[7] A. de Minaur b. [12] A. Davidovich Fokina 5-7 6-1 7-6(3)
Si scrive Washington, si legge romanzo del tennis alla sua massima esaltazione poetica. Per intenderci, quella sorta di racconto epico che trasforma la prossimità della fine tragica in esaltazione per la vittoria. Alex de Minaur ha saputo leggere e interpretare il tutto fino all’ultima riga. Il tennista australiano conquista il Mubadala Citi DC Open 2025, il suo decimo titolo in carriera, dopo una finale a nervi scoperti contro Alejandro Davidovich Fokina: 5-7 6-1 7-6(3) il punteggio di una battaglia che resterà impressa più per ciò che ha negato che per ciò che ha premiato.
Perché se è vero che la coppa ora luccica tra le mani di De Minaur, è altrettanto vero che il trofeo è rimasto per lunghi minuti sul rovescio di Davidovich. Lo spagnolo, alla terza finale persa in stagione dopo Delray Beach e Acapulco e ancora a caccia del primo titolo ATP, ha avuto tre match point nel game (per lui) più importante dell’anno: sul 5-4 del terzo set, servizio alla mano, 30-0 sul punteggio, poi 40-30 e infine ancora una palla del match sfumata per pochi centimetri, un lob disperato dell’australiano che tocca la riga laterale per una manciata di millimetri. Tanto – o poco – è bastato per voltare il destino.
“Lo sapevo, su questo campo succedono cose strane”
“C’è qualcosa in questo campo, me lo sentivo. È lo stesso posto dove nel 2018 salvai quattro match point con Rublev. Allora persi in finale, oggi invece…”, ha raccontato De Minaur a fine incontro. All’epoca, aveva 19 anni. Oggi, con 26 primavere e un tennis più maturo, il nativo di Sydney ha chiuso un cerchio, confermandosi come uno dei giocatori più costanti della stagione su cemento: 35 vittorie, più di chiunque altro, e un titoli ATP 500. Il merito, secondo l’australiano, è tutto mentale: “La differenza la fa il modo in cui affronto le cose, in campo e fuori. Avevo deciso che anche se avessi perso, sarei uscito a testa alta, lottando fino all’ultimo punto, ma vincere, ovviamente, ha tutto un altro sapore”.
L’amaro copione di Alejandro
Sul fronte opposto, le lacrime di Alejandro Davidovich Fokina sono quelle di chi ha visto scivolare tra le dita un sogno rincorso da anni. L’occasione, per il 26enne andaluso, sembrava quella giusta: grande condizione atletica, successo in notturna nei quarti su Fritz, controllo quasi totale per due set su De Minaur. Eppure, di nuovo, il titolo sfugge nei momenti decisivi. Già a Delray Beach, lo spagnolo aveva sprecato due match point contro Kecmanovic. E ad Acapulco, si era arreso a Tomas Machac in finale. Tre sconfitte su tre in match per il titolo ATP: un fardello che inizia a pesare. Tanto che, al termine dell’incontro, Davidovich ha coperto il volto con l’asciugamano e lì è rimasto, immobile, fino all’arrivo di Alex De Minaur, che si è seduto al suo fianco, lo ha consolato con gesti e parole, che restano roba da uomini di campo, per una volta non al microfono, non per tutti. Quello è avvenuto qualche minuti dopo, con un riconoscimento pubblico: “Sei troppo forte per non vincere uno di questi tornei – gli ha detto De Minaur durante la premiazione – È solo questione di tempo. Te lo meriti, oggi più di me. Io mi sono salvato per un soffio”.
Match da ricordare, stagione da incorniciare
Dal punto di vista tecnico, il match è stato uno specchio delle due anime dei protagonisti. Davidovich Fokina, esplosivo e creativo, ha dominato il primo set con colpi profondi e variazioni continue. De Minaur, più lineare ma inesauribile, ha ribaltato il secondo con un parziale di sei giochi a uno, e nel terzo ha trasformato la resilienza in arte. Nel tiebreak finale, la differenza l’ha fatta la freddezza: De Minaur è salito rapidamente 4-1, sfruttando un doppio fallo e un dritto largo dell’avversario. Il resto è stato una lenta discesa verso l’inevitabile. Grazie a questo successo, l’australiano sale all’ottavo posto nella classifica ATP e nella Race to Turin, sempre più lanciato verso le Finals di novembre. Davidovich, da parte sua, risale al numero 19 del mondo, miglior ranking da aprile 2023, e si affaccia all’11° posto nella Race. Numeri che raccontano una stagione eccellente, anche se ancora priva di trofei.
Due sorprese? Non proprio
Guardando il seeding (De Minaur testa di serie numero 7, Davidovich numero 12), qualcuno potrebbe parlare di finale inaspettata, ma i numeri della stagione smentiscono questa tesi: i due sono i tennisti con più vittorie sul cemento nel 2025 (35 per l’australiano, 32 per lo spagnolo) e rientrano nella top 5 per vittorie complessive. Due operai del circuito, spesso sottovalutati, capaci di emergere nei tornei che contano. E a Washington hanno dimostrato che, per vincere bastano coraggio, pazienza e qualche millimetro di linea in più. Con il trofeo tra le mani, De Minaur ha salutato il pubblico di Washington con un sorriso largo, ma anche con parole di umiltà: “Oggi poteva finire in mille modi diversi, ma quello che mi porterò dentro è il modo in cui ho lottato. Per me, questo vale quanto la vittoria”.
