Alexander Zverev non sta certo attraversando il suo miglior momento di forma. Negli ultimi tre mesi i risultati sono stati decisamente inferiori alle aspettative, con il titolo a Monaco di Baviera a dargli un po’ di fiducia in un periodo in cui il suo tennis latitava. A Madrid Sascha è stato eliminato agli ottavi da Francisco Cerundolo, ma almeno aveva sentito di aver giocato bene, perdendo non per colpa propria ma per meriti dell’avversario. A Roma è campione uscente e tra due settimane usciranno i 1000 punti qui guadagnati un anno fa, quindi oltre al titolo si tratta di difendere la seconda posizione del ranking. In attesa del suo esordio, di parla di forma e di risultati, di Cerundolo, dell’errore del sistema elettronico a Madrid…
D. Com’è tornare a Roma da campione in carica?
Alexander Zverev: “È sempre bello tornare sapendo di aver vinto un torneo. Mi sento fiducioso. Mi piace molto questo posto, quindi spero di riuscire a giocare bene come l’anno scorso e vincere tante partite.”
D. Tornando a Madrid, c’è qualcosa che puoi trarre da una partita come quella, considerando l’avversario che hai affrontato, Cerundolo?
“Sì, che odio giocare contro di lui, per essere onesto (sorride). Penso che, a parte i top player come Jannik e Carlos, lui sia probabilmente il più difficile per me da affrontare. Non ho ancora capito come giocare contro di lui. Non ho trovato un modo per batterlo, e lo si vede dai risultati. Però tutto sommato penso di aver giocato un buon tennis lì. Ho fatto tre buone partite. E anche vincere a Monaco la settimana prima… penso che il mio tennis sia al livello giusto in questo momento.”
D. Ti pesa mentalmente affrontare giocatori così, come lui?
“So chi mi mette a mio agio e chi no. Ci sono top 10 al mondo, non farò nomi, contro cui mi sento molto a mio agio, per esempio. E poi ci sono giocatori che magari non sono tra i primi 10, ma mi mettono più in difficoltà. È così che funziona. È per questo che il tennis è uno sport così interessante. Tutto dipende dagli incastri, da come il gioco di uno si adatta a quello dell’altro. Ecco perché a volte i risultati sono così imprevedibili. Ma in generale, ora il mio obiettivo è concentrarmi sulle prossime due settimane.”
D. Guardando agli ultimi tre mesi, hai più aspettative sui tuoi risultati o sul tuo livello di gioco?
“Prima di Monaco il mio livello non era buono. Ci sono dei motivi. Credo che non essermi preso una pausa dopo l’Australia sia stato uno dei motivi principali. Mi sono un po’ bruciato mentalmente. Il tennis è uno sport duro. Giochiamo tanto, viaggiamo molto. Prima di tutto, non diamo riposo al corpo, ma nemmeno alla mente. E io ne avevo bisogno. Ora sono sulla strada giusta. Ho vinto un torneo due settimane fa. Non devo dimenticarlo. Devo concentrarmi sugli aspetti positivi.”
D. Tornando al tema della chiamata elettronica delle linee. Abbiamo visto cosa è successo a Madrid. Sarai contento che a Parigi, al Roland Garros, ci siano ancora i giudici di linea.
“Davvero ci saranno ancora? Beh, l’anno scorso mi hanno fregato” (sorride). [Il riferimento è a una chiamata nel quinto set della finale persa contro Alcaraz.]
D. A quanto pare non si può vincere in nessun caso.
“Io posso vincere, però… L’anno scorso l’arbitro di sedia mi ha fregato (sorride). È un dato di fatto. A essere onesto, a me piace la chiamata elettronica. A Monte Carlo non ci sono stati errori, nemmeno a Monaco. Penso che a Madrid ci fosse un problema col sistema. Personalmente, penso che il problema fosse specifico del torneo di Madrid. Le settimane precedenti ha funzionato perfettamente. Non c’erano errori. Credo comunque che sia la direzione giusta da prendere. Quando succedono errori come quelli di Madrid, forse bisogna ricalibrare il sistema per il giorno dopo. Nel complesso, a Monte Carlo e Monaco ha funzionato alla perfezione.”
D. Pensi che dovrebbe esserci un po’ più di flessibilità se c’è un errore evidente?
“Nel caso di Madrid c’è stato chiaramente un errore. Non è solo il colpo di Fokina. Anche la mia battuta [l’ultimo punto del game precedente, contestato da Fokina]. Sono andato dall’altra parte e ho visto il segno, era chiaramente fuori anche quello.
“Non lo so. Non ho la soluzione. A Madrid il sistema non ha funzionato bene. Però, a Monaco e a Monte Carlo, il sistema ha funzionato meglio degli esseri umani, senza alcun errore per tutta la settimana. Non so come rispondere, non spetta a me decidere. Ma se c’è un errore evidente, forse l’arbitro dovrebbe poter scendere dalla sedia. Se parliamo di millimetri, no. Ma se parliamo di 3, 4, 5 centimetri, allora magari sì.”
D. Si parla molto del numero 1 del mondo. Tutti dicono che è un sogno. Ma può diventare anche un’ossessione?
“Numero 1 del mondo? Sarebbe bello. Non lo so, non ci sono mai stato. Credo che ci arriverò. Vedremo. Penso anche che i media amino abbattere i giocatori. Ho avuto due mesi negativi prima di Monaco, è vero. Non ho giocato un grande tennis. E all’improvviso ero il peggior numero 2 del mondo di sempre. Che non meritavo di essere lì. Ma io sono lì perché ho vinto tornei. Sono lì grazie ai risultati. Il sistema di ranking non mente. Ottieni punti vincendo partite, vincendo titoli. Sì, so di non aver giocato al mio livello abituale, di non aver fatto ciò che volevo. Ma nemmeno Carlos, poi ha vinto Monte-Carlo. Ci sono momenti così nella carriera di un tennista… Pensi che Novak sia contento dei suoi risultati? Pensi che Carlos sia contento dei suoi risultati? Io non sono contento dei miei. Alla fine, nei grandi match, nei momenti importanti, credo ancora che i migliori giocatori verranno fuori. E credo ancora che ritroverò il mio miglior tennis nei tornei più importanti.”