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Tutto lo Youzhny che c'è

Misha è tornato: Le finali a Dubai e a Rotterdam riproiettano il russo tra i primi giocatori del mondo. Ripercorriamo gli alti e bassi della carriera di uno dei giocatori più talentuosi del circuito. Claudio Gilardelli

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Sembra proprio che Misha faccia sul serio. C’era forse chi pensava (e io, lo ammetto, ero uno di questi) che gli ottimi risultati di fine 2009 fossero solo un fuoco di paglia. E un inizio decisamente deludente di 2010 sembrava darci ragione. Poi le finali a Rotterdam e a Dubai, risultati recentissimi, a rilanciare le quotazioni del russo che torna, dopo un lungo periodo di tempo, a pochi passi dai dieci più forti del mondo.
Certo a discolpa di chi non gli dava credito ci sono dati anagrafici inconfutabili – è nato il 25 luglio del 1982 – che lo pongono tra i “vecchietti” del nostro sport, uniti a una carriera fatta di alti e bassi.
Sì, perché Misha, come Safin, ricalca in pieno lo stereotipo del russo un po’ pazzo, dal talento grande quanto l’incostanza nell’esprimerlo, capace di imprese memorabili ma soprattutto di disfatte incredibili, possibilmente condite da psicodrammi.
Insomma un carattere difficile, un’indole particolare che influenza il comportamento di Youzhny fin dalla giovane età fuori e dentro il campo, se il suo primo allenatore, Igor Volkov, ha affermato più volte: "Abbiamo avuto alcuni problemi con il temperamento di Mikhail, ma suo fratello Andrei e suo padre ha fatto molto per Misha per diventare quello che è adesso".
Un talento cristallino, però, indiscutibile, fatto di grande velocità di esecuzione dei colpi, che rendono il russo, se in giornata, un difficilissimo cliente su qualsiasi superficie. Chiedetelo, ad esempio, a Rafa Nadal che in non poche occasioni ha dovuto fare i conti con il russo scatenato.
Talento evidente da subito ai genitori che preferiscono sostenere Mikhail piuttosto che il fratello Andrei nella carriera di tennista professionista.
Facciamo però un piccolo passo indietro. Misha ha sei anni e i genitori, grandi appassionati di tennis, lo avviano a questo sport. Il padre è un militare di professione e Mikhail inizia a tirare le prime palle in alcuni piccoli club di tennis dell'esercito russo, non avendo la possibilità di frequentare le accademie di tennis più costose, come invece altri suoi colleghi più illustri. Una strada difficile e in salita, quindi, che Youzhny percorre grazie alla grande passione che ha per il tennis. La stessa passione che lo porta a considerare uno delle esperienze più significative della sua adolescenza quella di raccattapalle durante la finale di Davis del 1995 contro gli USA, persa dalla Russia ma durante la quale riesce a conoscere Pete Sampras, Jim Courier e Todd Martin.
Passano quattro anni e nel 1999 Youzhny arriva in finale agli Australian Open juniores, dove perde da Pless. Nello stesso anno diventa professionista e riesce a vincere subito ben quattro eventi Futures.
Nel 2000, Misha raccoglie le prime soddisfazioni, raggiungendo i quarti di finale in un torneo ATP, quello di casa, a Mosca. Il 2001 si apre con il terzo turno agli Australian Open e continua con ottimi piazzamenti nelle prove dello Slam: un quarto turno a Wimbledon e un altro terzo turno agli US Open, sconfitto, in quelle occasioni, rispettivamente da campioni del calibro di Patrick Rafter e Pete Sampras, che sarebbero poi giunti in finale. Durante l’anno Youzhny centra anche la sua prima semifinale in un torneo dell’ATP Tour, a Copenaghen.
Ma è l’anno seguente, il 2002, che vede salire Misha agli onori delle cronache. Il russo vince il torneo di Stoccarda, prima affermazione nel circuito che conta, ma è nella finale di Davis che Mikhail si fa notare. La Russia si gioca in casa della Francia la conquista della sua prima insalatiera. La situazione è di 2-2 e sulle spalle del giovane Youzhny, appena ventenne e arrivato come riserva in terra transalpina non senza polemiche, pesa l’onere di conquistare il punto decisivo. Contro Paul Henri Mathieu, perde nettamente i primi due set 63 62. La situazione è disperata, ma il russo non si perde d’animo e compie una rimonta impossibile, vincendo gli altri set 63 75 64 e oscurando, per un giorno la stella di Safin, l’altro protagonista della sfida di Davis .

Il 2002 però riserva anche dure prove al russo, non solo sui campi da gioco. Dopo la vittoria a Stoccarda, Misha, di ritorno da una sessione di allenamento insieme al fratello, è coinvolto in un grave incidente stradale. Mikhail subisce una commozione cerebrale che lo tiene lontano un mese dai campi da tennis, facendogli saltare anche gli US Open. Inoltre Youzhny perde il padre per un attacco cardiaco.
Nel 2003, arrivano tre semifinali (Doha, Halle, Lione) e quattro quarti di finale (Monaco, Bastad, Stoccarda, S. Pietroburgo) ma non gli riesce l’acuto.
Ritorna alla vittoria nel 2004, vincendo il torneo di S. Pietroburgo contro Beck. Arriva in finale anche a Pechino, dove però è sconfitto da Safin, e raggiunge i quarti nel torneo olimpico a Atene. Nel 2005 raggiunge per sette volte i quarti di finale nel circuito ATP e il quarto turno a Wimbledon.
Il 2006 sembra cominciare nel migliore dei modi, con i quarti a Doha. Tuttavia Youzhny riesce a racimolare solo un altro quarto di finale a Zagabria e due semifinali a Dubai e Kitzbuhel, accanto a ben sette sconfitte al primo turno e sei al secondo. Agli US Open però arriva in forma smagliante e, da n°54 del mondo, sconfigge nell’ordine Ferrer (n°13), Robredo (n°5) e Nadal (n°2, http://www.youtube.com/watch?v=sVREddO5IqA) nei quarti prima di arrendersi in semifinale a Roddick in quattro set.

Youzhny comincia anche a diventare un personaggio, per alcune sue manifestazioni dopo le vittorie più sofferte. In quelle occasioni, Misha congeda gli spettatori con il saluto militare russo, tenendo la racchetta da tennis sopra la sua testa con la mano sinistra, a mo’ di cappello, e salutando con la mano destra.

All’inizio del 2007 raggiunge il 3° turno agli Australian Open, perdendo da Roger Federer.

Prosegue la stagione arrivando in semifinale a Zagabria e vincendo l’ATP di Rotterdam, terzo trionfo in carriera. A Dubai, si toglie ancora lo sfizio di sconfiggere Rafa Nadal, ma è ancora contro Roger Federer che si deve arrendere in finale. Arriva ancora in finale, a Monaco di Baviera, dove perde il titolo da Kohlschreiber (seconda parte)

Al Roland Garros perde al quarto turno per mano di Federer mentre a Wimbledon da vita con Nadal a uno degli incontri più belli, uscendo però sconfitto dal maiorchino dopo aver condotto due set a zero. Altri risultati di rilievo dell’anno sono le semifinali a Amersfoort e S. Pietroburgo e i quarti a Halle e all’ATP Master Series di Parigi

Durante il 2007, in agosto, raggiunge per la priva volta in vita sua la decima posizione del ranking mondiale.
Il 2008 si apre con la vittoria a Chennai, dove in finale umilia Nadal con un 60 61 in meno di un’ora. Agli Australian Open si toglie un’altra soddisfazione, battendo per la prima volta Davydenko e raggiungendo i quarti di finale dove perde da uno Tsonga lanciatissimo verso la finale del torneo. Subito dopo lo slam australiano è numero otto del mondo, suo best ranking, Dopodiché non combina più nulla, raggiungendo, nell’arco della stagione i quarti solo nei tornei di Marsiglia, e Gstaad. Ma è al Master Series di Miami che Youzhny si fa notare per un episodio alquanto singolare. Nell'incontro di terzo turno Youzhny è opposto a Nicolas Almagro. Sul 5-4 nel terzo set per lo spagnolo, Misha sbaglia facilmente la palla break per andare in parità e perde la testa, colpendosi la fronte con la racchetta e procurandosi una ferita profonda. Nonostante questo, una volta ricucito, il russo riuscì a portare a casa la partita.

Il 22 novembre sposa Yulia.Nel 2009 il russo alterna lunghi periodi in cui non riesce ad andare oltre i primi turni a risultati davvero positivi. La stagione inizia molto male, con la sconfitta la secondo turno a Doha, e al primo turno sia agli Australian Open (per mano di Stefan Koubek, allora n°183 del mondo) sia a Zagabria. Si riprende poi con i quarti a Rotterdam e Marsiglia, la finale a Monaco e la semifinale a Kitzbühel. Arriva nei quarti anche al Queen’s e a Kuala Lumpur, ma è sul finale del 2009 che raccoglie i risultati migliori. Infatti Misha arriva in finale a Tokio, a Valencia (seconda parte) e vince il torneo di Mosca.
Il 2010 è poi sotto gli occhi di tutti. Agli Australian Open, incontra al primo turno Gasquet, e vince un incontro tiratissimo in cui, ancora una volta con un francese, è indietro di due set.

Non andrà comunque lontano nel torneo, ritirandosi al terzo turno contro Kubot. Arriva poi in finale al torneo di Rotterdam, battendo in semifinale Djokovic e ritirandosi sotto di un set contro Soderling, e si ripete a Dubai, risultato che lo riproietta tra i primi 15 giocatori del mondo.
Insomma Misha sembra essere tornato. E ci auguriamo che resti ancora per un bel po’.

Claudio Gilardelli

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