Mattia, allora, intanto complimenti perché vincere anche un torneo di caratura minore è sempre importante. Ti ho ritrovato fiducia, tutto, immagino. Fatto qualche sgambata qua già, un po’ di allenamento, come ti trovi, palle, come?
MATTIA BELLUCCI: Le condizioni di gioco nei primi giorni non sono particolarmente rilevanti, specialmente quando mi sposto. I primi giorni sono sempre complicati per me, forse più che per altri, so che dal punto di vista tecnico ho più difficoltà all’inizio. Dal punto di vista fisico mi sento pronto: nonostante abbia giocato tantissime partite, non ho fastidi né dolori, cosa che spesso dimentichiamo di considerare. Sto bene e il torneo a Sumter, per le condizioni fisiche, è stato un passo in avanti importante. Non sono mai stato un fan della resistenza, è stata una prova importante anche dal punto di vista mentale. Vincere quel torneo in condizioni complicate, anche con un ritiro in finale che mi è dispiaciuto, è stato una prova di forza importante al di là della caratura. Sono contento del mio approccio. Un po’ meno di quanto accaduto nella seconda partita a Winston-Salem, ma è stata una caduta che ci può stare nel percorso, quindi siamo pronti.
Senti, ne parlavamo a Wimbledon, il lavorone sul servizio che diventa sempre più ficcante, però bisogna stare attenti alle percentuali. Adesso siamo nella stagione sul cemento, che Mattia ci fai vedere? Qualche trucchetto nuovo, cosa c’è?
MATTIA BELLUCCI: Il servizio qui, se salta bene, salta. Dal punto di vista del servizio stiamo lavorando molto su variazioni e percentuali, perché per l’altezza che ho andare sempre a 2,10 m non è produttivo, anche rispetto alla prevedibilità. Stiamo lavorando proprio su variazioni e percentuali. In realtà, il servizio almeno in teoria non è un problema in questo momento. Vedremo l’efficacia, nei precedenti episodi è andato bene. Quello che cerco ora è la solidità: accettare lo scambio il più possibile, affrontare avversari di una certa caratura a cui ancora non sono del tutto abituato, perché è la mia seconda o terza partecipazione direttamente in tabellone in uno Slam.
Volevo chiederti, cosa si prova ad essere membro del club in pianta stabile adesso? Ci stai abituando, sì?
MATTIA BELLUCCI: Pianta stabile ancora no, ci vuole tempo anche per capire in quali tornei si è più efficaci o sentirsi parte di questi famosi 100, non è scontato. Lavoro per questo e lavoro per salire ancora di più, quindi è bene che io mi abitui.
Pianta stabile o no, la classifica mi sembra abbastanza lontana dal taglio degli Slam...
MATTIA BELLUCCI: In realtà lo è, ma siamo ottimisti. Sono 7-8 mesi che sono nei primi 100, ero sceso un attimo, ma non mi sento ancora “vaccinato” in questi palcoscenici. Ho giocato prevalentemente ATP per tutto l’anno, è stato molto importante per la mia crescita, anche le sconfitte ci hanno dato informazioni. Dirti che mi sia abituato a quella posizione di classifica o a giocare certi impegni sarebbe una bugia.
Allora, non so se tu guardi il tabellone oppure no?
MATTIA BELLUCCI: Me l’hanno fatto vedere. Se fosse stato per me avrei guardato solo il primo turno. L’ho visto, ma non volevo, per evitare di “caricarmi” troppo.
Il primo turno è una partita che va affrontata. Eventualmente, il secondo turno potrebbe essere un match prestigioso. È una cosa che ti piace o preferiresti partite più “vincibili”, ammesso che il primo non sia stato ancora vinto?
MATTIA BELLUCCI: In questo momento la mia attenzione è rivolta completamente alla prima partita. Quando mi hanno fatto vedere il tabellone ho sorriso, ma niente di più. Conosco l’avversario del primo turno, anche se non ha giocato molte partite quest’anno, è stato capace di vincere ATP l’anno scorso. Non è da sottovalutare, è un giocatore di primissimo livello. Sarebbe un palcoscenico interessante, bello, però la mia attenzione ora è tutta sul primo turno, non sono emozionalmente spostato da una parte o dall’altra.
Per esempio, questo primo turno, il ragazzo cinese Shang, lui è buono. Che tipo di informazioni hai? Come ti approcci a una partita? Il coach cerca di capire, magari ci hai già giocato, qualche allenamento o video?
MATTIA BELLUCCI: Non ci ho mai giocato. Mi ricordo di un allenamento in Inghilterra l’anno scorso, forse prima di Wimbledon o di un appuntamento sull’erba. È un giocatore mancino, cosa che complica le cose anche se sono mancino anch’io. Abbiamo degli strumenti, l’allenatore e lo staff della Federazione guardano i dati e poi cercano di fare una sintesi utile. Stiamo portando avanti questo metodo da poco, dal primo turno al Roland Garros contro Draper. Avevamo deciso di provare questa nuova strategia, ma non sono ancora al 100% abituato. Ho commesso errori, qualche volta mi sono perso dei pezzi o non ho seguito esattamente ciò che mi avevano consigliato, come nella partita con Norrie. Cerchiamo comunque di analizzare l’avversario in questo modo.