Scacco all’idolo Djokovic (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Recita un proverbio berbero che nessun giovane può crescere senza avere idoli. Poi arriva un giorno in cui ti ritrovi di fronte quella figura leggendaria da cui hai sempre tratto ispirazione, abbandoni in fretta la paura e ti accorgi non soltanto di poterla avvicinare, ma addirittura di poter essere migliore. Matteo Arnaldi è cresciuto nel mito di Djokovic e convive addirittura con l`ingombrante paragone di una somiglianza tecnica: da bambino non cresceva, e così rispetto alla potenza ha dovuto privilegiare la rapidità di gambe, l`elasticità, le doti di corsa. Come un piccolo Nole, appunto. E ieri, in quella che è diventata indubbiamente, dal punto di vista simbolico, la sua più bella vittoria in carriera, in un paio di punti ottenuti dopo recuperi straordinari Arnaldi è sembrato davvero il gemello del Djoker di un tempo. Perché quello di adesso, va detto, è l`ombra di se stesso: poco reattivo, sempre in ritardo di un attimo fatale sulla palla, e pure annacquato nella furia agonistica, antico marchio di fabbrica. Nole regala 32 gratuiti, e perde per la quarta volta al debutto quest`anno, ma il suo percorso ormai declinante non può sminuire l`impresa del sanremese, capace di ricavare n 71% di punti dalla prima e più freddo (ebbene sì) quando si è trattato di far scivolare il match dalla sua parte, e che a Madrid aveva già sconfitto un top 5, Ruud (allora n.4) nel 2023. Ma stavolta ha demolito un monumento: «Giocare e battere Djokovic è un sogno che si avvera. Ero felice solo di poterlo affrontare, lui è sempre stato il mio idolo ma non lo avevo mai incrociato sul campo. Si vede che Madrid mi porta fortuna». Ma no, Matteo, non è questione di buona sorte, semmai di sensazioni ritrovate: «Negli ultimi tornei mi concentravo troppo sui risultati invece di pensare a divertirmi. Ho cercato di tornare in campo con la voglia di godermela di più». La sincerità di un ragazzo che è cresciuto passo dopo passo, ha accettato gli alti e bassi che accompagnano sempre l`approdo a un livello superiore e che quasi si schermisce per il dispiacere arrecato a un titano: «Djokovic non è al meglio, ma io all`inizio del match ho provato solo a non farmela sotto. Dopo il break e il controbreak iniziali la tensione si è sciolta e da li sono stato lucido». Certamente l`inattesa ma fulgida lezione impartita all`idolo non raffredderà un ammirazione che ha radici lontane: «Avevo circa 10 anni quando ho iniziato a guardare il tennis, era il 2011 e Djokovic stava vivendo un anno straordinario. Da quel momento ho cominciato a seguirlo da vicino. A scuola guardavo ogni sua partita e lo apprezzavo sempre di più per il suo stile, il suo modo di giocare. Una volta mi sono allenato con lui a Roma, l`ho aiutato nel riscaldamento per un match di primo turno nel 2022. Essere li, anche solo vicino a lui, era già un`enorme soddisfazione». Ora però, dopo averlo affrontato e sconfitto, l`orizzonte deve giustamente allargarsi in una parte di tabellone già privata di Alcaraz e senza califfi intoccabili. Domani per un posto agli ottavi
se la vedrà con il redivivo bosniaco Dzumhur, risalito al n.63 del mondo dopo un paio d`anni di oblio nei Challenger, ma lo sguardo è già oltre: «Il mio obiettivo ora è di rientrare tra i primi 32 (è stato n.30 ad agosto, ndr) per essere testa di serie negli Slam. Voglio provarci e poi puntare ancora più in alto». […]
Arnaldi l’hai fatto davvero (Antonio Sepe, Corriere dello Sport)
Matteo Arnaldi l`ha fatto davvero. Nel primo confronto in carriera contro il suo idolo d`infanzia, Novak Djokovic, ha firmato l`impresa e ottenuto un`indimenticabile vittoria. Ci è riuscito sulla terra battuta di Madrid, con il punteggio di 6-3 6-4, in poco più di un`ora e mezza di gioco. L’azzurro ha espresso un ottimo livello di tennis, ma soprattutto è riuscito a tenere a bada i nervi, cosa per nulla scontata in un contesto simile. Per Matteo si tratta della quinta vittoria in carriera ai danni di un top 10, ma è senza dubbio la più bella, forse perché la più inattesa. Lo dimostra la scritta “OMG” (“Oh My God”, Oh mio Dio”) sulla telecamera a fine match, così come il suo commento a caldo nell`intervista post-partita: «Non so cosa dire». Arnaldi è stato impeccabile nel fare la sua partita, ma c`è da dire che anche Djokovic ci ha messo del suo, disputando un match particolarmente negativo con ben 32 errori. Lo ha accennato anche lo stesso Matteo: «So che al momento Nole non è al meglio, ma ho dovuto giocare il mio miglior tennis per vincere». […] C`è da preoccuparsi per Nole? Nì. Il suo obiettivo restano gli Slam, perciò il giudizio della stagione sul rosso sarà condizionato soprattutto da Parigi. I numeri però non mentono: il serbo non perdeva all`esordio a Madrid da ben 12 anni, mentre non subiva quattro sconfitte al debutto in un torneo nella stessa stagione addirittura dal 2006. «Gli Slam sono i tornei più importanti per me, ma non significa che non volessi vincere qui. Roland Garros? Al momento non sono uno dei favoriti», ha precisato. Non ha poi escluso che sia stata la sua ultima volta in Spagna: «Non so se tornerò a Madrid. O meglio, lo farò, ma forse non da giocatore». Adesso viene il bello per Arnaldi il quale può guardare con ottimismo al prosieguo del torneo. Innanzitutto va metabolizzata la vittoria contro Djokovic, ma con la parte bassa del tabellone così aperta – complice anche il forfait Alcaraz – l`azzurro non deve porsi limiti e può giocarsi le proprie carte. Già a partire dal prossimo match, quello di terzo turno, in cui sfiderà per la prima volta in carriera il bosniaco Dzumhur numero 63 del mondo. Non è una partita scontata, anzi, la cosiddetta prova del nove presenta sempre insidie. Tuttavia Arnaldi ha una ghiotta chance per andare avanti nel torneo, specialmente considerando che negli eventuali ottavi troverebbe uno tra Muller e Tiafoe. E se l`appetito vien mangiando… Buona la prima per i due tennisti italiani che debuttavano direttamente al secondo turno in quanto teste di serie. Lorenzo Musetti ha domato l`argentino Etcheverry con il punteggio di 7-6 6-2 e ora trova il greco Tsitsipas. Avanti anche Matteo Berrettini, vittorioso ai danni dell`americano Giron per 6-7 7-6 6-1. Il suo prossimo avversario sarà il britannico Draper (avanti 2-0 nei precedenti), ma c`è preoccupazione per il problema agli addominali accusato a fine secondo set. […]
Arnaldi: “Idolo Nole, che sogno batterlo!” (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Anche Tiramolla invecchia, e non è molto diverso da noi. Giunture che scricchiolano al ritmo di nacchere, pensieri che si intorpidiscono al primo sforzo, la sensazione frustrante che tutti i ragazzini che l`hanno innalzato a loro idolo, siano diventati più Djokovic di lui. Matteo Arnaldi è cresciuto sotto un poster del divo che si sta spegnendo, e quando Nole lo invita agli scambi ravvicinati con i quali, un tempo, faceva cambiare idea a chiunque avesse intenzione di provarci, mette in campo doti di allungo, di adattabilità e vigoria che lo rendono snodabile e veloce, con quel pizzico di sfacciataggine che vale il punto. Succede nei momenti più caldi del match. Sul 3 pari del secondo set, 30-40 con il serbo al servizio, Nole si avventura a rete e Arnaldi accetta lo scambio ravvicinato. Scelta rischiosa, ma Djokovic non sfrutta la volée alta, e l`italiano è sulla traiettoria, pronto a ghermire il punto, e il break che lo spinge al successo. Contraddice se stesso, l`antico numero uno. Pensa al Roland Garros come obiettivo della stagione, un premio speciale per la lunga assenza di vittorie. «Sento che posso farcela», aveva detto alla vigilia, ma opera in modo contrario, non brilla nei movimenti, il suo tennis ritrova le giuste coordinate nei colpi solo quando la palla gli giunge vicina e non la deve andare a cercare. Ha scelto la strada più complicata per avventurarsi in quest`ultima fase della sua straordinaria carriera, quella di sentirsi libero di fare come gli pare. La famiglia prima di tutto è il nuovo karma, com`è giusto che sia, ma togliere spazio alla preparazione è l`errore più insolito che possa commettere un tennista esperto, ormai prossimo ai 38 anni. Non vince dai Giochi di Parigi, l`ex Djoker, e nel circuito addirittura dalle Finals 2023. Ha smarrito a Miami la vittoria numero 100, rimbalzato da Jakub Mensik, poi è franato a Montecarlo contro Tabilo, che lo torturò anche a Roma l`anno scorso, e dite… Si può scoprire una bestia nera dopo venti anni di circuito? Ora Madrid, contro Arnaldi. «Non so se tornerò a Madrid da giocatore», si lascia sfuggire, mesto come poche altre volte. «Ho perso contro un giocatore migliore di me. Dovrò abituarmi». Matteo secondo (il primo resta Berrettini) con questa vittoria riprende in mano la sua ascesa. Era stato frenato da qualche guasto fisico e dalla sensazione, poco piacevole, che il circuito gli avesse preso le misure. Ora si sente rinascere, e ritrova anche quel sorriso che rinnova, sponda maschile, la spensierata letizia che porta in campo Jasmine Paolini e la rende indispensabile. «Nole è il mio idolo», racconta Arnaldi, «da piccolo cercavo di giocare come lui. Ero già contento di poterlo affrontare, e all`inizio, lo giuro, pensavo principalmente a non farmela sotto. Ci siamo allenati insieme una volta, ma affrontarlo su un campo del genere, beh, è stata una soddisfazione». Ha giocato bene, e non ha mai mollato. «Sapevo che non era al meglio, ma ho dovuto mettere in campo il tennis migliore che posso permettermi. Lui è così, anche quando perde ti fa sentire quanto sia stato grande». Il break è giunto subito, ma Nole se l`è ripreso in fretta. «Cercavo di farlo sbagliare, ma sentivo di dover fare qualcosa in più. È stato importante resistere in quel lungo quinto game del primo set. Poi mi sono tranquillizzato. E il resto è giunto da sé». Il secondo break nell`ottavo game, per il 6-3, poi l`assolo vincente, sul 3 pari. Prossima sfida con Dzumhur per un ottavo che dovrebbe consegnarlo a Tiafoe in un ritaglio di tabellone privo di firme prestigiose. Poi Berrettini, a rendere ravvio del secondo turno “una giornata da Mattei”. Ne sorte vivo, forse infortunato, costretto a giocare senza servizio il terzo set, ma d`improvviso ritrovando geometrie e potenza nei colpi da fondo. […] Marcus Giron, americano di Thousand Oaks, California, è il tennista che Berrettini non vorrebbe mai incontrare. È sotto due a zero nei testa a testa e non ha mai capito il perché. Corpulento di taglia tracagnotta, la mise in tinta unita che la sudorazione trasforma presto in una oscena composizione a macchia di leopardo, Marcus si oppone a Matteo colpendo forte. Lo fa sentire sotto assedio e gli spegne l`aire. Non il miglior Matteo, si dirà. […] Eppure ha tre palle set nella prima frazione, sul 5-4, che smarrisce per non aver osato di più. E Marcus lo punisce, nel tie-break, che lo vede presto prendere il largo. Sembra spacciato Matteo, ma prova a resistere e fa bene. Sul finire del secondo set avverte un problema al costato, ma trova altri due set point nel tie-break e Giron gli annulla anche quelli, non il terzo, che riporta Matteo in parità. Largo al fisioterapista. […] Provaci, il consiglio che segue i massaggi, ma non forzare. E qui Matteo si trasforma. Riduce ai 175 orari la prima di servizio (che gli aveva dato fin lì 12 ace) e ragiona di più. Lo aiuta il dritto, che prende a sfrecciare verso angoli sconosciuti a Giron. L’americano va in bambola, offre due break, e si consegna a Matteo, che finisce per firmare un set perfetto. […] Ora il tabellone lo affianca a Draper ma che Matteo riesca ad affrontarlo è tutto da vedere. Avrà 24 ore per risolvere il problema.
Difficile pensare che questo Djokovic possa rinascere (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Senza nulla togliere all`impresa di Arnaldi, che ha dimostrato maturità tecnica e solidità mentale, è evidente che la sconfitta patita a Madrid da Novak Djokovic allunga sinistre ombre sul futuro anche prossimo del formidabile campione serbo. I numeri stagionali, finale di Miami a parte, cominciano ad essere impietosi: quattro eliminazioni alla prima partita del torneo (Doha, Indian Wells, Montecarlo e Madrid) e la sensazione che ormai sia incapace di reagire alle prime complicazioni che il match gli propone. Contro l`azzurro, ieri, si è visto un giocatore sicuramente in ritardo di condizione fisica, in difficoltà in quegli spostamenti frontali e laterali che sono sempre stati il suo marchio d`autore, nonché poco
resistente negli scambi da fondo e con una velocità di palla spesso non in grado di impensierire l`avversario. D`altronde, a meno di un mese dal 38° compleanno, è umano che un mostro di atletismo come Novak possa accusare un deciso declino. Ma se il lavoro in allenamento può ancora in parte compensare questo calo, a preoccupare molto di più è la totale assenza di motivazioni emersa dalle ultime due sconfitte e in generale da tutto il suo percorso agonistico dall`Olimpiade in poi fatte salve un paio di lodevoli eccezioni. Nei suoi occhi non si intravede più lo spirito feroce della tigre che azzannava gli avversari, nel linguaggio del corpo non ci sono più i segni di quella tempra d`acciaio che gli consentiva di dominare le partite prima con la testa e poi con il gioco. Fino a un paio d`anni fa, nelle occasioni che contavano e dunque nei tornei più prestigiosi, Djokovic non avrebbe mai perso contro gli avversari che lo hanno sconfitto in questa stagione e sarebbe sceso in campo in posizione di netto vantaggio fin dal primo scambio. Ora invece sembra un giocatore che esce dagli spogliatoi solo per contratto, per onorare il tabellone e soprattutto il suo passato da dominatore: significative le parole dopo il ko con Arnaldi, quel riferimento a situazioni mai vissute in vent`anni di carriera e alle quali adesso deve adeguarsi. Proprio questa è la questione principe: fino a quando una leggenda come Nole sarà disposta ad accettare di perdere contro rivali che per due decenni non potevano neppure avvicinarsi? È vero, lui continua a sostenere che l`unico vero obiettivo restano gli Slam, ma io temo che la sua deriva verso l`ombra sia ormai irreversibile e neppure il Roland Garros e Wimbledon riusciranno a restituirci almeno una parvenza del Djokovic che fu. […]