Francesco, una battaglia tremenda, ce la racconti un po’?
FRANCESCO PASSARO: Sì, è stata una partita lunga in cui probabilmente non abbiamo espresso il miglior tennis, ci sono stati molti errori. Sicuramente è stata una partita emotivamente complicata per entrambi, ci conosciamo da quando siamo piccoli. Flavio sta facendo un percorso nettamente migliore del mio per ora, ma oggi sono contento del tennis che ho espresso. Ho cercato di migliorare qualche aspetto, di essere più aggressivo. A volte ci sono riuscito, altre no, ma sono contento di aver provato a comandare gli scambi per tutta la partita. Mi porto questo di positivo, al di là della sconfitta. Giocare contro un amico come lui su un campo del genere è un sogno. Ricordo quando nel 2019, da junior, eravamo rimasti insieme tutto il torneo e abbiamo visto la semifinale di Matteo [Berrettini] contro Rafa. Giocare qui è sempre bello.
Quand’è che vi siete conosciuti la prima volta, vi siete visti su un campo oppure in una partita?
FRANCESCO PASSARO: Credo nel 2012. Lui è un anno più piccolo di me, però forse era il 2015 o 2016. Abbiamo giocato una finale a Salsomaggiore nel 2018, poi nel 2022 a Vicenza. Sono le uniche due partite contro di lui, una da junior e una in un Challenger.
Cinque set li avevi mai fatti?
FRANCESCO PASSARO: A Parigi avevo perso al quinto. Con Bonzi avevo perso al quarto, e con Dimitrov si era ritirato, quindi avevamo fatto solo un set.
La tua migliore superficie qual è?
FRANCESCO PASSARO: Direi la terra come risultati, ma solo perché ho giocato molto di più su quella superficie. Sul cemento sto esprimendo un buon tennis e sicuramente dovrò cercare di dare continuità ai match, possibilmente a livello ATP. Adesso tornerò un po’ sulla terra, forse nell’ultimo mese dell’anno giocherò indoor e cemento, è una possibilità.
Stai cominciando a frequentare questi livelli con una certa continuità. Dopo queste partite, sia con Flavio che magari conosci da una vita, sia con gli altri che citavi, dov’è che pensi “questo mi manca” rispetto a essere stabile tra i primi 100? Sei stato numero 89, se non sbaglio?
FRANCESCO PASSARO: Secondo me la differenza la fa la continuità delle prestazioni. Flavio ha dimostrato di giocare ogni settimana ad alto livello, io faccio un po’ più fatica. Nei Challenger è più complicato trovare le motivazioni o quando giochi con avversari di classifica più bassa. Lì devo migliorare per riuscire a superare quei tornei e poi giocare negli ATP, dove il livello è molto simile. Ovviamente, magari loro nei momenti importanti sono più solidi o fanno sempre la cosa giusta. Questa è stata la differenza, forse anche più esperienza nelle partite al meglio dei cinque set e nei punti importanti.
Il coach è sempre lo stesso, [Roberto] Tarpani? Non avete pensato di aggiungere qualcuno?
FRANCESCO PASSARO: C’è Mosè Navarra della federazione che ci aiuta. Lui mi segue da 3-4 anni.
Con quale continuità? Viene con te 10-15 giorni all’anno?
FRANCESCO PASSARO: Spesso di più, direi 20-30 giorni all’anno.
Hai accennato alla superficie: quando si sale di livello, l’80% del circuito è su duro. La gente guardava e diceva “Sembra americano”, con servizio e dritto come gli americani. Questa predisposizione va coltivata…
FRANCESCO PASSARO: Sì, è un investimento che abbiamo iniziato dopo la Next Gen, ho provato a giocare più settimane sul cemento. Negli ultimi due anni, rincorrendo il ranking, ho cercato di fare punti più sulla terra, la mia superficie più familiare. Non è detto sia la scelta giusta per migliorare, perché già in queste quattro partite sul cemento ho mostrato molte più armi nel mio gioco, sono andato più spesso a rete e sono stato più aggressivo. I risultati si sono visti, sono riuscito spesso a comandare lo scambio e chiudere a rete. Penso che la strada sia questa, e se voglio giocare più in alto devo giocare più sul cemento, anche perché lo impone il circuito. Programmeremo più settimane sul duro.
Dal punto di vista economico, anche se i soldi non bastano mai, ormai sei abbastanza tranquillo, nel senso che puoi scegliere dove andare, prendere eventualmente un aiuto tecnico o sei ancora nella fase in cui manca qualcosa, magari l’ingresso tra i primi 100? Hai una preoccupazione economica oppure sei tranquillo?
FRANCESCO PASSARO: Sicuramente no, non sono milionario. Il nostro sport comporta tante spese. Se vuoi un team completo, devi investire su te stesso come fosse un’azienda. Cerco di investire il più possibile per migliorare in tutti gli aspetti e salire nel ranking, così arriveranno anche più soldi. L’obiettivo è superare Cancellotti, che è perugino come me. Lui è stato numero 21, quindi se devo dire un numero, è quello. Entrare negli Slam dà sicuramente più sicurezza economica, ma credo che tutto sia una conseguenza del miglioramento tecnico, tattico, mentale e fisico. Non voglio essere troppo focalizzato solo sui punti.
Prossimi tornei?
FRANCESCO PASSARO: Giocherò a Genova, dove devo difendere il titolo, poi un paio di altri 125, e penso continuerò con i Challenger fino a metà ottobre. Poi ci saranno due ATP sul cemento, vedremo se parteciperò a quelli.