di provare a fare progetti a brevissima scadenza. E il primo quesito è: Matteo Berrettini volerà in Australia? Dopo il forfeit a Brisbane, dove sarebbe partito dalle qualificazioni, il romano (che avrebbe deciso di affidarsi a coach Roig, per 17 anni nel team di Nadal) risulta iscritto al torneo di Adelaide che scatta l’8 gennaio e che vedrebbe Matteo ancora alle prese con i match preliminari. Il giocatore sarebbe anche in attesa di una wild card per il torneo di Auckland, in Nuova Zelanda, che si disputa nelle stesse date. Presentarsi all’Australian Open senza un match ufficiale dalla fine di agosto sarebbe un rischio troppo grande. Allo stesso tempo, volare dall’altra parte del mondo con la prospettiva di giocare una o due partite potrebbe essere anche un azzardo, ma il suo tempo fuori dal circuito è ancora troppo breve per ricorrere al ranking protetto, che si può richiedere soltanto dopo un minimo di 6 mesi consecutivi di stop. […]

Nadal, conto alla rovescia (Lorenzo Ercoli; Corriere dello Sport)

Tante volte vicino alla fine, Rafael Nadal è sempre tornato più forte. Lo spagnolo ha svolto a Brisbane il primo allenamento in vista dei ritorno alle competizioni. Il rientro avverrà a poco meno di un anno dalla sconfitta contro Mackenzie McDonald al secondo round degli Australian Open. Il 22 volte campione di Slam dopo una grave lesione di 2° grado all’ileopsoas aveva alzato bandiera bianca per il 2023. L’inverno ha dato segnali positivi dopo che il maiorchino si è allenato facendo la spola tra Manacor e il Kuwait nelle accademie che portano Il suo nome. I compagni di allenamento dal veterano Richard Gasquet al Next Gen Arthur Fils sono rimasti impressionati, ma le parole più incoraggianti sono di coach Carlos Moya: «A fine agosto abbiamo iniziato ad allenarci con una progressione molto lenta, aumentando gradualmente l’intensità. Rafa torna per dare tutto, sa che potrà solo migliorare. Si era presentato in Kuwait pensando di non essere all’altezza e se ne è andato sapendo di essere competitivo». In attesa del ritorno ufficiale nell’ATP 250 di Brisbane – da domenica – neanche Novak Djokovic ha troppi dubbi: «Mi aspetto un Nadal in grado di dare il massimo, non è uno che torna per giocare a un livello medio. Lui vuole vincere titoli ed essere il migliore. Sono convinto si stia allenando per poter vincere un altro Slam». […]

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