Atp Marsiglia

Caujolle contro il "figliol ingrato"

Proseguono le polemiche legate ad Andy Murray (vincitore nel 2008) che ha rinunciato per “ragioni personali”. Il direttore del torneo l'ha presa molto male, sul piano umano e professionale. da Marsiglia Christian Turba

Dimensione testo Testo molto piccolo Testo piccolo Testo normale Testo grande Testo molto grande

“Sono triste e mi dispiace per gli spettatori. Il forfait di Murray è poco accettabile sul piano sportivo e umano. Già l’anno scorso non aveva giocato il torneo per ragioni personali. Il questo caso, bisogna evitare di iscriversi. Cercando di far venire dei top 5, ho voluto volare un po’in alto” aveva già dichiarato il patron del torneo, domenica, al giornale locale “La Marsellaise”. Lunedì, intervistato dal quotidiano regionale “La Provence”, Caujolle ha aggiunto che “Forse sarebbe meglio che mi concentri su giocatori classificati tra la 15esima e la 30esima posizione mondiale. La cosa più importante era evidentemente avere i francesi: penso che, d’ora in poi, gli sforzi finanziari li farò piuttosto su di loro”.

Ma l’affare non è finito qui. Il Daily Express aveva riportato una dichiarazione del 57enne marsigliese, che avrebbe detto “ Murray mi aveva già fatto la stessa cosa lo scorso anno. Non sa cosa vuol dire tenere la parola. La prima testa di serie di un torneo dovrebbe avere un senso di responsabilità. Se non rispetta i suoi impegni, dovrebbe essere sospeso dall’Atp”. Tuttavia, Caujolle ha immediatamente rettificato all’emittente Sky Sports News: “ Non ho mai detto che dovrebbe essere sospeso, ma è vero che sono molto spiaciuto perché era il mio top-player”. E ha continuato: “ E’in gioco una responsabilità per la credibilità di tutto il gioco, quando sei un top-player. Talvolta devi forzarti ed essere responsabile. Capisco che sia giovane e che non si tratta di un grande torneo, ma è abbastanza spiacevole, ed è successa la stessa cosa lo scorso anno”.

Inoltre, ha specificato l’ex pro francese, “Lo scorso anno, dopo aver giocato a Rotterdam, era un po’infortunato e questo lo capisco, Mi aveva mandato una mail dicendo che quest’anno avrebbe giocato. Capisco tutto, ma questo fatto va a ritorcersi sul torneo. Telefonarmi una settimana prima e dirmi che non sarebbe venuto sarebbe bastato. Avrei potuto trovare un altro giocatore, non buono come Andy, ma avrei fatto un offerta a Marin Cilic o qualcun altro”. (in realtà Caujolle ha anche rifiutato di prendere come sostituto Nikolay Davydenko, perché aveva delle richieste economiche esagerate). Certo non sappiamo con certezza i reali motivi che abbiano spinto lo scozzese a ritirarsi all’ultimo, ma il fatto che risulti iscritto all’Atp 500 di Dubai di settimana prossima fa pensare che il recente finalista degli Australian Open abbia voluto prendersi una pausa precauzionale ed evitare di faticare per vincere un torneo che assegna pochi punti.

Certo, ormai i ritiri di questo genere sono frequenti da parte di tutti i top players, ma la decisione può risultare comunque spiacevole. Ovvio che alla base dell’ira di Caujolle ci siano anche ragioni strettamente legate al suo ruolo: “Qualche minuto più tardi, Juan Martin Del Potro è uscito fuori con un infortunio. Così ho perso i miei due top players. Credo che i top players non debbano ritirarsi, perché la promozione del torneo si sviluppa intorno a loro- ha aggiunto il patron all’emittente britannica.
Altri particolari della sua intervista, però, fanno intravvedere un dispiacere, per così dire, “umano”. “Una settimana fa mi aveva chiesto una wild-card per giocare il doppio con suo fratello Jamie, e gliel’avevo data. Pochi giorni fa mi ha chiesto cinque stanze di albergo e gliele ho concesse –ha detto Caujolle”. Quasi come un padre che concede tutti gli agi possibili al proprio figlio e non si vede ricompensato dei suoi sforzi: a fronte di queste dichiarazioni, la rabbia del direttore dell’Open 13 (che domenica sera ha convocato una conferenza con gli sponsor per scusarsi) appare comprensibile e giustificata.

Tra l’altro, Caujolle ha puntato il dito anche contro l’Atp: “Spetta all’Atp inquadrare tutto ciò e proibire ai giocatori faro di ritirarsi senza un motivo reale. L’ATP deve proteggere i tornei della nostra categoria (ATP 250. Sono il cuore del circuito. La forza del tennis è la diversità dei luoghi, il fatto che tutti possano vedere dei campioni. Non dobbiamo distaccarci da questo e diventare come la Formula 1, con delle stelle inaccessibili”. In quest’inizio di stagione, che ha visto Nadal, Murray e Del Potro rinunciare ai tornei programmati dopo gli Australian Open, il tema dei “ritiri precauzionali” è più che mai all’ordine del giorno. Chissà che queste ultime parole di Jean Francois Caujolle non servano a smuovere un po’le acque.

Christian Turba

Cerca su Quotidiano.Net nel Web

Ubi TV

Roger Federer in visita in Etiopia per la sua fondazione benefica