La biografia

L’odio del tennis Colpa del padre

Finchè Andre Agassi se la prende con il padre violento, che lo ha voluto “pugile con la racchetta” e n.1 a tutti i costi, si capisce che ne ha ben donde. Meno comprensibile l’acrimonia con Nick Bollettieri. Cui deve tantissimo. Ubaldo Scanagatta

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Se Andre Agassi voleva far centro sull’immaginazione della gente e non solo dei semplici appassionati di tennis, con il suo libro “Open” c’è sicuramente riuscito. Nessuna autobiografia, grazie anche all’eccellente stile del suo collaboratore, il premio Pulitzer J.R.Moehringer, è riuscita a far parlare più di sé prima ancora della sua pubblicazione (e non solo il nostro entusiasta estimatore Stefano Grazia che potete leggere nel blog).

Un’eccellente regia di marketing ha distribuito stralci di “Open” a destra e manca, uscendo all’inizio con l’immagine di un Agassi che ammetteva di essersi drogato, poi di aver avuto il parrucchino, poi di aver odiato il tennis (o prima una o l’altra cosa…difficile raccapezzarsi, perché contemporaneamente uscivano storie in Germania, in Inghilterra, in America).
Prima ancora che dal libro uscito il 9 novembre, già da uno dei 9 stralci pubblicati dal Times di Londra,ad esempio, è stato possibile recuperare quanto Andre ha scritto sul suo rapporto con il padre (del quale a suo tempo era uscita una biografia che raccontava tutt’altre cose) e _ con l’aiuto di Roberto Paterlini nelle vesti di traduttore_ eccone qui alcuni significativi spezzoni.

Andre è sempre stato per tutti _ e non solo per me _ un personaggio controverso. L’unica cosa che non è stata mai messa in discussione è stato il suo talento. Anzi, si discuteva come mai non vincesse _ da giovanissimo _ quanto avrebbe potuto. Era un discorso ricorrente fra appassionati (quando perse ad esempio con Gomez nel ’90 a Parigi…mai immaginando che potesse dipendere dal suo timore di perdere il parrucchino bloccato dai 12 fermagli). Tali e tante erano le armi di cui disponeva. Qualcuno ricorderà che Andre era favorito anche alla vigilia della finale dell’US open 1990, quando poi perse da Sampras. E perché a Parigi con Courier nel ’91…(nel suo libro darà la colpa a Bollettieri che durante l’interruzione per pioggia non venne negli spogliatoi a consigliarlo! Ma stava vincendo alla grande, che avrebbe dovuto fare Nick? Fu Red Jim a cambiare tattica, a mettersi a rispondere un paio di metri più indietro alla ripresa del gioco, seguendo un consiglio di Pepe Higueras…e fu un pollo Andre a cercare di sfondarlo troppo rapidamente…).

Cinque dei suoi otto Slam Andre li ha vinti dopo i 29 anni. John McEnroe, altro incredibile talento, in fondo è stato (per una volta..)più prevedibile: i suoi 7 Slam li ha vinti tutti prima del ventiseiesimo compleanno. Certo Mike Agassi, il padre che gli metteva le palline da tennis da colpire già nella culla _ secondo le leggende metropolitane fiorite già all’apparire del primo Andre, quello con i capelli lunghi …e che Andre_ha ripreso anche se dubito che possa essersi ricordato _ sarà stato colui che più di ogni altro gli ha fatto odiare il tennis (anche se alla fine Andre lo deve ringraziare perché tutto quello che ha avuto, sia pure a costo di traumi infantili spaventosi, lo deve a lui):
“Colpisci più forte, grida mio padre. Colpisci più forte. Ora rovesci. Rovesci. Sento che il braccio mi si sta per staccare _ si legge in “Open” _ Mi stupisce quanto riesco a colpire particolarmente forte una pallina, quanto sia pulito il colpo. Anche se odio il tennis mi piace la sensazione di colpire una palla perfettamente. Quando faccio qualcosa di perfetto mi godo un breve attimo di serenità e calma. Lavora sulla volè, grida mio padre, o almeno ci prova. Un americano nato in Iran, mio padre parla cinque lingue, nessuna delle quali bene, e il suo inglese è pesantemente accentato. Confonde le v con le w, per cui suona: vork your wolleys. Di tutti i suoi ordini, questo è quello che preferisce. Lo grida tanto che lo sento nei miei sogni. Vork your wolleys. Vork your wolleys. Ho un’idea. Casualmente di proposito, colpisco una pallina alta oltre la recinzione. La prendo con il bordo di legno della racchetta, così suona come un fucile inceppato. Lo faccio ogni volta che ho bisogno di una pausa, e mi attraversa l’idea che devo essere piuttosto bravo se riesco a colpire una pallina male a comando. Mio padre sente che la palla ha colpito il legno e guarda verso l’alto. Vede la palla uscire dal campo. Impreca. Ma ha sentito che ha colpito il legno, quindi sa che è successo per sbaglio. Esce dal campo, verso il deserto. Ora so di avere quattro minuti e mezzo per riprendere fiato e guardare i falchi che pigramente girano in cerchio sopra di me….” omissis.

Il modo in cui Andre descrive il padre, pugile iraniano ai Giochi olimpici del 1948 e del 1952 è terrificante. E mi lascia perplesso perché di Andre è sempre stato difficile capire quanto fosse la parte sincera e spontanea _ molte volte mi ha dato l’impressione che davvero lo fosse _ e quante invece artificiale, artefatta, recitata…come la vocina con cui ha impostato i suoi video precedenti il lancio del suo libro. Andre scrive, fra l’altro: “Nessuno mi ha mai chiesto se io volessi giocare a tennis, o quale tipo di vita volessi fare. La mamma pensava che io fossi nato per diventare un predicatore (e mamma aveva visto mica male: mi ha sempre impressionato la facilità dell’eloquio di Andre, pensando che era nato in una famiglia certo non colta, certo non intellettuale; davvero un dono naturale il suo…nota di Ubs) però mamma stessa mi ha sempre detto che papà aveva deciso che io sarei diventato un tennista ancor prima che io nascessi. A un anno gli dimostrai che aveva visto giusto: quella pallina da ping-pong che mi aveva messa culla la sapevo seguire muovendo solo gli occhi, senza muovere la testa: “Ha un talento naturale” sentenziò Mike Agassi chiamando la moglie. Mio padre mi ha trasformato in un pugile con la racchetta…” omissis
E Andre racconta anche di come suo padre….”non si fa scrupoli nel fare di me la sua vittima, nessun problema nel vedermi annaspare per un po’ di ossigeno mentre sono stretto nella sua morsa. Violento di natura, mio padre si sta sempre preparando per una battaglia…omissis

…Tiene un’ascia nella sua auto. Lascia casa con una manciata di sale e pepe nelle tasche, in caso si ritrovi in una rissa da strada e abbia bisogno di accecare qualcuno.
…..
Combatte con se stesso…..omissis ma la maggior parte delle sue battaglie sono contro gli altri, e solitamente iniziano senza alcun avvertimento, nei momenti più inattesi. Nel sonno, ad esempio. Tira di boxe, nei suoi sogni, e spesso capita che dia un pugno a mia madre mentre è addormentata. Anche in automobile. Se un altro automobilista lo sorpassa, gli taglia la strada o si lamenta perché lui gli ha tagliato la strada, tutto diventa nero. …”
Quel padre cui la figlia primogenita Rita (sposatasi con l’idolo di papà Mike, Pancho Gonzalez) si ribellò, così come avrebbero smesso di giocare sia l’altra figlia Tami che Phil (“Non aveva il killer instinct, era un perdente nato” lo bollerà il terribile papà), è il primo uomo dell’entourage del kid di Las Vegas ad aver tentato _ prima di quello Slim di cui Andre parlerà più tardi nel libro _ di doparlo. E’ proprio Phil a metterlo in guardia: “Non prendere quelle pillole piccole, bianche e rotonde. Quella non ‘è Excedrina con la caffeina che risveglia i riflessi assopiti…quella è Speed, me la dava anche a me, quando giocavo i primi tornei. Se ci prova digli che non ci stai, che ti ritiri, con qualsiasi scusa”.
La cosa accade, Mike Agassi insiste, lui si ritira dicendo di non sentirsi bene. Poi gli spiegherà. E Mike _ scrive Andre _ accetta di non proporlo più. Sarà andata proprio così? Il papà, tanto per cominciare, smentisce.

Bisogna dare retta al padre oppure al figlio, o magari a nessuno dei due?
Certo è che dal quadro che andre fa di suo padre si può davvero pensare al peggio del peggio: “Sono in giro con lui un giorno, ed è ingabbiato in uno scontro di grida con un altro automobilista. Ferma l’auto, scende, ordina all’altro uomo di scendere. Siccome tiene in mano il manico della sua ascia, l’uomo si rifiuta. Allora lui con il manico fa a pezzi i suoi fanali anteriori e posteriori, mandando pezzetti di vetro ovunque. Un’altra volta si allunga oltre a me e punta la sua pistola verso un altro guidatore. Tiene la pistola davanti al mio naso. Io tengo lo sguardo fisso, dritto davanti a me. Non mi muovo. Non so cosa abbia fatto di sbagliato quell' uomo, immagino solo che sia l’equivalente automobilistico di una pallina in rete (qui mi sa che ci abbia messo del suo il Pulitzer Moehringer…). Percepisco la tensione del dito di mio padre sul grilletto, poi l’altra auto che schizza via a tutta velocità, seguita da un suono che sento raramente - mio padre che ride. A crepapelle….

E le frasi più drammatiche di Andre per farci percepire il suo odio che, insieme alla paura per le violenze che è capace di mettere in atto il padre, cresce per il tennis… naturalmente arrivano nel finale del capitolo: “ Sono momenti come questi che mi tornano in mente ogni volta che penso di dirgli che non voglio giocare a tennis. Oltre all’amarlo e volerlo accontentare, non voglio che lui si arrabbi. Non oso. Accadono cose brutte quando mio padre si arrabbia. Se dice che giocherò a tennis, che diventerò numero uno del mondo, che è il mio destino, tutto quello che posso fare è annuire e obbedire”.

A dir poco tragico, no? Resta da chiedersi come un uomo così traumatizzato dal tennis abbia potuto tranquillamente continuare a giocare a tennis fino a 36 anni, quand’era già multimiliardario (quindi senza più alcuna necessità di sopravvivenza) nonchè sposato …ad una tennista, traumatizzata anche lei da suo padre (davvero non uno stinco di santo). Al punto che da poco Andre ha cominciato anche a giocare i tornei senior…

Capirlo non è mai stato facile. E le contraddizioni che, come vedremo commentando altri estratti del libro _ sempre che voi manifestiate interessi a che ubitennis lo faccia _ Andre paleserà fra l’Agassi che ho conosciuto, fra il nuovo Agassi pentito, redento, aperto e sincero fino all’autodistruzione se necessario… che racconta di essere nel suo “Open”, e l’Agassi che continuerà a manifestarsi negli anni a venire….qualcosa mi dice che non diminuiranno mai. Anzi. L’uomo è per natura essere ricco di contraddizioni. Ma Andre Agassi, forse, ha esagerato un tantino. E magari incuriosisce, interessa proprio per quello. Tutto si può dire di lui salvo che Andre sia un tipo banale. E' sul considerarlo …personaggio apprezzabile che semmai, e molto probabilmente, le opinioni divergono anche in modo radicale.

Ubaldo Scanagatta

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