17/08/2013 16:37 CEST - Personaggi

Vilas, il poeta del tennis

TENNIS - Oggi il più grande giocatore argentino della storia compie 61 anni. Riviviamo la sua carriera, la sua visione della vita e del tennis.

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Guillermo Vilas
Guillermo Vilas

"Sono un uomo di mare" dice di sé Guillermo Vilas, nato al Instituto del Diagnóstico y Tratamiento, nella calle Charcas di Mar del Plata a mezzogiorno del 17 agosto 1952. Inizia a giocare a sei anni al Club Nautico della città per volontà del padre, grande amante dello sport, che sarà presidente dell'Automóvil Club Argentino e organizzatore della Vuelta de Balcarce), gli regala una racchetta Sarina Children della Sportlandia, con corde azzurre, cui seguiranno le tre Dunlop che segnano la sua carriera: la Blue Flash, la Goldwin e la Maxply.

Alla sua consacrazione definitiva è mancato il raggiungimento del n°1 mondiale, in quell’epoca ad appannaggio esclusivo del mitico Borg. Vilas ha costruito la sua fortuna tennistica sulla terra battuta, esprimendo tutte le qualità basilari elencate ad inizio articolo per dominare su questa superficie. E’ il giocatore sudamericano che ha vinto più “major”: due Open di Australia, un Open di Francia e un Open degli Stati Uniti, collezionando a Wimbledon due “onorevolissimi” quarti di finale, visto e considerato che si era in piena “era Borg”. La stagione migliore è stata forse quella del 1977 dove fu in grado realizzare l’accoppiata Parigi-Forest Hills e di vincere ben 16 tornei ATP in un solo anno (62 a fine carriera) con lo strabiliante record di match giocati W145-15L e di 53 vittorie consecutive sulla terra rossa. In coppa Davis è nei top-15 per numero di vittorie riportate in soli match di singolare: vanta una finale nell’81 e due semifinali nel 77 e nel 1980.

Numero 1 d'Argentina nel 1971, 1972, 1973, 1974, 1975, 1976, 1977, 1978, 1979, 1980, 1982 e 1984, è stato omaggiato con una scultura di ferro a grandezza naturale (1,80 metri per oltre 100 chili) nel Club Nautico di Mar del Plata. La scultura, intitolata "Vilas, il reves argentino" (Vilas, il rovescio argentino) raffigura con stile impressionista il rovescio in top spin di "Gran Willy" ed è stata realizzata dall'artista Daniel Masi. "Mi piace molto, è fatta molto bene" ha commentato Vilas. "Grazie a chi si è ricordato di me". Vilas hainiziato a giocare a tennis grazie a suo padre che ha portato al circolo il suo storico maestro, Felipe Locicero, nel 1959. "Devo ringraziare anche Rod Laver" ha aggiunto Vilas. "E' lui che mi ha convinto a tenere il braccio più teso".

Un altro incontro gli cambia la vita, quello con Ion Tiriac. “Non ho mai visto un giocatore con la sua stessa volontà di allenarsi” ha detto Ion dell’argentino. “Era un grande campione, con la sua poesia e la sua follia. Ma aveva troppa paura di perdere ed è colpa mia se non sono riuscito a insegnargli a vincere. Chiudere con lui non è stato facile" ha spiegato il rumeno, che abbandona Vilas nel 1984 per diventare manager di Boris Becker. "Resterà sempre un mio amico. È stato come divorziare da una donna che ami ancora”.

“Con Vilas ero genitore, spalla, preparatore, coach, psicologo, amministratore, tutto. Poteva funzionare solo così” ha raccontato nel 1987 a Curry Kirkpatrick che gli ha dedicato un bel ritratto su Sports Illustrated. “Aveva bisogno di questo tipo di aiuto. Forse gli avrebbe fatto meglio un po’ più di indipendenza. Ma è difficile giudicare, e comunque dopo la guerra ci sono sempre troppi generali”.

Oggi ha fondato un'accademia di successo e la Federazione russa gli ha affidato il compito di cercare il nuovo Safin. "L'ideale è ottenere un Nadal", spiegava a Marca, che gli ha strappato il record di vittorie consecutive sulla terra rossa (Vilas si fermò a 53, lo spagnolo a 81 interrotto da Federer nella finale di Amburgo 2007) e minaccia di superare quello di tornei vinti sulla superficie più amata (46, Nadal è a 42), "ma devi arrivarci per gradi. David Ferrer è un modello perfetto per far capire ai giovani qual'è il modo di affrontare il tennis in maniera corretta, per la sua dedizione, per il suo gioco di gambe e per il modo di affrontare le partite".

Il grande campione argentino, dall'alto della sua classe, ha però un debole per Roger Federer. "È un poeta, quando vedo una sua partita, e ne ho viste molte, è come se ammirassi un'opera d'arte. Ha un gioco pulito e ad ogni partita ti regala qualcosa di nuovo". Vilas poi va controcorrente rispetto a chi vede lo svizzero prossimo al ritiro. "Conosco bene Roger, ama tantissimo il tennis ed è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Non credo proprio che pensi di smettere". Alla domanda su quale  alloro che ancora manca alla sua collezione Federer può ancora conquistare, l'argentino a sorpresa cita il torneo di Roma, peraltro da lui conquistato nel 1980, primo argentino a riuscirci (dopo aver perso le finali del 1976 contro Panatta e del 1979 contro Gerulaitis; poi trionferanno Clerc e Mancini).

Un ultimo pensiero il grande Guillermo lo dedica alla antica vicenda che riguarda la sua annata magica, il 1977, che lo vide trionfare in 16 tornei (tra i quali come detto Roland Garros e Us Open) e vincere 130 partite, ma nel quale gli fu negato il numero 1 del mondo per colpa di astruse alchimie del ranking. "L'Atp commise parecchi errori di calcolo e comunque per la rivista World Tennis, che era il punto di riferimento dell'epoca per noi tennisti , fui indiscutibilmente il numero 1".

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