ATP Montecarlo: Sinner continua a vincere…alla Nadal. E con uno stremato Rune è superfavorito per raggiungere la semifinale

Editoriali del Direttore

ATP Montecarlo: Sinner continua a vincere…alla Nadal. E con uno stremato Rune è superfavorito per raggiungere la semifinale

Se ci riesce si garantisce il secondo posto mondiale. Avessero giocato ieri avrebbe battuto Djokovic, buono senza essere straordinario con Musetti. Ma domenica, se arrivano entrambi in finale chissà. Oggi i quarti

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Non avevo dubbi, e secondo me non ce li aveva nemmeno Sinner anche se non lo avrebbe mai ammesso – lui dice sempre che gli avversari sono molto difficili, che il punteggio non ha rispecchiato la difficoltà… – che Jannik avrebbe vinto il suo match n.24 dell’anno (su 25).

Struff, già battuto a Indian Wells ha cercato di difendersi nel primo set, si è permesso il lusso addirittura di strappare una volta la battuta a Jannik recuperando il break iniziale, ma una volta perso il primo set con un più che dignitoso 6-4 – un game di più di quanti ne avesse fatti il giorno prima Sebastian Korda – nel secondo si è arreso dopo le prime battute: 6-2.

Noi abbiamo, ormai non si può più dubitare, un fenomeno che non solo vince, ma stravince, un po’ come faceva Bjorn Borg ai suoi albori, come Rafa Nadal…che però erano terraioli pure, mentre il “nostro” ritiene che la terra rossa non sia davvero una superficie che si confà alle sue caratteristiche tecniche come il cemento o un campo indoor. Mah…è certo vero, però anche così e su questa argilla rossa non prediletta, il suo tennis fa paura. Dall’alto della sala stampa che si erge una decina di metri sopra il centrale del Country Club, il Ranieri III, quando lui impatta la palla con il dritto si sente un rumore sordo assolutamente diverso, più forte, più secco, di quando a colpire sono gli altri giocatori. È una cosa impressionante. Così come è impressionante la sua straordinaria mobilità, soprattutto se si pensa che è un tipo alto 1 metro e 93cm (e non più un metro e 88cm come si ostina a scrivere il Media Guide dell’ATP).

Questo venerdì Jannik deve affrontare nei quarti quel danese, Holger Rune, che qui lo batté un anno fa al termine di un match molto contrastato e incerto, dopo un avvio favorevole a JannikE se Jannik vince resta n.2 del mondo e Carlitos Alcaraz n.3, con alle viste alcuni tornei in cui Sinner ha più da guadagnare che Alcaraz, perché il murciano ha cambiali più pesanti da onorare, come ho già scritto ormai più volte.

Rispetto a un anno fa le cose sono cambiate, molto cambiate. Rune è sempre un top-ten, ma fra un cambio di coach e l’altro, il ritorno a Patrick Mouratoglou dopo l’insoddisfacente esperienza congiunta Luthi e Becker – ma c’è sempre la mamma a dirigere il tutto, anche se nega…- ha avuto parecchi alti e bassi e soprattutto arriva allo scontro con Jannik dopo oltre 5 ore di lotte per due singolari vinti questo giovedì.

Prima Rune è stato costretto al terzo set dall’indiano Nagal, in una partita che era stata sospesa per la pioggia sul 6-3 Rune ma 2-1 e pallabreak per Nagal nel secondo set e che è ripresa con un doppio fallo di Rune, e quindi break più recuperato nel set. Ma il terzo lo ha vinto Rune per 6-2. Gli hanno dato riposo fino alle 16 e lì nuova battaglia di 3 set, ma di 3 ore 31 minuti, contro Dimitrov e con il danese che ha annullato 2 breakpoint che erano anche matchpoint sul 6-5 nel set decisivo, un game pazzesco di 16 punti. Finchè Rune ha chiuso vincendo 7 punti a 2 il tiebreak.

Ma in che condizioni Holger Rune potrà presentarsi intorno alle 13 contro Sinner? Vabbè che è giovane, però mi sembra difficile che possa non risentirne.  Se Sinner vincerà i primi game, il primo set, secondo me Rune finirà per crearsi più o meno inconsciamente un alibi per smettere di lottare più. Contro questo Sinner è difficile lottare quando si è al 100% e lui non potrà essere al 100%.

Secondo me gli organizzatori non gli hanno reso un bel servizio. Non dico che lo abbiamo “maltrattato” per favorire Sinner che a giudicare dal fragore degli applausi è il beniamino della folla, non solo quella italiana….ma direi anche quella francese, però se mi rendo conto che il “quarto” fra Ruud e il vincente di Sonego Humbert (questi ultimi due sono scesi in campo per il loro match di ottavi dopo le 20 e alle 21,40 erano appena sul 2 pari del secondo set…) dovesse essere forzatamente programmato per ultimo, invece il quarto di finale fra Djokovic e de Minaur avrebbe dovuto essere giocata prima di quello fra Sinner e Rune. Meglio così per l’azzurro, e per noi suoi tifosi, ma se fossi stato Rune – che già è un tipo che non le manda a dire dietro alle spalle – avrei protestato vivacemente.

In precedenza, ma un anno dopo Montecarlo 2023, Djokovic si era preso la rivincita su Musetti – cui è mancato l’agognato bis – e si è qualificato per la decima volta per i quarti di finale del torneo, i primi dal 2019. Ma anche questa, come del resto quella dello scorso anno sia pure magari a ruoli invertiti, non è stata una gran partita. Troppi errori dopo un inizio brillante di Lorenzo che aveva strappato subito la battuta a Djokovic, con il serbo che pareva peraltro davvero arrugginito con due errori di dritto negli ultimi due punti del primissimo game e altri errori anche nel game successivo.

Ancora avanti grazie al break iniziale, sul 3-1 Lorenzo ha avuto la palla del doppio break, ma ha sbagliato un toppone di dritto magari “tattico” però piuttosto gratuito e l’occasione per il 4-1 che avrebbe probabilmente significato portare a casa il primo set e contare sul possibile nervosismo di Djokovic è svanita brutalmente.

Invece poco dopo è stato proprio Lorenzo, dopo essersi trovato avanti 4-3 e 40-0 a perdere la battuta, facendosi anche un po’ distrarre da un minishow di Djokovic, che ha provocato con ripetuti gesti delle mani levate al cielo il pubblico italiano reo – dal suo punto di vista – di esser troppo pro-Musetti. 4 errori gratuiti di Lorenzo in quell’ottavo game, 4 pari e purtroppo tutto da rifare.

Djokovic non ha onestamente fatto nulla di eccezionale per vincere il primo seteludendo perfino il rischio del tiebreak…. forse memore di quella famosa partita del 2021 al Roland Garros quando Musetti si aggiudicò i primi due set con due tiebreak vittoriosi.

Sul mio bloc-notes io ho scritto un appunto – ma si è trattato di una sintesi un po’ brutale, di quelle appunto che si fanno sui bloc-notes e necessitano successive elaborazioni – “che set regalato!”.

Non è del tutto vero, certo può sembrare eccessivamente critico nei confronti di Lorenzo, ma forse c’è anche del vero, anche se quando ho sentito Musetti e registrato la sua intervista, mi sono reso conto che la sua percezione era stata assai diversa. Lui ha infatti detto di essere contento della sua prestazione e in particolare del fatto di esse riuscito a lottare fino in fondo.

La sua riflessione consegue probabilmente al fatto che lui, in effetti, altre volte è stato accusato di aver mollato partite che si erano messe male. È vero che stavolta non l’ha fatto…Però a me è parso tuttavia anche che sia stato un po’ troppo remissivo e poco intraprendente. Ho scambiato “due parole due” con Simone Tartarini e ho avuto la sensazione che anche il coach storico di Lorenzo la pensasse come me. Ma magari Simone è stato semplicemente gentile e non ha voluto contraddire le mie impressioni.

Il fatto è che Musetti, cui sono entrate poche prime palle nei momenti più importanti, appena il 53% (una su due in pratica nel match, ma peggio nelle palle break per Djokovic che gli ha strappato la battuta 5 volte su 6 senza che lui mettesse la prima …e nell’intervista glielo ho chiesto, pur sapendo che non c’erano risposte e difatti lui ha ricordato che “Anche Djokovic ha fatto due doppi falli, eppure è il n.1 del mondo!”), è sembrato accontentarsi di fare qualche bel punto strappa-applausi e di un tran-tran privo del necessario mordente, senza quasi mai aggredire con sufficiente personalità, quasi non avesse abbastanza fiducia nelle proprie possibilità. Ha giocato sì un paio di splendide smorzate, ha fatto almeno quattro bei passanti, ma nei palleggi da fondocampo è stato troppo passivo per mettere in difficoltà un Djokovic che, senza essere davvero il miglior Djokovic, non chiedeva di meglio.  Sempre nell’audio di cui potete leggere la trascrizione in altro articolo LINK, Lorenzo si è quasi involontariamente tradito quando ha detto: “Sono contento perché ho avuto pazienza…”. È vero che l’ha avuta, ed è vero che in passato è stato accusato talvolta di non averne abbastanza e di aver troppa fretta di chiudere il punto, però forse stavolta di pazienza ne ha avuta fin troppa. Beh, direte voi, “voi giornalisti non siete mai contenti, sempre troppo critici”. Io risponderei con il famoso detto latino: in medio stat virtus. Bisogna, cioè, trovare il giusto equilibrio. Talvolta avere più pazienza, talvolta prendere prima qualche rischio in più. Un equilibrio che è più facile trovare stando davanti alla tastiera di un computer che su un campo da tennis quando si affronta una leggenda, il n.1 del mondo di 420 settimane (record assoluto, 110 più di Federer!) che ha vinto appena 24 Slam.

Verrebbe tuttavia da dire che se questo è il Djokovic attuale il nostro Sinner (pur meno brillante contro Struff che contro Korda) potrebbe averne ragione senza troppi problemi.

Però, attenzione! Tutti questi anni di mia presenza sui grandi tornei mi invitano ad essere prudente, perché quello con Musetti era un match di ottavi, per Novak era soltanto un secondo turno e troppe volte ho visto Djokovic cominciare un torneo sottotono e poi crescere di livello esponenzialmente. Motivo per cui oggi potrebbe essere anche giusto titolare “Questo Djokovic non può fare paura a Sinner”, però un titolo del genere si presterebbe inevitabilmente a pericolosi fraintendimenti da parte dei lettori meno smaliziati (e prevenuti…cioè di quelli che con il senno del poi scriverebbero all’indomani di un possibile terzo trionfo di Novak nel Principato: “Ma che diavolo aveva scritto quell’incompetente di Scanagatta l’altro giorno?”

Djokovic incontra nei quarti de Minaur e ha una buona opportunità per sconfiggere la desuetudine agonistica di questo 2024 ancora povero di partite per crescere ulteriormente di condizione e fiducia. Nei confronti diretti stanno sul piede di parità: 1 a 1. All’Australian Open lo scorso anno gli lasciò cinque game in tre set. Quest’anno Nole ci ha perso all’United Cup, dove però de Minaur era molto più motivato (e preparato) di quanto fosse Novak.

Insomma, de Minaur costituisce un discreto ostacolo, ma davvero non insormontabile, soprattutto sulla terra rossa dove la sua palla non fa male e lui non riesce a sfruttare il suo gioco di rapido incontrista come sul cemento. Credo, onestamente, anche se oggi Djokovic non mi ha troppo convinto – ribadisco che avrebbe dovuto perdere il primo set – che sarebbe una sorpresa se Novak perdesse. E anche in semifinale giocherebbe da superfavorito, viste le caratteristiche dei tennisti approdati nei quarti nella sua stessa metà del tabellone, per quanto Ruud possa vantare due finali al Roland Garros.

Contro il norvegese però non giocherà nei quarti di finale il nostro Lorenzo Sonego che ha ceduto dopo quasi tre ore sul Campo dei Principi alle 22:55 contro il francese Humbert dopo aver vinto il primo set: 5-7 6-3 6-1 il punteggio finale. L’atmosfera ovviamente è diventata da Coppa Davis come accade sempre quando nel Principato si sfidano un giocatore italiano e uno francese. Decisivo il break subito subito da Sonego nell’ottavo gioco del secondo set dopo che la prima metà del parziale era stata lottatissima. Humbert è avanti 3-1 nei precedenti ma Ruud ha vinto l’unico duello sulla terra battuta

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