Il no all’Italia fa discutere Sinner ripensaci (Riccardo Crivelli, la Gazzetta dello Sport)
Sul campo, è stato uno degli eroi della prima, storica vittoria azzurra in Davis del 1976 e poi, da capitano (ruolo rivestito dal 1997 al 2000), ha riportato l`Italia in finale nel 1998, a 18 anni dall`ultima volta. Paolo Bertolucci, insomma, può valutare la scelta di Jannik Sinner da un osservatorio privilegiato. Paolo, come giudica la rinuncia di Sinner? «Non ci vedo nulla di male, anche perché credo fosse concordata. Il tennis è cambiato, oggi contano i quattro Slam e in subordine le Finals, il resto è solo contorno, magari di qualità, ma senza la sostanza dei cinque appuntamenti che ho citato.
La stagione dura 11 mesi, programmarsi è fondamentale e la Davis, soprattutto questa Davis con la formula così bislacca, non è uno snodo cruciale. E a ogni modo Sinner l`ha già vinta due volte». Ai suoi tempi però non era così. «Ha detto bene: altri tempi. Sono passati tantissimi anni e la formula era diversa, e in pratica c`erano solo tre Slam perché in Australia non andava nessuno. La Davis ti garantiva importanti passaggi televisivi che facevano gola agli sponsor, ma adesso, lo ripeto, viene decisamente dietro tanti altri tornei».
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Da ex capitano, l`assenza del giocatore più forte mette più pressione agli altri o invece sarà uno stimolo? «Deve diventare una grande opportunità per gli altri convocati: intanto libera un posto in più in singolare, e la competizione farà bene a tutto il gruppo. L`Italia resta una squadra molto forte e può vincere lo stesso la Coppa: i compagni di Sinner dimostrino che si può fare anche senza di lui». Sembra un messaggio per Musetti… «Lorenzo porterà sulle spalle il peso di dover essere il leader, stavolta, e fin qui il suo rapporto con la Davis è stato piuttosto complicato.
Ma è un top ten, ha un grande talento e sta disputando una stagione fantastica che dovrebbe portarlo alle Atp Finals di Torino: la Coppa può davvero diventare l`occasione dell`ultimo salto di qualità e regalargli la consacrazione definitiva tra i top player». Saranno a ogni modo Finals molto equilibrate: quali le rivali più accreditate sulla strada dell`Italia due volte campione?
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“Diciamo che a parte forse l`Austria, tra le altre sette squadre le differenze sono sottili. Certo, la Spagna con Carlos rischia di avere sempre un punto garantito, ma il secondo singolarista può essere un problema e in doppio toccherà sempre ad Alcaraz togliere le castagne dal fuoco. Se Zverev si ritrova, la Germania è pericolosa perché ha un doppio molto forte, mentre la Repubblica Ceca è molto solida”. ?
La scelta di Jannik. Ragionata (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Sinner dice no alla Davis, fa capire che non gli conviene giocarla. Non questa volta. Cha giocata e vinta due volte di seguito, ora passa la mano. Non c`è niente di oltraggioso in questo, anche se dispiace da matti che la squadra perda il pezzo principale. Non è una ripicca, né una sottovalutazione, nemmeno `uno sberleffo. E non centra la sua italianità monegasca. È una decisione che ha preso il Ceo della sua azienda, dopo aver valutato i risultati della stagione che va a finire, i tempi a disposizione e gli obiettivi del prossimo anno. Unica particolarità, la più vera e troppo poco considerata, è che il Ceo dell`azienda in questione, si chiama Jannik Sinner.
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Per questo è scontata la risposta che Sinner dà in pasto ai molti che avranno voglia di criticarlo per la decisione presa. «Ho giocato la Davis nel 2023 e nel 2024, ed era importante vincerla,
ma quest`anno io e il e mio team abbiamo deciso così. Non è stata una scelta semplice, tutt`altro. Dopo le Atp Finals di Torino l`obiettivo è partire con il piede giusto nel 2026 in Australia. Una settimana in più o in meno sembra una banalità, ma non lo è, perché in quei giorni svolgo una preparazione “lunga”, che ha i suoi tempi e i suoi modi. Certo, averla già vinta due volte ha avuto il suo peso sulla decisione finale». C `era una volta una Davis, e ora non c`è più. E c`era anche un tennis che metteva l`antica Coppa tra le priorità indiscutibili, ed è cambiato anch`esso.
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Il quintetto varato da Filippo Volandri vedrà Musetti, Cobolli, Berrettini per i singolari (in ordine di classifica) e Bolelli-Vavassori per il doppio. Niente Dardeti, il capitano ha preferito l`usato sicuro… Una formazione importante, malgrado l`assenza di JS, come lo saranno anche le scelte che il capitano sarà chiamato a compiere, e i passi avanti che Berrettini (imbattuto come secondo singolarista l`anno scorso) riuscirà a fare da qui al 18 no- vembre. `Ritta la squadra è a Vienna. Sinner attende Altmaier, Musetti trova subito Tsitsipas, Cobolli aspetta Machac e Berrettini va contro Popiryn. Ci sono anche Arnaldi e Darderi (subito ko, però, Luciano). Avranno occasione di parlare, forse convinceranno Sinner ad andarli a trovare a Bologna, chissà… «Vienna è un torneo in cui ho tanti ricordi. Poi sarò a Parigi, quindi a Torino.
È un finale di stagione difficile, gli impegni sono molti e servono tutte le energie. Con il team continuo a lavorare anche sul mio tennis, sul servizio in particolare che è molto migliorato, ma non ancora del tutto automatico. Con noi c`è anche Cahill, figura che considero indispensabile. È come un papà. Sono felice di continuare a lavorare con lui». Ancora un anno, probabilmente, poi l`australiano andrà in pensione. Un ultimo appunto… Se il tennis è molto cambiato, non è stato così attento alle novità intervenute tra i propri giocatori. Il lavoro dei vertici procede per compartimenti stagni, mentre serve una riforma complessiva.
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Non avrei mai rinunciato, Ma questo non è il mio tennis
(Adriano Panatta, Il Corriere della Sera)
Ci sono situazioni in cui mi sento un dinosauro parlante, e commentare la decisione di Jannik Sinner di non giocare la Final Eight di Coppa Davis è una di queste. Che posso farci? Dice: facci l`abitudine! Sì, ma non è facile. Ho giocato quando la vecchia Coppa era una delle priorità che si contavano sulle dita di una mano. Così ci insegnavano. Stava alla sensibilità di ognuno dei tennisti azzurri metterla al primo, secondo o terzo posto, ma la cinquina «delle cose da fare» ruotava intorno a Roma, Parigi, Wimbledon, la Davis, e forse, per ultimi, gli US Open. Degli Australian Open nessuno parlava, manco li seguivamo sui giornali.
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A me e a Paolo, a Corrado e Tonino, e prima di noi a Pietrangeli e a tutti gli altri, non sarebbe nemmeno passato per la mente. Ma la Davis era al centro dei nostri programmi, le altre scelte ruotavano intorno a essa. Oggi non è più così. Posso dire a Sinner che mi dispiace, che fossi stato in lui uno sforzo l`avrei fatto, che sarebbe stato utile anche per tirarsi fuori dalle polemiche che di sicuro prenderanno fuoco
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I giocatori sono i Ceo delle aziende che portano il loro nome. Sono come militari che devono preparare una missione. Sinner di Davis ne ha vinte due, ora ha bisogno di una pausa per rilanciare le proprie ambizioni: vincere negli Slam, battersi alla
pari con Alcaraz, riprendersi il numero 1. Queste sono le sue priorità. Sarebbe stato più facile se il tennis avesse colto i cambiamenti in atto, nei modi di essere dei giocatori soprattutto. La finale di Davis è troppo vicina alle Finals, il calendario non l`aiuta di certo. È un tennis da ripensare nella sua complessità, non per compartimenti stagni. Quando lo faranno, non sarà mai troppo tardi.
L`assenza di trasparenza nelle scelte (Emanuela Audisio, La Repubblica)
Carlos ci sarà, Jannik no. Lo spagnolo Alcaraz, numerol del mondo, giocherà le Fina` 8 di Davis a Bologna invece Sinner, numero 2, le salterà (a meno di ripensamenti). Peccato. Perché le finali sono in casa, sul cemento, sua superficie prediletta. Perché la fatica nella nuova Davis non è molta (avrebbe trovato Alcaraz solo in finale). Perché in tanti hanno comprato i biglietti per sostenerlo da vicino. Perché un campione lo è anche nella chiarezza e non nell`opacità delle sue scelte. E fino all`altro ieri Jannik sulla Davis rispondeva: «Vedremo».
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Hai dichiarato, dopo aver vinto gli Australian Open, che a 23 anni eri troppo stanco per andare in visita al Quirinale dove il presidente Sergio Mattarella, di anni 83, riceveva il tennis italiano per complimentarsi del successo in Davis. Non per farsi bello lui, ma per applaudire voi. Il viaggio non era in un bastimento ma in prima classe e ci sarebbe stato l`aereo privato (come altre volte) per riportarti a Montecarlo. Non si trattava di giocare un tie-break, ma solo di essere gentile verso un presidente della Repubblica, appena rientrato da alcune trasferte, compresa quella ad Auschwitz per gli 80 anni della liberazione del campo.
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Ogni giocatore decide la sua programmazione e merita rispetto. E Sinner per l`Italia ha dato e fatto tanto. Grazie, thanks. Ma ci sono nella vita questioni di inopportunità. E i bei colpi, quelli che lasciano un segno, spesso non sono quelli che fai con la racchetta.
“Italia, no grazie” (Stefano Semeraro, La Stampa)
Sinner salta le finali di Davis a Bologna: “Una settimana di preparazione in più è importante”. Dietro il nuovo no all`azzurro l`obiettivo degli Slam ma anche un certo fastidio “ambientale”
Si temeva, si sospettava. Adesso si sa: Jannik Sinner non giocherà la Final 8 di Coppa Davis. «È stata una decisione difficile», spiega Jannik ai microfoni di Sky da Vienna, preceduto di poco dall`ufficialità delle convocazioni di Filippo Volandri. «Ma quest`anno io e il mio team abbiamo deciso così. Dopo le Atp Finals a Torino l`obiettivo è ripartire con il piede giusto in Australia, una settimana può sembrare poco ma non lo è, è importante fare una preparazione più lunga. E poi aver già vinto la Davis, due volte, nel 2023 e nel 2024, ha il suo peso».
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Borg dopo il trionfo del `75 rifece capolino solo nel `78; Federer per anni alla Svizzera ha evitato solo la retrocessione e dopo aver trionfato nel 2014 ha mandato solo gli auguri. Persino integralisti di Coppa come Nadal e Djokovic hanno saltato qualche convocazione. Voltare le spalle a una finale in casa, però, ha un sapore diverso. La stagione certamente è lunga, il rischio di un infortunio in agguato – vedi Rune che ci ha rimesso il tendine d`Achille – ma Sinner quest`anno dopo l`Australia si è riposato per tre mesi (causa sospensione della Wada) e fino ad ora ha giocato giusto nove tornei, uscendo due volte al secondo turno. La stanchezza non può essere l`unica giustificazione.
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L`obiettivo di Sinner, a questo punto della carriera, sono gli Slam: il resto è sacrificabile. Anche a costo di dover affrontare di nuovo il nastro di accuse che puntualmente è ripartito: l`accento «straniero», la residenza a Montecarlo per evitare le tasse, il gran rifiuto opposto lo scorso anno a Mattarella. L`anteporre i dollari degli emiri allo spirito di patria, l`aver riaccolto nel team il preparatore Umberto Ferrara, scagionato ma coinvolto nel caso Clostebol. Tutti veleni che, evidentemente, continuano a scivolargli addosso. Almeno fino a quando vincerà.