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28/07/2010 18:55 CEST - Best ranking

La carica dei nuovi top 50

Sfogliando le ultime classifiche ATP, non si può fare a meno di notare l'ingresso, nella top 50, di alcuni nomi non proprio conosciutissimi dal grande pubblico. Semplici meteore o potenziali top player? Christian Turba

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La stagione ATP europea in via di conclusione, oltre a rilanciare Rafael Nadal e far sbocciare definitivamente giocatori come Tomas Berdych, Jurgen Melzer e, in parte, Ernest Gulbis, ha sicuramente prodotto una sfilza di best ranking conquistati nelle posizioni che vanno dalla 50 in su. In molti casi, i best ranking sono stati ottenuti da giocatori già sulla rampa di lancio da lungo tempo o da vecchie volpi (come Isner, n.18, Querrey, n.19, Bellucci, n.21, Montanes, n.23, Benneteau, n. 32 e aggiungiamoci Llodra, che ha confermato il suo massimo di numero 34); in altri casi però, ad ottenerlo sono stati tennisti, giovani e meno giovani, non obbligatoriamente attesi nella top 50, ma che vi sono entrati con pieno merito e che si propongono come buone alternative.

Antesignano di tutti costoro, il 24 maggio, era stato Michael Berrer: il 30enne di Stoccarda, autore fino a quel punto di una carriera normale con punte nei challenger (vittorie a Salisburgo e Bratislava nel 2009), sembrava aver spiccato il volo sotto le cure di Claudio Pistolesi, ex coach di Simone Bolelli. A partire da gennaio, il mancino tedesco aveva infilato vittoria nel challenger di Heilbronn, finale di Zagabria, quarti a Dubai (con lo scalpo illustre, seppur aiutato da un titiro, di Davydenko) e ottavi a Montecarlo, battendo uno specialista del rosso come Monaco e gudagnandosi il best ranking di numero 42. Peccato, però, che dopo il torneo monegasco Michael non ne abbia azzeccata più una e abbia inaugurato una serie degna di Bolelli, con 7 sconfitte consecutive al primo turno. Ad oggi, quindi, il futuro prossimo di berrer rimane un'incognita.

Tolto Berrer, dunque, vale la pena segnalare 5 di questi "best rankers": Golubev, Dolgopolov, De Bakker, Lu, Stakhovsky.

Su Andrey Golubev molte cose sono già state dette settimana scorsa. Il kazako di passaporto, ma nato in Russia 23 anni fa e abitante in Italia fin dalla tenera età, é improvvisamente diventato 37esimo giocatore mondiale grazie all'inaspettata vittoria di Amburgo, condita dai successi su Davydenko e, in finale, su Melzer. Nella stagione in corso, Golubev non aveva particolarmente ben figurato: i suoi migliori risultati erano il 2° turno a Montecarlo, con vittoria su Chardy dopo essere uscito dalle qualificazioni, e la finale nel challenger di Heilbronn di inizio anno (sconfitto da Berrer). Precedentemente, la sua miglior performance in carriera era sicuramente stata la finale a San Pietroburgo, ottenuta nel 2008: partito dalle qualificazioni, l'allievo di Massimo Puci aveva incasellato gli scalpi di Rochus, Safin, Zverev, Hanescu prima di soccombere in finale ad Andy Murray. Al di fuori di quella settimana fantastica, però, il "kazako di Bra" si è più che altro dimostrato uomo da challenger, faticando non poco ad imporsi nei tornei del circuito maggiore (come miglior risultato, si può segnalare un 2° turno ottenuto a Toronto nel 2009, sconfiggendo Stepanek). Proprio per questo, non si può ancora prevedere se saprà destreggiarsi con costanza tra i migliori, ora che ha raggiunto una classifica più alta. I mezzi per restare nella top 50 li ha (soprattutto il potentissimo dritto), la testa, a volte, la dimentica a casa.

Quello che forse dei 5 era il meno reclamizzato ma che ha saputo ritagliarsi un ampio spazio nelle cronache (sia per il gioco sia per la sua "immagine") è sicuramente il 22enne ucraino Alexandr Dolgopolov jr. Dopo aver iniziato l’anno in posizione 131, l’allievo di Jack Reader ha cominciato la sua ascesa con la stagione dei challenger marocchini: nel giro di un mese, (da metà febbraio a metà marzo) la finale di Tangeri, la vittoria di Meknes e la finale di Marrakech gli hanno fruttato l’ingresso nella top 100 alla posizione numero 70. Arrivata l’ora di cimentarsi nei tornei del circuito principale, “Dolgo” sembrava aver delle difficoltà a confermare la sua ascesa: fuori al primo turno a Casablanca, Montecarlo (seppur dopo aver superato le qualificazioni), Barcellona e Monaco, perdendo tra l’altro da avversari non irresistibili, come Ventura e lo slovacco Klizan. Il Masters 1000 di Madrid, però, l’ha definitivamente lanciato: entrato nel tabellone principale per il rotto della cuffia, imponendosi su Mardy Fish al tie-break del terzo set, il tennista di Kiev ha “distrutto” il nostro Seppi a suon di smorzate millimetriche e accelerazioni improvvise, dopodiché ha impegnato seriamente per 2 set il padrone di casa Nadal, pur uscendo sconfitto per 6-3 6-4. Dopo il Master spagnolo, per lui, è stato un crescendo di buoni risultati: vittoria contro uno specialista come Montanes a Nizza (prima di perdere solo al terzo set contro il dominatore della settimana nizzarda Richard Gasquet), 3° turno a Parigi con lo scalpo ancora più importante di Gonzalez, semifinale nel torneo di Eastbourne, fermato solo da uno specialista dell’erba come Llodra, e infine un’ottima prestazione, al debutto sui sacri prati di Wimbledon, dove ha sfiorato la clamorosa rimonta da 2 set a 0 sotto contro uno Tsonga in spolvero e arrendendosi solo sul 10-8 al quinto set. Dopo quest’ultimo torneo, il 19 luglio, l’ucraino ha così raggiunto il best ranking di numero 39: mantenerlo non sarà così semplice - dato che il nostro ha subito in scadenza i 100 punti della vittoria al challenger di Orbetello e i 35 della semifinale di San Marino - ma la posizione 43, raggiunta il 21 giugno, gli garantisce il diritto di giocarsi i master 1000 americani partendo direttamente dal tabellone principale. Col suo gioco del tutto imprevedibile, fatto di smorzate millimetriche, giochi ad effetto con il back e accelerazioni improvvise e ultrafluide con entrambi i colpi da fondocampo (senza dimenticare un servizio più che solido), "Dolgo" potrebbe creare problemi a molti.

Grandi balzi in classifica sono stati compiuti anche da Thiemo De Bakker, oggi classificato al numero 41 dopo aver raggiunto il numero 40 la settimana scorsa. Il 22enne olandese, "famoso" da noi per essere stato sconfitto da Bolelli nello scontro di Coppa Davis avvenuto a maggio, aveva già iniziato la sua ascesa nell'estate 2009: le tre vittorie consecutive nei challenger di Vigo, San Sebastian e Brasov lo avevano infatti portato, di colpo, dalla posizione 207 fino a ridosso dei top 100. Ma il colpo vero e proprio, Thiemo, l'aveva fatto nel mese di settembre, sconfiggendo in 4 set il francese Gael Monfils nel primo match dello scontro di spareggio di Coppa Davis. Dopo quest'exploit, del biondo spilungone (193 cm) olandese si eran perse un po' le tracce, almeno fino alla stagione terricola primaverile: dopo aver superato l'argentino Schwank ed essersi offerto a vittima sacrificale di Nadal in quel di Montecarlo, infatti, il "tulipano" ha realizzato il torneo della vita in quel di Barcellona, socnfiggendo due marpioni come Ferrero e Tsonga, entrambi in 3 set, prima di arrendersi in semifinale alle bordate di Soderling. La prestazione nel torneo catalano gli ha garantito l'ingresso nella top 50, che lui ha rafforzato ulteriormente con due terzi turni nei due Slam europei. Se a Parigi, sulla sua superficie preferita, De Bakker ha vinto un match difficile contro Garcia Lopez, e impegnato severamente Tsonga perdendo solo per 6-4 al quarto set, ai Championships, malgrado una superficie che non si addice troppo alle sue caratteristiche di colpitore da fondo, il nostro ha brillantemente superato il " braccio di ferro" col colombiano Giraldo (16-14 al quinto, rimontando da due set a uno sotto) prima di passeggiare con quel che restava di Isner, dopo il match del secolo con Mahut, e arrendersi a un Paul Henri Mathieu inaspettatamente ritrovatosi sui prati londinesi. Come Dolgopolov, anche lui non pare aver timori reverenziali contro i giocatori più forti: adesso però biosgna vedere se sul duro sarà capace di ripetere gli ottimi risultati fatti registrare sulla terra.

Infine, tra le newentry nella top 50 vale la pena segnalare il numero 48 ( ma arrivato fino al numero 46 il 5 luglio) Sergiy Stakhovsky, alias " il qualificato che vince i tornei ATP". La prima volta l'aveva fatto a Zagabria, nel 2008: eliminato all'ultimo turno delle qualificazione dallo sloveno Kavcic, il 24enne nato a Kiev era stato ripescato all'ultimo e aveva effettuato una "strage" ( ovviamente in senso tennistico e senza alcuna associazione con i tristi eventi dell'area balcanica) di serbi e croati, sconfiggendo Karlovic, Troicki, Tipsarevic e Ljubicic, con l'intermezzo dell'italiano Bolelli in semifinale. A questo exploit ne sarebbe seguito un secondo un anno e mezzo più tardi, al torneo di San Pietroburgo dell'ottobre scorso: con un percorso completamente privo di macchie, l'ucraino si era qualificato e, dopo aver battuto Korolev; Kuznetsov e Phau, aveva messo fine al sogno di Marat Safin di vincere un ultimo torneo prima del ritiro, imponendosi in semifinale col punteggio di 6-4 al terzo. In finale, poi, dopo una strenua lotta, Stakhovsky avrebbe avuto ragione di Zeballos solo al tie-break del terzo set. Visti questi exploit, qualcuno potrebbe dire: come mai é entrato nella top 50 solo ora? Perché in mezzo a questi exploit, purtroppo, ci ha messo poco o niente. Giocatore estremamente piacevole da vedere, in possesso di un ottimo rovescio ad una mano e di una capacità innata di giocare le smorzate, Sergiy è capace di azzeccare settimane in cui gioca un tennis geniale e nessuno può scalfirlo, come quella che, a giugno, gli ha consegnato il 3°titolo ATP ( su 3 finali!!) a S'Hertogenbosch: quando però non tutto gli riesce, il nostro non ha un valido piano B e incappa in sconfitte anche con giocatori nettamente meno forti di lui. Se a ciò aggiungiamo che l'ucraino gioca molti meno tornei Challenger -a scapito degli ATP, e quindi con una percentuale di rischio maggiore- rispetto alla media dei giocatori che bazzicano le posizioni di rincalzo e che nei tornei maggiori ( Slam e Master 1000) non ha praticamente alcun risultato di rilievo, il quadro é più chiaro. Infine, essendo l'allievo di Tibor Toth giocatore da duro indoor, viene inevitabilmente svantaggiato dall'assenza di tornei Slam su questa superficie: la sua qualità, sul cemento outdoor, non è uguale, e non è scontato che Stakhovsky ( che viene da tre sconfitte consecutive nei tornei estivi sulla terra) sia in grado di fornire buone prestazioni nel corso dell'etstae americana.

Descritte brevemente queste "new entry" della top 50, ora la domanda é: riusciranno a restare in questa top 50 per molto tempo, se non a progredire ed avvicinare la top 30, o si riveleranno semplici meteore?

Per molti di loro (De Bakker, Dolgopolov, in parte Stakhovsky) c'è l'incognita dei punti in scadenza a breve termine, che dovranno inevitabilmente essere colmati da risultati più che buoni nei tornei più importanti. Se poi aggiungiamo l'incostanza che li ha, nella maggior parte, caratterizzati nel corso di questi anni, si potrbbe pensare a dun rapido ritorno nelle zone basse della top 100. Tuttavia, i ragazzi sembrano avere la giusta "sfrontatezza" per giocarsela alla pari anche coi più forti: inoltre, la top 50 attuale é piena di giocatori che hanno ormai passato i loro tempi migliori, alcuni dei quali in chiaro declino: dal basso verso l'alto, potremmo citare Robredo, Kohlschreiber, Simon, Hewitt, Stepanek, Gonzalez (ma su questi ultimi due pesano gli infortuni), Ferrero. Già nell'ultimo anno, per varie ragioni, molti giocatori validi e d'esperienza come questi sono usciti dalla top 50, favorendo (al di là dei loro indubbi meriti) l'ingresso di Dolgopolov e compagnia cantante. Chi non ci dice che, in breve tempo, Satanetto e soci non possano scendere ancora di più in classifica e far spazio ad altre "nuove leve" come i sovraccitati?

Christian Turba

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker