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05/07/2010 14:41 CEST - Rassegna Stampa del 5 Luglio 2010

Nadal il trionfatore si prende anche Wimbledon (Clerici, Piccardi, Semeraro, Azzolini, Lombardo, De Florio, Martucci)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Le invenzioni del guerriero Nadal tornato padrone di Wimbledon

Gianni Clerici, la Repubblica del 05.07.10


Esistono, e non solo a teatro o nei libri, avvenimenti che appaiono allo spettatore quasi fossero déjà vu. Si ha un bel dirsi che un nuovo protagonista o una nuova copertina smentiscono questa ipotesi, ma l'impressione torna a riproporsi, sino al disagio, o addirittura al fastidio. Perciò che mi riguarda, ho chiuso e poi regalato più di un libro, oppure lasciato con discrezione il teatro al primo intermezzo. Una sensazione simile mi ha traversato dopo un'oretta della finale tra Rafa Nadal e Tomas Berdych, dopo l'inizio del secondo set. I due si fronteggiavano,con schemi ribaditi che potevano solo condurre allo stesso risultato dell'avvio, al concretarsi di una superiorità dello spagnolo. Non solo negli opposti schemi, voglio dire, ma nella gestualità, addirittura in quelle che parevano, ancor più che vicende in corso, destino. Come gli è proprio Nadal inalberava sul suo viso da bambino smorfie e rughe improvvise, una maschera guerriera. L'espressione di Berdych era più spesso quella della delusione, e improv- Secondo successo a Londra, a Berdych l'orgoglio non basta contro l'indecifrabile Rafa sembrare ingiocabile quando dalla sua racchetta esplodono battute a 220kmh, difficili da rinviare, e comunque preda di un diritto poco meno violento. Un tipo che applica ciecamente lo stesso schema del grande Jack Kramer, forse il più in giocabile di tutti, servizio esplosivo doppiato dal forehand. Un tipo simile non aveva la possibilità tattica di intimorire un Nadal troppo vario, duttile, pieno di invenzioni. Gliela inibivano la sua stessa statura, la costituzione adatta a un lanciatore, non a uno sprinter. Grazie al suo orgoglio, Berdych avrebbe sfiorato qualche successo parziale, momenti di gloria solo apparente, come quello dell'avvio del secondo set. Ma non avrebbe mai dato, né mai avuto lui stesso, la sensazione che il match potesse scivolare via dagli artigli di Rafa. E' al suo secondo successo su quattro finali di Wimbledon, lo spagnolo. E, visto il Federerino d'oggi, il suo solo ostacolo potrebbero essere le ginocchia malferme, insidiate nel prosieguo della stagione dai criminali campi in cemento…. apparizioni di un sorriso di speranza svanivano allo scambio successivo. Nadal praticava, al solito, la sua aggressiva regolarità, quei gesti nativi che, durante la prima giovinezza, avevano fatto dubitare legioni di critici legati alla banalità. Al di fuori di suo zio Toni che, dalla tribuna, sembrava riflettere i sentimenti del nipote. Berdych pareva cercare fuori dallo stadio, oltre i sostenitori, oltre il suo allenatore Krupa, conferme che il suo gioco gli offriva, prima di cancellarle, allo scambio seguente. Aveva impostato la sua partita sulla potenza, più alto com'è di 11 centimetri, più pesante di dieci chili. Dal suo lancio di palla, intorno ai cinque metri, scendevano le stesse saette che lo avevano issato alla finale e che ora spesso si ritrovava tra i piedoni, con pallacce tanto ruotanti da parer striate dai lift, pallacce contropelo. Privo di scatto com'è, indugiava troppo spesso nei dintorni dell'argillosa linea di fondo, tentava di aprirsi il campo con rimbalzi incrociati. Ma, dall'altra parte, quella sorta di scimmiotto di gomma, di centauro indecifrabile, non si limitava a rinviare, ma inventava traiettorie e rotazioni paradossali, gesti all'apparenza difensivi che si tramutavano in esplosioni sinistre. Il match rotolava così avanti, senza che nessuno degli spettatori avesse la benché minima premonizione di un possibile mutamento. Qualcuno arrivava a domandarsi se quel ragazzone impotente, capace di reagire solo a tratti, fosse lo stesso Berdych che aveva spezzato le irregolari geometrie di Federer, e che aveva confermato una superiore muscolarità sommergendo Djokovic. Era, ahilui, lo stesso tennista….

Nadal, il signore dell'erba battuta

Gaia Piccardi, il Corriere della sera del 05.07.10

Il senso di Rafa per l'erba si è mantenuto inalterato nel tempo, due anni dopo l'epica finale con Federer lo ritroviamo dove l'avevamo lasciato, trionfante e supino sul centrale, con l'aggiunta di una capriola che fa sorridere, tra le lacrime, la dolcissima Xisca, promessa nuova convocata ad assistere a questo Wimbledon della maturità, perché se nel 2008 fu un sogno, nel 2010 è Tifose. L'amica Shakira, viva, spessissimo realtà sorto la mamma e la fidanzata n tennis è Nadal, attaccante aggiunto dello squadrone spagnolo che domina lo sport, su Londra convergono i messaggi di Gasol re con i Lakers, Del Bosque c.t. delle Furie Rosse in semifinale al Mondiale («Mi piacerebbe tanto andare in Sudafrica ma è troppo lontano»), Lorenzo sostituto di Valentino Rossi a Montmelò, «è il miglior momento della nostra vita, c'è Alonso alla Ferrari, Contador nel ciclismo, siamo un bel movimento, ci stiamo imponendo ovunque, con tanto lavoro e un po' di fortuna» spiega il trascinatore della generazione X circumnavigando l'inglese come ha appena finito di fare con i colpi potenti, ma indolori, di Tomas Berdych, il ceco che 23 anni dopo finisce come Lendl. Stordito. Su questa nuova superficie che senza pioggia è diventata «terba», o erba battuta, su rimbalzi così alti da ricordare Parigi e dintorni, Nadal edifica senza affanni un'impresa bis che annichilisce le ambizioni del ragazzo che fu capace di eliminare Federer e Djokovic. Ma il Rafa redivi vo, rinato dalle ceneri del ritiro a cui lo costrinsero l'anno scorso le ginocchia di cristallo, è di una lega diversa, ha 24 anni come Berdych però c'è un abisso di tennis, mentalità, muscoli tra pretendente e trono, «mi sono inventato un modo di giocare sull'erba quando tutti pensavano fossi solo un terraiolo, il quinto Roland Garros mi ha detto che ero ancora competitivo, il secondo Wimbledon che sono ancora un campione, e adesso mare, spiagge, golf e pesca d'altura a Maiorca», se qualcuno se l'è scordato, infatti, Rafa è un ragazzo come noi, che amava Shakira e i Rolling Stones, e nel tempo libero, come hobby, costruisce leggende. E l'ottavo Slam, come Perry, Rosewall, Agassi, Connors e Lendl. È la conferma di una rocciosità assoluta (77% di punti vinti sulla prima di servizio, 4 palle break trasformate su 6 contro le 0/4 di Berdych), di una produzione di passanti e chilometri senza eguali perché nessuno corre e tira come Rafa, aggrappato a un dritto mancino capace di buttare chiunque fuori dal campo, Tomas è troppo morbido per opporsi mentre in tribuna le due mamme, Ana Mana e Mana, e le due fidanzate, Xisca e Lucie, incrociano sguardi ed emozioni. Nadal monta, come la marea, Berdych smarrisce, insieme alle (poche) occasioni, quel già vago disegno tattico con cui è andato allo sbaraglio nella prima finale Slam, «imparerò la pazienza» dice, però il fenomeno Rafa è qualcosa di più complesso della semplice attesa degù errori, ha ragione zio Toni, mentore e coach, quando sostiene che «ha vinto senza giocare il tennis migliore, di Picasso ce n'è uno ma l'ispirazione si acquisisce anche allenandosi, alla collezione ora manca solo l'Us Open», n secondo Wimbledon gli allarga i confini, il futuro e il raggio degli amici (Beckham, Button) anche se oggi quello che conta sta su un amo. Orate e titoli Slam. Abboccano che è una meraviglia. Gaia Piccardi Rafael Nadal Parerà, nella foto sdraiato sull'erba di Wimbledon dopo il trionfo di ieri, è nato a Manaco il 3 giugno 1986, e attualmente il numero I del mondo e nel 2010 ha gia conquistato due titoli del Grande Slam, Parigi e, ieri Wimbledon, battendo m finale il ceco Tomas Berdych m tre set (6-3,7-5 6-4) Ottavo sigillo In carriera, Nadal ha conquistato otto titoli del Grande Slam cinque Roland Garros (2005, 2006, 2007 2008,2010), due Wimbledon (2008 e 2010) e un Open d'Australia (2009) Con l'ottavo titolo ha raggiunto campioni come Perry, Rosewall, Agassi, Connors e Lendl La rivalità II grande awersano di Nadal e Roger Fédérer Sono gli unici due giocatori, nell'era Open ad aver disputato l'uno contro l'altro sette finali del Grande Slam Nadal ha vinto cinque volte, tre sulla terra rossa del Roland Garros una a Wimbledon e una all'Australian Open Vip A seguire Nadal, anche Beckham (foto) e Button

"Meglio una capriola di un segno di croce"

Stefano Semeraro, La Stampa del 05.07.10


In campo dopo essersi preso la 28 vittoria sul Centre Court ha fatto la capriola, l'acrobazia che non si era mai concessa, la gioia fatta movimento. Per festeggiare gli 8 Slam raggiunti a soli 24 anni, per esorcizzare un anno, il 2009, che gli aveva fatto conoscere le sconfitte più brucianti in campo e il dolore nella vita privata, e tanti infortuni che avrebbero potuto minargli la carriera. Da questi ultimi si è salvato grazie alla sua forza interiore, a lunghi mesi di riposo, e a una terapia, approvata dal Cio e già testata dai cestisti del Tau Viteria, che prevede il prelievo, la ripulitura e il reinnesto del liquido sinoviale (già fatto nel destro, ora toccherà al sinistro). Il resto dei problemi Rafa è abituato a risolverei da solo: «Dopo l'anno che ho passato vi posso dire che la gloria vera è essere felici, allegri con la gente che ti sta attorno. La gloria non è vincere uno Slam qui e uno là, ma stare in salute, potersi allenare ogni giorno. Cercare di essere un uomo e un tennista migliore». Nadal, lei crede in Dio? Ci sono calciatori che pregano prima di un rigore o dopo un gol, lei al massimo si è concesso una capriola. «E1 una cosa personale, non mi piace parlarne. E' difficile dire che non credo in Dio, ma è _anche qualcosa che va oltre la mia comprensione. Mi piacerebbe sapere che c'è, esserne sicuro, ma non lo sono. Di certo se Dio esiste non c'è bisogno di pregare o di farsi il segno della croce, lui è molto più intelligente e guarda come ti comporti nella vita». Più difficili da battere i rivali sul campo o le difficoltà nella vita? «Il tennis è un gioco, sono giovane ma lo so bene. Le cose che contano sono fuori dallo sport. Però l'anno scorso quando mi sentivo giù e non potevo giocare a Wimbledon mi sono detto: Rafa, sei un ragazzo fortunato. Ha già vinto 6 Slam, tanti tornei, guadagnato tanti soldi, hai tanti amici. Non ti lamentare troppo». Un numero fortunato però ce l'ha anche lei come Serena Williams, che è affezionata al 13, il numero degli Slam che ha vinto... «Il mio numero fortunato è sempre stato il 9. Adesso sono a 8 Slam, ma spero e credo di non fermarmi a nove. Ho solo 24 anni». Questa 2à vittoria a Londra a che livello di importanza la mette? «E’ molto importante, ma dopo tutto quello che è successo nel 2009 il torneo più importante per me era il Roland Garros, era vincere dove avevo perso. Qui ho battuto giocatori di qualità come Berdych e Murray, ma alla fine la mia vera grande soddisfazione è essere uscito da quel momento difficile». Non ci dica che non ama Wimbledon... «Wimbledon è una cosa grandissima, un posto speciale, il mio torneo preferito, con il miglior pubblico del mondo. Ho molto apprezzato che la gente sia stata corretta con me anche quando ho giocato contro Murray, un inglese. Mi hanno sostenuto, incredibile. Non capita ovunque». Forse si riferisce a Parigi... «Qt elio che voglio dire è solo che il tennis non finisce con i 4 Grandi Slam, ci sono altri tornei che contano. Adesso ho vinto lo stesso numero di "majors" di Lendl, Agassi, Connors, Rosewall, ma loro hanno fatto tantissime altre cose, giocato partite leggendarie, avuto carriere lunghissime. Qualcosa della storia ho imparato, ma 24 anni sono difficili per trovarsi uno spazio nella storia. Certo, quando ho iniziato mai avrei pensato di arrivare a questi risultati, e così giovane». Federer è in declino. «Lo dicevate anche due anni fa, poi ha vinto Parigi, Wimbledon, è arrivato in finale a New York e ha vinto gli Australian Open. E voi tendete a dimenticare le cose immense che ha fatto negli ultimi sette anni». Lei però ha già vinto più di quanto avesse vinto Federer alla sua età. «Mi fa piacere esserci arrivato, ma tutte le carriere sono diverse. Io non mi considero uno specialista della terra, visto che ho fatto 5 finali al Roland Garros e 4 sull'erba, e già nel 2005 ho vinto sul cemento a Montreal, poi a Madrid indoor. Ma chi ha il cemento come sua superficie preferita, ha più chance di vincere grandi tornei». Il prossimo obiettivo gli Us Open, l'unico Slam che ha sempre fallito? «Ci sono arrivato vicino, due semifinali, quindi... L'anno scorso avevo male agli addominali, l'anno prima al ginocchio, prima ancora non ero abbastanza forte per vincere sul cemento. Per ora il mio obiettivo sono Maiorca, la pesca, gli amici, il golf». Allora l'erba le piace proprio. «Mi piace muovermici sopra. E' bellissimo. Se corro come un coniglio o come una pantera? Fate voi. Giocare sull'erba è sempre stato il mio sogno. E adesso che ho migliorato il servizio mi ci trovo ancora meglio». Federer, anche ora che è sceso al n. 3, resta il suo grande rivale? «Il mio più grande rivale è quello che trovo ogni giorno. Roger spesso sta dall'altra parte del tabellone, non me ne devo preoccupare fino alla finale». Vìncere Parigi e Wimbledon nello stesso anno è la cosa più difficile nel tennis. D'accordo? «Non capitava dai tempi di Borg, e io ci sono riuscito 2 volte negli ultimi 3 anni. La vita è pazza, vero? Però per farcela il giorno dopo che ho vinto a Parigi ero al Queen's ad allenarmi sull'erba. E tutti i giorni il mio pensiero era uno solo: vincere Wimbledon. II fatto di esserci riuscito in passato mi ha aiutato». Alla Spagna nello sport riesce tutto, insieme a lei ieri ha vinto anche Lorenzo nelle moto. Spiegazioni? «Incredibili gli ultimi due anni, eh? Ci vuole anche un po' di fortuna, perché P' n Te di avere Pau Gasol, il migliore nell'Nba, è incredibile. E poi Pedrosa, Contador, Alonso. L'importante è essere consci che è il momento più bello nella storia, e che sarà difficile ripeterlo». Se la Spagna del calcio arriverà in finale, volerà in Sud Africa? «Mi piacerebbe. Sono pazzo di calcio, e sono spesso in contatto con i calciatori spagnoli. Ma devo fare delle terapie, difficile che li raggiunga. Comunque con la Germania vinciamo noi».

Nadal torna sul trono Ma è quasi tutto merito di mamma e papà

Marco Lombardo, Il Giornale del 05.07.10

Probabilmente alla fine Natalie Keen penserà di aver avuto ancora ragione. Perché se poi vince Rafael Nadal, in tre set così come da pronostico, con un 6-3,7-5,6-4 del quale il ceco Tomas Berdych può dire solo di essere stato comunque contento, allora davvero forse non ne valeva la pena. E invece no. Natalie Keen sul campo centrale di Wimbledon non la conosce nessuno, ma fuori è tutt'altra storia perché lei - in realtà - è una celebrità: la miss delle code. Capita infatti che per lunghi giorni fuori dalle Doherty Gates si formino chilometri di massa umana disposta a tutto per accaparrarsi un biglietto, possibilmente quello della finale. Ed ecco allora che Natalie, che a Wimbledon vive, ogni anno è sempre lì: fa la coda, aspetta paziente per ore - a volte giorni -, compra il biglietto e poi non entra. Perché lei fa la coda su commissione: «È tanto tempo ormai - ha detto all'/ndependent che l'ha scovata mischiata tra le migliala di fan del tennis -, anche se quest'anno mi è quasi venuta la tentazione di vedere cosa c'è dietro quei cancelli. Ma mi hanno assunta in un nuovo posto e non è il caso di perdere tempo: in fondo il tennis non è così interessante...». Biglietto girato insomma, ancora una volta. Ma è stato un errore, Natalie. Perché la vittoria facile di Rafa è stata meno banale di quanto dica una finale durata poco più di due ore: un po' perché Nadal durante il torneo ha dovuta faticare assai - visto che per due volte è arrivato al quinto set - e un po' perché un anno fa l'attuale numero uno del mondo a Wimbledon non c'era, vittima delle sue ginocchia e dei suoi demoni, perché pure il divorzio tra mamma e papa, la rottura di una famiglia da Mulino Bianco, era stato un dolore più forte di quello fisico. Così ecco il motivo per cui Rafasi getta sull'exerba del campo centrale per celebrare il suo secondo trionfo e l'ottavo Slam: nulla di paragonabile al 9-7 del quinto set 2008 contro Federer, ma forse - psicologicamente - una vittoria più grande. Ironman insomma è tornato, sempre con quella cattiveria negli occhi quando deve colpire una pallina e con quella faccia da bambino quando deve consolare gli sconfitti. A Wimbledon quest'anno mamma e papa erano presenti, separati ma uniti, e forse per questo Rafa è tornato, più sereno, più maturo, più numero uno, adesso che il grande rivale Federer da segni di vecchiaia. E non è stato neanche il miglior Nadal di sempre, eppure doveva finire così, con i complimenti della nazionale spagnola di calcio e dell'asso dei Lakers Pau Gasol. Era scritto, per sancire una stagionegià dominata sulla terra rossa: «Ma io ero nervoso prima delle finale. Se non sei nervoso a Wimbledon non sei normale, no?». Nadal è così, vince ma non infierisce. E con i tifosi di casa - che ieri si sono consolati per la finale tutta britannica del doppio juniores - si è pure complimentato per il comportamento tenuto nella semifinale contro Murray. «Non vi preoccupate - ha detto -, prima o poi Andy riuscirà a vincere». Il problema è che finché Nadal è in giro la cosa sembra complicata. Ma Natalie non sembra preoccuparsene. Marco Lombardo

Il bis di Rafa: «E' più di un sogno»

Antonio De Florio, Il Messaggero del 05.07.10

Rafa e tornato Muscolare Aggressivo Quello che non molla nemmeno una palla, fino ad annientare l'avversano di turno Nadal si riprende la corona di Wimbledon Festeggia con una capriola sul prato pm desiderato del mondo Lo fa, non concedendo nulla all'avversano, il ceco Thomas Berdych (6-3, 7-5,6-4), che gli aveva fatto un gran favore eliminando nei quarti il numero uno di questo torneo, Roger Federer, sei \ olte, qui, sul podio Rafa con otto titoli nel Grande Slam si trova m compagnia di Fred Perrv, Ken Rosewell, Ivan Lendl, Jimmy Connors e Andre Agassi Con la quarta finale a Wimbledon eguaglia Mc Enroe, Becker Borg, Sampras e Federer Rafa ringrazia il pubblico del Centre Court che lo acclama «E più di un sogno», dice stringendo la coppa Ricorda l'infortunio al ginocchio, che gli ha impedito di difendere il titolo lo scorso anno, dopo averlo conquistato nel 2008, trionfando anche al Roland Garros Come Björn Borg, oggi nella tribuna reale, anche quest'anno ha ripetuto l'impresa re a Parigi e Londra per due volte consecutive Nadal conferma di essere un rullo compressore non solo sulla terra ma anche sull'erba In due ore e 12 minuti ha asfaltato Tomas Berdych che in semifinale aveva liquidato il numero 3 del mondo Noie Djokovic con un secco tre a zero II ceco dall'alto del suo metro e 96 ha servito autentiche bordate fino a 135 miglia orane, ma Rafa rispondeva con dritti fulminanti e rovesci tagliati L'equilibrio nel primo set e durato fino al tre pan, quando Nadal ha avuto la prima palla break e ha subito strappato il servizio all'avversano Lo spagnolo si porta sul 5-3, concedendo un 15 e mette con le spalle al muro il ceco con altre due palle break In 34 minuti il primo set e chiuso Björn Borg e nella tribuna reale con la moglie in bianco Sembra piuttosto annoiato Le palle lattate sono davvero poche Nel secondo set Berdych prova ad alzare il livello di gioco negli scambi da fondo, nonostante il suo diritto potentissimo, esce perdente e r>rova a conquistare qualche punto a rete Rimedia la sua prima palla break, ma Nadal l'annulla con un drittone in contropiede Tomas gli sta dietro Tiene il servizio, che si rivela meno ficcante degli incontri precedenti, fino al cinque pan Rafa sbaglia pochissimo Incanta il Centre Court con dei recuperi mozzafiato II pubblico lo acclama Arrivano tre set point e lo spagnolo passa sul 20 II match procede su un binario unito Nadal ha sempre m mano le redini del gioco Serve un'altissima percentuale di prime palle e il ceco e costretto a forzare i colpi fino a sbagliare Sul 5-4 Rafa al pnmo match point si nprende lo scettro Nadal si conferma numero uno del mondo, Federer scivola al numero tre, Djokovic diventa il numero due Berdych, alla sua prima finale m un Grande Slam, passa dal tredicesimo all'ottavo posto «Battere Rafa - dice - si e rivelata una missione impossibile» Ora Rafa punta agli Us Open, l'unico Slam dove non ha vinto UN A SENSO UNICO Equilibrio solo nel primo set, poi Nadal ha preso il volo, confermandosi numero uno del mondo Rafa Nadal e nato a Manacor, m Spagna il 3 giugno 1986

Bis a Wimbledon E' il nuovo padrone

Vincenzo Martucci, la Gazzetta Sport del 05.07.10

Le ginocchia sono una Spada di Damocle, e Rafa vive alla giornata, fra un'infiltrazione al ginocchio sinistro, dopo Roma (all'inizio della trionfale campagna sulla terra rossa europea), e una al ginocchio destro (nei prossimi giorni, per poi prepararsi alla stagione su cemento Usa e rientrare il 10 agosto a Toronto), ma è sempre velocissimo e fortissimo. Troppo, per Tomas Berdych che vede la finale da sogno a Wimbledon ma non la sente mai sua e la perde 6-3 7-5 6-4, in 2 ore e 13 minuti. Come si capta subito, nel Centre Court assolato e ventoso, che incita a più non posso: «La differenza fra noi è che, quando ha una chance, Rafa la prende, me ne ha data una nel secondo set e una nel terzo, e non sono riuscito a trasformarla in break. Perché, se sulla terra rossa si muove estremamente bene, con tutto quel top spin e pochi errori, sull'erba è anche aggressivo e più pericoloso». Muro Sotto gli occhi di Jan Kodes, l'unico ceco «vero» a vincere i Championships nel 1973 (Drobny trionfò nel 1954 con passaporto egiziano), il nuovo ceco esploso in ritardo batte il numero 2 del mondo, Federer, il numero 3, Djokovic, ma contro il numero 1, riesce a mala- Björn Borg, 54 anni REUTERS pena a riempire la casella degli ace (13) e a non sparire dal campo. «Rafa non ha tanti punti deboli, è inutile pensare a una tattica, devi solo giocare al massimo, sapendo che è l'avversario più duro del tabellone. Sai che la sua arma maggiore è il dritto, che non ci sono tanti altri mancini come lui e che è molto difficile trovare il ritmo». Risposta Perché, alla quarta finale consecutiva all'Ali England Club (l'anno scorso era infortunato), lo spagnolo non perde mai il servizio — come solo i più grandi nelle finali Slam—sale a 8 Majors («II mio numero fortunato sarebbe 9, non 13 come Serena Williams, ma ho la sensazione e il desiderio di vincere ancora tanto»). Perché Rafa risponde a qualsiasi botta anche sopra i 200 all'ora, e neutralizza così l’uno-due servizio-dritto di Berdych sin dai primi scambi. Come del resto aveva già fatto nei precedenti 10 duelli, vinti 7 vol- te, anche sull'erba di Wimbledon tre anni fa, anche quest'anno sul cemento di Indian Wells. Pausa II primo set della finale è emblematico: al primo calare delle prime di servizio, Rafa si prende il 4-3 e doppia il break con il 6-3 dopo 34 minuti. Poi ha uno strano, piccolo, calo, proprio come gli era successo contro Murray, e sempre dopo aver vinto un set importante: «Sono umano, alla finale di Wimbledon sei un po' nervoso». Si disunisce, concede tre palle-break. Ma, forte della sua filosofia — «Mai pensato alle tattiche o a come l'avversario gioca o a quello che fa o a come reagisce, ho sempre pensato a giocare punto dietro punto e continuerò sempre così» — le cancella dopo 16 punti che potrebbero riaprire il match e invece lo sigillano. Perché non vede più occasioni e, sul 5-6, molla di nervi game e set. Vede un'altra lucina chiamata palla-break sul 3-6 5-71-1, ma Rafa gliela spegne con un palleggio di rovescio slice da applausi. E il match finisce virtualmente lì. Anche se si chiude sul 6-4, il sigillo del dritto a uncino pesante del mancino di Spagna, con la sua capriola finale sulla sacra erba («Non so proprio perché l'ho fatta, m'è venuta naturale») e la lacrimuccia della fidanzatina «Cisca», in tribuna con tutta la grande famiglia di Maiorca.
 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker