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WTA Roma: Jasmine Paolini e l’asimmetria

Nei turni decisivi degli Internazionali d’Italia Jasmine Paolini ha affrontato tre giocatrici, Diana Shnaider Peyton Stearns e Coco Gauff, molto diverse fra loro ma con una caratteristica in comune

Last updated: 20/05/2025 11:25
By AGF Published 20/05/2025
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17 Min Read
Jasmine Paolini - Roma 2025 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)
Jasmine Paolini - Roma 2025 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)

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Il WTA 1000 di Roma si è concluso nel segno di Jasmine Paolini; la giocatrice italiana, infatti, ha vinto sia il torneo di singolare che quello di doppio. Gli storici ci dicono che a Roma l’accoppiata dei due titoli non si verificava del 1990, quando a vincerli era stata Monica Seles: 35 anni di attesa.

Sono invece passati 40 anni dalla vittoria di una giocatrice italiana in singolare: per trovare un successo locale bisogna risalire a Raffaella Reggi nel 1985. Reggi vinse una edizione disputata a Taranto, effettivamente denominata “Internazionali d’Italia”, ma dal valore non paragonabile a un WTA 1000 come lo intendiamo oggi. Quello pugliese era un torneo di livello molto inferiore, sia per punti assegnati che per campo di partecipazione. Ecco perché al di là delle etichette, sul piano tecnico per il tennis italiano la vittoria di Jasmine è senza precedenti nell’era Open. Ultima nota statistica: nel 1985 a Taranto Raffaella Reggi aveva vinto anche il doppio, insieme a Sandra Cecchini, proprio come Paolini in coppia con Sara Errani.

Grazie a questo successo Paolini è tornata al quarto posto della classifica WTA (suo best ranking) ma soprattutto è salita al settimo della Race, cioè la classifica relativa soltanto agli impegni del 2025. Il dato è particolarmente significativo perché testimonia che Jasmine sta smentendo le opinioni più pessimiste nei suoi confronti, quelle che ritenevano l’annata 2024 un exploit irripetibile, che avrebbe pagato con un calo di risultati in questa stagione.

Per vincere il titolo, Paolini (che da testa di serie n. 6 ha usufruito di un bye al primo turno) ha superato nell’ordine: Sun, Jabeur (tds 27), Ostapenko (tds 17), Shnaider (tds 13), Stearns e Gauff (tds 4). Tutto sommato prevedibili i primi due successi: se Lulu Sun si è presentata al via da numero 46 del ranking non lo deve certo ai risultati raccolti sulla terra battuta. D’altra parte Ons Jabeur è lontana dalla migliore condizione e fatica a essere continua nell’arco del match; in sostanza i suoi alti e bassi di rendimento non le permettono di impensierire l’attuale Paolini. Jasmine ha vinto entrambi i confronti con lo stesso punteggio: 6-4 6-3.

Il primo passaggio importante è arrivato a livello di ottavi di finale contro Jelena Ostapenko, cioè la vincitrice del recente torneo di Stoccarda, mina vagante per antonomasia del circuito femminile. Ostapenko quando è nella giornata di ispirazione difficilmente lascia scampo alle avversarie, che travolge a suon di vincenti. Ma la stessa Ostapenko è capace di profondi cali di rendimento che producono errori gratuiti a ripetizione. Paolini ha vinto per 7-5, 6-2, recuperando da un inizio non facile (2-4 nel primo set). Quando si ha di fronte Ostapenko non si è quasi mai del tutto artefici del proprio destino, però Jasmine ha avuto il merito di alzare progressivamente il rendimento della prima di servizio e allungare il più possibile gli scambi grazie alle capacità difensive.

Ma probabilmente il match della svolta del torneo di Jasmine è stato il quarto di finale contro Diana Shnaider. Non era la prima volta che si incontravano: c’era un precedente del gennaio 2024 all’Australian Open, nel quale Paolini aveva vinto in due set (6-3 6-4). Però la Shnaider di allora era numero 92 del ranking e doveva ancora compiere il salto di qualità che l’ha portata, oggi, a un passo dalla Top 10. E infatti le cose a Roma si sono rivelate molto, molto più complicate che in Australia. Sarà stato per il precedente di Melbourne così favorevole, sarà stato per l’inizio in discesa (4-0 per Paolini), fatto sta che Jasmine ha rischiato grosso: ha scelto di affrontare Shnaider a viso aperto, ma in questo modo Diana ha progressivamente rovesciato gli equilibri, soprattutto grazie alla efficacia del dritto; prima è risalita nel punteggio, poi ha spinto il set al tiebreak e infine ha dominato la situazione nel gioco decisivo: 7-1 per Shnaider. Perso il tiebreak, Jasmine è definitivamente andata in difficoltà, tanto da ritrovarsi sotto 6-7 0-4.

Ma a questo punto è arrivato il soccorso della pioggia. Uno stop di pochi minuti che però si sono rivelati determinanti perché hanno consentito a Paolini di parlare con Sara Errani. Sara le ha suggerito di cambiare impostazione di gioco in modo radicale, e le conseguenze sono state decisive. Shnaider, mancina, è quel genere di giocatrice che definisco asimmetrica, perché possiede un lato dominante, visto che il suo dritto è chiaramente più forte del rovescio. Jasmine ha preso atto che il dritto di Shnaider stava diventando incontenibile e quindi ha modificato la strategia: ha indirizzato quasi tutte le traiettorie dello scambio verso l’angolo del rovescio di Diana, cambiando sul lato del dritto solo quando era sicura di far colpire l’avversaria in corsa e mai da ferma. Ovviamente cambiare direzione ogni tanto era necessario per evitare che Shnaider trovasse il tempo per colpire comunque di dritto utilizzando il colpo in versione anomala.

Grazie a questa tattica Paolini ha rovesciato l’andamento del match, finendo per conquistare un parziale di 12 game a 2. Nel secondo set è passata da 0-4 a 6-4 e poi ha prevalso nel terzo set per 6-2. E così ha vinto un match che sembrava quasi compromesso, approdando in semifinale.

In semifinale Paolini ha trovato la rivelazione del torneo: Peyton Stearns. Devo dire che era da un po’ che aspettavo un exploit di Stearns, perché negli ultimi tempi aveva dimostrato di poter raggiungere picchi di gioco notevoli, specie contro le giocatrici di alta classifica, e per questo l’avevo segnalata come una delle possibili sorprese dell’Australian Open 2025. Ricordo che nel 2024 a Indian Wells Stearns aveva perso contro Sabalenka per 6-7(2) 6-2 7-6(6) dopo avere mancato quattro match point. Mentre nel 2025 ha perso sempre di un soffio contro giocatrici di vertice: 6-7(5) 7-6(5) 7-5 all’Australian Open da Emma Navarro, 7-6(7) 4-6 7-5 da Kasatkina a Brisbane, 6-7(5) 6-3 7-5 da Badosa ad Adelaide. A Roma Stearns ha invertito la tendenza: invece che perdere in volata, ha cominciato a vincere; e infatti ha sconfitto sempre al tiebreak del terzo set Madison Keys, Naomi Osaka ed Elina Svitolina.

Dovessi raccontare in poche parole Stearns a qualcuno che non l’ha mai seguita prima, direi che nello stile di gioco assomiglia alla connazionale Jennifer Brady, la finalista dell’Australian Open 2021 (e ferma dal 2023 per problemi fisici). Entrambe giocatrici asimmetriche con un dritto davvero di alto livello e un rovescio più di manovra, molto meno incisivo. Probabilmente la miglior Brady aveva un servizio ancora più efficace, ma resta il fatto che tutte e due sono avversarie che dal lato del dritto vanno “maneggiate con cura”, perché altrimenti si rischia di essere travolte da un colpo che fa viaggiare la palla con grande facilità e pesantezza.

Nell’affrontare Stearns a Roma, Paolini ha dimostrato di essere ben conscia di questo rischio. Proprio come nella seconda fase del match contro Shnaider, ha evitato di far colpire da ferma Stearns dalla parte del dritto, insistendo invece sul rovescio. In sostanza ha impostato la partita come la copia speculare della partita dei quarti di finale, semplicemente perché Shnaider è mancina e Stearns è destra; in entrambi i casi si trattava di depotenziare la forza del dritto avversario. Dopo l’inizio complicato per Jasmine (sotto 0-3), la partita è diventata più equilibrata, Paolini ha salvato un set point sul 4-5 e infine ha prevalso alla distanza senza più correre rischi (7-5 6-1).

a pagina 2: La finale contro Coco Gauff

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