Quarto di finale italiano a New York, cielo azzurro sopra Flushing Meadows. Alla vigilia del derby tricolore allo US Open (orario d’inizio previsto intorno alle 21 ora locale, le 3 di notte in Italia), Lorenzo Musetti e Jannik Sinner hanno scelto strade diverse per rifinire la loro preparazione. E non è stata solo una questione logistica, ma soprattutto tecnica e metodologica: due approcci opposti che raccontano la differenza dei loro percorsi e del loro tennis.
Nella giornata di martedì Musetti si è allenato per un’ora sul campo numero 2, all’aperto, a pochi metri dall’Arthur Ashe. Una seduta “a cielo aperto”, una passerella tecnica, osservata da giornalisti, tifosi e curiosi. Il carrarino ha lavorato su quello che è il suo DNA: ritmo regolare, pulizia del gesto, ricerca della continuità nello scambio. Tanto fondo campo, diagonali lunghe per trovare fluidità e tempo sulla palla, e poi a fine sessione un focus su volée e servizio, alternando soluzioni centrali e ad uscire. Una preparazione basata sulla ripetizione e sulla fiducia nel proprio tocco, più che su variazioni mirate.
Sinner, invece, ha scelto un ambiente protetto: niente pubblico, niente occhi indiscreti. Esclusi i nostri. Prima il lavoro fisico in palestra, poi quasi due ore sul campo indoor del centro federale USTA. Un training chirurgico, pensato per incidere sui dettagli: esercizi specifici per affinare l’uso dello slice, prove di uscita dalla diagonale di rovescio con la smorzata come apertura e il dritto inside out come chiusura. Tutto costruito con logica di partita, come se ogni sequenza fosse già una simulazione del match che lo attende. Dove Musetti cercava ritmo, Sinner ha cercato soluzioni. Dove uno si concentrava sulla regolarità , l’altro ha lavorato sulla precisione delle soluzioni che fanno la differenza ad alto livello.
Un unico filo ha unito le due sedute: lo sparring partner. Entrambi hanno avuto di fronte il giovane argentino Dante Pagani, classe 2008, giovane prospetto impegnato nel torneo junior dove ha raggiunto il secondo turno del tabellone singolare, perdendo dall’americano Maximus Dussault. Un dettaglio curioso che ha reso il contrasto ancora più evidente: lo stesso avversario di palleggio, due lavori completamente diversi. Musetti fidandosi del suo tennis naturale, Sinner costruendo scenari e risposte tattiche.
Questa notte, sull’Arthur Ashe, non ci sarà più spazio per prove o simulazioni. La vigilia ha già detto molto: due modi differenti di prepararsi al derby che accenderà New York e l’Italia intera.