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Terra battuta

Fuga dalla terra... battuta

Nel 2011 i tornei del circuito sudamericano potrebbero disputarsi sul cemento. La decisione, volta ad attirare i top players in vista dei masters 1000 americani, potrebbe essere un altro chiodo sulla bara della terra battuta. Daniele Malafarina

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Sebbene la stagione sulla terra battuta tradizionalmente inizi ad aprile, in Europa, con Montecarlo quale primo grande appuntamento gli specialisti del rosso hanno sempre avuto la possibilità di accumulare qualche punto in più andando a giocare, in febbraio, i tornei del minicircuito sudamericano.

Tutto questo però potrebbe presto cambiare. E' noto infatti come Juan Martin Del Potro, n.1 d'Argentina e campione in carica dell'US Open, sia un giocatore da cemento. E' noto poi come i top players ormai non siano molto inclini ai frequenti cambi di superficie e continente (la coppa Davis insegna). Quindi, per quanto Del Potro possa esser patriottico non c'è alcuna speranza che vada a giocare il torneo di casa, a Buenos Aires, in febbraio sulla terra rossa. E meno speranze ancora ci sono di attirare giocatori tra i primi dieci del mondo, specialisti o non specialisti, quando dopo un paio di settimane questi si troveranno in Nord America per i due masters 1000 sul cemento.

E' per questi motivi che gli organizzatori del torneo di Buenos Aires, che quest'anno ha sofferto un netto calo di presenze anche a causa del maltempo e della penuria di argentini nelle fasi finali, stanno pensando ad un cambio di superficie dalla terra al cemento.

Certo che un cambio di superficie per il torneo argentino sarebbe cosa ben strana se gli altri appuntamenti del minicircuito sudamericano, Santiago, Costa Do Sauipe ed Acapulco, rimanessero sulla terra battuta. Tanto più che Buenos Aires è collocato proprio nel mezzo ed è assai improbabile che chi ha giocato in Cile la settimana prima cambi superficie per giocare il torneo argentino prima di cambiare nuovamente superficie ad Acapulco.

Pare quindi possibile che siano tutti e quattro i tornei ad andare incontro ad un simultaneo cambio dalla terra al cemento, portando così il totale dei tornei della stagione sul duro a 43 (considerando che anche ad Umago sono intenzionati a cambiare superficie), contro i 17 sulla terra e 5 sull'erba. Uno sbilanciamento a favore del cemento forse anche eccessivo con il rosso che rimarrebbe relegato (con poche eccezioni) alle settimane tra Montecarlo e Parigi.

Juan Carlos Ferrero, campione in carica in Argentina, si è detto molto contrario: "Sarebbe un grave errore se dovessero passare a superfici veloci. Farò tutto quello che posso perchè ciò non avvenga." ha detto l'ex numero 1 dopo la finale vinta con Ferrer.
Molti specialisti (tra cui Monaco e Gaudio) si son detti daccordo: "Questa decisione sarebbe la morte del tennis argentino i cui giovani ancora crescono sulla terra battuta." ha detto Juan Monaco.
Per Martin Jaite, direttore del torneo, invece la priorità è la partecipazione di Palito "E' solo una questione di superficie. In questo periodo Juan Martin prepara i masters 1000 di Indian Wells e Miami e non verrà mai a giocare sulla terra."

Già l'anno scorso era stata paventata la possibilità del 'passaggio al duro' per i tornei sudamericani, ma l'ATP aveva respinto la richiesta. Il cambiamento è 'questione di sopravvivenza' secondo le parole di Miguel Nido, dirigente di Altenis, lo sponsor principale del torneo argentino, nonchè mano destra di Butch Buchholz (il vero proprietario dell'evento).
"Dobbiamo negoziare con i giocatori, soprattutto quelli che non vogliono giocare sulla terra. Se riusciamo ad avere la loro adesione allora il cambiamento è fatto."
Sulla possibilità che tutti e quattro i tornei abbraccino il cambiamento Nido ha detto: "Stiamo negoziando con Acapulco perchè il torneo è in crisi e ci teniamo in contatto anche con Vina Del Mar. E' meglio che sia una persona sola a parlare in rappresentanza di più tornei."

Secondo Buchholz questa è la tendenza del tennis moderno ed è inutile contrastarla.
"Una volta la superficie dominante era l'erba ma ad oggi l'erba è relegata al passato. Non è che la terra battuta sparirà ma la tendenza oggi è verso il cemento. Ne parleremo con i giocatori, è fondamentale che il consiglio capisca che questa è la decisione migliore per la regione. Ne parleremo con Roddick, Blake, Djokovic ed ovviamente Del Potro che è una grande star da queste parti."

Tornei come quello di Santiago poi, si reggono solo sulla presenza dei giocatori locali (in particolare Gonzalez). Cosa succederà quindi quando i vari Gonzalez si saranno ritirati e le nuove leve del continente preferiranno giocare sul cemento?

La decisione per il 2011 verrà presa entro la fine dell'US Open e potrebbe riguardare i soli tornei di Buenos Aires ed Acapulco che sono i due che maggiormente spingono verso il cambiamento.
Il passaggio di superficie per il torneo di Acapulco potrebbe essere facilitato anche da una concomitanza di fattori tra cui il fatto di esser l'ultimo torneo del circuito sudamericano, nonchè il più vicino ad Indian Wells, ed il fatto che in Messico non ci sia una tradizione terraiola così forte come in Sud America. Certo che se Acapulco si giocasse sul cemento potrebbe danneggiare il torneo di Dubai, stessa categoria e superficie analoga ma ben più distante dagli Stati Uniti.

Il rischio, viste le riforme recenti del calendario (tra cui Montecarlo declassato a master 500, pur assegnando i punti di un 1000, ed Amburgo, declassato e spostato di data), è che si vada verso la progressiva estinzione della terra battuta e verso la trasformazione del tennis in uno sport unicamente da cemento. Il tutto ovviamente per venire incontro a sponsor, televisioni ed esigenze economiche. Con il rischio che la progressiva uniformazione dello sport si riveli, sul lungo periodo, un'arma a doppio taglio, rendendo le partite ed i tornei più prevedibili e meno spettacolari.

Daniele Malafarina

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