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Reading: Rassegna stampa – Sinner-Alcaraz, ci siamo! Paolini-Errani per il titolo. Coco regina a Parigi
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Rassegna stampa

Rassegna stampa – Sinner-Alcaraz, ci siamo! Paolini-Errani per il titolo. Coco regina a Parigi

La rassegna stampa di domenica 8 giugno 2025. E' il giorno di Sinner-Alcaraz (Crivelli, Bertolucci, Azzolini, Bertellino, Panatta, Ercoli, Semeraro). Errani-Paolini per il titolo (Nizegorodcew, Strocchi). Gauff, americana a Parigi (Crivelli)

Last updated: 08/06/2025 10:29
By Alessia Gentile Published 08/06/2025
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34 Min Read


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I potenti della terra (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

I pilastri della terra. Il romanzo di una finale scritta con l`inchiostro della giovinezza che diventa immortalità. Sinner oppure Alcaraz, ne resterà solo uno: per la prima volta, una sfida tra gli eroi della nuova generazione assegnerà un titolo dello Slam. E, per la prima volta, uno dei due uscirà sconfitto dall`ultimo atto di un Major. Jannik e Carlos, infatti, nella loro fresca grandezza, hanno sempre vinto quando sono arrivati all`epilogo di uno dei quattro tornei che ti garantiscono l`eternità, e la Volpe Rossa ha l`opportunità di eguagliare Federer e proprio l`avversario di oggi, gli unici nell`Era Open capaci di annettersi le prime quattro finali giocate. La verità sul rosso. Il 13^ confronto diretto tra i due signori del tennis ha il sapore della resa dei conti: chi è il più forte? Una questione peraltro destinata ad allungarsi sul decennio che verrà. Da una parte, i numeri della fenomenale solidità e della qualità di Sinner, numero 1 da 52 settimane: 20 vittorie Slam di fila, come McEnroe e Borg; il primo giocatore negli anni 2000 dopo Federer, Nadal, Djokovic e Murray a giocare tre finali consecutive […]. Dall`altra, l`incredibile rendimento nel 2025 di Alcaraz, n.2 del ranking e campione in carica a Parigi, sulla terra: 21 vittorie stagionali (su 36 totali), i successi a Montecarlo e Roma, una sola sconfitta (in finale a Barcellona). Carlos è il quinto giocatore più giovane dell`Era Open a raggiungere 5 finali Slam e può affidarsi pure alla cabala: ha battuto Jannik negli ultimi 4 incroci ufficiali (e il bilancio complessivo è di 7-4 per lui) ed è 14-0 contro giocatori italiani dal gennaio 2024. Ma l`arida legge delle statistiche non può penetrare nel cuore di una partita che non è mai stata così importante e dunque sfugge ad ogni inquadramento psicologico e soprattutto non tiene conto della particolarità del percorso di Jannik, che è tornato a giocare una partita ufficiale giusto un mese fa dopo tre mesi di un`ingiusta squalifica e nonostante la ruggine si è spinto fino alla finale di Roma e poi si è regalato una cavalcata fin qui epica a Parigi e sulla superficie che ha sempre amato meno delle altre. C`è da credergli, perciò, quando ne parla con stupore: «Ovviamente sono contento di aver raggiunto la finale, onestamente non pensavo di tornare e di avere questo livello a Roma e a Parigi. Non ho giocato per quasi 4 mesi e ora ho raggiunto la terza finale Slam consecutiva, non me lo aspettavo. […] Giocare contro Alcaraz è divertente, ma fino a un certo punto. Un bel match, bello da giocare e da guardare. E adesso il palcoscenico è anche più importante, sarà un momento speciale per me e per lui affrontarsi in una finale Slam. La tensione che senti prima e durante il match è diversa, siamo entrambi giovani e talentuosi, ma non vai in campo e semplicemente colpisci. Devi capire cosa succede, cosa funziona. Carlos mi rende un giocatore migliore, mi porta al limite, entrambi cerchiamo di capire dove migliorare quando giochiamo uno contro l`altro. Ogni sport ha bisogno di rivalità, la nostra potenzialmente lo è, ma ci sono tanti giocatori che potrebbero arrivare, o uno di noi calare, quindi non possiamo ancora paragonarci ai Big Three. Sicuramente Carlos ha un grande carisma, personaggi come lui sono un bene per il tennis». Ammirazione e rispetto ricambiati […]: «La finale sarà una giornata di grande tennis per tutti gli appassionati – ammette Carlitos – e questi match sono interessanti perché ti fanno capire in cosa è necessario migliorare per diventare un giocatore ancora più completo. Amo questo tipo di battaglie: Jannik sta distruggendo tutti ed è il miglior tennista del momento». […]

Dentro la finale (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Il Sinner visto in campo in totale controllo contro un fenomenale e pericolosissimo Novak Djokovic, dovrà sicuramente fare qualcosa in più e meglio per superare l`ostacolo Carlos Alcaraz e sollevare il quarto titolo Slam della carriera. Sicuramente, nella semifinale contro il serbo, Jannik è entrato in campo un po` teso e con un rispetto profondo verso un fenomeno capace di vincere 24 titoli dello Slam e un oro olimpico appena un anno fa proprio su quel campo. In diverse occasioni, Sinner ha mostrato un equilibrio precario in contropiede e ha fatto qualche errore di
troppo a cui non eravamo abituati. Lo ha detto Jannik stesso e lo sottolineiamo anche noi: dopo quasi quattro mesi senza giocare, raggiungere due finali consecutive a Roma e Parigi è qualcosa su cui il team avrebbe messo cento firme, ma Cahill ha detto che gli manca ancora qualche piccolo dettaglio, e forse intendeva proprio quello che abbiamo visto contro Nole. Di certo, i mesi di inattività e il calendario, saltando Amburgo, sono stati gestiti al meglio così come il passaggio tra Roma e Parigi. La terra, come sappiamo, è una superficie complessa che richiede molta attenzione, altrettanta pazienza e una ben precisa lettura tattica. La terra, nella lunga distanza, obbliga i giocatori a sfoderare enormi doti di resistenza fisica in uno Slam al meglio dei cinque set. Sinner è arrivato in finale senza concedere nemmeno un set. Questo, forse, può essere un piccolo punto a suo sfavore perché non ha potuto testarsi su partite tirate, match combattuti e lunghi. Solo contro Djokovic, il numero 1 al mondo ha dovuto moltiplicare l`attenzione e trovare soluzioni in un match che si è a tratti complicato. Sono sicuro che avrebbe preferito affrontare un rivale più complicato di Bublik ai quarti, qualcuno che lo mettesse un po` più in difficoltà giocando quattro set lottati. Il dubbio sulla sua tenuta in un match che potrebbe essere lungo, come accadde lo scorso anno nella semifinale persa contro lo spagnolo, è forse l`incognita principale della partita. Fondamentale, per Sinner, sarà alzare il rendimento al servizio. Contro Djokovic non è stato troppo solido da questo punto di vista. Non si tratta di alzare le percentuali per segnare più ace, ma soprattutto per impedire ad Alcaraz di aggredirlo e spingere sulle sue seconde di servizio. […]. Sarà un vero braccio di ferro, e sarà vitale comandare per primo e sia lui che il suo rivale sono in grado di giocare sempre a tutta potenza. Jannik non potrà permettersi cali di tensione, ma nemmeno Carlos, perché chi dei due cederà di un millimetro verrà sbranato dall`altro. Sulla terra, tra i due forse ha qualcosa in più Alcaraz dal punto di vista tecnico e di varietà di schemi, ma se lo spagnolo avrà uno dei suoi momenti di pausa, un passaggio a vuoto, lì il numero 1 al mondo potrà inserirsi e fargli male. Se la partita, come sembra dalle previsioni del tempo, dovesse giocarsi con il tetto chiuso, il vantaggio della superficie verrebbe limato leggermente e a beneficiarne sarebbe l`azzurro. Sarà fondamentale per lui tenere molto alto il ritmo ed evitare di far giocare troppo il dritto ad Alcaraz. Lo abbiamo visto anche nella sfida contro Musetti: dove la partita è cambiata quando Carlos ha iniziato a comandare col dritto dal centro del campo. […]

Fagli vedere chi è il n. 1 (Daniele Azzolini, Tuttosport)

A conti fatti, il fermo immagine di tre mesi che i signori della Wada hanno comminato a Jannik Sinner e a tutto il tennis per salvare la propria ghirba, nel senso della pelle e della loro stessa sopravvivenza, si è rivelato non troppo dissimile da un seccante guasto per motivi tecnici, superato il quale il nostro sport ha ripreso a fluire nella direzione già in gran parte indicata, quella di una sfida a due, esclusiva e monopolizzante. Il tennis mette in soffitta gli anni dei Big Three e si affida ai nuovi Big Two, Sinner e Alcaraz sono i soci fondatori della nuova ditta, i SinAl, e promettono di ripetere con i loro mezzi e le molte doti che possono vantare la storia dei Fedal, la santa alleanza tra Federer e Nadal che saldò in un insieme unico e inscindibile gli estri di due campioni agli antipodi. La finale del Roland Garros è la prima tra i due in uno Slam e farà da consacrazione a un cammino comune già cominciato da tempo […]. Vada come vada, il tennis tornerà da oggi a pieno titolo nella dimensione che meglio lo rappresenta, quella di una diarchia, con un numero uno italiano e un numero uno e mezzo spagnolo. Troppi indizi portano a identiche conclusioni. L’ultimo, e forse il più importante, è giunto con il ritorno di Sinner alle competizioni. La sua sola presenza ha rilanciato Alcaraz, fin lì protagonista di una stagione a intermittenza, nella quale prestazioni abuliche e senza peso si sono alternate a momenti di maggiore consistenza. L’impresa di Sinner è stata quasi incredibile. Ripreso il suo posto a Roma, senza che nessuno sia riuscito a scalfirne la leadership, ha raggiunto la finale degli Internazionali con appena cinque match nella gambe dopo tre mesi senza tennis, e ora la finale del Roland Garros, la sua prima, con soli tredici incontri disputati. Al suo fianco, Alcaraz è cresciuto a dismisura, finalmente concreto al di là della sua voglia di stupire, che resta un tratto essenziale del suo tennis. Ha giocato benissimo la finale romana, ed è continuato a crescere sulla terra di Parigi, meritando quel piccolo vantaggio nei pronostici odierni. Sinner ha avuto però il compito più difficile. La semifinale con Djokovic l`ha posto di fronte a uno stress mentale (e fisico) tra i più alti che si possano immaginare, perché il serbo l`ha giocata mettendo in campo tutto se stesso. Era la prima volta che Sinner affrontava l`antico leader in uno dei suoi stadi preferiti, e su una superficie dove negli ultimi anni, da quando ha operato lo scatto che l`ha condotto al vertice, non si erano mai affrontati. […] Il fatto di aver superato il Djoker in tre set, credo possa dare a Sinner la forza per tentare la conquista del suo primo Roland Garros, che vale mezzo Grande Slam. Prima Darren Cahill, ieri Simone Vagnozzi, hanno spiegato che la forza di Sinner è in «una nuova consapevolezza». «Non ingaggia più furibonde lotte con se stesso per mettere subito riparo ai particolari negativi dei suoi match, si lascia vivere di più, ha un`immagine più adulta del suo mestiere e dei suoi compiti», ha spiegato il coach australiano. «Ora è più comprensivo verso se stesso», ha ribadito Vagnozzi, «ha allargato i confini della propria visuale, si capisce più e meglio di una volta. Per questo con poche partite alle spalle ha già superato tutte le aspettative. Questa autoconsapevolezza ci aiuta a capire che può crescere ancora moltissimo». […]

“Jan, vinci d’intelligenza” (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Renzo Furlan è stato n. 19 della classifica ATP con all`attivo due trofei nel massimo circuito. Quando ha appeso la racchetta al classico chiodo è diventato un tecnico e poi un coach di grande rilevanza, prima in Federazione e poi come professionista indipendente. Negli ultimi quattro anni e fino a pochi mesi fa è stato tra i principali artefici dell`esplosione ad altissimo livello di Jasmine Paolini. […] La premessa sulla finale maschile odierna al Roland Garros è netta: «La miglior finale che il torneo e gli spettatori potessero aspettarsi, tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, il numero 1 e il numero 2 del mondo. Entrambi hanno dimostrato nelle tappe di avvicinamento alla sfida clou di possedere qualcosa in più rispetto a tutti gli altri. Lo si dice sempre quando si parla di loro ma non è scontato ribadire il concetto sul campo e in un contesto così importante come quello dello Slam parigino».

Come ha visto i due grandi giocatori nei match che li hanno portati in finale?

Sinner non ha perso nemmeno un set e nei rari momenti nei quali sarebbe potuto succedere ha regolarmente alzato il livello, vedi in semifinale contro Novak Djokovic. Le incognite lungo il suo percorso potevano essere proprio quella di Novak o di Zverev se il tedesco fosse riuscito a dare il meglio del proprio tennis. Per quanto riguarda Alcaraz l`incognita si è rivelata quella di Lorenzo Musetti che per un lungo tratto di match ha messo in mostra un gran gioco e ribadito la sua crescita. Al carrarino manca poco a mio parere per arrivare a competere ad armi pari con i primi due della classe, soprattutto sulla terra rossa.

Torniamo a Jannik. E` stato fermo per tre mesi e lontano dall`agonismo. Poi è rientrato e ha fatto finale a Roma e finale a Parigi. Se lo aspettava?

Sinner è talmente superiore alla media che è riuscito a ridurre i tempi per tornare a regime. Solitamente occorrono un po` di match per ritrovare il ritmo partita, lui ne ha dovuti giocare meno del previsto. Non lo davo al rientro finalista a Roma, ero invece più fiducioso per Parigi. Ricordiamoci però che l`azzurro non si era fermato per un problema fisico e quindi non ha dovuto affrontare il percorso che normalmente si associa a una ripresa post infortunio. Nei mesi di stop ha inoltre potuto lavorare con il proprio staff su dettagli e aspetti che quando sei nel vortice dei tornei del circuito è molto difficile attenzionare.

Cosa la impressiona maggiormente nel tennis di Sinner e in quello di Alcaraz? Guardiamo oltre con tanto di scongiuri del caso. Jannik può essere un serio candidato a fare il grande Slam?

Perché no? Ha fatto importanti progressi sotto molti punti di vista ed è competitivo su ogni superficie, anche sulla terra rossa che non è mai stata la sua preferita. Roma e Parigi hanno dato risposte importanti. E` ancora giovanissimo pertanto ha il potenziale per compiere l`impresa. Deve pensare, come è molto bravo a fare, a match dopo match, torneo dopo torneo. […]

Cosa deve fare Jannik per vincere (Adriano Panatta, Corriere della Sera)

Il mio amico Daniele mi pone la domanda delle cento pistole, che cosa deve fare Sinner per battere Alcaraz. Rispondere è facile come tentare di infilare l`universo mondo in un bicchiere. Ci provo, ma non garantisco… E sono certo che Sinner sia perfettamente al corrente di ciò che sto per scrivere. Andiamo per ordine. 1. Deve servire le prime almeno al 70 %. Sotto quel limite darebbe troppe opportunità ad Alcaraz di prendere in mano il gioco. Ma Sinner lo sa… 2. Contenere al possibile gli errori gratuiti, evitare frenesie e colpi impossibili se non sono dettati dall`emergenza. 3. Non seguire Alcaraz nel suo gioco, ma preoccuparsi solo del proprio, ché nel tennis di Sinner non ce ne sono altri più forti di lui. 4. Astenersi dalla ricerca del dritto dello spagnolo. È un colpo che fa male. E Jannik questo lo sa perfettamente. 5. Attaccarlo dalla parte del rovescio. 6. Sulle smorzate, evitare giochetti, ma andare al sodo piazzando la palla dove Alcaraz possa arrivare con maggiori difficoltà. C`è altro? Forse sì, ma la mia fiducia nelle possibilità di Jannik si fonda sulla certezza che tutto quanto detto finora, lui lo sappia alla perfezione. Ha un team di straordinario livello, e i risultati si sono visti anche in questo ritorno al tennis dopo tre mesi di stop. Essere in finale a Parigi con appena una dozzina di partite alle spalle è un`impresa. Aggiungo solo una cosa: Sinner ha giocato molto bene finora senza spendere troppe energie, spero ne abbia tenute da parte se la finale supererà le quattro ore, la soglia in cui il tennis diventa maratona. O rissa… Ma ho grande fiducia nelle sue doti, è un vero numero uno. Ho giocato la stessa finale 49 anni fa, e sono contento di poterla seguire comodamente seduto, facendo il tifo per un italiano. […]

Sinner-Alcaraz, Slam da grandi (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

Da Roma a Parigi: 1.100 chilometri in linea d`aria, 21 giorni da una finale all`altra, sei match vinti, quattro set persi da Alcaraz, zero da Sinner. E una domanda da Slam: in così poco tempo, quante cose possono davvero cambiare? Tutto e niente. Una risposta che suona prudente, ma anche la più realistica. In un arco così breve, dal 7-6(5) 6-1 che ha regalato allo spagnolo il primo titolo romano, i valori assoluti sono rimasti intatti. Cambiano solo alcuni dettagli. Ma sono proprio quei dettagli a decidere le sfide tra i migliori. Tra il primo e il secondo torneo post sospensione il numero 1 del mondo ha limato ciò che non gli era piaciuto al Foro Italico. La vittoria in tre set su Djokovic ne è la prova: una delle performance globali più impressionanti della sua carriera, per lucidità nei momenti chiave, per capacità di adattamento tattico, per la tenuta mentale in una partita che per forza di cose non può essere valutata solo nei colpi. Sarà Io stesso oggi. «Quanto conta la tattica contro Carlos? Tantissimo. Tutte le grandi rivalità ne sono ricche: devi capire cosa puoi cambiare per fare meglio, non puoi semplicemente entrare e colpire la palla – ha spiegato Jannik, pronto a trovare la soluzione per spezzare una striscia di quattro sconfitte consecutive -. Lui mi rende migliore e non ci potrebbe essere un palcoscenico più grande della prima finale Slam l`uno contro l`altro». Nel tentativo di evolversi, Jannik ha rivisto la posizione in risposta: più funzionale ad entrare subito nello scambio. Anche negli spostamenti è più ordinato, sicuro e meno dispersivo. Alcaraz, pur concedendo quattro set nel suo cammino, nei suoi picchi non ha nessuno da invidiare e sulla terra resta il più brillante. La fisicità dei cinque set potrebbe essere decisiva: Sinner ha superato bene le tre ore contro Nole, ma un anno fa, in semifinale contro Carlitos, crollò dal quarto parziale dopo essere stato avanti due set a uno. Appena tornato a Roma, Jannik parlava di come le partite incidessero sul suo fisico diversamente rispetto agli allenamenti. In Francia, quell`effetto sembra essersi attenuato. […]

Il giorno di Jannik (Stefano Semeraro, La Stampa)

A Parigi li premierà Agassi, se li gusterà il mondo. Sinner contro Alcaraz, i campi magnetici del tennis che attirano audience, coppe, montepremi, finali Slam. L`anno scorso, fra le udienze e gli spaventi di Jannik e le ansie e i dubbi di Carlitos, il campione che non sa vincere senza sorriso, se le sono comunque spartite, lasciando briciole alla concorrenza: il cemento a Sinner, terra e erba a Sinner. Quella di oggi pomeriggio è la prima che si giocano uno contro l`altro: uno spareggio, un mezzo giudizio divino. E la quinta per il Niño, la quarta per la Volpe, nessuno dei due ne ha mai persa una. Stavolta qualcuno dovrà sporcarsi il record. «Carlos è giovane, ma il suo carisma in campo lo senti», dice Jannik, che nei major ci ha perso due volte su tre, e quattro volte di fila fra il 2024 e l`inizio del 2025. «Jannik mi spinge a migliorarmi sempre», risponde Carlos, e capisci subito che le parole non sono il loro colpo migliore. Le usano per non farsi male, per incartare un`amicizia che non è finta, per carità; ma neppure così profonda. Mentre in campo ogni volta è lotta feroce, marcatura dell`anima, esplorazione dei limiti: tecnici, tattici, umani. Sinner ha «una tempesta dentro», ma fuori sembra una domenica mattina, Alcaraz è un ginnasta sempre in bilico sul filo che divide vita e mestiere. Se il campo è la patria di Jannik, per Carlos è un confine troppo stretto. Programmazione contro creatività, ragione contro istinto: forse. Ma la faccenda è più complicata, meno binaria. Perché un numero uno non si improvvisa: mai. Lo spagnolo in vetta ci è arrivato prima di tutti, a 19 anni e 4 mesi, Jannik è uno dei pochi che ha saputo rimanerci almeno 52 settimane consecutive. È alla sua terza finale Slam consecutiva, quest`anno vuole sbancare il circuito e ripetere una magia che nella storia è riuscita solo a Don Budge (1938) e Rod Layer (1962 e `69): il Grande Slam. […] Carlitos vuole riprendersi quello che sente suo, legare il suo regno a quello di Nadal, che il torneo lo ha inaugurato due settimane fa mettendo i brividi a Parigi. […] Comunque vada, stasera il tennis starà tutto dentro il centrale del Roland Garros.

Il sogno di Errani: vincere ancora (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

Maggio 2005, Parigi. Una minuta ragazza romagnola, 18 anni appena compiuti, scende in campo per un match di primo turno del torneo juniores del Roland Garros. Il suo nome è Sara Errani. Diritto potente e carico, rovescio piatto e grande manualità. Se ne parla benissimo. È però tesa, emozionata. A imporsi è la sua avversaria Madalina Gojnea, che sul “rosso” del Bois de Boulogne aveva già raggiunto una finale e una semifinale under 18. Il punteggio è netto: 6-3 6-1. La romena non è mai riuscita, negli anni a seguire, a partecipare al tabellone principale del Roland Garros. Errani, invece, a Parigi ha preso (quasi) la residenza. “Sarita”, in questi 21 lunghi e appassionanti anni, ha preso parte a 26 tabelloni principali parigini tra singolare, doppio e misto (vinto nel 2025 alla prima partecipazione con Andrea Vavassori). Nel complesso, senza contare le qualificazioni, ha disputato 83 match di main draw con 60 vittorie e sole 23 sconfitte. In singolare Sara vanta una finale, una semifinale e due quarti; in doppio una vittoria (con Vinci) e tre finali oltre al successo in misto. Chatrier e Lenglen rappresentano, di fatto, il giardino di casa. Oggi alle ore 11, sul Centrale di Parigi, Sara proverà a conquistare l`ennesimo alloro della sua straordinaria carriera, che vede in bacheca ben 5 Slam di doppio femminile (tutti con Roberta Vinci). Insieme a Jasmine Paolini, però, la coppa di un Major non l`ha ancora alzata al cielo. Dall`altra parte della rete ci saranno la serba Aleksandra Krunic, tecnicamente uno spettacolo per gli occhi, e la kazaka Anna Danilina. Il percorso delle azzurre, che sullo Chatrier hanno conquistato nel luglio 2024 l`oro olimpico, è stato netto e perentorio. Nessun set perso dal primo turno alla semifinale, nonostante alcune ottime coppie affrontate: 6-2 6-3 ad Azarenka/Routliffe, 7-5 6-2 a Sun/ Yuan, 6-4 6-3 a Siegemund/ Haddad Maia, 6-2 6-3 a Kudermetova/Mertens e 6-0 6-1 a Shnaider/Andreeva. Il tour de force di Sarita non finisce qui. Nuovo viaggio, diversa disciplina. Si torna al Foro Italico per disputare, grazie a una wildcard, il BNL Italy Major Premier Padel. La coppia sarà formata da Sara Errani e dalla mancina Giulia Dal Pozzo, ventenne di grande prospettiva. La forza di “Sarita” era, ed è oggi ancor di più, la sua grande passione per tennis, padel e per tutto ciò che prevede una forsennata competizione. […] La frase che racchiude la mentalità “nadaliana” di Errani l`ha pronunciata Jasmine Paolini: «Diciamo che non vuole perdere mai!». Sara d`altronde è così, da oltre vent`anni. Prendere o lasciare.

Sara & Jasmine, fate come Coco (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Compiere quell`ultimo passo per conquistare il primo titolo Slam come coppia e regalare l`ottavo Major in doppio femminile all`Italia (15 finali con almeno una nostra giocatrice). È la missione di Sara Errani e Jasmine Paolini, che dodici mesi dopo la finale ceduta con il duo Gauff-Siniakova rimettono piede sullo stadio Philippe Chatrier, con un percorso fin qui netto: cinque successi. C`è di nuovo il Roland Garros nel destino delle due azzurre, che proprio sulla terra rossa parigina si sono messe al collo la medaglia d`oro olimpica, la prima nel tennis per il nostro Paese. L`appuntamento è alle 11, dall`altra parte della rete la kazaka Anna Danilina e la serba Aleksandra Krunic, rivelazione del torneo in cui sono tornate a giocare insieme per la prima volta dal 2022. […] Tra le due (curiosamente nate entrambe a Mosca, dove erano emigrati i genitori di Krunic, mentre Danilina ha cambiato cittadinanza nel 2011) la più esperta ad alto livello è la kazaka, n.18 del ranking di specialità (n.79 la serba), finalista agli Australian Open 2022 (con Haddad Maia, nella stessa stagione si sono qualificate anche per le Wta Finals) e trionfatrice nel misto agli Us Open 2023 col finlandese Heliovaara. «Rispetto a dodici mesi fa credo che abbiamo più esperienza come coppia, con risultati su diverse superfici – sottolinea Jasmine – Dopo un torneo pazzesco a Roma siamo in finale anche qui a Parigi, in un contesto per noi speciale, e speriamo di poter fare meglio del 2024». «Sono convinta che in tutte le partite conti l`intelligenza tennistica, a maggior ragione in doppio, avere ben chiaro cosa fare in campo è fondamentale», avverte dall`alto della sua esperienza la 38enne di Massa Lombarda, che al Bois du Boulogne ha trionfato nel 2012 e raggiunto la finale pure nel 2013 e 2014 con Roberta Vinci, insieme alla quale nel 2014 a Wimbledon formava l`ultima coppia tricolore ad aver conquistato un Major, completando il Career Grand Slam. Una riprova di quanto contino lucidità e tenuta psico-fisica la si è avuta nella sfida per il titolo individuale in cui Coco Gauff ha saputo gestire meglio di Aryna Sabalenka le tensioni e le difficoltà dettate dal forte vento, così da sgretolare alla distanza le sicurezze della n.1 del mondo, partita come un rullo compressore (4-1 40-0 prima di ridare coraggio alla rivale con doppi falli e altri errori gratuiti: ben 70 alla fine) e poi in lacrime disperate al termine: 6-7(5) 6-2 6-4 il punteggio, in 2 ore e 40`, che ha consegnato il secondo trionfo Slam alla 21enne di Atlanta.

Gauff, americana a Parigi: “Oltre i miei dubbi” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un`americana a Parigi. Dieci anni dopo Serena Williams, Coco Gauff riporta la bandiera degli Stati Uniti sul pennone più alto del Roland Garros battendo 6-7 (5) 6-2 6-4 la numero 1 del mondo Sabalenka: è il secondo Slam in carriera dopo gli Us Open 2023. La Gauff è anche la più giovane a vincere due Major su due superfici diverse dalla Sharapova nel 2006. Per la prima volta dal 2013 (Serena contro Sharapova) la finale femminile mette di fronte le prime due giocatrici del mondo. Il vento che spazza lo Chatrier con il tetto tenuto aperto creerà disagi al servizio di entrambe per tutta la partita: alla fine, 15 break. La
bielorussa parte più centrata, fila subito sul 4-1 ma da quel momento la partita si ingarbuglia tra prodezze (poche) ed errori (troppi). Aryna vince il primo set perché gioca da campionessa il tie-break quando è 5-3 sotto, ma da quel momento prova ad essere ancor più aggressiva senza più trovare il campo. Alla fine avrà concesso all`avversaria 70 gratuiti: «Una sensazione orribile, la peggior finale della mia vita». La Gauff invece, dopo aver rimesso ordine nel suo gioco, riesce a gestire meglio gli scambi, le emozioni e le condizioni ambientali difficili, fino a crollare in lacrime al match point. […]


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