Australian Open, Cahill: “La squadra italiana è fatta di persone speciali". Vagnozzi: "Questo successo parte da 10 anni fa"

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Australian Open, Cahill: “La squadra italiana è fatta di persone speciali”. Vagnozzi: “Questo successo parte da 10 anni fa”

“Sinner una persona sempre educata, un esempio per i giovani” fanno eco gli allenatori di Jannik dopo la vittoria su Medvedev. “Alcaraz molto simile a Jannik, nel modo in cui gioca, nel carattere e nella simpatia” afferma Cahill

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Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata all’Australian Open 2024 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

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C’è ovviamente buon umore nel team italiano dopo la storica vittoria di Jannik Sinner in finale all’Australian Open 2024 contro il russo Daniil Medvedev. Una vittoria che verrà ricordata per tanto tempo anche perché Sinner è il terzo italiano a vincere una prova dello Slam e il primo dopo Adriano Panatta nel 1976. All’età di 22 anni è anche il primo azzurro ad aggiudicarsi l’Happy Slam. Simone Vagnozzi e Darren Cahill sono gli artefici di questo successo. I due coach sono riusciti nell’impresa di portare il giovane italiano alla ribalta del tennis mondiale e si sono presentati in conferenza stampa dopo la finale, col sorriso sulle labbra e orgogliosi del loro ragazzo. 

D: Simone e Darren, complimenti per quello che è successo stasera. A metà del terzo set, avreste mai pensato che Jannik potesse vincere?

 SIMONE VAGNOZZI: E’ stata una partita incredibile. Daniil è partito subito bene con un gioco molto aggressivo. Il match è cambiato un po’ quando Jannik ha fatto il break sul 5-1, è andato 5-3 ed ha avuto un break point per tornare 5-4. A questo punto del match Daniil è indietreggiato nel campo e forse è salita un po’ di stanchezza per via del torneo che ha giocato. In questo momento, abbiamo iniziato a crederci di più. 

DARREN CAHILL: Sono d’accordo. Penso che Daniil abbia giocato una partita incredibile, specialmente considerando quello che ha passato, dal punto di vista fisico, in questo torneo. Sapevamo che sarebbe partito più aggressivo del solito, ma non pensavamo che potesse mantenere quel livello per così tanto tempo. Quando abbiamo ottenuto quel break nel secondo set, abbiamo visto una luce in fondo al tunnel per la prima volta. Questo ha dato a Sinner un po’ di speranza in vista dei primi game del terzo set. Tuttavia, ho pensato che ci fossero alcuni game di servizio nel terzo set in cui Jannik ha fatto un ottimo lavoro per rimanere in partita, il che è stato incredibilmente importante. Anche perché Daniil stava servendo molto bene nei suoi turni. In alcuni momenti del match ha servito 5 prime su 6. Così è difficile riuscire a fare il break e se avessimo concesso un break all’inizio del terzo set, sarebbe stato difficile recuperarlo. Jannik è riuscito a rimanere calmo dimostrando un grande carattere. Si è concentrato sui suoi turni al servizio e così si è creato delle chances. Ha fatto davvero bene.

D: Darren, ti abbiamo sentito parlare molto durante la partita. Puoi parlarci del tuo ruolo di allenatore in un match di questo tipo?

DARREN CAHILL: Il mio ruolo è stato inferiore rispetto a quello di Simone, perché lui ha dovuto trovare un modo per riportare Jannik in gara. Una volta tornato in partita, si trattava di combattere, perché Daniil sarebbe sempre rimasto presente. Quindi molte delle cose di cui stavamo parlando, hanno portato ad alcune modifiche e Simone ha trasmesso quei messaggi. Ha fatto un lavoro incredibile con Jannik negli ultimi due anni. Una volta che arrivi al quarto o al quinto set, tutto dipende da quello che c’è dentro di te. Jannik aveva le risposte dentro di sé. In queste grandi occasioni devi essere coraggioso, trovare le forze per superare le avversità, colpire bene la palla e credere in te stesso. Io semplicemente continuo a rafforzare le cose di cui parliamo tra di noi. A volte funziona, a volte no. Sicuramente oggi ha mantenuto alta la sua attenzione e la sua concentrazione. E questo ha fatto la differenza. 

D: Darren, il tennis ha bisogno di una nuova superstar. Pensi che possa essere Jannik?

DARREN CAHILL: Sì. Penso che questo sport al momento abbia alcune superstar. Alcaraz è molto simile a Jannik, nel modo in cui gioca, nel carattere e nella simpatia. Entrambi sono incredibilmente simili fuori dal campo ed entrambi si piacciono. Tra di loro si è creata un’amichevole rivalità e quando giocano l’uno con l’altro la partita si accende, non credo che nessun loro match sia mai stato noioso. In questo momento penso che ci siano alcuni giocatori interessanti nel circuito ed è importante che continuino a vincere. È importante che facciano quello che Jannik è stato in grado di fare oggi, mostrare un lato di questa giovane generazione che combatterà fino alla fine. Vogliono davvero farsi un nome, e Jannik oggi l’ha fatto. Carlos l’ha già fatto un paio di volte in passato, come quando ha battuto Novak a Wimbledon. Il nostro compito ora è quello di assicurarci di tenere Jannik carico. Siamo solo all’inizio dell’anno, di un anno lungo. E’ importante godersi il momento, ma quando torneremo sul campo cercheremo di tenerlo in un mindset vincente che lo porterà ad altre vittorie. 

D. Darren, sei già stato in altri team con altri campioni del tennis. In che modo questa squadra è diversa? 

DARREN CAHILL: Questa è una risposta facile per me, perché sto lavorando con Simone che è il miglior allenatore con cui abbia mai lavorato. Penso che stia facendo un lavoro incredibile ed è una sensazione meravigliosa per l’intera squadra quando il tuo giocatore scende in campo e raggiunge i risultati che Jannik ha raggiunto stasera. Questa squadra è molto unita. I ragazzi italiani stanno insieme, lavorano sodo e si divertono. Tutti si rispettano a vicenda e nessuno prevarica sull’altro. Tutti ascoltano tutti ed esprimono le proprie opinioni. Ascoltiamo Jannik e cerchiamo di dirigerlo e di fare ciò che è meglio per lui. La squadra italiana è fatta di persone speciali e io li amo già da morire. Sono con loro solo da un anno e mezzo, e mi sento come se fossi con loro da cinque anni. 

D: Che impatto ha il successo di oggi per il tennis italiano? 

SIMONE VAGNOZZI: Penso che abbia un impatto enorme. Non so cosa stia succedendo ora in Italia ma il mio telefono continua a squillare. Tutto questo è iniziato dieci anni fa. La federazione sta organizzando molti tornei e questo è importante perché sappiamo quanto possa essere costoso il tennis, specialmente per i più giovani. Darren parla bene di me, ma penso che abbiamo una buona cultura tennistica in Italia con un sacco di ex giocatori che stanno iniziando ad allenare. Ovviamente ora Jannik è un grande esempio ma in passato abbiamo avuto Matteo Berrettini. Io ho lavorato anche con Marco Cecchinato che ha raggiunto la semifinale al Roland Garros e che è stato d’ispirazione per lo stesso Berrettini che ha iniziato a credere di poter fare lo stesso. E così è stato.  

D: Jannik, ha detto una cosa adorabile dei suoi genitori: non gli hanno mai fatto pressioni per praticare uno sport. Gli lasciano fare quello che vuole. Quanto è stato importante per il suo successo? 

SIMONE VAGNOZZI: I genitori di Jannik sono meravigliosi. A volte vengono al torneo e non dicono una parola sul tennis. Stanno lì e si godono la vita del torneo. Non vengono mai da noi a dire: “Il servizio, la volée, il breakpoint”. E in questo momento non è facile trovare una famiglia di questo tipo, perché con YouTube sono diventati tutti allenatori, soprattutto in Italia. (Risate).  Siamo davvero fortunati ad avere una famiglia che lo sostiene in questo modo. Tutto questo fa la differenza in campo e si vede. Jannik è molto educato, non lancia mai la racchetta. È davvero tranquillo e penso che sia un esempio da seguire. 

DARREN CAHILL: Jannik è stato educato bene. Ha i piedi per terra ed è rispettoso di tutti. Dei raccattapalle, degli arbitri, dei guardalinee e di chiunque abbia attorno. I suoi genitori sono esattamente uguali a lui. Suo padre ha quel sorriso ingenuo che ha Jannik. È uno chef e speriamo venga il più possibile perché si mangia sempre bene quando c’è lui. E’ un peccato che non siano potuti venire qui ma il viaggio è lungo e credo che siano un po’ superstiziosi, non volevano venire qui per paura di portare sfortuna. Noi crediamo in Jannik e crediamo che avrà successo. Come ho detto un paio di giorni fa, il nostro lavoro come allenatori è quello di cercare di accelerare il processo che lo porterà dove vuole arrivare, il più rapidamente possibile. In questo momento sta bene e sta provando cose nuove. Sono sicuro che dopo questo successo, non si accontenterà e continuerà a migliorarsi. 

Jacopo Dantona

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