Nessuno ha dubbi sul fatto che Andrea Pellegrino qui al Challenger 175 dell’Estoril abbia giocato il torneo della vita, anche se molti non credevano che ciò sarebbe mai successo. Onestamente anche a noi stavano cominciando a crollare alcune certezze, tanta era la discrepanza tra il giocatore che si poteva ammirare in allenamento o in alcune fasi delle partite e quanto poi si andava a raccogliere quando si tiravano a riva le reti. Spesso il tennista di Bisceglie si ritrovava con niente in mano, ormai rassegnato, si temeva, a recitare il ruolo di colui che avrebbe potuto fare di più. Lui che di 5 anni più grande di Musetti e a lui legato da una solida amicizia, ne è sempre stato un po’ considerato il fratellone maggiore. Certo le soddisfazioni nella sua carriera sono anche arrivate, ma col contagocce rispetto a quelle potenzialità che erano evidenti a tutti. Tre vittorie a livello Challenger (Roma 2021, Vicenza 2022 e Bad Waltersdorf nel 2023) e 5 ITF negli anni immediatamente precedenti. Quindi la finale di oggi non è che sia una premiere in assoluto, sono invece clamorosi gli avversari che ha dovuto battere per arrivare fin qui, partendo addirittura dalle qualificazioni.
Per limitarci al tabellone principale: Dusan Lajaovic (ex n.23 e finalista a Montecarlo nel 2019 contro Fognini), Felix Auger-Aliassime (ex n.6 del mondo), Nicolas Jarry (ex n.16) e in semifinale quello che potremmo quasi definire un turno di relax contro l’australiano Alexandar Vukic, attualmente n.83 ATP. Insomma un percorso che ricorda non un Challenger ma piuttosto un ATP 250, e questo percorso l’azzurro l’ha affrontato con sicurezza, senza farsi spaventare dai momenti difficile che pure non sono mancati. In finale l’ostacolo era, se possibile, ancor più alto perché lo statunitense Alex Michelsen (n.38 ATP) è uno dei giovani (21 ancora da compiere) più promettenti del tennis a stelle e strisce. Pubblico delle grandi occasioni sul bel centrale del ’Clube de Tenis do Estoril’ a Cascais, con Pellegrino che veste il suo solito smanicato d’ordinanza e Michelsen in tenuta giallo/nera che pare appesantito dalle scorie della sua semifinale contro Kecmanovic terminata, a causa della pioggia, nel cuore della notte. Infatti nel secondo game l’azzurro ha subito tre palle per il break ma non riesce a sfruttarle, consentendo così alla spietata nemesi del tennista di manifestarsi pochi minuti dopo quando Alex non restituisce il favore e gli strappa il servizio, portandosi sul 3-2. Ma l’azzurro non esce dalla partita e, in favore di vento, recupera il break. Ma oggi i servizi sono evidentemente destinati a soffrire e l’italiano si trova nuovamente a dover inseguire. Senza troppo successo perché il primo set è per Michelsen col punteggio di 6-4.
Il secondo set inizia sul piede di parità, almeno fino al quinto gioco in cui l’americano strappa di nuovo il servizio ad un Pellegrino che appare un po’ in difficoltà. Al contrario di Michelsen che invece è salito decisamente di tono e, pur conservando una sorta di naturale ineleganza, ha comunque idee molto chiare sul da farsi e grande applicazione nei passaggi importanti. E’ un break decisivo perché l’azzurro non riuscirà più a recuperare e il match si conclude in 1 ora e 13 minuti in favore del nativo di Laguna Hills col punteggio di 6-4 6-4 Per l’americano è il terzo Challenger della sua giovane carriera e la prima vittoria su terra battuta. Con questo successo Alex lenisce il dolore per l’eliminazione dei suoi Lakers nei play-off NBA e soprattutto risale al n.32 ATP, eguagliando così il suo best ranking. Buon recupero in classifica per Pellegrino che guadagna una settantina di posizioni e risale alla posizione n.167, ad una trentina di posti dal suo best ranking risalente al settembre 2022.