Coco Gauff
I quarti di finale raggiunti a Melbourne da Coco Gauff non sono stati in assoluto un risultato così negativo. Diventano però molto meno convincenti se rapportati alle valutazioni della vigilia. Era vincitrice delle WTA Finals di fine 2024, vincitrice in United Cup in apertura di 2025, testa di serie numero 3 e seconda favorita per i bookmaker proprio per la qualità di risultati e di gioco espressi sino al momento di affrontare lo Slam.
La sconfitta subita contro Paula Badosa (7-5 6-4) è stata particolarmente deludente perché arrivata a causa di problemi tecnici che sembravano, almeno in parte, superati: in due set ha compiuto 6 doppi falli e 41 errori non forzati. Di questi 41 errori, 28 sono stati di dritto (12 nel primo set, 16 nel secondo). A un certo punto del match a Badosa bastava indirizzare lo scambio sul lato del dritto di Coco per incassare, prima o poi, il punto grazie a un errore non forzato.
Solo la reazione di orgoglio di Gauff, arrivata quando era sotto 5-7 2-5, ha un po’ migliorato lo score. Ma Badosa ha saputo mantenere i nervi saldi, ha sfoderato una serie di ottimi servizi e chiuso al secondo tentativo il match. A conti fatti, secondo me lo Slam australiano di Gauff rappresenta un evidente passo indietro rispetto alle aspettative.
Elena Rybakina
Da un po’ di tempo a questa parte sembra che Elena Rybakina non riesca più ad affrontare i suoi match senza essere condizionata da problemi di vario genere. Problemi inizialmente legati a fragilità fisiche, ma da un po’ di mesi a questa parte si è aggiunta anche la questione con il coach Stefano Vukov, prima licenziato e poi richiamato. Nello Slam australiano ci sono state entrambe le cose: da una parte il rapporto tecnico mai decollato con Goran Ivanisevic, dall’altra i problemi alla schiena che sono sembrati condizionarla sia nel match vinto contro Yastremska (6-3 6-4) che in quello perso contro Keys (6-3 1-6 6-3).
Al di là del singolo torneo, ragionando su un quadro più ampio, ho il timore che per Rybakina il tempo passi senza che riesca a presentarsi in campo libera da problemi. La carriera sportiva non è certo eterna: le stagioni nelle quali si può essere competitiva ai massimi livelli non sono poi moltissime, e se si consumano in questo modo il rischio è ritrovarsi fra qualche anno piena di rimpianti. Mi auguro che riesca a ritrovare un po’ di salute e di serenità per poter gareggiare al meglio, senza handicap di varia natura.
Emma Navarro
L’Australian Open di Emma Navarro ha offerto luci e ombre; per questo non è semplice trarre un bilancio sintetico. Da una parte Emma ha dato prova di notevole combattività e “tigna” agonistica: ha vinto i primi quattro turni in tre set, rimanendo in campo più tempo di tutte le altre quartofinaliste. E lungo il percorso ha sconfitto avversarie pericolose, anche se forse non nel momento migliore di carriera, come Jabeur (6-4 3-6 6-4) e Kasatkina (6-4 5-7 7-5).
D’altra parte forse avrebbe dovuto soffrire meno al secondo turno contro Wang Xiyu, numero 108 del ranking (battuta 6-3 3-6 6-4 dopo due ore e 13 minuti) e all’esordio contro Peyton Stearns: 6-7(5) 7-6(5) 7-5. Ricordo che Stearns ha servito per il match sul 5-3 del terzo set, e ha lasciato strada solo dopo 3 ore e 22 minuti di lotta, nella partita più lunga del torneo.
Arrivata comunque ai quarti di finale (il massimo obiettivo teorico di Navarro, vista la testa di serie numero 8), è sembrata non avere la minima chance contro Swiatek: 6-1 6-2. Chissà, forse i precedenti turni l’avevano prosciugata di energie, o forse non sapeva come gestire al meglio i colpi di Iga: in fondo non si affrontavano dal 2018. Come attenuante per Emma va ricordato che era solo alla seconda partecipazione allo Slam australiano; è giusto lasciarle il tempo di fare esperienza e prendere le misure a un torneo così importante.
a pagina 3: Badosa, Swiatek e Sabalenka