Australian Open: estasi Sinner! Djokovic si arrende in quattro set, è la prima finale Slam [VIDEO]

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Australian Open: estasi Sinner! Djokovic si arrende in quattro set, è la prima finale Slam [VIDEO]

Jannik Sinner domina i primi due set contro Novak Djokovic, manca un match point nel terzo ma la chiude in quattro. Prima volta dal 2005 senza Nole, Nadal o Federer in finale in Australia

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Jannik Sinner - Australian Open 2024 (foto X @AustralianOpen)
Jannik Sinner - Australian Open 2024 (foto X @AustralianOpen)
 

Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata all’Australian Open 2024 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

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[4] J. Sinner b. [1] N. Djokovic 6-1 6-2 6-7(5) 6-3

Sono le 18.10 a Melbourne. Le 08.10 in Italia. Venerdì 26 gennaio 2024 è un’altra giornata storica per il tennis italiano. Un’altra con Jannik Sinner protagonista. Descrivere a parole le emozioni che milioni di italiani stanno provando in questi istanti non è compito semplice, quindi partiamo dai fatti.

A neanche 23 anni Sinner raggiunge la sua prima finale Slam, divenendo (ovviamente) l’italiano più giovane a raggiungere l’ultimo atto di un Major e il tennista più giovane a farlo all’Australian Open dal 2008, quando a riuscirci – guarda un po’ – fu un poco più che 20enne Novak Djokovic. “È vero che l’ho battuto due volte su tre a fine 2023, ma lui ha vinto la partita più importante” – aveva detto l’altoatesino in conferenza stampa prima della partita. Forse una vittoria in una semifinale Slam non sarà più pesante di un titolo alle Finals, ma è davvero un problema da porsi in questo momento? No.

E allora andiamo avanti. 6-1 6-2 6-7(6) 6-3. Uno di quei risultati che si fanno largo tra le infinite e strettissime vie della memoria. Come il recente 6-3 6-0 di Sinner a De Minaur, che ha riportato la Davis in Italia 47 anni dopo l’ultima volta, o come il 2-6 6-4 6-4 che Robertina Vinci aveva rifilato a Serena Williams, regalandoci la storica finale tutta italiana con Flavia Pennetta allo US Open 2015.

Anche oggi come allora a farsi da parte è il padrone di casa, dominatore indiscusso di questi campi benché serbo e non australiano. Quel Djokovic che era in striscia aperta da 33 incontri a Melbourne e che sulle 100 partite disputate prima di oggi ne aveva perse soltanto otto. Numeri clamorosi, specie se si pensa al fatto che, nelle dieci occasioni in cui Nole aveva superato i quarti di finale a Melbourne, aveva poi sempre vinto il torneo. Per la prima volta dal 2005, nessuno tra Djokovic, Nadal o Federer sarà presente nell’ultimo atto dell’Australian Open.

Numeri che, tuttavia, oggi hanno trovato qualcuno persino più grande di loro. Qualcuno che domenica, per la prima volta in carriera, andrà alla ricerca di un titolo Slam contro Daniil Medvedev o Alexander Zverev, “partita che guarderò sicuramente più rilassato!” – ha detto Jannik a fine match. Per entrare ancora di più nella storia del tennis italiano. Ed iniziare a bussare, neanche troppo timidamente, alle porte della cerchia dei più grandi.

Primo set: Djokovic troppo falloso, Sinner non gli lascia scampo

Meglio di così, Jannik Sinner davvero non poteva iniziare. Tranquillo, solido e lucido nelle scelte, l’altoatesino parte a razzo, conquistando dodici dei primi sedici punti del match e strappando subito la battuta a Novak Djokovic alla prima occasione. Il n°1 del mondo non è particolarmente supportato dal servizio in avvio e subisce spesso l’iniziativa del suo avversario, che gli impedisce di entrare in ritmo. Sotto 0-3 il serbo è costretto ad annullare un’altra palla break, riuscendoci finalmente con l’aiuto della prima palla e sbloccandosi dopo 21 minuti, tra gli applausi della Rod Laver Arena e di colui che le dà il nome.


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La sensazione di questi primi minuti di partita, tuttavia, è che Sinner faccia tutto meglio, tanto al servizio quanto da fondo campo. Se il numero dei vincenti più o meno è lo stesso (Djokovic chiuderà il primo parziale con un winner in più, 5-4), è quello dei gratuiti che stupisce: 4 per Jannik, addirittura 15 per Nole. Che in sette game vuol dire, di fatto, partire sempre 30-0 sotto. Sette game, sì, perché sono questi i giochi di cui il n°4 del mondo ha bisogno per chiudere un primo set dominato dal primo all’ultimo punto. Sul 4-1 arriva un altro break per Sinner, che in poco più di mezz’ora rifila un decisamente inatteso 6-1 al 10 volte campione, che non perdeva un set a Melbourne con questo punteggio addirittura dal 2013 (contro Stan Wawrinka).

Secondo set: dominio Sinner, 2-0!

È un primo parziale certamente inatteso quello che si consuma su uno dei campi più famosi nel panorama tennistico mondiale, nel quale l’azzurro fisico del cielo e dei campi risplende almeno tanto quanto l’azzurro metafisico del n°1 d’Italia, riuscito nell’impresa di far svegliare un’intera nazione alle 4.30 soltanto per lui. Una reazione d’orgoglio è il minimo che ci si possa attendere dal 24 volte campione Slam, che tiene la battuta a zero nel primo gioco del secondo set ma non dà ancora l’impressione di aver cambiato marcia. Anzi.

Sinner continua a fare il suo gioco senza alcun problema, servendo alla grande e non regalando nulla nello scambio, dando la netta sensazione di superiorità. Che nel giro di qualche minuto si concretizza nuovamente. Jannik ottiene un break fondamentale nel terzo gioco, confermato poco più tardi. Nei suoi primi tre turni di battuta del set il 22enne di Sesto Pusteria lascia per strada appena un punto, facendo sempre gara di testa. C’è onestamente poco da dire, se non che l’atteggiamento di Sinner è perfetto, mentre quello di Djokovic… diciamo non pervenuto, visto che pare che Nole sia rimasto negli spogliatoi.

Nel settimo game il n°1 d’Italia trova il quarto break del suo incontro, trovando sempre il modo di rispondere a un servizio tutt’altro che incisivo e inondando la metà campo avversaria di accelerazioni potenti, intelligenti e calibrate. Neanche provando a portare in partita il pubblico, che inizia ad intonare cori Nole, Nole, Nole, Djokovic riesce a scuotersi. Dopo un’ora e un quarto – si fa persino fatica a scriverlo – Sinner conduce due set a zero: 6-1 6-2. Era addirittura dal suo esordio in Australia, quando perse 6-0 6-2 6-1 da Safin, che il n°1 del mondo non raccoglieva così pochi game nei primi due set in un match all’Australian Open

Terzo set: Jannik manca un match point, Djokovic accorcia al tie-break

È evidente che questa non sia certo la miglior versione del serbo, che continua a sbagliare parecchio (14 errori anche nella seconda frazione) e a non ottenere una buona resa dal suo servizio. Il 36enne di Belgrado annulla una palla break ad inizio terzo e resta a galla, provando a farsi minaccioso per la prima volta nel quarto gioco, dove sale 0-30 grazie a due errori di dritto di Sinner. Poco male comunque, perché Jannik gestisce alla grande la prima possibile situazione di difficoltà della sua partita, conquistando quattro punti di fila e impattando sul 2-2, senza aver concesso neanche una palla break a Djokovic.

Almeno al servizio il livello della testa di serie n°1 cresce col passare dei minuti, non concedendo più opportunità di break dopo il primo game. Il problema resta sempre la pochissima competitività in risposta, merito sì della buonissima (ma non eccezionale) resa al servizio dell’italiano, ma anche frutto di una condizione fisica che sembra pian piano venir meno. Nole non riesce mai realmente ad impensierire il suo avversario, per la prima volta nel match costretto ad inseguire in maniera prolungata.

Sul 5-5 Djokovic è bravo a gestire un momento di difficoltà, visto che sul 40-40 il gioco viene interrotto per qualche minuto causa malore di uno spettatore. Alla ripresa Nole si porta rapidamente sul 6-5 e poco dopo anche Jannik lo emula: si va al tie-break. Il serbo va due volte avanti di un mini-break e due volte viene ripreso da un Sinner che non perde mai la calma e la lucidità e, nel momento più importante, trova una risposta fenomenale che lo manda sul 5-4 e due servizi. Il n°1 d’Italia si porta a match point sul 6-5, ma viene tradito da un dritto tremebondo. Il match point, così come il set poco più tardi, sfuma: il 24 volte campione Slam non muore mai e resta a galla: 7-6(6).

Quarto set: Sinner ne ha di più e la vince da campione. Prima finale Slam!

Dopo un set perso in quella maniera, l’unica soluzione per dimenticarlo in fretta è partire subito forte. Certo a parole siamo tutti bravi, ma Sinner risulta cavarsela piuttosto bene anche con la racchetta. Primo game a quindici, secondo in cui si procura tre break point (tutti ben annullati da Nole), terzo tenuto a trenta, quarto in cui centra il break da 40-0, quinto tenuto ai vantaggi. Jannik in fondo è tutto qui: un campioncino estremamente consapevole dei propri mezzi e con un’invidiabile capacità di dimenticare le cose negative alla velocità della luce.

Perché, a dire il vero, questa partita neanche lo meritava un quarto set. Djokovic ci è arrivato probabilmente più di aura che di tennis, nel complesso oggi davvero insufficiente, mentre di tutt’altra caratura è stato quello di Sinner. Sempre più preciso, più coraggioso, più intraprendente. Persino meglio – e non di poco – dal punto di vista fisico, aspetto impensabile fino ad un paio di anni fa. La trasformazione è completa: Jannik ormai è una bellissima farfalla, che vola spensierata nel cielo di Melbourne e continua a scrivere pagine di storia. Dopo 3h22 il n°4 del mondo trionfa 6-1 6-2 6-7(5) 6-3, ottenendo la terza vittoria negli ultimi quattro incontri contro Djokovic, che per la prima volta in carriera conclude un match completo in uno Slam senza essere mai riuscito ad arrivare a palla break. Roba da matti. Tra Sinner e il titolo più importante della sua carriera c’è soltanto più uno tra Medvedev e Zverev.

Jannik Sinner: “Posso ancora migliorare, ora tifiamo per Bolelli e Vavassori”

Intervistato da Jim Courier al termine della sua performance eccezionale, Jannik Sinner ha raccontato le sue primissime impressioni. È stata una partita durissima, per due set Djokovic mi dava la sensazione che non stesse benissimo, mentre nel terzo ho sbagliato il dritto sul match point, ma fa parte del gioco. Ho iniziato alla grande nel quarto, l’atmosfera è stata stupenda. Non vedevo l’ora di giocare questa partita, è sempre bello affrontare giocatori come lui da cui puoi sempre imparare. Ci avevo perso in semifinale a Wimbledon, ma da quel match ho imparato tanto, grazie anche al mio team. Abbiamo un tennis piuttosto simile, rispondiamo entrambi bene e lui è un grande servitore.

Spero di riaffrontarlo in altre occasioni, sono felice di essere qui… Lo chiamano Happy Slam per un motivo! Fin da quando ero più giovane, 16/17 anni, ho avuto la possibilità di allenarmi con lui a Montecarlo. Poi certo in partita è diverso, la palla viaggia di più, però mi ha insegnato molto. Ho la sensazione di poter migliorare ancora molto. Guarderò la partita tra Zverev e Medvedev, sono un grande fan del tennis. Poi la guarderò in maniera più rilassata adesso! Ora tifiamo anche per Bolelli e Vavassori, che sono in finale di doppio. Spero di vedervi numerosi anche domenica!”.

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