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Reading: Si dà dei sessisti a Moretton e Mauresmo, organizzatori del Roland Garros, per la programmazione antifemminista
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Editoriali del Direttore

Si dà dei sessisti a Moretton e Mauresmo, organizzatori del Roland Garros, per la programmazione antifemminista

Ma per me hanno invece piena ragione. Anche se la demagogia americana, sulla scia dell’icona femminista Billie Jean King che non si può non stimare, dà retta a Jabeur, Evert e Shriver su pretese ingiustificate

Last updated: 31/05/2025 8:51
By Ubaldo Scanagatta Published 30/05/2025
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11 Min Read

📣 Guarda il Roland Garros sui canali Eurosport in streaming su NOW

Molte istanze ormai, anche nel tennis, sono politically correct. O comunque decisioni politiche. Sarà che io appartengo a un’altra generazione, ma spesso trovo eccessive, o addirittura ingiustificate, sia le istanze, sia le decisioni.

Mi sto riferendo alla campagna messa in atto da alcuni colleghi, in particolare l’americano Ben Rothenberg, che si mostra scandalizzato – e magari è scandalizzato davvero se non lo fa per attirarsi un certo tipo di consensi e di benemerenze in casa WTA– perché i match femminili del Roland Garros aprono abitualmente la giornata sul Philippe Chatrier – i primi giorni alle 11, ora a mezzogiorno e prima dei match clou maschili… questo giovedì Pegula-Li, venerdì Sabalenka-Danilovic – quando c’è poca gente. Il grande pubblico affolla il torneo dalle 14 in poi, quando vengono fatti giocare gli uomini. Rothenberg e non solo lui la ritiene una insopportabile discriminazione. E probabilmente la WTA è ben contenta che ci sia chi sostiene che dovrebbe esserci un’alternanza.

In 4 edizioni e mezzo e in 47 giorni fino a ieri giovedì le donne hanno giocato il primo match sullo Chatrier 45 volte su 47, il 96% delle volte. Tutto ciò nonostante il direttore del torneo sia una ex tennista, Amelie Mauresmo, che certo ha a cuore il tennis giocato dalle donne. Ma se fa quel fa ha le sue condivisibili ragioni.

Rothenberg e anche altri colleghi americani si indignano anche perché l’unico match della sessione serale – che è stata varata nel 2021 per garantire alla federazione francese il doppio incasso giornaliero – è praticamente sempre un match maschile e l’anno scorso neppure uno solo fu femminile.

Dal 2021 a oggi ci sono stati quattro match femminili giocati di sera: Swiatek-Kostyuk (63 64) nel 2021, nel 2022 Cornet-Ostapenko (60 16 63), nel 2023 Sabalenka-Stephens (7-6,6-4) e un quarto che non sono riuscito al momento a rintracciare nei tempi che mi sarebbero stati utili (ma qui nei commenti sotto all’articolo, magari qualcuno dei lettori mi può aiutare).

Americani e australiani sono stati più furbi: hanno anticipato la sessione serale alle 19 o 19,30 – a Parigi non parte prima delle 20,15 – e così hanno potuto programmare per ogni sera due match, uno maschile e l’altro femminile, cercando di alternarne la disputa, a volte prima quello femminile, a volte il contrario.

Però sia a Melbourne sia a New York è anche successo che i match del giorno si siano protratti oltre l’orario di avvio della sessione serale e troppo spesso si sono fatte le ore piccole (davvero troppo piccole, anche l’alba in certe occasioni, fino ad un recente nuovo regolamento che impedisce l’inizio di un match oltre le 23)  perché, anche se non tutti i match sulla distanza dei tre set su cinque durano come la finale Djokovic-Nadal del 2012 a Melbourne (5 h e 53 m), però tanti vanno oltre  le tre ore quando si giocano 5 set.

Ons Jabeur ha protestato però vivacemente contro la policy adottata dal Roland Garros (sospetto anche perché aveva appena perso un match programmato alle 11 del mattino dalla polacca Magdalena Frech 76 60; n.d.UBS): “L’avevo detto anche un anno fa. Ed è triste che niente cambi. Lo sport femminile non è adeguatamente protetto. Spero che chi prende queste decisioni non abbia figlie femmine, perché non credo voglia vederle trattarle così. Si vedono più match maschili perché hanno più visibilità (secondo me non è vero: sono semplicemente spettacoli migliori in grandissima parte; n.d.UBS). La Federazione francese e Prime non avrebbero dovuto firmare un tal contratto. Nel 2024 Iga Swiatek e Naomi Osaka fecero un grandissimo match e avrebbero dovuto giocare di sera (già, ma chi poteva prevederlo? N.d.UBS). Avrebbero dovuto essere giocate alla sera, come un sacco di altre partite…”.
Secondo me un sacco proprio no.

Poi, è possibile che chi accusa il Roland Garros, la Mauresmo e il presidente Gilles Morretton, di sessismo, non si renda conto che chi acquista un biglietto che costa dai 110 ai 160 euro nei osti meno cari, non può rischiare di trovarsi a vedere un match di due set che dura magari soltanto un’oretta?

I tre set su cinque, di una partita che viene programmata come serale perché la si ritiene interessante e probabilmente equilibrata, durano almeno 2 ore e spiccioli, ma possono andare avanti pure del doppio. Gli uomini difendono i loro servizi con maggior frequenza di quanto facciano le donne: ergo i set che si concludono 6-0, 6-1, o 6-1 sono per solito meno frequenti di quelli che finiscono 6-3,6-4,7-5 o al tiebreak.

Rothenberg tira l’acqua al suo mulino, va a intervistare tenniste che, come Pam Shriver e Chris Evert, naturalmente sostengono la parità delle…discese in campo al mattino presto come alla sera tardi, ma sembra che non ci si voglia rendere conto anche del fatto secondo me indiscutibile che, soprattutto oggi,  la qualità del tennis femminile è decisamente meno buona in generale (con le dovute eccezioni) di quello maschile. E quindi non solo un match femminile dura meno, ma decisamente “tira” meno. Chiedetelo a chi va a comprare i biglietti su Internet o ai botteghini. In altre parole, salvo rare eccezioni di partite memorabili, piace meno. Quindi che si pretende nel nome della antidiscriminazione sessista?

Senza andare a disturbare campioni del tennis maschile – uno per tutti Richard Krajicek che, lui sì, si lasciò andare 40 anni fa ad affermazioni davvero poco garbate e oggi inaccettabili “Gran parte delle donne che giocano a tennis sono fat pigs (grasse porcelle!)”, suscitarono un polverone anche allora…ma anche Ray Moore a Indian Wells fu fatto fuori come direttore del torneo per aver sottolineato come il tennis femminile dovesse mostrare eterna gratitudine ai Fab Four del tennis maschile per esser sopravvissuto – mi sento invece di citare uno dei più grandi giuristi della storia giurisprudenziale italiana, Piero Calamandrei (1889-1956) che ho avuto il privilegio di studiare nel corso di legge frequentato all’Università di Firenze: “Non c’è peggior disuguaglianza che trattare in maniera uguale due  situazioni disuguali”.

Di certo Calamandrei oggi sarebbe stato giudicato poco politically correct, dopo che le donne – pur giocando sempre meno degli uomini, pur avendo sempre meno mercato del tennis maschile…provate a chiedere al “mercato nero” se i biglietti delle semifinali o della finale maschili costano e si vendono quanto quelle femminili  – hanno ottenuto grazie principalmente all’icona femminista  del tennis Billie Jean King e alle sue battaglie per la parità dei montepremi tutta una serie di trattamenti paritari – due match uomini e due match donne sui campi principali sempre e comunque negli Slam, quando i match sono quattro –  che sono conquiste più frutto di un discorso di tipo politico che di una logica razionale.

Secondo alcuni si tratta anche di un discorso culturale, per stare al passo con i tempi. Io ho qualche dubbio, come quando leggo che solo a sinistra risiede l’intellighenzia e una maggiore sensibilità politica. Lo si diceva, e lo si leggeva -e io ho vissuto in pieno il ’68, il Movimento Studentesco  e le battaglie studentesche di allora: sono stato per due mandati quadrimestrali il presidente dell’assemblea del mio Liceo –  anche ai tempi del defunto comunismo e nei confronti dei teorici di quel sistema politico. Che non mi è mai parso né “intellighnte” né “ipersensibile”. Tantomeno in grado di suggerire comportamenti più democratici.

Quando poi questa posizione culturalmente più apprezzabile viene sbandierata in Paesi che non sono il massimo della democrazia e del rispetto delle minoranze etniche e dei gender apparentemente più deboli, beh ancora meno mi lascio persuadere che non si debba, e nemmeno possa, pensarla diversamente.

“Dobbiamo scegliere per gli spettatori il match che abbia buone probabilità di essere il più lungo e il migliore” ha detto Moretton. E secondo me ha pienamente ragione. Chi non gliela dà, fa chiacchiere demagogiche. Tanto più oggi che, e lo dico con sommo dispiacere, il tennis femminile manca di personaggi del calibro delle sorelle Williams, per non parlare di Navratilova, Evert, Seles, Graf, Sharapova e altre icone. Lo sapete chi è oggi il personaggio femminile più positivo e che piace veramente a tutti – a prescindere dal passaporto – fra le top-ten?

E’ proprio la nostra Jasmine Paolini, allegra, sorridente, spontanea, simpatica, intelligente, vera. Con lei vengono quasi universalmente apprezzate forse solo Coco Gauff e la piccola Mirra Andreeva, anche se molti estimatori ha anche Aryna Sabalenka, ma per la ragazzona bielorussa sospetto che piaccia anche per altre qualità. E così concludo nel modo meno politically correct con il quale potevo concludere. Mi aspetto contumelie d’ogni tipo. Lancio di ortaggi no, perché mi trovo a Parigi. Bisogna avere un lancio bello lungo.


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