Sicuramente avrebbe preferito fare qualche game in più, come ha confermato in prima persona dopo il match, ma Mattia Bellucci si è goduto l’esperienza di giocare sull’Arthur Ashe Stadium contro Carlos Alcaraz dall’inizio alla fine.
L’emozione e la difficoltà, perché c’è stata l’una e l’altra, no?
MATTIA BELLUCCI: Sì, sì, assolutamente. L’emozione è tantissima, specialmente scendere in campo. Vederlo così grande già nel riscaldamento è qualcosa di particolarmente emozionante. Ho spinto perché io potessi fare riscaldamento sul centrale per avere un minimo di riferimenti in più rispetto a quelli che avrei avuto se non avessi fatto riscaldamento sul centrale. Ma nonostante questo non si può minimamente andare a simulare quella che è la situazione della gara con un campione di questo tipo. È stato emozionante in realtà riuscire a stare veramente sulla performance, nonostante lui fosse dominante. Sono stato in grossa difficoltà, ho cercato di tenere un atteggiamento di un certo tipo durante tutto il corso della gara.[1]
Che vuol dire?
MATTIA BELLUCCI: Beh, vuol dire tenere la testa alta, vuol dire saltellare, vuol dire essere propositivo, vuol dire prendere delle scelte coraggiose, non scendere a compromessi. E questa è una cosa di cui sono fiero di quanto ho fatto. È chiaro che ci sia tantissimo dislivello in questo momento, specialmente in una situazione come quella di oggi. Lui ha giocato credo una grande partita, ma in ogni caso il dislivello è noto a tutti e quindi questo non può essere che uno stimolo dalla mia parte.
Cosa ti ha sorpreso su questo dislivello? Perché poi avevi detto vorrei imparare qualcosa da questa situazione.
MATTIA BELLUCCI: Sì, una cosa a livello puramente tecnico è che si prende tutto il poco tempo che ho cercato di dargli e che appena si apre un minimo l’angolo, lui va con una grande decisione. La palla la colpisce forte, ha un ventaglio di giocate che io non mi aspetto. Tante volte quando sono con determinati giocatori e sto sulla mia diagonale del rovescio e continuo a martellare da quella parte, qualcosa ricavo. In realtà in qualche frangente oggi è successo lo stesso, ma ha una capacità di muovere la palla veramente importante, sia col dritto che col rovescio e questo è stata una delle chiavi di questo risultato netto.
A me ha colpito in campo pieno il forte vociare, il casino, parliamoci chiaro, questi si muovono, si girano, bevono, pare di essere in una sagra di paese, persino l’arbitro che qua sono molto easy, li ha ripresi un paio di volte. Che sensazione t’ha dato stare in mezzo a 20.000 persone così casiniste?
MATTIA BELLUCCI: Allora, ti dico, in realtà le difficoltà sono diverse, non tanto per il casino in sé, ma perché io almeno avevo difficoltà a percepire anche solo il rumore della palla. Per me quella è stata una difficoltà, ma questo non toglie nulla alla differenza sul campo. Comunque sì, la difficoltà è tanta, sono le luci anche soltanto dietro, il fatto che cambi tantissimo dal cambio di campo all’inizio del gioco, il grande vociare, il fatto che questo vociare non smetta durante il corso del punto, ma sono tutte cose che quando uno entra su un campo di questo tipo conosce, lo rendono particolare, speciale. Non nego che non mi abbia neanche dato un particolare fastidio. Avevo firmato il contratto prima di entrare in campo e l’ho trovato anzi tipico e una grande esperienza che mi porterò dietro, però chiaro, la difficoltà era importante.
Lui serve in maniera incredibile o no? Oppure si risponde tranquillamente?
MATTIA BELLUCCI: Per me serve in maniera molto buona. A un certo punto della partita, non tanto con il lancio, ma concettualmente avevo capito un po’ di più le direzioni che andava ad utilizzare, ma comunque ha una precisione per le velocità a cui gioca prima e seconda palla e una rotazione, specialmente con la seconda a uscire da sinistra che è tanta roba.
Sentimento prevalente quando sei entrato in campo e sentimento prevalente quando sei uscito?
MATTIA BELLUCCI: Felicità quando sono entrato in campo e sono stato fiero quando sono uscito dal campo. A differenza della partita con Norrie, in cui c’era stato un po’ di delusione, ma più che altro per l’approccio alla partita, nonostante il risultato sia stato diverso, una partita più lottata, ma sicuramente mi portavo dietro un carico emotivo diverso. Sono entrato in campo consapevole di essere teso anche oggi, ma è stata gestita in maniera diversa. Sono stati commessi diversi errori, ma gli errori non sono stati motivo di sconforto o tristezza. Sapevo di star giocando a un livello superiore rispetto al mio, ho accettato la sfida, consapevole che degli errori sarebbero usciti. Chiaro, mi avrebbe fatto piacere fare qualche game in più, giocarmela di più, specialmente nei primi due set, ma questo è.