Da Roma, il nostro inviato
Gli Internazionali BNL d’Italia 2025 passeranno per sempre alla storia come il torneo del rientro di Jannik Sinner dalla sospensione. Un torneo “benedetto”, che avrà il n.1 del mondo come massimo protagonista. E, ovviamente, le luci illumineranno anche il suo team. In primis Simone Vagnozzi, il coach che ha aiutato l’azzurro a cambiare la propria carriera. E che si è aperto ai media nella giornata di martedì 6 maggio, spaziando dai mesi passati alle prospettive future.
D: “Ieri abbiamo parlato con Jannik, e ha detto che non sa bene cosa aspettarsi, ha bisogno di risposte e feedback. Non ci aspettiamo un Sinner diverso dal solito, tu cosa ci dici?”
Vagnozzi: “Onestamente questi tre mesi li abbiamo provati a gestire nella miglior maniera possibile. A volte sono rimasto un po’ sorpreso sentire dire da alcuni del settore che quasi è stato un vantaggio questo stop…ma io non ho mai visto nessuno prendere tre mesi di pausa dall’Australia fino a Roma volontariamente, quindi di sicuro come tutte le cose proviamo a vedere il bicchiere mezzo pieno, cercare di lavorare su quello che possiamo. Ma sappiamo che arriviamo qua senza partite, l’ultimo torneo è stato in Australia ma prima c’erano state le Finals, quindi diciamo che negli ultimi 5 mesi abbiamo fatto solo due tornei. E questo non è un vantaggio. Le prime partite saranno fondamentali, per riprendere ritmo e quant’altro. Proviamo a fare più partite possibile qua per arrivare al Roland Garros in forma”
D: “Come si mantiene la tensione in questo periodo, tre mesi, per non lasciarsi andare?”
Vagnozzi: “Il primo mese è stato un po’ più rilassato, cercare di recuperare le energie. Poi piano piano abbiamo provato a rientrare un po’ in ritmo, a fare match di allenamento, che sapete bene non è la stessa cosa che giocare una partita di torneo. Quindi sicuramente ieri ha fatto bene a Jannik giocare sul Centrale davanti a un po’ di persone, per riprendere anche il feeling con l’ambiente. Ma vediamo, andiamo giorno per giorno”
D: “Tra i tanti pericoli di questi tre mesi, fisici e cose così, c’è anche il pericolo che un giocatore che vive dentro una bolla, sempre tra tornei e allenamenti, vede che c’è una vita fuori e fatica un po’ a rimettersi dentro la bolla quando è il momento di tornare? Jannik è uno che si sa concentrare benissimo, ma può esserci quest’incognita?”
Vagnozzi: “Penso onestamente di no su Jannik. Negli ultimi due anni abbiamo lavorato per fargli scoprire che c’è una vita oltre il tennis, e lui è diventato un po’ più flessibile e più aperto a determinate situazioni, quindi che penso abbia gestito molto bene. E l’ho visto molto carico per fare bene qui”
D: “Ieri l’ho visto molto sorridente, anche più del solito, insomma disteso. È davvero così tranquillo? Questa è una vigilia molto anomala, dopo tre mesi con il carico di questa avventura brutta…si emozionerà secondo te?”
Vagnozzi: “Questa è stata una passeggiata rispetto all’ultimo anno che abbiamo fatto. Adesso è tutto finito, possiamo finalmente concentrarci solo sul tennis. È stato molto più difficile l’ultimo anno con tutto quel peso sulle spalle. Questi tre mesi sono stati duri, soprattutto l’inizio, e l’avvicinarsi della competizione sicuramene lo ha aiutato. E adesso penso che sia felicissimo di essere qua”
D: “Jannik ha parlato di come lo guardavano in Australia. Tu e Darren avete percepito anche su di voi questa cosa, che vi guardavano in modo un po’ differente?”
Vagnozzi: “Naturalmente c’è quella sensazione lì, poi non so se è nostra o degli altri. Ma penso che sia un po’ inevitabile, quando succede una cosa del genere, avere un po’ gli occhi addosso di tutti. Ci sono state delle belle affermazioni di stima, soprattutto nell’ultimo periodo. Ho apprezzato molto quello che ha detto la mamma di Rune, ho apprezzato molto quello che ha detto Ruud, e secondo me ci sono stati dei buoni punti. Anche quello che ha detto Zverev credo sia giusto, e cioè che se uno non ha fatto niente è giusto che prenda zero, se uno ha provato a imbrogliare sia giusto che venga punito. Sono state dette cose non giuste, ma anche tante cose giuste”
D: “Come lo hai visto ieri nell’allenamento?”
Vagnozzi: “Eravamo tutti molto contenti di come si è allenato. Prima volta che ha giocato alle 7 di sera qua, in condizioni differenti, perché a Montecarlo l’ultima settimana è stato molto calda, quindi condizioni più veloci. Secondo me è stato un buon allenamento”
D: “Parlando di futuro, per quanto riguarda te, sappiamo che in teoria è l’ultimo anno di Cahill. So che probabilmente neanche ci state pensando, ma per quanto ti riguarda, essere da solo l’anno prossimo è un’opzione che stai tenendo in considerazione? Ed è una cosa che dipende più dalle competenze o semplicemente magari anche dal fatto tuo di viverti meglio la vita fuori dal campo, e alternarti con qualcuno come stai facendo adesso?”
Vagnozzi: “Non avrei problemi, mi sentirei adatto anche da solo. Ma con giocatori di questo livello qua è importante avere un’altra spalla, importante dividersi le settimane con i giocatori, altrimenti inizia a diventare 365 giorni l’anno ed è un po’ troppo. E per quanto riguarda Darren vorrei che rimanesse altri 5 anni. Forse è il coach migliore al mondo, come risultati e quant’altro, ma soprattutto è una persona speciale, quindi mi piacerebbe rimanesse il più possibile”
D: “Secondo te farà giurisprudenza questi tre mesi di stop anche per gli altri?”
Vagnozzi: “Penso che nell’ultimo periodo finalmente qualcuno ha centrato il punto. Adesso vedo finalmente i giocatori rendersi conto di essere in una situazione di pericolo, e fino a poco fa non c’era. Questa situazione è una situazione in cui ci possono essere le contaminazioni, ed è difficile controllarle. Penso soprattutto che in un caso come quello di Jannik, contaminazione totalmente involontaria, non sia giusto che sia stato fermato”
D: “Tu come l’hai vissuto invece? Tu, da coach, che riflessioni hai fatto? Hai imparato qualcosa di nuovo, fatto qualche pensiero diverso, stando lontano dalle competizioni?”
Vagnozzi: “Onestamente mi è mancata la competizione, questo è stato quello che abbiamo visto. Abbiamo provato a ricaricare le pile, magari a lungo termine questi tre mesi ci aiuteranno”
D: “Se non sbaglio Jannik ha vinto solo un titolo sulla terra. Dopo tutti questi allenamenti sulla superficie, anche a Montecarlo, rimane la più difficile per lui?”
Vagnozzi: “Sicuramente è la superficie dove ha meno sicurezze. Ma l’anno scorso ha fatto una buona stagione sulla terra, tra semifinale a Montecarlo e semifinale a Parigi, quarti a Madrid che non ha potuto giocare. Penso che lui possa far bene anche, sicuramente la preparazione non è stata quella che avremmo voluto fare però ci dobbiamo adattare e vedere come va”