ATP Doha, Khachanov impeccabile: respinge l’assalto di Mensik e vince il sesto titolo in carriera

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ATP Doha, Khachanov impeccabile: respinge l’assalto di Mensik e vince il sesto titolo in carriera

Il russo gioca una partita di grande sostanza, prevalendo in un tiebreak complicato (annullando 4 set point) e chiudendo di fatto la partita all’inizio del secondo

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Karen_Khachanov – ATP Doha 2024 (foto via Twitter @atptour)
 

[2] K. Kachanov b. [WC] J. Mensik 7-6(12) 6-4

Jakub Mensik ha diciotto anni e cinque mesi, ed è alla sua prima finale ATP: è naturale che un giocatore esperto e concreto come Karen Kachanov possa metterlo in seria difficoltà. Se poi il russo è in ‘giornata sì’, preciso da fondo, aggressivo e concreto, solido, efficace al servizio, l’impresa diventa quasi proibitiva. Così è andata e Kachanov si è aggiudicato 7-6(12) 6-4 il sesto titolo ATP in carriera, uno dei più prestigiosi, visto il tabellone di livello consuetamente alto di Doha (che, dall’anno prossimo, sarà un 500). Da lunedì il russo sarà numero 15 del mondo.

Il ceco Mensik, invece, era entrato in tabellone da numero 116 e ne esce da numero 87. La scelta di “spendere” a Doha la wild card che l’ATP ha deciso di conferire agli under 21 sul circuito, dovuta alla possibilità di vincere anche uno smartphone, si è rivelata a dir poco azzeccata: quest’anno il classe 2005 sarà fra i giovani da tenere d’occhio.

Kachanov non ha mai concesso una palla break: quest’unica statistica, unita alle alte percentuali al servizio, aiuta a comprendere come il servizio del russo sia stato decisivo. Il primo set ha seguito i servizi fino al tiebreak: lì il campione di Bercy 2018 ha rischiato di vedersi sfuggire un parziale in cui più volte era stato vicino al vantaggio; ha però annullato quattro set point e, come nella semifinale con Popyrin, ottenuto un importante primo parziale.

L’unico break della partita si è consumato nel primo gioco del secondo set. Si è trattato del secondo crocevia del match, a pochi minuti di distanza dal tiebreak: da quel momento, Kachanov non si è più guardato indietro, chiudendo sei giochi a quattro dopo quasi due ore. Mensik perde dunque la prima finale della sua giovane carriera. Come si dice in questi casi: probabilmente non sarà l’ultima.

IL MATCH

Karen Kachanov, numero 17 del mondo, campione 1000 e vincitore di cinque titoli ATP, indubbiamente a suo agio sul cemento all’aperto, non può che essere considerato il favorito. E però tutti gli occhi sono puntati su Jacub Mensik, diciotto anni e 5 mesi, più giovane finalista ATP da Alcaraz 2021. Il russo ha nove anni di esperienza in più sulle spalle; Mensik, dopo le vittorie su Murray, Rublev e Monfils non ha, semplicemente, nulla da perdere.

La tensione della prima finale ATP, però, dà vita a un tennista più conservativo di quello visto in semifinale con Monfils; merito anche di Kachanov: il russo gioca un primo set molto solido, spingendo da fondo fin dall’inizio dello scambio e costringendo Mensik ad arretrare. Dalla sua ha anche una notevole freschezza (non ha ancora perso un set, e ha praticamente saltato una partita, quella in cui Ruusuvuori si è ritirato dopo tre giochi) e un servizio efficacissimo. È proprio Karen ad ottenere la prima palla break, sull’1-2 in suo favore, ma di fronte si trova un diciottenne altrettanto centrato al servizio.

La sensazione è che Kachanov stia giocando una partita quasi impeccabile, centrata, saggia.

Ad ogni modo il giovane ceco resiste, non concede break e raggiunge il 6-6 regalando peraltro al pubblico di Doha qualche difesa spettacolare. Kachanov arriva al tiebreak con 5 soli punti persi al servizio, e sembra partire molto bene anche lì: complice una temeraria discesa a rete di Mensik, si porta in vantaggio 2-0…salvo poi farsi riprendere e addirittura superare, a causa di una volée mal riuscita: 3-2 per il giovane.

Sul 5-4, Jakub serve per il parziale. Il momento e l’età, però, si fanno sentire tutti insieme d’un colpo: doppio fallo e 5-5.

Da quel momento, però, non ci sarà quasi più spazio per le incertezze: nei punti successivi, Mensik e Kachanov si annulleranno a vicenda una serie di palle set, quattro del ceco e tre del russo, con grande precisione e freddezza al servizio. Sul 12-13 per quest’ultimo, però – lo stesso punteggio con cui aveva conquistato il primo set della semifinale con Popyrin – Kachanov sfrutta una tenera seconda dell’imberbe avversario per passare a condurre: 7-6 in sessantaquattro minuti.

Kachanov ha vinto 26 punti su 30 con la prima, 9 su 12 con la seconda; non ha avuto bisogno di salvare alcuna palla break.

Come accade spesso dopo set molto combattuti, l’inizio del secondo set è un momento fragile e delicatissimo, in cui il giocatore che ha perso il set ha la chance per ribaltare all’improvviso il match, mentre colui che conduce ha ottime chance di prendere il largo. È quest’ultima eventualità a verificarsi: Kachanov brekka Mensik alla prima occasione. Il ceco appare ora contratto e in confusione, mentre il suo avversario gioca con padronanza e sicurezza, mantenendo alta qualità al servizio.

Mensik non ha ancora ottenuto una palla break ma rimane in scia, nonostante le sue percentuali al servizio calino e più volte si trovi a risolvere situazioni complesse. Il ceco non dà segni di resa, ma il match è in mano ai servizi di Kachanov: in breve il russo sale 5-3, giocando pochissime seconde e concedendo in generale pochi gratuiti.

Qualche minuto dopo, con l’ennesimo game tenuto a zero, Karen Kachanov, le braccia al cielo, mette fine ad una finale durata un’ora e quarantanove minuti: vince il sesto titolo in carriera, senza perdere un set. Mensik si ferma in finale ma è pienamente promosso: dopo il terzo turno a New York, questo nuovo traguardo lo lancia definitivamente nel tennis dei grandi.

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