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22/07/2010 02:22 CEST - Davis Cup

Nuovo attacco
alla Davis Cup

La formula datata della Davis Cup, dopo l'arrembaggio da parte del gruppo di affaristi australiani, pronti a trasformarla in una sorta di Coppa del Mondo, subisce ora l'assalto di un'altra molto più influente minaccia. Charles Bricker, trad. a cura di Francesco Ferrando
 

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Butch Bucholz e Mike Davies, due ex tennisti professionisti con ampie credenziali nel marketing internazionale di questo sport, hanno lavorato silenziosamente negli ultimi mesi per trasformare l'annuale torneo di Coppa Davis in una manifestazione di due settimane che renda l'evento più razionale, molto più appetibile per la televisione e, cosa più importante, che possa portare i migliori giocatori a partecipare.

«Credo che abbiamo per le mani qualcosa che piacerà ai giocatori. Un pacchetto di competizioni più ordinato e semplice che comporterà un minor impegno in termini di settimane di gioco. E credo che il pubblico televisivo lo adorerà» spiega il gallese Davies in un'intervista telefonica dalla sua casa in Florida.

Ah già, il pubblico. E di conseguenza gli sponsor, che sono la forza trainante di tutti gli sport e in particolare del tennis. In questo Bucholz e Davies sembrano fare sponda col gruppo australiano che sta cercando di riformare la Coppa Davis.

Bucholz, anche lui ex professionista, prese un piccolo torneo chiamato The Lipton nel 1985 e lo trasformò nel più importante evento del tennis al di fuori del Grande Slam: il Sony Eriksson Open a Key Biscayne, in Florida. Ci riuscì con un marketing oculato, ben sapendo cosa attrae e soddisfa i giocatori professionisti, portando il torneo al più alto livello possibile, appena sotto ai quattro major. Il Sony Eriksson Open è un evento "combined" maschile e femminile che ogni anno tocca nuovi record di pubblico ed è estremamente probabile che anche il progetto avanzato da Buchholz e Davies sia un evento combinato.

Davies sostiene che non si aspetta di abbordare sponsor e finanziamenti prima della fine di quest'anno, ma ha già individuato i fondamenti da cui partire. Ecco gli interrogativi e le risposte chiave:

Si chiamerà ancora Davis Cup? «Sì. A differenza degli australiani, vogliamo continuare con la Coppa Davis e stiamo considerando l'ipotesi di combinarla con la Fed Cup in un "festival del tennis" di due settimane».

Quando si terrà questa manifestazione? «Possibilmente in aprile, subito dopo Key Biscayne. Questo comporta che l'Atp - e la Wta, se la Fed Cup verrà inclusa - dovranno rivedere la propria stagione. Attualmente, la Coppa Davis occupa quattro settimane al di fuori del calendario Atp: a febbraio, luglio, settembre e dicembre. Il progetto Buchholz-Davies concede due settimane di riposo in più ai giocatori, in una fase che li vede sempre più sul piede di guerra per la durata eccessiva della stagione».

Quante nazioni prenderanno parte alla competizione? «Probabilmente tredici, con le dodici sopravvissute agli incontri ad eliminazione, che avranno luogo l'anno precedente, più la nazione ospitante, che sarà qualificata di diritto».

Dove verrà giocata? «Indoor o outdoor, in una sede differente ogni anno».

Su quali risorse economiche potrà contare? «Con le maggiori potenze tennistiche in campo, presumibilmente, il numero dei contratti televisivi è potenzialmente illimitato, non solo limitato a uno o due. Allo stesso tempo potremo contare sulla maggior parte dei top player».

Come reagirà l'Itf, padrona della Coppa Davis, nel vedere la sua creatura rattoppata in questo modo? «Non saranno molto contenti. L'Itf è contraria quasi a ogni cambiamento, non importa quanto logico esso sia. A questo punto, col numero uno Rafa Nadal che non partecipa per paura di farsi male e Roger Federer che snobba l'evento per concentrarsi sul tour, l'Itf semplicemente sembra non capire la necessità di cambiare il proprio format».

«Un tempo la Coppa Davis - sostiene Buchholz - era più importante degli Slam, ma le cose sono cambiate. Oggi rappresenta un'occasione perduta, molto del suo appeal internazionale va sprecato, da un punto di vista mediatico. I migliori al mondo non la giocano».

«Quando, all'inizio di quest'anno, il gruppo australiano ha annunciato che stava pianificando di rimpiazzare la Coppa Davis con la Grand Slam of Nations, ha ricevuto l'appoggio immediato da parte di Nadal e Federer. Pur senza conoscerne a fondo i dettagli, i migliori giocatori al mondo si sono mostrati d'accordo, perché sono a favore di qualunque soluzione pur di sbarazzarsi dell'attuale formula».

Davies dice di voler lavorare con l'Itf, non contro di essa come gli australiani. Ma non presenterà alcun piano ufficiale senza avere prima un gruppo di sponsor e un solido budget.
Una delle più attraenti caratteristiche del piano Buchholz-Davies è che prende questa interminabile manifestazione di undici mesi e ne fa una versione tascabile di due settimane. Non hai bisogno di spremerti le meningi per ricordare contro quale squadra la tua nazione ha vinto nei quarti di finale tre mesi prima, perché è passato così tanto tempo che la tua memoria lo ha cancellato.

Come le Olimpiadi, ma in versione ridotta.

«Conosco il lato affaristico dell'Itf, perché vi ho lavorato dentro - dice Davies - e mi sono reso conto che solo tirando fuori delle idee tutto può funzionare nel modo giusto. Ma chi ha un progetto che metta d'accordo tutti, su una competizione con oltre 130 nazioni in gara?»

Resta solo un piccolo dubbio, che i giocatori sottoporranno senz'altro al piano Buchholz-Davies. Molti di loro vogliono rappresentare la loro nazione: con l'attuale formula, però, la Coppa Davis non favorisce la programmazione. Non per niente, un davisman impegnato come Andy Roddick ha dichiarato quest'anno che non vi prenderà più parte, perché i cambi di superficie per un solo weekend e l'interruzione nel calendario Atp danneggiano la stagione nel suo complesso.

Conoscendo questi due, non ho dubbi che Buchholz e Davies metteranno assieme un pacchetto di proposte e probabilmente raccoglieranno l'impegno di varie tv e sponsor nella riforma della Coppa Davis. Ma conosco anche l'Itf abbastanza bene da sapere che non appena la proposta verrà presentata, la respingeranno con tutte le forze.

La chiave, perché l'attuale formula possa cambiare, è nelle mani dei top player. Una volta che Buchholz e Davies avranno un piano completo e dettagliato, dovranno prima presentarlo all'Atp Player Council. Quando ogni top-20 sarà pronto a dichiarare "vogliamo questa riforma", diventerà molto dura per l'Itf continuare a tenere i piedi nel cemento.

«Ovviamente, molti pensano già che l'Itf si farà del male da sola, rifiutando una proposta come la nostra. - sostiene Davies - Il problema maggiore è che otto o nove nazioni potrebbero non ospitare alcun incontro di Coppa Davis. Ma credo che si debba pensare prima al bene dell'intera competizione».
 

Charles Bricker

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