Sinner primo re d’Arabia (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Per una rivalità giunta al termine, con Djokovic e Nadal a sfidarsi e ringraziarsi l`un l`altro per l`ultima volta, eccone un`altra che continua ad aggiornarsi. […] Poco importa che fosse un`esibizione, scevra da punti e prestigio: quando si ritrovano opposti in campo, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz producono un tennis che solo loro riescono a frequentare, e partite che nessun altro rivale riuscirebbe a sostenere. Differenza di caratteri e stili, certo. L’uno glaciale, l`altro ad alto tasso di infiammabilità. Ma su tutto, in comune, talento e testa, voglia di esplorare i propri limiti e nessun timore reverenziale. L’ha vinta Sinner, rimontando un set di svantaggio in cui in avvio era parso tra i due quello più pronto e reattivo nel trovare colpi e sensazioni all`altezza
del grande evento. Perso il servizio e ritrovatosi a inseguire 4-1, il murciano però ha cominciato a scaldarsi impattando sempre meglio la palla e accorciandosi al ritmo imposto sin li dal numero uno del mondo. È Alcaraz, a riuscire a stargli dietro in potenza e traiettorie, ma a differenza del gruppo d`inseguitori, il due volte campione di Wimbledon ha un dinamismo senza pari che gli consente di rispedire di là della rete colpi altrimenti vincenti. Se non ad andare a segno in condizioni di evidente svantaggio. Bel grattacapo. La formula per risolverlo però Sinner la conosce, ed è la costanza con cui ha ripreso le operazioni in apertura di secondo set. Una goccia inesorabile che alla lunga ha finito con lo spegnere la scintilla delle iniziative dello spagnolo. «Jannik ha avuto molte chance nel primo set ed è stato bravo a restare calmo e a cambiare un po` la tattica nel secondo – ha commentato coach Simone Vagnozzi alla tv locale – Restare calmo e solido al servizio perché Carlos cambia posizione. Trovare buoni angoli sulla prima, aprirsi il campo ed essere aggressivo con la seconda», ha poi concluso, fornendo quello che era il piano di gioco che Sinner avrebbe dovuto seguire nel decisivo parziale. Dettagli, perché su questo poi si decidono partite come queste. […] Così addomesticato, Alcaraz ha continuato ad accendersi a intermittenza senza però riuscire a dare continuità al suo gioco. Incassato a zero il break decisivo a fine parziale, alla fine anche lui ha tirato i remi in barca. […]
Sinner l’inarrivabile. Alcaraz s’inchina al re (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Eì Jannik Sinner la risposta allo slogan degli organizzatori arabi del Six Kings Slam. «Ci potrà essere un solo re», scrivevano e dicevano. E Jannik ha esaltato l`evento ben oltre l`esibizione, insieme con Carlos Alcaraz, finalmente piegato dopo tre sconfitte nel 2024. Non rimarrà nelle statistiche ufficiali del circuito, ma la partita sinceramente poco ha avuto dell`esibizione per l`intensità con cui si sono sfidati: 6-7 (5) 6-3 6-3 il punteggio in favore del numero 1 del mondo dopo oltre due ore e mezza di lotta ad altissimo livello. È dunque il nobile principe rinascimentale italiano (come raffigurato nelle immagini promo), nei due match precedenti impostosi su Daniil Medvedev e Novak Djokovic, ad avere la meglio sulla potenza del cyborg spagnolo, così da assicurarsi i 6 milioni di dollari, il ricco premio per il vincitore che vanno dunque ad aggiungersi agli oltre 12 milioni di dollari di soli montepremi conquistati nel 2024. Dopo tre sconfitte di fila quest`anno (nelle semifinali di Indian Wells e Roland Garros e due settimane fa nella finale di Pechino, dove Carlitos aveva messo in bacheca il quarto trofeo stagionale) l`azzurro ha dunque sfatato il tabù del murciano, confermando il suo momento d`oro e regalando un`altra bella soddisfazione dopo il trionfo a Shanghai anche al nuovi membri del suo staff. […] Nel quarto gioco l`azzurro, grazie a un paio di accelerazioni fulminanti (la palla viaggia spedita, ancor più per via dei 600 metri di altezza della capitale dell`Arabia Saudita), ha strappato la battuta al rivale, break confermato per allungare sul 4-1. Pressoché immediata la reazione del 21enne murciano, che nel 7° game, complici meno prime dell`azzurro e due errori di diritto in uscita dal servizio, ha piazzato il contro-break (3-4), con successivo riaggancio dopo aver fronteggiato una pericolosa palla-break con un servizio vincente. Il vincitore di Australian Open e US Open è arrivato a due punti dal set nel 10° gioco (durato oltre 7`), però per dirimere l’equilibrio si è reso necessario il tie-break, dove un rovescio corretto dal nastro è costato il mini-break all`italiano, poi capace di recuperare fino al 5 a 5, ma il guizzo determinante è iberico (7 a 5). Anche nella seconda frazione a togliere la battuta per primo all`avversario è stato il 23enne di Sesto Pusteria (nel terzo game), che poi ha mancato quattro opportunità per il 4-1 “pesante”. Sinner ha pagato il contraccolpo sul piano psicologico, cedendo a zero il servizio (3-3). Spronato da coach Simone Vagnozzí a non demoralizzarsi, la Volpe ha piazzato un altro break, consolidato per il 5-3 e ripetuto per portare la contesa al terzo set, che si è aperto con un`altra palla-break salvata nel secondo game dal pupillo di Juan Carlos Ferrero. Il quale, però, nell`ottavo gioco con due doppi falli di fila si è praticamente consegnato all`italiano, prontissimo a chiudere la contesa (13 degli ultimi 16 punti) con uno schiaffo al volo. Gli applausi, scroscianti, sono per i due protagonisti (bello l`abbraccio fra i due al momento di salutarsi sotto rete), i giovani fenomeni della racchetta che stanno già scrivendo le prime pagine di una rivalità presente e futura, destinata a segnare un`altra epoca. Non c`è però tempo per cullarsi sugli allori o leccarsi le ferite, occorre proiettarsi già ai prossimi importanti impegni, un trittico assai tosto per entrambi per chiudere la stagione: il Masters 1000 di Parigi-Bercy, le Atp Finals di Torino e le Finals di Coppa Davis a Malaga, Della serie: il duello continua. Per la felicità degli appassionati di tennis di tutto il pianeta, che attendono trepidanti altre sfide del genere fra due campioni di tale qualità. […]
Sinner, sei su una nuvola (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
La febbre spagnola guarisce in Arabia: Sinner è il più forte, Sinner è l`uomo da sei milioni di dollari, il ricchissimo premio in denaro che spetta al vincitore del Six Kings Slam. E dopo tre sconfitte stagionali contro Alcaraz, la sua nemesi, finalmente Jannik rompe l`incantesimo e sconfigge l`altro prodigio di questa generazione al culmine di un`altra partita straordinaria. Era un`esibizione e il risultato non finirà tra i precedenti, ma i sorrisi a fine match e l`abbraccio caloroso con il team spiegano più di mille parole quanto la Volpe Rossa ci tenesse a vincere per ribadire una volta di più il ruolo di numero uno del mondo contro il solo avversario che nel 2024 ha messo in discussione il suo dominio. Non valeva per le statistiche, ma le 2 ore e 21` di show hanno confermato una volta di più la forza dirompente di Jan e Carlitos, i nuovi dioscuri del tennis. L`equilibrio si spezza sul 4-3 per Sinner servizio Alcaraz nel terzo set, quando il primo della classe e della classifica gioca un fenomenale dritto incrociato da due metri fuori dal campo che folgora lo spagnolo: è solo il punto del 15 pari, ma quella prodezza scardina tutte le certezze del rivale, che poi sbaglia da fondo e commette un sanguinoso doppio fallo che gli costa il break e la partita. Il re del deserto si chiama Jannik, con la consapevolezza che il confronto con il talento di Murcia ormai sta segnando l`era contemporanea del tennis: «Giocare con Alcaraz è un mix di tutto: cerchiamo di spingerci al limite, uno con l`altro. Ci svegliamo al mattino chiedendoci come battere l`altro, sono molto felice di riuscire a dare il cento per cento ogni volta. A volta il tennis può essere lungo come stavolta, ma siamo molto contenti dello spettacolo che abbiamo offerto. Ci capiamo molto bene, siamo buoni amici ma pensandoci bene forse non mi sveglio pensando a come batterlo. Cerchiamo di divertirci, speriamo che questa rivalità possa durare il più a lungo possibile». Un voto che pure Alcaraz condivide: «Farò di tutto perché la rivalità con Jannik sia sempre più grande. È lui che mi spinge a cercare di diventare migliore». […] Le loro sfide non sono solamente una partita di tennis, ma un evento quasi messianico atteso dagli appassionati di tutto il mondo, nonché un elettrizzante mix di tecnica, spettacolo, volontà di potenza sempre sul filo dell`equilibrio in un contesto di agonismo feroce ma con l`enorme rispetto tra due rivali legati dall`affiato dell`amicizia. E cosa significhi la loro rivalità per entrambi, illuminata pure dalla differenza di stili di gioco come già accadeva per Federer e Nadal, è tutto nella considerazione che se potessero, i loro match li rigiocherebbero domani, il vincitore per confermare la sua superiorità, lo sconfitto per prendersi subito la rivincita. Solo i campioni più grandi, infatti, traggono linfa vitale dal corpo a corpo, apprendendo ogni volta qualcosa di più dal formidabile rivale per spingersi oltre i propri limiti: «Magari avremo altri avversari – disse Jannik dopo la sconfitta di giugno nella semifinale del Roland Garros – ma di sicuro tra di noi c`è qualcosa di speciale, ormai ci affrontiamo in semifinale o in finale, sono sempre partite molto importanti. Penso che sia emozionante per il nostro sport, soprattutto quando il testa a testa è
abbastanza serrato». Nel frattempo, però, Carlos omaggiava il fiero antagonista per il traguardo raggiunto del numero uno al mondo: «Se lo merita per i risultati che ha ottenuto. Non mentirò, spero che la rivalità tra me e Jannik sarà uguale o quasi a quella che hanno avuto i Big Three durante tutta la loro carriera. Non lo so però come andranno le cose. Nel 2024 abbiamo conquistato tutti e quattro i titoli del Grande Slam, Sinner mi spinge a essere un giocatore migliore, spero di averlo nel tour per molto tempo, perché lui mi porta ad allenarmi al 100% solo per provare a batterlo». […]
Sinner d’Arabia batte Alcaraz (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)
L’uomo da sei milioni di dollari è rosso di capelli, ha la nitroglicerina nel braccio ed è italiano. Nella stagione dei record (7 titoli Atp, due Slam, la vetta del ranking), Jannik d`Arabia si prende tutto, anche l`esibizione più ricca della storia. Sulla terra o sul veloce, che si giochi per i punti o la reputazione, non c`è niente da fare: Sinner contro Alcaraz è l`evento a cui, quando capita, non vuoi rinunciare. […] Più che una partita di tennis, un`esperienza. La dimensione indoor esalta Jannik, Sinner accende Carlos: la miccia è innescata. Il numero uno è al 71° match della stagione, ha davanti Parigi Bercy, Torino e la Davis a Malaga, ma Alcaraz è l`ultimo avversario da cui vorrebbe perdere, tanto più che c`è il bilancio del 2024 (3-0 ufficiale per lo spagnolo) da raddrizzare. Non c`è niente di banale nel break e controbreak che Jannik e la sua nemesi si scambiano nel primo set tra lampi di inaudita violenza (138 e 139 km all`ora la velocità media del dritto in top, Alcaraz toccherà i 176 km/h in un vincente incrociato), come al solito lo spagnolo crea (tennis) e l`italiano distrugge (palle); è naturale che un livello così equilibrato sfoci al tie-break. E lì è Sinner, con due drop shot imperfetti, a permettere ad Alcaraz una fuga (3-1, 4-2) facilitata dalla solita prima esterna per togliersi dai guai (6-5) e da un altro errore di Jannik (rovescio lungo, 7-5). Le solite distrazioni costano al n.2 il secondo set (6-3 Sinner) e un doppio fallo all`ottavo game, in una fase in cui Carlos non è sostenuto dal servizio, solo dall`estro, consegna a Jannik il break decisivo del terzo (6-3). Senza problemi di budget, gli arabi scelgono bene il cast del loro sportwashing: due top 10 (Medvedev e Rune, che lo era quando fu invitato a Riad), due dinosauri con un grande avvenire alle spalle (Djokovic e Nadal), due Gen Z con il futuro spalancato davanti (Sinner e Alcaraz). Gli dice bene, ai sudditi di re Salman, che dieci giorni fa il
vincitore di 22 titoli Slam abbia annunciato il ritiro a fine stagione: la finalina per il bronzo di Six Kings, cioè i due set che il serbo si annette con garbo (6-2, 7-6) per non sottolineare le stempiature dello spagnolo, diventa quindi l`ultimo confronto diretto della rivalità tra questi due fenomeni (60 sfide, bilancio finale 31-29 per il Djoker), diciotto anni dopo la prima volta (quarti del Roland Garros 2006). Niente che rimanga negli annali, trattandosi di un`esibizione, però un personalissimo ricordo per Nole e Rafa, che mette in valigia una racchetta dorata gentile omaggio della casa e risponde con un sorriso alla supplica del rivale: «Non smettere, continua a giocare, resta insieme a noi…». […]
A Djokovic il derby della saudade (Giovanni Pelazzo, Tuttosport)
Novak Djokovic ci ha provato. Non (solo) a vincere la finalina del torneo di tennis più ricco di sempre, ma soprattutto a far tornare sui suoi passi Rafael Nadal: «Non andartene, resta ancora un po` con noi» gli ha detto col sorriso e forse un briciolo di tristezza. Di chi è consapevole che quella è stata l`ultima volta. Una sensazione comune a tutti gli esseri umani, che in Brasile viene poeticamente racchiusa nella parola saudade. Un sentimento potente – la nostalgia, a tratti malinconica – che cresce vorticosamente e svanisce pian piano, senza che ce ne si renda conto, fino a quando spesso non ci si accorge che è tutto archiviato, dimenticato. All`inizio però la sensazione è fortissima, potente e talvolta incontrollabile. Djokovic-Nadal, I due giocatori più vincenti nella storia di uno sport che li ha messi uno contro l`altro 60 volte si sono affrontati a Riad per l`ultima passerella, dove ciò che importava di meno era il risultato. Anche perché non c`era spazio per molti dubbi visti i diversi momenti di forma, di carriera e di vita dei due GOAT del tennis. Uno, Djokovic, ancora assetato di vittorie e affamato di rivalsa contro i due giocàtori più forti della generazione presente e futura, che quest`anno gli hanno soffiato tutti gli Slam e i primi due posti nel ranking mondiale. L`altro, Nadal, ormai in pace con se stesso, con la moglie e il figlio al seguito, consapevole che, più di così, proprio non si poteva fare. Ma non per questo meno pronto; pur con le poche armi rimaste, a lottare ancora una volta (chissà se davvero sarà l`ultima, almeno in singolare). […]
Djokovic: Rafa, è stato un onore (Giorgio Capodaglio, Corriere dello Sport)
Il diritto di Nadal a rete, l`abbraccio finale con Djokovic e l`ovazione del pubblico presente. Si è chiusa così l`ultima danza tra due fenomeni del tennis mondiale, l`occasione per perdersi tra i ricordi di una rivalità epocale, lasciando che la gratitudine avesse la meglio sulla malinconia. A Riyad, la “finalina” per il terzo posto del “Six Kings Slam” tra Djokovic e Nadal, non ha aggiunto nulla alle sessanta sfide ufficiali già disputate tra i due, ma è stata l`occasione di godersi queste due leggende del tennis sullo stesso campo per un`ultima volta. Il serbo si è imposto 6-2 7-6(5) dominando il primo set, ma nel secondo Nadal non si è arreso e, dopo aver subito il break nel nono gioco, ha ripagato il rivale con la stessa moneta, prolungando la partita fino al tie-break, nel quale Djokovic ha avuto la meglio. A fine partita la celebrazione per Nadal, onorato dagli organizzatori con una racchetta d`oro. Belle le parole di Djokovic: «Dopo quasi vent`anni e sessanta partite, nelle quali ci siamo affrontati sui più grandi palcoscenici mondiali, provo solo grande rispetto per te. È stato un onore condividere il campo. Per me è un giorno emozionante. Grazie da parte di tutto il mondo del tennis per il tuo fantastico lascito. Abbiamo apprezzato tutto ciò che hai fatto». Dello stesso tenore la risposta dello spagnolo: «Grazie Nole. La nostra è stata una fantastica rivalità. In questi anni mi hai aiutato ad andare oltre i miei limiti, senza te non sarei stato il giocatore che sono diventato».
Ultima sfida (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Quell`abbraccio racchiude vent`anni di un romanzo leggendario, che ha
scritto pagine indelebili nella storia dello sport. E forse è giusto che l`ultimo match tra Nadal e Djokovic si sia giocato in un clima di festa e senza la ferocia agonistica di 60 episodi di un`intensità e di un pathos mai visti. Solo per la cronaca, in una sfida che non conterà per gli annali, vince Novak, ma la ribalta è tutta per Rafa, che lascerà il tennis tra un mese, dopo la Coppa Davis. D`altronde, quando si tratterà di definire il concetto di rivalità, non solo sportiva, i duelli tra Nadal e Djokovic saranno materia d`esame. E non soltanto perché, numericamente, non ce n`è mai stata una uguale nel tennis maschile, ma perché la storia personale, il carattere, il percorso agonistico li hanno affidati a strade differenti, unite solo dal talento e da una certezza inscalfibile: si tratta di due campioni formidabili. Nadal è il nobile guerriero che ha scardinato le gerarchie fin dal primo apparire, Djokovic il soldato partito da lontano e per troppo tempo considerato l`intruso nella saga mitologica tra il maiorchino e Federer. Li unisce però un`inestinguibile sete di vittoria, il rifiuto della sconfitta, la volontà di lottare su ogni punto. Sono troppo simili per essere amici: i loro appuntamenti si trasformano sempre in primordiali battaglie a suon di clava. Ora che tutto è finito, magari si
ritroveranno davvero su una spiaggia a sorseggiare un cocktail, ma tra di loro, specialmente all`inizio, non mancheranno le scintille. Nonostante li divida solo un anno d`età, infatti, Nadal ha cominciato a vincere troppo presto perché Nole, potesse solleticarlo. Perciò nel 2006, al loro primo confronto diretto, al Roland Garros, il mancino di Manacor sollevò un sopracciglio quando seppe che l`avversario, sconfitto per ritiro dopo aver perso i primi due set 6-4, aveva sostenuto che senza i guai alla schiena avrebbe potuto batterlo. In quella frase da sfrontato teenager c`era però già l`essenza di Djokovic, la sua missione: non si sarebbe arreso al dominio dei due titani, Federer e Nadal, che aveva davanti. […] Il Djoker ha sempre esaltato il formidabile rivale. «È stato un piacere e un onore condividere il campo con lui: il mio più grande avversario, la sfida più alta che possa capitare, mentalmente è durissima». Un`opinione condivisa anche dall`altro gigante: «Novak mi ha aiutato ad andare oltre i miei limiti per più di 15 anni. Senza di lui non sarei diventato il giocatore che sono». Un`epoca se n`è appena andata e già abbiamo nostalgia.