29/12/2013 16:54 CEST - Personaggi

Le 16 stelle WTA: Vika Azarenka

TENNIS – Victoria Azarenka, oltre 50 settimane al vertice del ranking tra 2012 e 2013, è stata l'unica giocatrice capace di battere due volte Serena Williams nella stagione appena conclusa. Vincitrice degli ultimi due Australian Open, riuscirà nel tris fra qualche settimana? AGF

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Victoria Azarenka
Victoria Azarenka

Victoria Azarenka? Secondo me tra le giocatrici che hanno raggiunto il vertice della classifica WTA è forse quella più sottovalutata e incompresa.

Incompresa
Cominciamo da incompresa: a me pare che tra le numero uno, Azarenka sia quella che meno è stata capita sul piano tecnico, e di conseguenza troppe volte è stata descritta in modo approssimativo. Eppure non stiamo parlando di una meteora arrivata ai vertici dal nulla: Vika è una giocatrice che si è messa in evidenza già da junior (vincendo Slam) e poi ha progressivamente scalato le posizioni WTA..
Forse inganna il grunting simile a quello di Sharapova. Forse inganna la sua struttura fisica; forse la nazionalità, dato che sbrigativamente qualcuno cataloga le “russe” (o quasi russe) come una tipologia unica di giocatrice.

Secondo me invece, Azarenka non è affatto una tennista con caratteristiche usuali, ma al contrario è una giocatrice abbastanza particolare. Intanto vorrei sapere quali altre tenniste con la sua statura (1,83) sono capaci di muoversi come lei, e soprattutto di difendere ai suoi livelli: è coordinata, veloce, ma anche resistente. Se si trova di fronte avversarie che amano spingere e condurre fin dal primo colpo, come Serena o Kvitova, è nella condizione di giocare più scambi in contenimento, senza per questo andare in crisi. Si muove bene lateralmente ed in avanti, e nei corpo a corpo (come può succedere dopo una palla corta) sa trovare le soluzioni vincenti.

Nel corso degli anni ha allargato il suo repertorio, imparando a giocare sempre meglio i  back, affinando le volèe (che sono diventate discrete), i lob e le smorzate. Ha un ottimo rovescio, sempre sicuro e preciso. Il dritto è più costruito, e può qualche volta tradire nei momenti di massima pressione, ma stiamo comunque parlando di qualità molto alta.

Il colpo meno stabile è la battuta: può servire bene per interi match, a volte per interi tornei, ma poi arrivano le partite in cui non entra la prima, spinge troppo con la seconda e allora comincia la spirale dei doppi falli. Su quello deve lavorare, anche se a me pare più un problema psicologico che tecnico.

Normalmente è lei che prende in mano il gioco. Non punta sull'uno-due, perché non ha un servizio tanto incisivo da consentirle di dominare sistematicamente lo scambio sin dalla battuta; piuttosto prende il sopravvento progressivamente, aprendosi il campo con l'anticipo e con geometrie velenose, e sapendo poi chiudere con decisione al momento giusto.
A mio avviso eccelle in tre aspetti del gioco:

1) l' esecuzione della risposta. Possiede forza e reattività, grazie alle quali riesce ad addomesticare anche le battute più potenti, come quelle di Serena; ma soprattutto è molto costante: sbaglia pochissime risposte e quasi sempre riesce a trovare la profondità;

2) la capacità di mettere i piedi dentro al campo e di spingere il colpo anticipando la palla, senza aspettare sempre dietro la linea di fondo. In questo secondo me è la migliore di tutte: se l'avversaria accorcia ha il colpo d'occhio immediato per fare il passo (o i passi) avanti e diventare letale;

3) lo straordinario senso della posizione e del tempo sulla palla: se ci fate caso, nessuna giocatrice sembra così ripetitiva nell'eseguire i colpi. Questo significa che riesce quasi sempre ad interpretare alla perfezione la parabola della palla, trovando con assoluta sistematicità il momento per colpire secondo la propria ideale meccanica di esecuzione: e per ottenere questo ci vuole un perfetto lavoro di gambe e un innato senso della traiettoria.

In sintesi: forse non possiede un gioco sorprendente o estroso, ma è una giocatrice molto più completa e dotata di quanto sia stata spesso descritta.

Sottovalutata
E veniamo al secondo aspetto: sottovalutata. Non sto dicendo che sia stata la numero uno considerata inferiore in assoluto, ma quella a cui probabilmente sono stati riconosciuti meno meriti rispetto al suo reale valore.

In parte la sottovalutazione è figlia dell'incomprensione di cui ho già parlato. In parte, però, secondo me deriva dal fatto che non riscuote particolari simpatie. E si fa più fatica a riconoscere completamente il valore di qualcuno che non piace. Certi suoi atteggiamenti bruschi, in campo e fuori, non hanno contribuito a renderla una beniamina delle folle. In qualche stadio viene anche presa in giro per il suo grunting e spesso il pubblico preferisce sostenere la sua avversaria.

Per quanto mi riguarda, invece, mi sono fatto un'idea differente, che mi fa guardare a lei con simpatia. A me è sempre sembrato che la maggior parte degli atteggiamenti che le venivano rimproverati derivassero dal fatto che in lei era ancora molto presente una componente infantile. Questa impressione si è rafforzata quando ho assistito ad un breve documentario sulla sua carriera, in cui si raccontava come fosse una bambina con un carattere molto vivace, deciso e risoluto.

Non so se ricordate alcune disavventure in cui è incorsa nei primi anni di circuito; io l'avevo soprannominata “ciclone Azarenka”, perché c'è stato un periodo in cui durante i tornei finiva spesso per combinare qualche danno collaterale. Certi ritiri decisi più per l'avvicinarsi della sconfitta che per reali problemi fisici. Le multe per le conferenze stampa saltate dopo una partita persa. O quando si è giocata uno US Open per essere inciampata togliendosi i pantaloni della tuta, battendo la testa con tanto di trauma cranico e poi svenimento durante il match (e non per il caldo, come ritenuto inizialmente).

Comportamenti nei quali secondo me si ritrova qualcosa della ragazzina esuberante che nel suo primo club era diventata la leader del gruppo. Si capisce che se l'interpretazione del suo modo di fare è questa (e di sicuro non tutti la pensano come me), l'indulgenza diventa quasi inevitabile, perché sappiamo che è più facile perdonare un bambino che un adulto.

L'età della ragione?
Devo anche dire che ultimamente mi pare stia crescendo e maturando (e perfino i suoi gusti musicali sembra possano migliorare...). Ad esempio all'ultimo Masters ha portato a termine la partita contro Li Na pur essendo chiaramente in condizioni fisiche precarie, lasciando sportivamente alla sua avversaria la soddisfazione per una vittoria completa. Non sono convinto però che questo cambiamento di carattere abbia influito positivamente sul suo modo di giocare: forse è in una fase di transizione verso la maturità, e le transizioni non sono mai facili.

E forse si spiegherebbe anche un 2013 che considero un po' deludente. Non parlo di risultati, perché quelli dipendono da molti aspetti, alcuni non dipendenti dal protagonista: infortuni, avversari, tabelloni. No, io parlo di delusione per la qualità di gioco: al netto di tutte le variabili esterne, mi aspettavo che Vika avrebbe almeno mantenuto i livelli del 2012; anzi, vista l'età, speravo che potesse migliorare.
Invece secondo me la Azarenka in versione 2013 ha fatto un piccolo passo indietro: fisicamente mi pare leggermente appesantita, e non pensavo che potesse andare incontro a problemi del genere.

In fondo, come nel 2012, ha rivinto gli Australian Open e raggiunto la finale di Flushing Meadows: ma esibendo un tennis meno incisivo e brillante; ha battuto due volte Serena (e non è un merito da poco), ma negli Slam continua il digiuno di vittorie contro l'attuale numero 1: il totale è di zero a otto. E poi non si è più visto un filotto di partite in versione schiacciasassi come quello di inizio 2012. Non so come valuteranno nel suo team l'annata appena conclusa, ma fossi in loro qualche autocritica la farei. 

Sul piano tattico, la novità è stato l'aumento del numero di palle corte a Flushing Meadows 2013. A prima vista una maggiore varietà di colpi dovrebbe essere positiva, soprattutto perché i drop-shot sono stati giocati in situazioni ragionevoli: cioè con i piedi ben dentro al campo e con l'avversaria in difficoltà.
Ma questo discorso, che varrebbe in generale, mi lascia perplesso se consideriamo le caratteristiche di Azarenka: lei era la giocatrice che con i piedi dentro al campo non aveva mai paura di tirare il colpo killer, e non lo sbagliava praticamente mai, nemmeno nelle situazioni più tese di partita; invece a New York troppo spesso ha optato per la palla corta proprio su quei punti determinanti. E il drop-shot, che pure sembra un colpo rischioso, in queste occasioni secondo me è sintomo di insicurezza: non per niente si parla di braccino, vale a dire del timore di spingere.

Insomma, qualcosa in Vika a me pare stia evolvendo; forse più sul piano caratteriale che tecnico. Intanto, dopo un'ultima parte di stagione sottotono, in quella nuova arriva subito il “suo” torneo: gli Australian Open di cui è bicampionessa in carica. Ancora pochi giorni e ci sarà la possibilità di valutare attraverso questo primo, importantissimo test, se e come è cambiata Azarenka: e potremo avere indicazioni più generali per capire come potrebbe essere il suo 2014.

AGF

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