Matteo Arnaldi sembra aver trovato a Madrid il suo giardino segreto. Sul rosso della Caja Magica, il 23enne ligure sta infatti costruendo una settimana da sogno, suggellata da successi che potrebbero rappresentare se non proprio una svolta, perlomeno lasciare un segno importante nella sua giovane carriera, fin qui anche piuttosto avara di successi rispetto al talento che possiede, ovviamente Davis esclusa.
Dopo l’esordio sofferto ma vittorioso contro Borna Coric — qualificato ma pur sempre avversario di rango — Arnaldi ha progressivamente alzato il livello, mostrando quella combinazione di coraggio e solidità che in passato gli era mancata nei momenti decisivi. Perso il primo set contro il croato, Matteo ha avuto la freddezza di non disunirsi: è rimasto attaccato alla partita, ha strappato il secondo set, e poi ha completato la rimonta con un terzo parziale da giocatore ormai consapevole dei propri mezzi.
Ma è nel secondo turno che Arnaldi ha compiuto l’impresa che ha destato clamore nel circuito. Ok, tutti d’accordo sul fatto che non sia più il giocatore che tremare il mondo fa, ma l’eliminazione di Novak Djokovic, testa di serie numero quattro, con un secco 6-3 6-4 in poco più di un’ora e mezza è di quelle notizie che comunque non lasciano indifferenti.
Non si è trattato solo di un Djokovic irriconoscibile, come troppo spesso accade negli ultimi tornei disputati dal serbo, ma anche di un Arnaldi irresistibile: aggressivo al servizio grazie a 5 ace e il 73% di punti vinti con la prima di servizio, preciso nelle fasi di scambio, letale nelle opportunità di break. Il tutto condito da una lucidità tattica sorprendente contro uno dei migliori “problem solver” della storia del tennis.
Nel terzo incontro del torneo, l’azzurro ha confermato che non si è trattato di un exploit isolato: contro Damir Dzumhur ha imposto il suo ritmo fin dal primo game, chiudendo con un convincente 6-3 6-4 senza mai dare l’impressione di perdere il controllo, nonostante il blackout elettrico che ha colpito la Spagna e che sta condizionando il prosieguo dei match di giornata. Un gran bel vantaggio essere riuscito a chiudere prima dell’interruzione definitiva del programma di oggi: l’azzurro, infatti, avrà più tempo per riposare rispetto al prossimo avversario. Sarà il vincente del duello tra Tiafoe e Muller, che si giocherà martedì.
Una partita, comunque, che è stata la prosecuzione naturale di quanto visto finora, con Arnaldi in costante pressione sull’avversario, rischiando anche qualcosina, ma con un saldo punti a favore grazie anche ai 21 vincenti messi a referto alla fine del match. Insomma a Madrid, Matteo sembra volare leggero, come liberato dalle tensioni che a volte l’avevano frenato in altre fasi della sua ascesa.
Il feeling speciale con la capitale spagnola non è casuale: le condizioni di gioco, con l’altura che favorisce chi ha colpi penetranti e gambe fresche, si adattano perfettamente al suo tennis. Arnaldi riesce a combinare pesantezza di palla e copertura del campo senza sacrificare aggressività, mostrando una completezza tecnica che, in prospettiva, potrebbe regalargli soddisfazioni anche oltre Madrid.
Se torniamo indietro alla sua prima esperienza a Madrid nel 2023, troviamo un Arnaldi allora 22enne che, partito dalle qualificazioni, riuscì a vincere ben cinque partite prima di arrendersi al terzo turno contro Jaume Munar, nonostante avesse conquistato il primo set. Oggi, però, il copione è cambiato: quella che Arnaldi sta scrivendo nella Caja Mágica è una storia diversa, che segna l’inizio di una nuova fase della sua carriera. Una fase in cui non si può più parlare solo di exploit o di belle sorprese, ma di una crescita che punta alla maturità, all’esperienza, e a confermarsi ad alti livelli.
Con il Roland Garros ormai alle porte — dove lo scorso anno si spinse fino agli ottavi di finale, fermato solo da Stefanos Tsitsipas — Matteo sa di avere una cambiale importante di punti da difendere. Ma rispetto a dodici mesi fa, può contare su una consapevolezza diversa nei propri mezzi, una forza che Madrid sta ulteriormente alimentando e che lo accompagnerà anche verso Roma, torneo dove invece il feeling finora non è mai realmente sbocciato. L’occasione giusta per riscrivere il capitolo… anche se questa, alla fine, è un’altra storia.