ATP Montecarlo, Djokovic ricorda Kobe: "Il suono della palla è quello che amo di questo sport, come una retina da basket"

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ATP Montecarlo, Djokovic ricorda Kobe: “Il suono della palla è quello che amo di questo sport, come una retina da basket”

“Qualche volta devi semplicemente trovare la via della vittoria” così Novak sulla filosofia del ‘vincere sporco’

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E’ sempre lì. Il tabellone principale arriva agli sgoccioli, il cerchio si stringe e lui c’è. Nonostante ci sia ancora qualcosa da limare, tanto è bastato a Novak Djokovic per avere la meglio su Alex De Minaur ed essere uno dei quattro semifinalisti dell’ATP di Montecarlo, presenza numero 77 nel penultimo atto di un Master 1000 che gli vale l’ennesimo record. Il nativo di Belgrado, in conferenza stampa, ha analizzato il confronto con l’australiano per poi, alla stregua del suo sfortunato amico Kobe Bryant, lanciarsi in una dichiarazione di amore al tennis.

D: Novak, semifinale numero 77. Hai battuto un altro record. Ma alla fine del match, non mi sei sembrato così felice, come se fossi preoccupato di qualcosa. Puoi condividere i tuoi pensieri con noi ?

Novak Djokovic: “Sì, è solo un segno di sollievo, penso. Era più per dire che fosse finita, piuttosto che festeggiare. Non avevo così voglia di festeggiare. Qualche volta festeggio come Medvedev, e qualche volta festeggio effettivamente (sorride). Ad ogni modo, è un complimento. Penso sia molto interessante, molto divertente. E’ molto autentico. Oggi ho adottato il Mevedev style. (ride).”

D. Hai usato la parola “brutto” alla fine del match.

Novak Djokovic: “E’ una parola di De Minaur, che ho ripreso quando lui si è espresso così a rete

D. Riguardo la partita?

Novak Djokovic: “Sì, riguardo la partita, sul tennis, e sono d’accordo con lui. Penso che in particolare il secondo set, sai, molti errori non forzati e molti break di servizio, ovviamente sulla terra battuta puoi aspettarti più break del solito, comparata ad altre superfici, ma questo è stato non canonico. Quindi penso che forse non abbiamo giocato un bel tennis nel secondo set. Forse gli ultimi games, ma sai, la maggior parte del secondo set è stata un po’ brutta, come ho detto.



D. Qualche volta per un giocatore giovane diciamo che è positivo che impari come vincere brutto, perché non puoi giocare il tuo miglior tennis ogni giorno. A questo livello della tua carriera, è ancora soddisfacente vincere una partita senza avere buona sensazioni sul tuo gioco ?

Novak Djokovic: “Vincere brutto” è il titolo del libro di chi ? Penso di Brad Gilbert? Ecco cos’era. Sai, qualche volta devi semplicemente trovare la via della vittoria. Oggi era uno di quei casi. E alla fine forse non senti di aver giocato al meglio. Penso di avere avuto alcuni momenti buoni, alcuni momenti brillanti e altri dove faticavo a colpire la palla in modo pulito. Ma alla fine della giornata, in match come quello di ieri, anche se con avversari diversi, nei momenti più importanti sono riuscito a brekkare e ottenere la vittoria.

D. Novak, eri amico di Kobe Bryant. Ricordo dieci anni fa lui parlava di cosa amasse di più del basket. Le piccolezze che guidavano il suo amore per il suo sport, ha sottolineato cose divertenti, affermando di essere assuefatto al suono della retina dopo ogni canestro. Per te, a questo livello della tua carriera, quali sono quei dettagli che ti fanno amare questo sport, che ti fanno alzare il mattino e portare in te la gioia del tennis ?

Novak Djokovic: “C’è più di una cosa da aggiungere a quello che Kobe ha detto riguardo al suono della retina. Sai, per me o per noi è il suono del colpo, il suono della palla dove, ovviamente, in alcuni tornei produce un eco migliore ma sembra ancora più forte quando colpisci la palla in maniera pulita. E’ interessante quello che hai detto perché me lo godo solo quando guardo i video delle mie partite o sto guardando le partite degli altri. Non me lo godo mentre sto giocando, perché seriamente non riesco a sentirlo, per quanto strano possa sembrare, ma sono completamente in una specie di zona in cui non sento il suono della palla a causa dei grugniti, a causa di qualsiasi cosa. Poi ovviamente l’energia della folla, la competizione. Sai, io mi diverto anche in allenamento e nel process, forse non così tanto a come ero abituato, ma mi godo la competizione. Mi piace lo svolazzare delle farfalle prima del match. Al di là del fatto che abbia giocato molte partite, sento anche quella sensazione di nervosismo ma anche di eccitamento nell’andare sul campo di gioco. Oltre a ciò c’è un’imprevedibilità di cosa possa succedere. Nessuno sa chi sarà il vincitore. Chiaramente puoi essere il favorito o meno, sapete, tutte le cose che hai fatto in quel momento per entrare in partita. Più si è fatto, meglio ci si è preparati, più ci si sente sicuri di scendere in campo. Ovviamente è per tutti soggettivo ed è differente, ma non puoi conoscere e garantire che giocherai allo stesso modo di come l’hai preparata in allenamento. E’ capitato tante volte che abbia giocato in modo incredibile in allenamento ma poi vai in campo e, wow, è totalmente diverso, o può capitare al contrario. E’ il brivido dell’inconscio quando tu vai in campo per vedere cosa succederà, le previsioni dove tu sogni e visualizzi te stesso che vinci il match, la vittoria del torneo, rendendo i tuoi sogni realtà, c’è un potere incredibile in questo ma, ancora, quando sei in campo una serie di cose, di fattori, elementi può influenzare te, la tua mente e il tuo gioco che, sai, tutto può succedere.”


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