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Interviste

US Open, Bellucci: “Giocare con Alcaraz sarebbe davvero un bel sogno”

Mattia Bellucci parla a ruota libera dopo il passaggio del turno contro Sheng: l'approccio alle gare, le sue motivazioni, la partita con Alcaraz, i ricordi di Roddick

Last updated: 26/08/2025 20:19
By Redazione Published 26/08/2025
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8 Min Read
Mattia Bellucci - US Open 2025


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Bella vittoria, alti e bassi, un secondo set un po’ così, poi l’avversario è un po’ sceso. Ce la racconti? Soprattutto il secondo set che è capitato? Avevamo tutti pensavamo saresti andato via liscio, invece?

MATTIA BELLUCCI: Ho pagato un po’ quello che è successo nel primo set, sono partito break avanti ma mi sono sentito abbastanza teso. Sapevo di non portare avanti appieno le cose che mi servono per entrare nel ritmo della partita. Credo di aver speso troppe energie alla fine del primo set, specialmente per chiuderlo e rimontare. Nella seconda metà del secondo set lui ha giocato bene, ho cercato di restargli attaccato. La cosa utile è stata che, nonostante fossi sotto 5-0, ho investito un paio di game per rientrare nel ritmo e questo è stato importante per l’inizio del terzo set. Da quel momento la situazione è migliorata anche come colpi, ho accettato di portarla sulle lunghe. L’ho visto dolorante fin dall’inizio del primo set, spesso si toccava, ma ho cercato di non farci attenzione. Non è certo vincere in questo modo che si sogna su un palcoscenico del genere, però sono contento del terzo set che ho giocato perché ho fatto un passo avanti rispetto al secondo set e anche al primo, di cui ero un po’ deluso soprattutto per l’approccio alla partita.

Tra i tanti aspetti del tuo gioco, abbiamo già parlato a Wimbledon di quanto è migliorato il servizio, il lavoro, tutto, però fisicamente, cioè, Mattia Bellucci, se c’è da giocare quattro ore le gioca.

MATTIA BELLUCCI: In questo momento mi sento meglio. La parte mentale, la gestione delle energie soprattutto dal punto di vista mentale, è ciò in cui sento di avere più margini. Ma sugli spostamenti e sulla resistenza, oggi non mi sono sentito in difficoltà, quindi sotto quel punto di vista ci sono stati grossi miglioramenti.

Avevi detto prima vinco e poi penso ad Alcaraz. Adesso?

MATTIA BELLUCCI: Alcaraz ancora non ha vinto e gioca contro un avversario impegnativo. Giocare contro Opelka, la prima partita di un torneo, anche se ti chiami Alcaraz, non è scontato perché è un avversario difficile da affrontare. Se dovesse vincere, sarebbe un’esperienza pazzesca che mi darà nuovi spunti di miglioramento dal punto di vista del gioco, ancor più che dal punto di vista fisico. Sento di star mettendo insieme diverse partite tre su cinque e questo mi sta aiutando. Però mi ricordo della partita con Norrie su campo 1 a Wimbledon, in cui ero particolarmente teso, quindi so di dover fare qualcosa di diverso se dovesse presentarsi la possibilità di giocare la partita che tutti sognano.

Hai appena parlato dell’aspetto mentale, ora hai il best ranking e prospettive di crescita. Quanto ritieni sia complicato per uno con un gioco spettacolare come il tuo, sempre alla ricerca della soluzione che metta in difficoltà l’avversario, conciliare questo aspetto con la gestione psicologica?

MATTIA BELLUCCI: Penso che si concilino con l’attenzione durante l’allenamento e con l’esperienza. In alcuni casi ho più riferimenti, altre volte sono più tranquillo. Quando mi trovo davanti avversari dei primi 100, che a livello tennistico potrei anche battere, ci sono lunghi momenti nelle partite in cui sono tutto o niente, o particolarmente aggressivo o molto difensivo, o molto teso oppure sfacciato. L’equilibrio penso di trovarlo solo con l’esperienza. Partite complicate come quella di oggi mi danno nuovi spunti. Sicuramente non aspiro a fare partenze come oggi ancora a lungo, quindi l’obiettivo è cambiare questo trend.

Giocare tre set su cinque aiuta questo approccio psicologico, dire “Se il primo set lo sbaglio poi posso riprendermi”, oppure ti viene l’ansia del recupero?

MATTIA BELLUCCI: Penso che per me sia più la prima opzione. Gestire la fretta è più difficile che recuperare. Sentire un risultato vicino è complicato, mentre dire “devo farlo per forza perché in una partita tre su cinque le cose escono” mi facilita. In una partita tre su cinque mi aiuta il fatto di non avere scelta; posso nascondermi per un set, ma poi devo decidermi e lottare su tutti i punti. L’obiettivo è arrivare a “spaccare da subito” anche nei tornei due su tre come i Masters 1000, che sono stati il mio tallone d’Achille quest’anno.

Onesto: stasera la guardi la partita? Fai il tifo per qualcuno, preferiresti teoricamente un avversario piuttosto che inseguire il sogno Alcaraz? O non la guardi proprio?

MATTIA BELLUCCI: No, stasera non la guardo. Riposo e domani mi dedicherò alla partita successiva.

Così, mentalmente: preferisci Opelka, pur essendo durissima, oppure il sogno di Alcaraz?

MATTIA BELLUCCI: Alcaraz è un bel sogno.

Ti intriga incontrarlo?

MATTIA BELLUCCI: Sì. In questo momento Alcaraz è proprio stimolante da incontrare. Quando ho finito la partita, nonostante come sia terminata, non volevo questo epilogo, ma sapere di essermi comunque meritato Alcaraz, magari sul centrale, sarebbe una cosa importante, ovviamente se vincesse.

Ci sono giocatori che vengono galvanizzati da un ambiente pieno di persone e un torneo importante, riescono a rendere meglio, e fanno più fatica nei Challenger davanti a pochi spettatori. Tu dove ti posizioni?

MATTIA BELLUCCI: Credo che la mia motivazione sia principalmente interna. Non ho grosse controindicazioni a confrontarmi contro avversari tosti nei Challenger. È più stimolante giocare contro Alcaraz su un centrale dello US Open. Caratterialmente penso di essere quello che in quelle situazioni può fare molto bene, anche la partita con Lehecka a Wimbledon è stata la prova. Ovviamente ci sono state situazioni, tipo contro Norrie su campo 1 a Wimbledon, dove mi sono sentito sopraffatto, quasi annegato e molto teso. Devo ancora trovare la mia strada. Ma dal punto di vista emotivo sono sempre al 100%: non capita mai che, anche in un Challenger sperduto, non abbia voglia di giocare o confrontarmi. Questa è la mia forza principale: il desiderio di migliorarmi, e basta.

Venire a parlare con i giornalisti è qualcosa che ti eviteresti volentieri o tutto sommato ti aiuta, ti distrae?

MATTIA BELLUCCI: No, non mi distrae. Bisogna imparare a fare anche questo, in passato ho sbagliato. Affrontare certi temi personali e professionali con persone esterne mi aiuta, parlare mi fa prendere coscienza delle cose e mi dà una mano.

Due domande flash: da bambino, la prima volta che hai visto lo US Open in TV, cosa ricordi? E nella classifica degli Slam dove metti lo US Open?

MATTIA BELLUCCI: Il primo ricordo è Roddick con un paio di scarpe con la bandiera americana. Roddick mi faceva impazzire. Infatti, l’altro giorno dopo il podcast di Roddick ho fatto un’intervista su un palco e l’ho detto: “Cavolo, bellissimo”. Non so dirvi se al primo posto c’è Wimbledon o US Open, forse non lo so, comunque siamo lì, è un ballottaggio.


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