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Tennis e doping

Odesnik: la storia infinita

Wayne accetta di autosospendersi a partire dal 16 aprile. L'impreparazione con cui sia Wada che Itf hanno fronteggiato il caso Odesnik porterà a cambiamenti nel prossimo futuro. Enrico Riva

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Fermato a gennaio con una ridotta quantità di ormoni della crescita (HGH), l'americano Wayne Odesnik è diventato, suo malgrado, sinonimo dell'impreparazione di Itf e Wada a fronteggiare efficacemente il doping. A causa dell'estrema difficoltà a rilevare tracce di ormone della crescita nel corpo umano, Odesnik è stato riconosciuto colpevole di possesso e non di assunzione di sostanze illecite.

La legislazione anti doping in materia non prevede alcuno stop dell'atleta e un'imbarazzata Itf ha dovuto negoziare direttamente col giocatore la sua sospensione. Wayne si è così auto-bandito da qualsiasi manifestazione tennistica a partire da venerdì 16 Aprile e fino a data da destinarsi, come recita il laconico comunicato rilasciato oggi dalla federazione. Nessun commento ulteriore su come verrà affrontato la vicenda in seguito e su come verrà intensificata la lotta al doping. Viene da pensare che Odesnik in cambio abbia ottenuto qualche "rassicurazione" sulla fermezza con cui la Itf gestirà il suo caso in futuro.

Allo stato attuale dei controlli un'atleta deve essere particolarmente incauto o sfortunato per essere trovato positivo all'ormone della crescita. Nei sei anni di controlli solo il rugbista britannico Terry Newton è stato trovato positivo e squalificato per due anni. La Wada (l'Agenzia mondiale per la lotta al doping) sta lavorando con i professori Sonksen and Holt per introdurre, probabilmente a partire da gennaio 2011, un nuovo protocollo che permetta una finestra di alcune settimane in cui tracce dell'ormone risultano rintracciabili nel sangue.  

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Il doping e lo sport: così legati e così complicati da affrontare assieme. Perché è facile sedersi al bar e commentare che il tal giocatore è ingrassato, dimagrito, corre più veloce, ce l’ha più lungo e così via. Sono frasi che si esauriscono con l’ultimo sorso di vino e di cui non rimane traccia. A scriverne invece si diventa dei piccoli Barnard a furia di tagliuzzare, ricucire e suturare. D’altronde un conto è dire che un giocatore usa sostanze illecite perché un tribunale lo ha squalificato in via definitiva, un altro è fare ipotesi e congetture su atleti che fino a prova contraria condanne a carico non ne hanno. E allora via con i condizionali, le subordinate, le citazioni: riportare i fatti ma non sbilanciarsi troppo.

Solo che poi la sorte ti mette davanti a situazioni in cui trattenersi diventa un’impresa. Settimana scorsa a Huston si giocano i quarti di finale. Da un lato Xavier Malisse, squalificato e successivamente riammesso al circuito per aver dimenticato di comunicare i suoi spostamenti alla Wada, l’agenzia antidoping mondiale. Dall’altro Wayne Odesnik, pizzicato a gennaio in Australia con una valigetta di ormoni per la crescita. Entrambi in campo, uno contro l’altro: immaginatevi i commenti di chi stava sulle tribune!!

La questione di fondo però è che il caso Odesnik ha scompigliato parecchio le carte. Hanno beccato Gasquet!!!! Si però dai alla fine è solo un bacio, ad una festa, il ragazzo è giovane, usare la coca al posto del rossetto capita, suvvia siamo buoni, e tutto passa. Hanno beccato Wickmayer!!! Ma se non c'era, come fanno ad averla beccata? Al massimo si sara' dimenticata di dire dov'era ma con l’infanzia che ha avuto, è sempre in giro, si sa che i ragazzi non c’hanno memoria, sta lì a fare il rigido, non c’aveva internet, e tutto passa.

Di fatto fino ad ora bastava che il tuo avvocato avesse letto Topolino in gioventù e stavi sicuro che se ne veniva fuori con una scusa plausibile per la tua innocenza. Odesnik invece è stato beccato con la marmellata sulle guance e non contento ha usato la difesa Bart Simpson: “Non sono stato io”. E in un sistema in cui la creatività era alla base di qualsiasi assoluzione, tale piattezza interpretativa è costata cara all’americano.

In un inedito scenario giustizialista tutti i colleghi di Odesnik hanno preso chiaramente le distanze e Wayne si è beccato, neanche tanto velatamente, dell’imbecille dal connazionale Roddick. I suoi avversari Janowicz e Querrey si sono detti indignati di dover scendere in campo contro tale figuro salvo poi ritirare l’assegno per l’incontro. Si era già visto con il caso Puerta: mi fa schifo giocarci contro ma la spesa la devo pur fare…

Odesnik alla fine ha dovuto ammettere la sua colpa anche se per ora è in un vicolo cieco. Lui dice che l’ormone non era per lui; Peter Sonksen, professore di endocrinologia al St. Thomas' Hospital and King's College di Londra ha rilevato che la quantità è troppo esigua per far pensare ad un commercio e che l’ipotesi più probabile è quella dell’uso personale. Come che sia l’americano non ne uscirà in piedi. O dopato o spacciatore: due qualifiche che non metti volentieri nel tuo curriculum.

L’ormone della crescita, con i controlli attuali, non emerge se non nelle 24 ore dell’assunzione e ci vuole un prelievo di sangue che va analizzato rapidamente. Una “grey zone” che gli atleti conoscono e che il legislatore fino ad ora non si è mai premurato di colmare anche per gli alti costi che comporta. La genialata di Odesnik rischia paradossalmente di trasformarsi in un opportunità per fare un po’ di pulizie e sia Wada che ITF hanno capito che non si può ignorare il problema. Perché alla fine Odesnik non e’ stato squalificato per un cavillo. Nel tennis sei fuori se ti beccano il doping nel corpo. Se te lo beccano in borsa non sanno bene neanche loro che fare.

Se fossimo al bar verrebbe quasi da dire che la rabbia di molti colleghi dell’americano appare eccessiva dato che a causa dell’”affaire Odesnik” i controlli aumenteranno considerevolmente e lo sport diventerà più pulito. Ma come detto pinze e scalpello sono in azione e non resta che aspettare con pazienza. Chissà che gli ormoni di Wayne non finiscano a far crescere davvero tutto il movimento tennistico…

Enrico Riva