Nadal infinito (Crivelli). Il leone Rafa confessa: "Ho scoperto di aver paura" (Azzolini). C'è ancora Nadal sulla terra (Giammò). Il mistero Camila (Cocchi)

Rassegna stampa

Nadal infinito (Crivelli). Il leone Rafa confessa: “Ho scoperto di aver paura” (Azzolini). C’è ancora Nadal sulla terra (Giammò). Il mistero Camila (Cocchi)

La rassegna stampa di venerdì 10 maggio 2024

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Nadal infinito (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

E vennero i giorni della paura. Che resta la pulsione più antica dell`uomo e un sentimento nobile se ti mette di fronte ai tuoi tormenti interiori e ti aiuta ad affrontarli. Nadal, adesso, deve superare la paura: e affiancare una tale parola al più formidabile guerriero mai apparso su un campo da tennis sembra quasi un ribaltamento della storia. Eppure, è lo stesso Rafa ad appropriarsi del concetto dopo la vittoria di primo turno contro il belga Bergs, la 70a della carriera a Roma; non si tratta del timore degli avversari, sensazione da sempre sconosciuta al diavolo di Manacor, soprattutto sulla terra, ma della fiducia da ritrovare nel proprio equilibrio fisico, martoriato dalle ingiurie della fatica e del tempo. Una volta di più, il titanico campione dovrà attraversare i propri limiti, anche a costo di pagarne conseguenze irreversibili: «Sicuramente sono progredito nelle ultime tre settimane, a Montecarlo non potevo giocare, a Barcellona ho tentato, a Madrid ho fatto qualche passo avanti. Ma è arrivato il momento in cui ho bisogno di provare il tutto per tutto e se succede qualcosa che non va, accettare la sorte. Questa è la verità. Devo provare a giocare al cento per cento. Non è facile, ho bisogno di perdere un po` di paura che ho in alcuni movimenti e in alcuni colpi, perché, ad esempio, a Brisbane a gennaio mi ero strappato nello stesso punto in cui avevo avuto l`intervento chirurgico». Un ricordo ancora troppo vivido per lasciarselo scivolare addosso: «Ho dovuto rimuovere una parte importante del mio tendine dello psoas e lavorare di più sui muscoli intorno alla zona lesionata: si tratta di trovare il momento giusto per adattare tutti questi muscoli alla nuova configurazione dell`anca. Ma non ho così tanto tempo, questo è il problema. Ho il Roland Garros tra sole due settimane e mezzo, quindi… È arrivato il momento in cui ho bisogno di mettermi alla prova, se sono in grado di spingere il mio corpo di nuovo al limite. Ma non sto parlando solo di Parigi, sto parlando della prossima partita. Ho bisogno di perdere questa paura: in partita in alcuni momenti mi muovevo più velocemente, in altri no. Devo abituarmi a questo, correre questo rischio e se succede qualcosa di sbagliato, lo accetteremo. Ma questo è il momento di spingere. Mi sento più pronto rispetto a prima». Rieccolo, l`antico leone, il gigante che ha perso una sola volta su 113 la prima partita in un torneo sulla terra, proprio qui a Roma nel 2008 quando si arrese a Ferrero e soprattutto alle vesciche alle mani. La sfida con il n. 108 del mondo, che si chiama Zizou perché il padre era un patito di Zidane, è un alternarsi di luci e ombre, di traiettorie mirabolanti come ai vecchi tempi e di tiri che escono strozzati dalla racchetta finendo corti in mezzo al campo, costringendolo a difese affannose che potrebbero risultare vane contro avversari con ben altro peso nel braccio.[…] In tribuna, ad accoglierlo, c`era uno striscione: «Ci sono uomini che lottano tutta la vita. Sono quelli di cui non si può fare a meno». Rafa per l`eternità.

Il leone Rafa confessa: “Ho scoperto di aver paura” (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Visto dall`alto delle tribune a strapiombo sul Centrale, tutto sembra normale, tutto appare visto e risaputo. La ‘chierica’ è al suo posto, l`esultanza non è diversa da quella che lo fece conoscere 19 anni fa nel gran giro del tennis, gli scatti hanno ancora un che di felino, se c`è una palla da ghermire. E se ti chiami Rafa, una palla da adunghiare non manca mai. Nadal è ancora Nadal, verrebbe da dire, ed è a suo modo consolante, almeno credo. In fondo, se ogni anno vissuto da professionista del tennis ne valesse tre di un uomo che abbia condotto una vita di lavoro assai meno dispendiosa, magari seduto davanti al computer, potrei dire che io e Rafa abbiamo la stessa età, sulla settantina. Ma lui sostiene che le cose non stanno così. Dichiara di scoprire nuove sensazioni ogni giorno che trascorre in questo ritrovato Tour, nel quale ha ripreso a circolare da due settimane e mezzo. Percezioni, sentori, turbamenti mai provati prima. E relativi stati d`animo, su tutti quello del combattente, disposto a ribellarsi perfino nei confronti di se stesso. Sapete l`ultima? Nadal dice di aver paura. E aggiunge che fino a quando non se la scrollerà di dosso, o la prenderà a calci nel sedere, cosa che lui è capacissimo di fare malgrado nessuno abbia mai stabilito dove si trovi il “lato B” della paura, gli sarà complicato sentirsi di nuovo pronto e competitivo come vorrebbe. Tanto più a due settimane dal Roland Garros, “su casa”. Ma paura di che? Di non farcela? E allora ci faccia capire meglio quali scopi nasconda questo ritorno. E’ un giro d`onore negli stadi, tra gli spettatori che l`hanno amato di più? Roma ieri ha riempito il Centrale per rivederlo ancora, salutarlo, incitarlo […]. Al Foro, tra le statuette di coccio da onorare, la sua c`è da tempo. Ha vinto il torneo dieci volte, ha partecipato a dodici finali. Da quella dei cinque set contro Coria, nel 2005, all`ultima vinta nel 2021, solo Djokovic è riuscito a sfilargli il trofeo (nelle finali del 2011 e 2014). Oppure le intenzioni sono diverse e negli appunti sull`agenda, nella sezione “cose da fare”, Rafa ha scritto “ricordati che devi vincere il titolo numero quindici a Parigi”? Perché se è così, allora è probabile che Nadal sia in ritardo, di condizione, di partite giocate, di palline colpite. Sperava di tornare prima, ci ha provato in Australia, ha giocato a Brisbane, ma di fronte allo Slam non se l`è sentita di tentare. Ha fatto un nuovo tentativo a Indian Wells, e un altro ancora a Montecarlo, ma non era aria. Così, si è presentato a Barcellona, ha battuto uno spaurito Cobolli, poi si è arreso di fronte a De Minaur. Era una ripartenza, logico che si sia esaurita alle prime difficoltà. Eppure, la settimana dopo, a Madrid, con De Minaur era già pronto per la rivincita. Tipico di Rafa… 5-7 1-6 a Barcellona, 7-6 6-3 nella capitale. A Madrid i passi avanti si sono visti, ma il torneo è durato quattro match e Lehecka gli è stato fatale. Ancora troppo poco, per immagazzinare le energie che gli serviranno al Roland Garros. Roma può essere il torneo che gli farà il pieno? Rafa continua a scuotere la testa. «Non lo so, come potrei saperlo? Certo che dei passi avanti ci sono stati, ne sono consapevole, e anche contento. Ma non si tratta solo di questo. È un momento complicato, difficile, perché ho bisogno di verificare i miglioramenti ogni volta che scendo in campo, ma non sempre è possibile». Visione inedita di un tennista tutto d`un pezzo che deve aver fatto duramente i conti con se stesso, a cominciare dall`idea difficile da digerire che parte dei suoi pezzi si siano dispersi tra un`officina e l`altra, nelle quali ha trascorso negli ultimi anni più tempo che sui campi da tennis. «Ci provo», continua Rafa, «ma sento che mi sto trascinando dietro un filo di paura, sugli scatti in particolare. E questo mi toglie tranquillità. L`intervento chirurgico che ho subito ha rimosso una parte importante del mio tendine psoas, e ho dovuto mettere in moto molti muscoli per supplire. In pratica, li costringo a lavorare più di prima. E ho bisogno di tempo per permettere al mio corpo di abituarsi a queste nuove necessità. Il problema è che non ho molto tempo a disposizione». […]

C’è ancora Nadal sulla terra (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Riponete le targhe, riscrivete gli encomi, riavvolgete gli striscioni. Il momento di salutarlo non è ancora arrivato. Rafa Nadal ha vinto ieri il suo primo match agli Internazionali d`Italia, e per quanto ammaccato e incerottato fin sui polpastrelli avrà almeno ancora una partita prima di congedarsi definitivamente da Roma. Dieci volte campione al Foro Italico, ieri Rafa ha dato il via alla sua campagna contro il belga Zizou Bergs, un grillo più giovane di lui di tredici anni, che al momento dei saluti non ha potuto far altro che dirsi felice per lui e onorato di averci condiviso il campo. Più complesso invece cercare di seguire il filo delle emozioni vissute dagli spettatori del Centrale. Accorsi numerosi fin dal mattino e scaraventati in un vortice di sentimenti fin sull`orlo dell`incredulità e della disperazione, salvo poi essere presi per mano dal maiorchino e con lui risalire fino alla gioia e oltre, 15 dopo 15, un vamos dopo l`altro. «Oggi non è stata una bella partita: non ho giocato come pensavo di poter fare – ha dichiarato sincero Nadal – Alla fine pero sono riuscito a trovare il modo di vincere, il che mi darà la possibilità di giocare ancora tra due giorni e dimostrare a me stesso di poter fare meglio di oggi». Trentotto anni, più di 90 titoli in carriera, 539 vittorie e sole 65 sconfitte sulla terra rossa e la voglia, ancora intatta, di dimostrare a sé stesso di poter fare meglio. Venata però questa volta da un virus in più: la paura. Di incappare in una ricaduta, di farsi male seriamente e di dover così saltare il Roland Garros, vanificando tutti gli sforzi fatti negli ultimi mesi. Se a Barcellona e Madrid la strategia è stata infatti quella di risparmiare energie restando in ascolto dei segnali inviati dal proprio corpo, «oggi (ieri; ndr) è arrivato il momento in cui ho dovuto provare a giocare al 100% e non è stato facile. Ho dovuto scrollarmi di dosso un po` di paura, rischiare il tutto per tutto, qualunque cosa fosse accaduta». Scacciarla non è stato semplice, ma occasioni per riuscirci non sono mancate nel match: Bergs lo ha vessato dal fondo, alcuni colpi dello spagnolo giunti al termine di scambi impegnativi sono atterrati quasi sulle prime file degli spalti, altri si sono spenti nella polvere, e più volte Nadal è dovuto risalire da 0-40, salvando situazioni in cui la partita avrebbe potuto prendere tutt`altra piega «In alcuni momenti mi muovevo meglio, in altri più lentamente. Devo accettare che oggi il mio livello è questo, a corrente alternata, e cercare di ritrovare stabilità», ha proseguito lucido con la sua analisi Nadal. C`è stato un momento pero in cui è sembrato di assistere al colpo definitivo con cui Rafa è riuscito a vincerla quella paura. Ed è stato quando, nel secondo set, è ruzzolato a terra salvo poi, rotolando su sé stesso, riuscire ad alzarsi e a chiudere lo scambio con un dritto dei suoi. È stato come un sospiro di sollievo collettivo, il silenzio, il fiato trattenuto in gola e quel senso di liberazione una volta visto il suo pugno levarsi in cielo. Vincere con quel che si ha è sempre stata la sua filosofia. […]

Il mistero Camila (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

La notizia è piombata sul Foro Italico mercoledì, quando un link che conduce al sito della Tennis Integrity Agency (Itia), l`ente che nel tennis si occupa di monitorare casi di doping e partite truccate, ha iniziato a passare di mail in mail. Di smartphone in smartphone. «Ehi, la Giorgi si è ritirata!» era la frase più sentita per i viali del Foro. Il sito, in effetti, alla voce “atleti ritirati” mostra il nome Camila Giorgi in cima alla lista e la dicitura «Ritirata il 7 maggio». Ma la domanda naturale che il tennis si fa in queste ore è perché mai un`atleta come Camila Giorgi, con migliaia di tifosi, follower sui social (e non solo per le sue imprese sul campo da tennis) abbia deciso di sparire così, nel silenzio più totale, destando sospetti e preoccupazioni. La vicenda non ha nulla a che fare col doping, o almeno così al momento pare. La Giorgi ha dichiarato il ritiro alla Tennis Integrity Agency proprio per evitare di risultare assente ad eventuali controlli. I tennisti professionisti, infatti, hanno l`obbligo di compilare i famosi “whereabouts”, ovvero comunicare i luoghi di permanenza per essere reperibili in caso di controlli antidoping. Non risultano controlli mancati né positività a carico di Camila Giorgi che tuttora resta irreperibile. Nessuno l`ha vista né sentita. Il numero di telefono, che già aveva cambiato di recente senza farlo circolare, risulta inattivo. Spenti anche i telefoni di papà Sergio e dei famigliari. Ultimamente era il fratello Amadeus ad occuparsi delle sue pubbliche relazioni, delle (poche) interviste e di qualche copertina. Ma anche di lui non ci sono tracce come della mamma Claudia, artista e stilista. Camila e la sua famiglia sono come spariti nel nulla. Nessuno riesce ad avere notizie o a contattarli, quando la Wta ha ricevuto la segnalazione del ritiro dalla Itia ha subito provato a chiamare la giocatrice ai recapiti che aveva lasciato, ma non ha avuto nessuna risposta. Stesso discorso per quanto riguarda la FITP, vari tentativi andati a vuoto. Anche la capitana di King Cup Tathiana Garbin, che era riuscita a coinvolgere Camila riportandola nel gruppo azzurro non ha sue notizie da tempo: «Non la vedo e non la sento da mesi – ha detto la capitana azzurra -. Da tempo mi diceva di non essere pronta per un problema fisico a un piede». C`è chi ritiene che la sparizione della 32enne di Macerata sia dovuta alla richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura della Repubblica di Vicenza, per il caso delle false vaccinazioni anti-Covid. Tra le tante voci che si susseguono nel piccolo mondo del tennis, c`è anche quella che la Giorgi, sei milioni di euro in soli premi guadagnati nella carriera, avrebbe un importante contenzioso con l`Agenzia delle Entrate e per questo avrebbe fatto perdere le proprie tracce insieme al resto della propria famiglia. Ma si tratta al momento soltanto di ipotesi. Quello che tutti si augurano è che alla famiglia Giorgi non sia accaduto nulla di grave e che presto questo mistero venga squarciato dalla luce della verità. […]

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