Andrea Vavassori: "Obiettivi in doppio più grandi che in singolo, ma non mi tiro indietro" [AUDIO ESCLUSIVO]

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Andrea Vavassori: “Obiettivi in doppio più grandi che in singolo, ma non mi tiro indietro” [AUDIO ESCLUSIVO]

“Io e Bolelli puntiamo a giocarcela coi migliori, se il capitano chiama siamo pronti”. Il sogno Olimpiade con la maglia azzurra è ancora vivo

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Luca Baldissera e Andrea Vavassori, Indian Wells 2024 (foto Ubitennis)
 

Poco prima del vittorioso quarto di finale di doppio di Indian Wells, torneo poi purtroppo lasciato in semifinale contro Granollers e Zeballos, Andrea Vavassori si racconta in esclusiva a Luca Baldissera e Vanni Gibertini, tra le grandi ambizioni da specialista insieme a Simone Bolelli, e la volontà di non rinunciare a provarci in singolo, come ha appena dimostrato qualificandosi per il tabellone principale del Miami Open.

Senti, partiamo dall’attualità, bene oggi no?
Si, stiamo giocando bene, alta percentuale di prime, oltre il 70%, siamo in fiducia.

Tu hai un modo molto analitico di vedere il tennis, ti leggi le statistiche, come interpreti questa cosa in singolo? Perchè sei ancora un po’, come dire, con il piede in due staffe. A vederti da fuori sei il prototipo del giocatore moderno, gran servizio, gran dritto, rovescio manovri e tieni, ci sei tecnicamente. Cosa ti manca ancora per il salto di qualità? Perchè io vedo gente top-50 che non gioca meglio di te…
Eh, non è facile gestire entrambe le competizioni, se l’anno scorso avessi giocato solo il singolo, probabilmente avrei potuto provare a entrare nella top 100. Sono scelte, non posso dire di essere pentito, però quel periodo è servito a me e Simone per fare partite insieme, e gli obiettivi in doppio sono più grandi di quelli del singolo, noi puntiamo a diventare una delle coppie più forti del mondo. La cosa difficile è trovare le energie, soprattutto mentali, per gestire le due cose. Però giocare il doppio ma serve anche per migliorare come singolarista, chissà, magari non avessi giocato tanti doppi non avrei raggiunto il liello per giocare i Master 1000 in singolo.

Ma non hai paura di farti male?
No, fisicamente sto bene, mi sto allenando, la fatica è mentale, con i viaggi e tutto, è difficile avere le energie per essere competitivo sempre. Gestire i momenti di riposo, di allenamento, fra un torneo e l’altro. A volte cerco di organizzare la cosa provandoci in singolo e vedendo come va, se va male va male, bisogna essere bravi a non far mai scendere la fiducia anche se ti capita di perdere col numero 600.

Senti, riguardo a quello che è successo a gennaio in Australia… come ci si avvicina a una finale del genere, sono cose da far tremare i polsi, io ero a Melbourne quando Simone vinse con Fabio, un compagno più esperto che ha già vissuto quella situazione ti ha aiutato? Com’è stato pensare “io domani vado a giocare una finale Slam?” Difficile dormire…
Beh a livello di doppio sia io che mio padre abbiamo sempre creduto che si potesse arrivare ad altissimi livelli, è stato importante giocare con Simone, come hai detto te è uno esperto, e poi è fortissimo, a livello tennistico, stiamo crescendo tanto a livello di coppia, in risposta, con dritto e rovescio, poi lui con Fabio giocava un doppio da singolaristi, più a sfondare da dietro, noi cerchiamo di aggredire in risposta e prendere la rete il più possibile, in questo modo possiamo far male sia agli specialisti che alle coppie formate da due singolaristi. Stiamo continuando a crescere, anche a livello umano c’è una bella atmosfera nel team, e poi con un italiano è più facile, sia come lingua che per tutto il resto.

Infatti, ricordo il periodo in cui facevi un po’ il “prezzemolino”, cambiavi spesso compagno…
Eh si,a volte si fa quel che si può, cambiavo tanto anche per via del singolare, per questo i doppisti forti non me lo chiedevano di giocare… ho giocato con Sonny (Sonego, n.d.r.) quando poteva, con Pellegrino… ora che ho il compagno fisso è un’altra cosa.

C’è un motivo per questa scelta di continuare a giocare entrambe le specialità tanto a lungo?
Mi piace competere, se posso competere ad alti livelli singolo e doppio non mi tiro mai indietro, anche se gioco 5 ore come a Parigi poi il doppio lo faccio. Ci sono stati periodi in cui non credevo di arrivare in top-100 in singolo, poi mi sono offerto delle possibilità anche attraverso il doppio, ora siamo vicini alla top-20, devo essere bravo a gestirmi bene. Possiamo anche non giocare in doppio tutte le settimane, e quando capita l’opportunità in singolo, ci provo, bisogna scegliere gli appuntamenti giusti. Anche qui a Indian Wells ci è mancato poco alla fine.

Senti, parliamo un po’ di nazionale, di maglia azzurra. Immagino che l’anno scorso ti sia dispiaciuto, sono state fatte delle scelte, ma tu del giro della squadra fai parte eccome. A questo punto non so se avete parlato con Volandri e la Federazione. ma con tutto il rispetto per un monumento del tennis italiano come Fabio Fognini, con il discorso tuo e di Simone, la coppia dovremmo avercela ormai, no? Anche perchè, per come è fatta la competizione adesso, il doppio è fondamentale.
Sinceramente, non te lo so dire, ma la cosa bella è che quando hai una Nazione con tante scelte sul tavolo, vuol dire che il movimento è positivissimo. Io e Simone a livello di coppie ci siamo, e siamo competitivi ai massimi livelli, poi sono scelte del capitano, noi siamo pronti a fare il nostro dovere se dovesse chiamarci.

Come si dice nel calcio, il vostro dovere è mettere in difficoltà il mister, quindi…
Esatto, e ormai sono due anni che lo mettiamo in difficoltà… (sorride, n.d.r.)

Senti, ma un pensiero alle Olimpiadi? Ormai mancano 4-5 tornei per la qiualificazione, e i numeri non sono messi male…
Eh, secondo me ci siamo!

L’avvicinarsi di questo traguardo, che è alla portata, come lo stai vivendo?
Ci pensavamo in Australia, a ogni vittoria, già dai quarti dicevamo, manca sempre meno, sicuramente è dall’anno scorso che è un obiettivo, mettere una finale a inizio stagione è stato impprtantissimo, è un mio sogno insieme alla Davis, e poi ci sono le Finals, quelli sono i tre grandi sogni da raggiungere, per le Olimpiadi se arrivsssimo top-20 sarebbe fatta. Poi ora non abbiamo neanche granchè da difendere.

Allora, mancano 5 tornei, i 3 1000, Barcellona e poi Parigi, la classifica dopo la finale del Roland Garros sarà quella che deciderà chi va alle Olimpiadi.
Tra i singolaristi sarà un bel subbuglio! Ma comunque, non bisogna pensare troppo a punti, classifica e tutto, ci stiamo ripetendo ogni partita di focalizzarci alla prestazione, punto dopo punto. Ma sicuramente ci pensiamo, le Olimpiadi sono un obiettivo, però alla fine anche se manca poco la pressione di una finale Slam è diversa, poi la prima è diversa da tutte le altre.

Ma un sogno come Wimbledon? Abbiamo stabilito che dopo la finale nello Slam più veloce, voi in qualsiasi torneo vi iscriviate, potete pensare di vincere senza che questa sia una sorpresa assurda, com’è entrare in questa ottica?
La cosa bella è che è cambiata la nostra ottica, ma è cambiata anche quella degli altri, che cominciano a vederci in maniera diversa, e questo è importante, specialmente quando affronti i più forti.

C’è anche da dire che il doppio ti offre una longevità non banale… per finire, dimmi come sta cambiando il doppio, si sta tornando all’attacco? Perchè lo vedi come sta evolvendosi il tennis, il rovescio a una mano in singolo sta sparendo, a rete si va a stringersi la mano, a meno di pochi casi. Come vedi il circuito di doppio vissuto da dentro rispetto a 10, 15 anni fa?
Io ho intenzione di giocre a lungo! Quelli che giocano da singolaristi tirano e basta, fanno pochi movimenti a rete, magari giocando sciolti sono pericolosi, ma non hanno movimenti e posizione, però alcuni doppisti sono solo schemi in avanti e poco gioco da fondo, la cosa buona è che noi possiamo fare entrambe le cose, mixarle, la posizione è sempre più avanzata, tante formazioni a “I”, pochi scambi, la palla va molto veloce, bisogna essere bravi a servire e rispondere.

Colpi di inizio gioco come non ci fosse un domani, insomma.
Eh si (ride, n.d.r.), facciamo un’ora di servizi e risposte al giorno, e la chiave è quella!

Grazie mille Andrea!

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