Un buon primo set e una gara che successivamente si è fatta in salita. Volendo, e senza troppa fantasia, potremmo riassumere così la sconfitta subita da Mattia Bellucci, attuale numero 68 del ranking maschile, nel primo turno del Roland Garros. Del resto, il forte tennista britannico Jack Draper – numero 5 del mondo – non è certo avversario facile.
Lo score definitivo ci racconta di un incontro terminato con il punteggio di – 3-6 6-1 6-4 6-2 – e di un Mattia che dopo un primo parziale di altissimo livello, si è dovuto arrendere ai colpi dell’ultimo trionfatore del Masters 1000 di Indian Wells. “A prescindere dal primo set, mi sono reso conto di averlo messo maggiormente in difficoltà rispetto al match disputato a Tokyo lo scorso anno“. Ha sottolineato l’atleta di Busto Arsizio nell’immediato post-gara. “L’obiettivo, per il futuro, è quello di giocare come nel primo set. Riuscire a farlo un filino meno, ma farlo con una certa continuità. Detto questo, non mi sento solo un giocatore che tira fuori dei colpi particolari, divertenti. So di poter esprimere un buon livello e trovare una certa continuità è ciò che stiamo cercando“. Ha continuato.
Successivamente, Mattia ha risposto a una domanda/curiosità del direttore di Ubitennis, Ubaldo Scanagatta, sulla sua decisione di voler battere da sotto durante il set-point. “In realtà non c’è una particolare storia rispetto al colpo che ho eseguito, al servizio da sotto“. Ha spiegato Mattia. “Tanti lo trovano irrispettoso, io assolutamente no. Non trovo particolari controindicazioni al riguardo. Alcune volte è stata una scelta strategica, oggi di strategico c’era poco. E’ stato puro istinto. L’ho visto lontano (si riferisce a Draper, ndr.) e ho provato a servire da sotto. Diciamo che l’ho gestito bene. In alcuni momenti è un colpo che può essere utile. Altre volte, invece, può essere una cavolata. Sicuramente è una cosa che mi differenzia, perché sono un giocatore e una persona estroversa“.
Poi, l’attenzione del tennista azzurro si è spostata su Draper e sul livello di gioco raggiunto dal nativo di Sutton. “Non me la sento di fare paragoni con Alcaraz o Sinner“. Ha evidenziato Mattia. Per poi continuare: “Sicuramente oggi, durante la gara, ci sono stati dei momenti in cui l’ho trovato veramente pesante, nel senso di difficile da affrontare. Efficace, ecco. Sentivo di dover fare qualcosa in più e con una determinata continuità. Ed è anche quello che mi ha portato a perdere un po’ di ordine. Diciamo che per larghi tratti del match mi è sembrato dominante…“. Insomma, un’analisi schietta quella del ventitreenne lombardo.
Bellucci è stato altrettanto schietto anche nel rispondere a una domanda, postagli da Ubaldo, circa i rapporti che intercorrono – attualmente – tra il giovane tennista azzurro e papà Fabrizio (maestro di tennis, nonché colui che gli ha tramandato l’amore per lo sport più bello del mondo). “Con papà cerco di non parlare solo di tennis. Sicuramente abbiamo avuto dei momenti di difficoltà, che mi hanno poi portato a seguire una strada diversa, visto che mi segue Fabio (Chiappini, ndr.) da oramai quattro anni e mezzo. Però, sicuramente, ci sono rapporti… adesso vivo da solo (sorride), e questa cosa mi dà maggiore libertà“.
Infine, Mattia – pungolato dal nostro Vanni Gibertini – ha raccontato del percorso che lo ha portato a diventare, non solo uno dei tennisti più dotati tecnicamente della top 100 ATP, ma anche uno degli atleti più preparati dal punto di vista culturale: “Ho frequentato una scuola paritaria e ho sempre letto parecchio. Dostojevski e Murakami sono tra i miei scrittori preferiti, anche se in questo periodo riesco a leggere un po’ meno. Guardo diversi film e sono appassionato di Storia. Diciamo che provo ad informarmi, mentre su altre cose sono particolarmente pigro e non le porto avanti“. Ha chiosato.